30 maggio 1956

185 8 0
                                    

30 maggio


Natalia aspettava di vedere un riflesso a due tetti di distanza, doveva assicurarsi che James si trovasse al sicuro senza che l'allarme iniziasse a spaccare i timpani a tutti, prima che lei si calasse giù dal cornicione per raggiungerlo.
Dopo il suo compleanno non avevano fatto parola di quel bacio e di cosa significasse, in parte perché non era tutt'ora sicura che lui se ne ricordasse, in parte perché meno problemi si poneva e più facile era convivere con tutti quei segreti.
Ogni notte si recava sul tetto, a volte lo trovava lì ad aspettarla, tante altre attendeva un riflesso di un vetro rotto per avere il via libera.
James affittava ogni notte una stanza al motel in periferia, sempre se di affitto si poteva parlare, visto che il proprietario lasciava loro le chiavi gratis in memoria a debiti della vita precedente.
Natalia fremeva all'idea di quelle avventure clandestine... non erano nulla di speciale, se ne stavano tutto il tempo a chiacchierare fino all'alba, ma per lei rappresentavano un attimo di libertà negato troppo a lungo.
Ad ogni evasione imparava qualcosa di nuovo: a sapersi muovere nell'ombra, a captare i sensori, a muoversi silenziosamente in bilico sui tetti, a forzare serrature e a mentire spudoratamente.
Trovava estremamente eccitante che passassero l'intera giornata a pestarsi a sangue facendo finta di non conoscersi, mentre di notte approfondivano quella conoscenza negata a forza di ricordi. Grazie a James era riuscita a richiamare alla mente un vago ricordo di sua madre, la melodia di una ninnananna cantata a mezza voce e degli occhi verdi come i suoi.
Più i giorni passavano e più il Soldato lasciava spazio a James e ai suoi ricordi: ricordava di essere un soldato americano, di aver auto una sorella, del suo Capitano... di Steve aggrappato alla porta di un treno che l'aveva visto... morire. Aveva ricordato di essere morto e di essere tornato in vita.
Quando aveva realizzato la cosa Natalia aveva usato tutte le sue forza per impedirgli di strapparsi il braccio meccanico dalle carni, si era ritrovata a stringere quelle dita metalliche portandosi a pochi centimetri da lui, si era sorpresa a sussurrargli a fior di labbra che andava tutto bene... e poi si era ritratta per non ferirsi più del necessario.
Il luccichio del vetro colpito dalla luna le diede il via libera mentre rimuginava sopra a quanto fosse stato stupido indugiare, stava pensando che ormai non aveva nulla da perdere quando i cardini cigolano, ritrovandosi a puntare la pistola contro Ivan.
-Sei qui, ti ho cercato ovunque.
-Sono sempre stata qui. –risponde sulla difensiva, spiegando tacitamente il fatto di non essere in pigiama e di indossare ancora la tenuta da combattimento, mantendendo la testa del patrigno sotto tiro.
-Puoi puntate la pistola lontano da me, abbassa la guardia Natalia.
Rinfodera l'arma e si siede nuovamente sul cornicione dandogli le spalle, muovendo il vetro rotto che ha tra le mani prima di farlo cadere di sotto, avvisandolo che per quella notte non può raggiungerlo.
-Cosa vuoi?
-Sei in missione sotto copertura tra due giorni.
-Lo stesso giorno di Marina...
-Lei diventa un operativo, è l'ultima volta che la vedi, tu ritorni qui e lei se ne va a Cuba.
Natalia sapeva che era questione di tempo prima che le spedissero in giro per il mondo a creare coperture, prima dei trent'anni tutte le Vedove Nere erano dichiarate operative... era solo questione di tempo prima che arrivasse il suo turno.
Prima del Soldato d'Inverno, le missioni sotto copertura erano ciò a cui aspirava di più, erano la sua occasione per fingersi morta e sparire dai radar.
-Ti faccio recapitare il fascicolo domani mattina.
-Okay.
-Ora a letto signorina, ti riaccompagno nella tua stanza.
Natalia fa in tempo a vedere un riflesso in risposta prima di chiudersi la porta alle spalle.
In notti come quella non c'era nessuno da aspettare.

1956 // We always live in the castle [Black Widow Origin Story _ WinterWidow]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora