The Draw

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Mi piace molto andare a fare la spesa, in un certo senso mi rilassa.
Ricordo che quando avevo poco più di sei anni, mia mamma mi portò a comprare il necessario per preparare una cena speciale a papà.
Lei leggeva la lista e io mi muovevo tra i vari reparti in cerca di questo o quel prodotto.

Ho passato una buona parte della mia vita al supermercato e posso vantarmi di essere un'esperta di offerte, ovviamente non al pari di quei fissati che collezionano coupon.

Pensavo che Luke fosse una mezza specie di frana, come del resto lo sono gli uomini in questo ambito -a detta di molte donne-, ma se la cava piuttosto bene.
Non è attirato dalle sciocchezze e non riempie il carrello di schifezze solo perché costano poco. È molto controllato e responsabile, almeno in questo.

"Cosa dobbiamo prendere ancora?", mi chiede mentre girovaghiamo tra il reparto salumi e formaggi.
"Gli assorbenti", dico in tono neutro.
Sono passati i tempi in cui mi imbarazzavo a parlare di questa afflizione femminile.

Strabuzza gli occhi e mi guarda come se fossi pazza.
"Sai, Luke, servono per cinque giorni al mese. Madre Natura non era abbastanza contenta di farci soffrire solo con il parto, allora ha deciso di infliggerci il ciclo"
"Lo so a che servono, ma la domanda è: perché non te li vai a prendere da sola? Potresti almeno far finta di vergognarti di parlare di certe cose con un maschio, come accade a molte"

"Non so che ragazze frequentavi prima, ma dalle voci che corrono, sono sicura che non erano pudiche fanciulle cresciute dalle suore. Che motivo c'è di vergognarsi a parlare di questo? Chiamiamo le cose con il loro nome: ciclo. C-I-C-L-O. Entiendes?"

Le sue guance sono tinte di rosso ed è dolcissimo Hemmings imbarazzato. Avrei voglia di stringergli le guanciotte e stringerlo stretto.

"Smettila", dice coprendosi le orecchie con le mani.
"Di fare cosa? Di dire ciclo?"
Gli giro intorno improvvisando una filastrocca cin cui nomino questa parola ogni tre e attiro lo sguardo scandalizzato di anziane e genitori.

Sono costantemente guardata male da ogni persona che incontro: a scuola perché sto con Luke, al parco perché semplicemente cammino sull'erba e non c'è nessun divieto, al supermercato per ovvie ragioni; mi guarda con odio anche il gatto della vicina, nonostante non gli abbia mai dato fastidio.

"Ho finito", gli dico lasciando un bacio sotto al suo orecchio.
"Giuro che ti lascio a piedi se ripeti un'altra volta quella parola"

Non dubito nemmeno per un secondo che possa dire una bugia, perciò lo prendo a braccetto e lo trascino con il carrello allo scaffale degli assorbenti.

"Rispondo alla tua domanda ora. Sei qui, insieme a me per scegliere quelli giusti, quando non avrò voglia di uscire per i dolori e saranno insopportabili"

In realtà non ho crampi allo stomaco o dolori atroci da farmi rimanere a letto per tutto il tempo, non sento niente durante quel periodo e ringrazio il cielo.

"Prendi sempre quelli viola, hanno le ali e sono comodi. Non pensare minimamente di comprare quelli blu a 99 cents, non sono buoni e l'ovatta è scadente. Quelli arancioni sono accettabili, anche se non hanno le ali"
Prendo un pacco di quelli viola e lo metto nel carrello, in mezzo ad ogni sorta di ben di Dio.

Mi guarda confuso e annuisce senza proferir parola. Mi sa che l'ho scioccato. Ops.

"Con il tempo ti abituerai. Su, su, andiamo alla cassa a pagare. Preparerò la pizza se ti muovi. Offerta  limitata, attenzione" ammicco sperando che ritorni al presente immaginando il suo piatto preferito.

Come non detto, si anima e spinge velocemente il carrello, rischiando di investire due anziane con il bastone, un barboncino e un commesso intento a sistemare gli scaffali.

Flaws || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora