1 dicembre 1956

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1 dicembre


Era ormai notte fonda, aveva trascorso le ultime ore ripercorrendo mentalmente gli eventi dell'ultimo anno, testando quanto fosse stato modificato.
Dopo aver consegnato il fascicolo a Ivan riferendo il messaggio del Generale Lukin, ostentando una finta sicurezza imperturbabile, si era rinchiusa nella sua cella addossandosi contro la porta nel tentativo futile di chiudere fuori chiunque volesse importunarla.
Leggendo il fascicolo di James aveva scoperto che tra quelle parole stampate era nascosta la chiave per ricollegare le sinapsi distrutte, aveva decifrato le informazioni trascritte dal professor Rodchenko[1], immagazzinando le nozioni base del processo permettendole di scindere il vero dal falso.
Con il senno di poi capiva il comportamento di Alexei, i suoi modi quasi teatrali forzatamente romantici, la sua continua insistenza nel ricordarle tutti i loro momenti insieme antecedenti all'infermeria... Natalia aveva compreso con orrore che certe informazioni erano state ottenute rimaneggiando i suoi ricordi con James a partire dal suo nome.
Aveva scoperto di essere una Romanoff in una delle fughe con James al Palazzo d'Inverno, niente a che vedere con la vista del palazzo illuminato dal sole scorto attraverso le inferriate dei cancelli d'entrata propinatole da Alexei.
Aveva realizzato con orrore che, nonostante lei e James avessero preso tutte le precauzioni e fossero stati attenti a tutte le accortezze, i capi erano riusciti a monitorarli a distanza lasciandoli in balia di quella falsa sicurezza che dava loro l'illusione di essere protetti, dovevano averli sentiti vociferare sui loro piani di fuga... Ivan doveva averle mentito sulle telecamere e i microfoni nascosti sul tetto del Cremlino.
Ivan, Karpov e Lukin avevano semplicemente aspettato il momento giusto per togliere loro il terreno da sotto i piedi... erano ore che Natalia si stava incolpando e insultando da sola sulla propria stupidità, era la prima lezione che le avevano impartito al Cremlino... ormai faceva parte del suo DNA il non fidarsi di nessuno, il strutturare infiniti piani d'azione e ripiego, il cercare il punto debole in ogni cosa, il garantirsi una copertura su ogni fronte in caso di doppio gioco.
Doveva smetterla di piangersi addosso, doveva alzarsi da quel pavimento e iniziare a fare qualcosa, doveva cercalo fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto in vita.
In mezzo al fascicolo aveva trovato la collocazione delle celle di sicurezza, erano relegate in un'area dispersa nei meandri del Cremlino, nessuno aveva il permesso di spingersi in quella zona della base. Aveva aspettato il giro di ronda delle guardie prima di uscire dalla propria cella, si era nascosta negli angoli cechi con una precisione maniacale, fino a raggiungere la porta blindata.
Digitò il codice sul tastierino numerico di fianco alla porta, nel fascicolo era riportato uno scarabocchio a quattro cifre vicino ai referti medici. Il bip acuto della porta riecheggiò nel corridoio silenzioso permettendole l'accesso, ritrovandosi di colpo all'interno della stanza scarsamente illuminata, notando che oltre la porta era stata allestita una vera e propria sala operatoria.
Vicino al tavolo operatorio era stata collocata una cassetta degli attrezzi e degli elettrodi, insieme agli strumenti chirurgici, evidentemente i medici che lavoravano al progetto ritenevano che il braccio robotico avesse bisogno di manutenzione una volta ogni tanto, oltre ad avere a portata di mano gli strumenti per attuare il reset cerebrale.
Natalia trovò il generatore accendendolo, la stanza si illuminò a giorno con una serie di lampade a neon che pendevano dal soffitto, le lampadine si accendevano gradualmente... Natalia si accorse troppo tardi delle telecamere in funzione ai quattro angoli della cella, ora i capi sapevano ufficialmente che lei si trovava lì, ma quella consapevolezza passò velocemente in secondo piano.
Soffocò l'urlo alla vista della capsula criogenica, il corpo di James congelato, i lineamenti del volto ed i muscoli contratti, la mano protesa conto il vetro nel tentativo di raggiungere qualcosa.
-No...Cosa ti hanno fatto... -le ginocchia cedettero, lasciando i singhiozzi liberi di echeggiare contro la sua cassa toracica... fino a quando le guardie capitanate da Dmitri la raggiunsero qualche minuto dopo, i fucili spianati, accerchiandola tenendosi a distanza.
Le lacrime silenziose ridotte a silenzio continuavano a scendere copiose lungo il suo volto, la mano che teneva premuta contro il vetro in corrispondenza a quella di James bruciava dal freddo, ferma immobile fino a quando Dmitri provò a sfiorarla.
L'uomo cadde a terra in una pozza di sangue, Natalia teneva tra le mani il bisturi sporco che aveva conficcato nella giugulare dell'uomo, mentre il rumore di almeno venti fucili armati venivano puntati contro di lei.
-Natalia metti giù il bisturi. –il tono di voce adirato del patrigno non le sortì alcun effetto.
-Tiratelo fuori, subito. –la minaccia di morte proferita trasudando veleno in ogni sillaba.
-No.
-Allora uccidimi, che aspetti? –sfidava Ivan con lo sguardo, calciando via il cadavere di Dmitri, avvicinandosi alle guardie pietrificate armata di bisturi.
Il patrigno, una volta constatato che le guardie non sarebbero intervenute, sfilò la pistola dalla cintura sparandole alla gamba. Natalia cadde a terra, venne trascinata di peso sul tavolo operatorio dalle guardie improvvisamente collaborative, mentre Ivan ordinava a qualcuno di recuperare Rotckeno mentre le iniettava della morfina in vena.
-Mi servi viva ed obbediente. –le fece voltare la testa in direzione della capsula criogenica, ma si impose di tenere gli occhi serrati. –Guardalo bene un'ultima volta Natalia, è l'ultima occasione che hai prima di dimenticartene definitivamente.
Il suo sguardo corse subito al volto di James, gli occhi nuovamente pieni di lacrime mentre tentava di memorizzarne ogni microscopico dettaglio, fino a quando le palpebre cedettero lasciando posto al buio.




Note dalla regia:

1. Professor Rodchenko:
Ormai ho perso il conto di quanti scienziati e luminari vengono citati in causa dalla Marvel, certi sono famosissimi (vedi Armin Zola), altri sono pressoché sconosciuti. Rodchenko e la Kudrin rientrano nella seconda categoria ed entrambi hanno lavorato per il KGB durante la Guerra Fredda, il primo si occupava di sviluppare nuove tecniche di deprivazione sensoriale/modifica ricordi/reset cerebrale su chiunque vivesse al Cremlino, la seconda è quella che ha sviluppato il siero della Vedova Nera (quello usato per la "cerimonia di laurea").

1956 // We always live in the castle [Black Widow Origin Story _ WinterWidow]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora