Part Ten-

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Una sedia.
Quattro tovaglioli tutti stropicciati.
Un quadro di Matisse.
Briciole di pane.
Oliver continuava a fissare qualsiasi cosa nella stanza pur di non incrociare gli occhi di Elio.
Si dice che ognuno di noi racchiuda negli occhi l'essenza del proprio universo e Oliver riteneva che guardarlo negli occhi in quel momento sarebbe stata una scelta fatale, nei suoi di occhi invece Elio leggeva tanta codardia.
Quando il silenzio si prolungò, con una punta di rancore Elio lasciò la stanza sperando che Oliver glielo avrebbe impedito ma così non fu.
Quest' ultimo si lasciò cadere sul divano e provò a pensare a quanto fossero potenti le parole, non voleva illudere Elio ma nemmeno spezzargli il cuore dicendogli che le cose dette a casa di Marzia erano state dettate dalla sua irrazionalità.
Riteneva che i matrimoni fossero delle buffonate e dopo aver visto il suo crollare in mille pezzi lo pensava ancora di più, forse nemmeno Elio poteva fargli cambiare idea a riguardo e questo lo portava a mettere in discussione la natura dei suoi sentimenti.
Improvvisamente tutto si fece dubbio, dove vedeva castelli in quel momento vedeva solo rovine.
Rovine della sua famiglia, della sua città, di sé stesso e di Elio.
Pensava di provarlo della sua vita, sentiva di trascinarlo nella sua fuga dalle responsabilità che aveva e per quanto sapesse che ad Elio non dispiaceva stare con lui in Italia non poteva che sentirsi in colpa anche verso di lui.
Gli balenò l'idea di scrivere una lettera a Marzia, sua figlia, o forse non doveva più chiamarla così...
Ma certo che doveva chiamarla così! Lui gli aveva insegnato a scrivere, a leggere e a fare i pancakes al mirtillo e nessuno, nemmeno un fresco ventenne ladro di mogli poteva cambiare i suoi ricordi felici con lei.
Salí in camera di Elio e notó che probabilmente era sgattaiolato fuori casa, approfittò della sua assenza per prendere carta e penna.
Si mise a sedere ed iniziò a scrivere.
"Cara Marzia,
so che adesso posso sembrarti il cattivo della storia ma da quando ho lasciato casa nostra ti penso molto.
So che avrei potuto dirti la verità tanto tempo fa ma essere genitore é più difficile di quel che si pensi, volevo proteggerti e l'ho fatto finché ho potuto.
Volevo darti una vita felice e volevo darti tutto l'amore che avevo anche se mi rendo conto che non sono bravo con i sentimenti, ma sappi che se ho deciso di dirti tutto adesso é anche perché credo che alcune verità ci facciano crescere con più forza e più consapevolezza.
Spero che da tutta questa storia tu abbia imparato che nella vita non esiste solo il bianco e il nero, non ci sono solo famiglie perfette e famiglie imperfette ma ci sono anche famiglie come la nostra che possono continuare a esistere dopo un duro colpo.
Famiglia non é necessariamente quello che hai vissuto fin ora, potrai scegliere se la tua famiglia sarò io, i tuoi fratelli, tua madre o persino i tuoi amici se questo ti fa stare meglio.
Proprio oggi mi sono chiesto se la biologia fosse più importante del tempo e sappi che per me non lo é.
Il dna, il sangue non potranno mai cancellare le notti insonni per costruire la tua casa sull' albero.
Non é quello che hai dentro le tue vene che cambia quello che hai dentro, sei sempre la stessa Marzia che mi ha fatto convocare dal preside perché ritenevi che la mensa non servisse sufficienti verdure e sei sempre quella bambina sdentata che non riusciva a dire la parola "cassettiera" senza sputare ovunque.
Sai, alcune volte faccio ancora quel giochino che facevamo per farti imparare le costellazioni ma adesso guardare le stelle senza di te mi sembra molto più triste.
Spero veramente che tu possa capire che questa situazione puoi gestirla a tuo piacimento, non tutti i mali vengono per nuocere.
Potrai sempre chiamarmi papà se ti va.
Con affetto,
Oliver"

Appena finí di scrivere si sentí libero e inizió a chiedersi che fine avesse fatto Elio, la sua bici non c'era e il tempo non era dei migliori per un'escursione.
Fu solo due ore dopo che lo vide rientrare.
"Dove sei stato?" Aveva chiesto con tono brusco, si era preoccupato terribilmente per tutte quelle ore.
"Sono uscito" Aveva detto guardando il pavimento.
"Questo lo so, intendo con chi sei uscito e dove, Elio!"
"Non vedo perché debba importarti cosa faccio dal momento in cui non sono niente per te"
Oliver provò a ribattere ma Elio lo fermò:"Non cercare scuse per quello che é successo prima, Marzia ha sempre avuto ragione su di te, hai troppa voce in capitolo e non puoi decidere sempre tutto tu"
Riprese fiato.
"Non sono un'oggetto, non sono una bambola gonfiabile e non puoi amarmi a tuo piacimento. Non puoi amarmi la notte per quel paio di ore e fare lo sbruffone tutto il resto della giornata! Non voglio causarti problemi perché provo ad immedesimarmi e capisco che non stai passando un bel momento Oliver, ma te lo diró una sola volta, devi scegliere"
Si avvicinò a lui e gli sfiorò il braccio delicatamente:"Sai che io ti amo e sei mi vuoi bene almeno la metà di come te ne voglio io, ti prego di pensarci bene e di tornare da me solo se ne sei finalmente sicuro, non voglio essere più preso in giro"
Oliver si sentí spiazzato da tutta quella sicurezza e forse aveva ragione Elio, a lui piaceva avere il controllo, amava sapere che Elio sarebbe stato con lui qualsiasi cosa facesse ma non era più un burattino ed era arrivata l'ora di fare la cosa giusta.
La cosa giusta...
Sarebbe stato giusto restare lí con lui per il suo cuore perché infondo con Martha sapeva di non poter far più nulla.
Ma sarebbe stato giusto anche tornare a casa ed aiutare Marzia a metabolizzare il tutto.
Continuò a fare una lista di pro e contro, pensò a tutte le singole opzioni a sua disposizione.
Consumò e rosicchiò tutte le matite di Elio finché, nel cuore della notte non trovó una proposta perfetta.
Fu così che si precipitò nella stanza di Elio, alzó il lenzuolo bianco di flanella che lo avvolgeva per intero e si mise al suo fianco.
"Oliver..."Aveva detto nel sonno.
"Vieni in America con me"Aveva detto.
"Come?"
"Vieni con me, potremmo andare a vivere insieme e i ragazzi potrebbero venirci a trovare quando Martha glielo permetterà"
"Oliver vuoi giocare con il fuoco? Non puoi dire ai tuoi figli di me"
"Certo che posso, ho detto a Marzia di non essere suo padre, non ho più niente da perdere se non te. E non voglio, ti ho desiderato inconsciamente per tutti questi anni e voglio essere felice anche se significa fare un passo falso e rischiare"
Elio si mise a sedere e lo guardò.
"Devo dirti una cosa"
"Elio perché mi guardi cosi?" Disse reagendo allo sguardo cupo dell'altro.
"Perché non posso accettare"
"Non devi preoccuparti dei ragazzi, loro.." Oliver non riuscì a finire la frase.
"Non capisci! Sono andato a letto con Marzia, Oliver! Ho dormito con tua figlia!"
In quel preciso istante uno schiaffo colpí il suo viso e Oliver scattò via dal letto.

Call me by your name: Sixteen years laterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora