Capitolo 11. La decisione di Draco

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Il riavvicinamento con Ginny portò in Hermione nuovi dubbi e incertezze assolutamente destabilizzanti. Dopo aver rinsaldato ancora una volta il loro legame, l’ex Caposcuola non aveva tardato a raccontare alla sua migliore amica le recenti novità, e in particolar modo il consiglio dato dalla maggiore delle sorelle Greengrass.

Ginny, notoriamente più sospettosa e indipendente, aveva già trovato alquanto strano un aiuto da parte di Pansy Parkinson, per cui reputò ancora più assurdo che proprio la sorella della donna che aveva architettato quel piano per distruggere l’amore dell’amica, ora stesse complottando contro la sua parente più stretta. Nonostante le voci che giravano, infatti, e nonostante Hermione le avesse spiegato il motivo di quell’astio, Ginny continuava a credere che quella delle Greengrass fosse solo una copertura. Non era strano, infatti, che la stessa Daphne che aveva difeso a spada tratta la sorella in Sala Grande, ora stesse cercando di sabotarla? E non era strano che il suo aiuto fosse giunto quando già Pansy aveva dato il suo appoggio a Hermione?

Quando quest’ultima cercava di replicare che durante il duello in Sala Grande Daphne non sapeva nulla di Astoria e Nott, Ginny sbuffava e scuoteva il capo, e la Grifondoro veniva di nuovo assalita dai dubbi. Dubbi che cercava di fugare, senza risultati soddisfacenti, in Biblioteca.

Intanto, però, il tempo passava, e il giorno del matrimonio si faceva sempre più vicino. La soluzione, invece, sembrava drasticamente lontana.

Sia Pansy che Daphne non le avevano più rivolto la parola, e ogni volta che lei tentava di avvicinarle, loro sembravano capaci di Smaterializzarsi tanta era la rapidità con cui si allontanavano.

Questo sospetto comportamento, naturalmente, era liquidato da Ginny con uno sguardo eloquente, ma Hermione sapeva – sperava – che l’unico motivo di quella continua fuga altri non era se non Astoria, i cui occhi vigili erano sempre attenti alle mosse sia della sorella che della Grifondoro.

In effetti, Hermione non si era mai sentita tanto controllata. Da un lato c’era la McGranitt, che vigilava sul suo comportamento nella speranza di ritrovare in lei la studentessa modello che era ad undici anni; dall’altro Astoria Greengrass, che la controllava per assicurarsi che lei non fosse nemmeno lontanamente vicina alla soluzione – il che faceva presupporre che una soluzione, in effetti, ci fosse. Tra di loro, naturalmente, c’erano gli occhi grigi di Draco, che non la lasciavano nemmeno per un attimo, e che lei trovava nei luoghi più impensabili e nei momenti più assurdi, a spiarla, a corromperla con il loro potere ammaliatore, a suggerirle desideri irrealizzabili e voglie da sopprimere.

Draco era capace di comparirle accanto senza che lei riuscisse a vederlo, e di suscitare in lei così tante emozioni, e tutte contrastanti, che Hermione spesso non riusciva a spiccicare parola quando sentiva che lui era nelle vicinanze. Raramente avevano un contatto che andava oltre un semplice sguardo o uno sfiorarsi studiatamente casuale, ma quelle sensazioni, da sole, bastavano a riempire di fantasmi dolorosi le notti di entrambi. Talvolta cedevano, e senza che nessuno dei due lo avesse deciso, si ritrovavano nel buio dei corridoi del castello, a metà strada tra i sotterranei e la torre, o in Biblioteca, dove abitualmente si incontravano prima che arrivassero i piani di Astoria a rovinare quegli idilliaci momenti di pace.

Se Hermione viveva quei momenti con la serenità di chi sa che ha ancora molto tempo da passare con la persona che ama, Draco diventava ogni giorno più irritabile e irrequieto.

Quella sera, il fuoco nel camino della Sala Comune scoppiettava rumorosamente, ma il suo allegro crepitio era sovrastato dall’ululato del vento e dall’urlo della tempesta che imperversava fuori. La pioggia che si era abbattuta su Hogwarts era stata tanto gelida e torrenziale da costringere tutti gli studenti dentro il castello, e, nonostante quelli del fine settimana fossero giorni notoriamente conosciuti dagli insegnanti come giorni di calma piatta, quell’acquazzone aveva di certo obbligato gli alunni a cambiare le regole.

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