1956, sospetti fondati di colpe rosso sangue
Per quel che si ricorda James sa di aver sempre avuto il sonno leggero – aveva passato una quantità considerevole di anni a combattere gli incubi di Rebecca trascorrendo diverse notti insonni, comportandosi da padre per sua sorella dopo che erano morti i loro genitori, ed una volta trasformatosi nel mostro sanguinario del Soldato d'Inverno aveva imparato a riposare in allerta ed in attesa di un costante attacco –, quindi era stato naturale quanto respirare il riscuotersi dal dormiveglia spalancando gli occhi allarmato quando un leggerissimo scossone trattenuto gli aveva colpito lo sterno, guardandosi intorno frenetico alla ricerca della fonte. Gli serve qualche secondo di troppo per riconnettere il cervello e riconoscere le pareti spoglie della camera del motel illuminate dai primi raggi di sole, reprimendo l'impulso di darsi alla fuga perché è tardi e se non rientrava al Cremlino entro mezz'ora l'avrebbero ammanettato alla Sedia liberando una scossa ad alto voltaggio... distraendosi quando quel scossone trattenuto gli sconquassa nuovamente il petto, abbassando lo sguardo sulla nuvola di boccoli rossi di Natalia che si trova ad un palmo dal suo naso, ricollegando le sinapsi riattivando il countdown a ventisei ore restanti realizzando di aver dormito più di quanto previsto.
Un terzo scossone gli comprime il petto, confutando il principio di infarto realizzando che quel terremoto che rimescolava la sua cassa toracica non era dovuto da qualcosa di interno, ma era causato dall'espansione spasmodica delle costole di Natalia che tentava di soffocare i singhiozzi contro la federa del cuscino nel tentativo di non svegliarlo, realizzando che la donna non poteva muoversi a causa del suo braccio inerte reso un ammasso di ferraglia abbandonata a peso morto che la ingabbiava tra le sue braccia, deducendo che se non fosse per quel piccolo inconveniente probabilmente lui non avrebbe mai scoperto che suono avevano i singhiozzi della donna. Si irrigidisce aprendo la bocca in una frase muta tradendosi nel comunicarle che è sveglio, allentando la morsa inconsapevole del metallo permettendole di girarsi nella sua direzione a fronteggiarlo, osservandola mentre si issa sui gomiti per baciarlo imprimendogli sulle labbra il sapore salato delle lacrime.
«Non chiedere.» lo anticipa e James si morde la lingua silenziandosi, accogliendola nell'abbraccio più rassicurante di cui è in grado, percorrendo ritmicamente in punta di polpastrelli di carne la sua spina dorsale in una coccola metodica volta a tranquillizzarla ed il fatto che Natalia provi a trattenere le lacrime lo aiuta enormemente nel sventare l'attacco di panico latente nel vederla in quelle condizioni inattese, intuendo la tacita minaccia di non doversi nemmeno sognare di avventurarsi nel discorso che preme insistente contro la soglia invalicabile dei suoi denti serrati.
«Mi è concesso dire che trovo surreale il fatto che fuori ci sia il sole, noi due siamo ancora qui e non siamo ancora morti?» esordisce fingendo nonchalance quando i singhiozzi cessano, stringendola a sé in una rassicurazione mista ad allarmismo, in un tacito invito a condividere che diavolo di pensieri le frullino per la testa.
«Quanto sarebbe bello se ogni mattina fosse così?» esordisce invece con una domanda retorica, tracciando ghirigori in punta di dita contro il suo petto, continuando ad eludere caparbia il suo sguardo ancora lucido.
«Così come? Restare a letto fino a tardi a farci le coccole o svegliarmi con te in lacrime? Perché preferirei la prima opzione, sai com'è...» la istiga beccandosi un pizzicotto in risposta ed un mezzo insulto affettuoso masticato tra i denti.
James aveva lasciato cadere il discorso, accontentandosi di aver gettato l'appiglio e ritirandosi nell'attesa di una confessione dalle mezz'ore contare, contattando la reception riscuotendo qualche favore – piccole concessioni garantire dai debiti di quella vita che non era sicuro di aver vissuto davvero –, facendo recapitare loro la colazione in camera... e la sentenza era arrivata a metà pomeriggio, dopo che Natalia si era ripresa dall'ennesimo amplesso ed aveva annunciato il misfatto ancora riversa sulla schiena fissando il soffitto senza vederlo, vittima di uno stato di trance che sembrava essersi innescato dopo aver raggiunto quella tacita soglia di limite che lui aveva visto crescere in silenzio fino alla massima misura.
STAI LEGGENDO
1956 // We always live in the castle [Black Widow Origin Story _ WinterWidow]
Fanfiction1956: Russia, base operativa del KGB. La nascita della leggenda di Vedova Nera e Soldato d'Inverno all'ombra del Cremlino. Ufficialmente gli eventi di quell'anno non si sono mai verificati, ufficiosamente gli eventi di quell'anno sono stati cruciali...