Chiedere rispetto

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Passarono tre giorni da quando Alias entrò a far parte della ciurma di Barbabianca, e a lei sembrò un eternità. Il vecchio il giorno prima aveva annunciato che sarebbe entrata nella seconda flotta, sotto gli ordini di Ace, trovandola la scelta più saggia. All'inizio l'idea era di metterla sotto a qualcun altro, Satch, Marco, Rakuyo ma, a parte il fatto che i soggetti in questione erano sbiancati poco convinti dalla notizia, Alias si era rifiutata di prendere ordini da loro. Ace era il suo precedente capitano, avrebbe preso ordini sono da lui, sotto varie proteste della nave. Barbabianca comunque accettò, e poco dopo Ace ordinò ad Alias di sottostare a tutti gli ordini del babbo e lei, con malavoglia, assentì.

In quel momento stava passando la giornata a girar da una parte all'altra della nave perché non aveva nient'altro da fare. Ace era a svolgere le sue mansioni da capitano, partecipando alle entusiasmanti riunioni di Capitan Baffuto. Per lei tutto ciò non era un problema anzi, stare da sola in quel momento le faceva solo bene... voleva solo rilassarsi. L'unico problema che le si presentava era l'equipaggio del Vecchiaccio, che la guardavano male ogni qualvolta che lei passasse. Non sapeva se ce l'avessero con lei per il primo giorno, per via del piccolo problemino dei tavoli della mensa, oppure per il semplice fatto che fosse entrata nella ciurma. Forse stava antipatica a tutti e basta, non che le importasse il loro parere, ma tutta quell'attenzione iniziava ad infastidirla.

Alias si incamminò verso la poppa della nave in cerca di un posticino dove stare. Arrivata in fondo si guardò attorno incuriosita. Il ponte era privo di angolini o zone buie, completamente spoglio, l'unica cosa che le si presentava era il rialzamento dietro di lei delle cabine. Guardò incuriosita quest'ultimo fattore, trovandolo interessante. Si avvicinò, ed iniziò ad arrampicarsi sul rialzamento. Da lì poteva ammirare una notevole vista di tutta la nave e del mare e, la cosa migliore era che nessuno l'avrebbe vista lì in alto e disturbata.

Decise di fare di quel posto il suo luogo personale, quindi si sedette su di esso per guardare l'oceano davanti a sé, lasciando scorrere i pensieri, liberi. Infine si stese, guardando il cielo limpido, con le mani dietro la testa e le gambe piegate. Un venticello leggero le passò tra i capelli, scompigliandoglieli. Chiuse gli occhi a quel dolce contatto.

Ace non ne poteva più.

Era da tutta la mattinata che era nella stanza delle riunioni con il babbo e i capitani. Avevano parlato di tutto, della prossima isola su cui sbarcare, di come avevano bisogno di soldi che avevano speso per le feste in modo tale da fare altre feste, e altre cose che per lui erano noiosissime. Di solito sarebbe stato attento e zitto, ma in quel momento aveva la testa altrove. Dopo più di un anno era finalmente tornato con Alias, e voleva passare più tempo possibile in compagnia della ragazza.

-Abbiamo finito?- domandò Ace per la cinquantaseiesima volta quella mattina.

-Ace ma che hai oggi? Da quando trovi noiose le riunioni?- chiese Rakuyo titubante per il comportamento del ragazzo.

Ace per tutta risposta, fece una smorfia da bambino piccolo. Non che trovasse noiosa la riunione... era da tutta la mattinata che non vedeva Alias, e la cosa lo mandava in bestie. Voleva sapere dov'era, cosa stava facendo, se si trovava bene... e altre cose di questo genere.

-Va bene. Per oggi può bastare così.- disse Barbabianca rassegnato nel vedere il figlio così frettoloso. Anche se il vecchio aveva già una mezza idea sulla ragione del suo comportamento.

Ace non perse tempo. Corse fuori dalla stanza a tutto gas, alzando un polverone al suo passaggio, sotto gli sguardi allibiti dei capitani -Ma che problemi ha oggi?- chiese confuso Speed Hill.

Namur scosse le spalle -Avrà fame come a suo solito.- disse ipotizzando la cosa più ovvia.

I capitani annuirono trovandosi d'accordo, probabilmente era così.

Ribellarsi al fatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora