4 novembre 1956

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4 novembre


Silenzio.
L'unico elemento che il suo cervello riesce ad elaborare era il silenzio irreale che si propagava nel teatro, la sensazione oppressiva di quel mutismo forzato, sorda ai richiami dei superiori... non riusciva a distogliere lo sguardo dalle sue mani.
Inginocchiata a terra, le canne delle pistole fumanti, l'odore della polvere da sparo che impernia l'aria, il tutù macchiato di sangue... le sue mani macchiate di sangue.
Non osava alzare lo sguardo sulla platea, non vuole vedere le poltroncine cosparse di cadaveri freddati... fino a quando non vede i cadaveri può illudersi che non sia successo niente, rinchiusa nella sua bolla di falsa indifferenza, ancorata alle assi del pavimento e bloccata sul posto.
A metà del secondo atto aveva sentito le porte chiudersi ed i chiavistelli girare, aveva visto con sguardo sfuggevole gli spettatori che ignari di tutto continuavano a seguire lo spettacolo, per poi notare, tra una piroetta e l'altra, i capi che prendevano posto nella tribuna d'onore per godersi il vero spettacolo. Non sapeva da che parte fosse partito il primo proiettile, sapeva solo che a un certo punto Tania era sbucata dalle quinte porgendole un paio di pistole, che James aveva iniziato a far piovere proiettili dall'alto... i cadaveri che di accumulavano minuto dopo minuto, gli spettatori che avevano tentato di raggiungere le uscite ora erano corpi scomposti sparsi nei corridoi.
Un massacro... così definito da James nemmeno ventiquattro ore prima, non osava alzare lo sguardo verso la graticcia per ricambiare l'espressione sconvolta, anche se avvertiva il suo sguardo perforarle la nuca cercando di farla reagire... non poteva continuare a restare in balia dello stato di choc, non poteva rappresentare un problema facendo insospettire i suoi superiori così in prossimità della fuga, ma in quel momento non riusciva a restare indifferente davanti a quell'abominio... era troppo anche per lei, semplicemente troppo.
-Natalia.
Ivan la scuote con forza, l'istinto di attaccarlo viene assopito, limitandosi ad alzare lo sguardo nella sua direzione... l'ha promesso, niente morti collaterali.
-Ottimo lavoro Natalia, hai finito, qui puliscono gli altri.
Si alza dirigendosi in camerino senza chiedere il permesso, senza aspettare il consenso, togliendosi il tutù macchiato di sangue appena si chiude la porta alle spalle. Corre ad aprire il lavandino nel bagno privato, scrostando il sangue da sotto le unghie, risciacquandosi il volto come per svegliarsi da un brutto sogno... si abbandona sulla sedia davanti allo specchio, osservando la sua espressione sconvolta con il trucco colato.
Il bussare lieve alla porta la riporta indietro dallo stato di trance in cui era precipitata, osserva il riflesso allo specchio evitando di girarsi verso la porta alle sue spalle, emotivamente troppo sconvolta per preoccuparsi dell'opinione che i capi possono avere di lei... li vorrebbe morti, tutti, ma l'ha promesso, per quella sera di vittime innocenti ce ne sono state abbastanza.
-Cosa diavolo ci fai qui? Se ti scoprono ti ammazzano. -la voce ridotta a un sussurro preoccupato mentre punta lo sguardo verso James... James che le porge un mazzo di rose rosse.
-Sono da parte dei capi, un omaggio per lo stupefacente spettacolo... mi hanno mandato loro. -si giustifica chiudendosi la porta alle spalle, posando il mazzo di fiori sul tavolo. -Sei stata meravigliosa... prima della carneficina intendo, per quello che vale.
-James...
-Si lo so, sei promessa a quell'idiota di Alexei e che è rischioso che io sia qui, lo so.
-Allora se lo sai perché sei qui? Servizio da fattorino a parte.
-Volevo sapere come stavi... ti eri bloccata... - le afferra le spalle risalendo alla nuca, l'intenzione di baciarla ben visibile dallo sguardo. -... e poi ti ho portato le rose, il ringraziamento che volevi per Ivan prima di scappare.
Chiude gli occhi afferrandogli i polsi, vorrebbe piangere abbandonandosi al crollo nervoso, ma mancano ventiquattro ore alla fuga... le ha portato un mazzo di rose rosse come gli aveva chiesto, può e deve tenere duro.
-Promettimi che riusciremo a scappare, che questa è l'ultima volta che mi viene ordinato di uccidere.
-Se tutto va secondo i piani... si, te lo prometto. – le cattura con il pollice di metallo l'unica lacrima che sfugge al suo controllo... la speranza è un'arma a doppio taglio, deve ricordarselo. –Natalia è tutto okay?
Il tono di voce sfuma dal speranzoso al preoccupato, il russo che si mescola con l'inglese... Natalia dubita che James si sia reso conto di essere scivolato nella lingua madre nell'ultima frase.
-Ora è tutto okay... -risponde in lingua e ricambia il bacio fregandosene dei minuti che scorrono veloci, cancellando definitivamente l'immagine della platea cosparsa di cadaveri.
-Devo andare Natalia, teoricamente ti ho portato solo dei fiori...
Si allontana, la frase proferita in russo nel tentativo di creare un distacco... lo lascia andare, continua a ripetersi che nel giro di ventiquattro ore la Stanza Rossa sarà solo un ricordo spiacevole, continua a ripeterselo perché ci vuole credere.

1956 // We always live in the castle [Black Widow Origin Story _ WinterWidow]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora