Demons Are The Girl's Best Friend

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Una tazza le venne messa sotto il naso.
Té verde.
Odiava il té verde, ma ringraziò comunque Gondor con un sorriso stentato.
Poi tornò a concentrarsi sul paesaggio fuori dalla finestra.
Nikolai era partito un'ora prima e già sentiva il cuore frantumarsi.
Non sopportava la separazione, né l'idea che lui stesse combattendo per lei, rischiando la vita.
"Fenrir è un uomo forte. Non devi preoccuparti Vilia."
Gondor aveva parlato con tono duro, distaccato.
Grethe dubitava che l'uomo fosse in grado di esternare sentimenti dolci, ma non se ne preoccupò.
"Lo so" asserì soffiando sulla tazza fumante
"Ma non sei comunque tranquilla. Sai, tu non sei speciale solo perché sei la compagna di Fenrir" iniziò a parlare l'uomo mentre trafficava con il piccolo fuoco acceso nel camino.
"Sei speciale perché sei la prescelta. Tu cambierai le cose."
Grethe non ne era molto sicura, ma non gli disse nulla.
Tornò ad ammirare il paesaggio, perdendosi nei suoi pensieri.
Il silenzio calò nella casa.
Gondor continuò a fare dei piccoli lavori, tenendosi a distanza dalla donna.
La Vilia, invece, pensò a Nikolai.
Sperava veramente che stesse bene.
Sia lui che tutti gli altri.
Nessuno doveva morire per lei.

"Stanno arrivando."
L'affermazione del vecchio lupo, agitò Grethe che saltò giù dalla sedia.
Gondor brandì un'ascia -uscita da chissà dove- e si pose a difesa della donna.
"Spostati dalle finestre e qualsiasi cosa accada, non cro..."
L'uomo non riuscì a finire la frase che dalle finestre entrarono 2 lupi mastodontici.
Ringhiavano, la bava che colava copiosa dalla bocca, mirando a Grethe.
Gli occhi gialli brillavano di ferocia ma non la spaventarono tanto quanto quelli dell'ultimo lupo.
Entrò a passo baldanzoso, i denti snudati e gli occhi affamati di morte.
"Attaccate me, bestiacce" urlò rabbioso Gondor, roteando l'ascia.
Detto fatto.
I lupi si lanciarono sull'uomo.
La lama ferì il fianco di un lupo ma -ben presto- si trovò immobilizzato sotto le fauci di quello più rabbioso.
Il lupo alzò lo sguardo su di lei e con perfida determinazione, trapassò la giugulare di Gondor.
La Vilia urlò terrorizzata e fuori il vento infuriò con violenza.
Scure nuvole si addensarono nel cielo, preannunciando una tempesta senza precedenti.
Il petto della donna doleva di dispiacere ed i suoi occhi, di quel caldo colore delle foglie d'autunno, si trasformarono in due tizzoni ardenti.
Rilucevano di rabbia pura.
Le porte e le finestre si spalancarono sotto la forza impetuosa del vento ed alcuni tuoni infransero il silenzio.
Il lupo si avvicinò con fatica, arrancando con gli artigli sul pavimento.
Poi, decise di cambiare tattica.
Si trasformò in una donna dagli indomiti capelli ricci, che le rivolse uno sguardo ghignante.
"No mi spaventi, stupida Vilia" urlò sovrastando il fragore dei tuoni.
Grethe strinse i pugni ed i vento si alzò, facendo retrocedere la lupa di qualche passo.
Troppo occupata a concentrare il suo odio sulla donna, non si accorse del lupo che le si era avvicinato alle spalle.
Questo -dopo essersi trasformato in un uomo- le diede una botta in testa, tramortendola.
Gli occhi di Grethe si chiusero e la tempesta cessò.
Contemporaneamente, sul confine a sud, Nikolai fissava l'uomo biondo davanti a lui.
Era un lupo, ne era sicuro.
Ed era sicuro fosse Fenrir del branco al servizio della Volva.
Ma c'era qualcosa che non quadrava, non solo per il fatto che fosse solo.
Ne ebbe la conferma quando una tempesta oscurò il cielo scozzese.
Quando poi -pochi attimi dopo- questa cessò, Nikolai perse un battito.
"Grethe" sussurrò prima di voltarsi e correre via, perdendosi lo sguardo soddisfatto dell'altro uomo.

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Grethe aveva un gran mal di testa.
La tempia destra le pulsava dolorosamente ed un senso di nausea le chiudeva la bocca dello stomaco.
"Ben svegliata, puttanella."
Una secchiata d'acqua gelida la svegliò definitivamente.
Sbatté gli occhi ripetutamente, disorientata.
Una fredda luce bianca illuminava una stanza asettica e due persone.
Un uomo alto e biondo se ne stava con le spalle appoggiate al muro.
Gli occhi inespressivi fissi su di lei.
L'altra persona era lei.
La donna dai capelli rossi la guardava truce.
"Finalmente non c'è il tuo cane rabbioso intorno a te" sputò acida quest'ultima.
Grethe non proferì parola.
Le mani strette dalla spessa corda che le irritava la pelle delicata.
"Hai perso l'uso della parola, puttanella?" la schernì ancora, girandole attorno.
Il primo colpo le fece chiudere gli occhi si scatto.
Un dolore sordo le trafisse la nuca.
La Volva le aveva dato una gomitata con spietata ferocia.
Grethe gemette.
Un'onda di dolore si sprigionò nella stanza, intorpidendo le membra dei suoi aguzzini.
La Volva la colpì ancora.
Questa volta fu uno schiaffo che le spaccò il labbro.
Grethe tentò di contenere il potere e quando riprese a respirare, parlò.
"Chi sei?"
Le parole le uscirono stentate, il dolore al labbro insopportabile.
"Io sono Ramona, stupida ragazzina! E tu morirai per mano mia!" ghignò, stringendole il collo sottile tra le dita ossute.
"Perché?" mormorò l'altra, gli occhi lucidi di pianto.
Quando la Volva la lasciò andare, Grethe prese della gran boccate d'aria.
"Perché sarai la mia rovina" ringhiò voltandole le spalle.
E fu a quel punto che la Vilia comprese.
"Tu hai visto la tua morte per mano mia." esalò
"Per questo vuoi uccidermi."
Ramona applaudì sarcastica.
"Bravissima, puttanella"
L'applauso cessò.
"Ma non sarò io a sporcarmi le mani. Marcus!" urlò la donna, indietreggiando verso la porta.
Questa si aprì e un uomo mastodontico si affacciò.
"Divertitevi voi due."
Ramona e l'uomo biondo uscirono mentre Marcus mostrava il suo viso.
Una cicatrice deturpava il viso dell'uomo in un disgustoso arricciarsi di carne mal cicatrizzata.
"Ammiri la mia opera d'arte?" ghignò Marcus avanzando
"È stato mio padre in un momento di dolcezza. Quando invece era incazzato, passava le giornate ad abusare di me."
Gli occhi dell'uomo assunsero una tonalità rosso sangue.
"Mi ha reso una bestia feroce ed assetata di sangue. Forse è per questo che mi hanno scelto come Freki..."
L'uomo si avvicinò a tal punto da essere ad un soffio dalle labbra della donna.
"Perché come mietitore non sono male."
Si guardarono a lungo.
Il volto di Grethe stava assumendo un colore violaceo, lì dove la Volva l'aveva colpita.
Un rivolo di sangue continuava a colare dal labbro spaccato.
Ed il corpo era un continuo fremito, malcelato, di paura.
"Ma non farei mai del male ad un essere come te." continuò lui.
"Sei l'essere soprannaturale più puro che io abbia mai incontrato e ti rispetto."
Marcus si erse in tutta la sua altezza e la squadrò.
"Ti aiuterò a fuggire. Ma una volta fuori di qui, io non esisterò più per te."
Grethe, dopo aver preso un respiro tremulo, alzò lo sguardo su quello spaventoso dell'uomo.
Le ricordava un demone.
Uno spaventoso e gigantesco demone.
Si sa che dei demoni non ci si deve mai fidare.
Ma Grethe aveva lasciato la razionalità a Kinloch Rannoch settimane prima, quando era scappata a cavallo di un lupo.
Deglutì rumorosamente.

"Ci sto."




Piccoli pensieri

Miei cari lupetti,
Come vi avevo preannunciato, pubblicherò  molto più  velocemente.
Gli esami si avvicinano ed io ci tengo a farvi leggere il finale della storia.
Come promesso, sangue e dolore sono tornati ed è  entrato in scena un altro personaggio: Marcus.
Spero vi sia piaciuto!
Ci vediamo al prossimo capitolo.
La fine è vicina!

lupodellabrughiera

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