Something Big

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Il primo giorno di college è il giorno più importante della tua carriera scolastica per farti una buona reputazione. Non devi attirare tutta l'attenzione su di te, ma non devi nemmeno mimetizzarti con gli armadietti e le pareti.

Oggi è il mio primo giorno di college.
Ho lo stomaco sottosopra non per l'ansia di iniziare tutto da capo, ma perché incontrerò di sicuro John e quella stronza di Julie nei corridoi e non sono pronta ad affrontarli psicologicamente.

Così vado in segreteria per ricevere l'orario delle lezioni e in dieci minuti mi ritrovo nel corridoio superaffollato per raggiungere l'aula di fisica.

"Micol!"

Il suono di quella voce mi fa fermare sul posto e ricevo qualche spintone dai ragazzi che si trovano dietro di me.

Cinque secondi dopo mi accorgo di essere ferma al centro del corridoio e obbligo i miei piedi a muoversi in fretta.

Ottimo modo per passare inosservata, Micol, complimenti!

Ci mancava solo la vocina e ora il quadro è completo.

"Milk" urla quasi lo stupido nomignolo che mi ha dato a 10 anni.
Se prima lo trovavo carino, ora lo detesto assolutamente. Che gli passava per la mente quando mi ha affibbiato questo soprannome?
Forse niente.

Azzardo un'occhiata a quell'imbecille che si sta facendo strada tra la folla.
Perché lo sta facendo? Vuole umiliarmi pubblicamente?

Poi scatta una insegna luminosa a caratteri cubitali nel mio cervello: devo fargliela pagare.

Poco distante da dove mi trovo io c'è un ragazzo che sta lasciando i libri nel suo armadietto.
Mi avvicino di fretta e mi paro davanti all'anta.
"Scusa, potresti farmi un favore?"

L'armadietto viene chiuso con un colpo secco e due magnetici occhi blu si posano su di me.

Si possono sentire i battiti accelerati del mio cuore nel silenzio che si è creato intorno a noi.
Non ha fretta di rispondere e già non lo sopporto.

"Sei sordo o che? Hai sentito quello che ti ho detto?"

Mi giro per controllare il corridoio. John è stato fermato da un gruppo di ragazzi, ma, a giudicare dal muscolo della mascella che freme, si sta innervosendo e non impiegherà più di 15 secondi per andarsene.
Mi stupisco di come lo conosco bene.

Mi rigiro e becco il ragazzo a fissarmi le tette. Ma guarda tu! Pure maniaco lo dovevo scegliere, oltre che sordo.

Faccio schioccare le dita davanti alla sua faccia per fargli riportare l'attenzione ai piani alti.

"Sono tette. Mai viste? Ora non ho tempo per spiegarti l'anatomia umana, ho bisogno di un favore."

Un sorriso sghembo compare sul suo bel viso da modello e mi fa un gesto con la testa per continuare a parlare.

John nel frattempo si è liberato e mi ha richiamato un'altra volta.

Agisco d'impulso.
Avvicino il ragazzo a me, tirandolo per la maglietta e avvicino le labbra al suo orecchio.

"La situazione è questa: quel ragazzo vuole parlare con me, ma io non ho nessuna intenzione di starlo a sentire. Lo vedi? È quello con la maglia nera e i jeans."

Con voce profonda magneti-blu dice:
"Si è fermato in mezzo alla strada e ci sta fissando"

Bene; proprio quello che volevo.

"Ok, fai come se ti stessi dicendo qualcosa di intimo o qualche cazzata del genere"

Il ragazzo sorride maliziosamente, ma non dice niente.
Io però sto andando in iperventilazione. Ho bisogno di una boccata d'aria.

"Sta ancora guardando?"
"Sì, a momenti gli esce la bava per la rabbia."

Decido di fargli rodere di più il fegato, per questo mi avvicino al ragazzo con l'intenzione di lasciarli un bacio sulla guancia, ma lui gira la testa e così glielo lascio all'angolo della bocca.

"Grazie", sussurro imbarazzata e me ne vado senza girarmi indietro.

Flaws || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora