Part eleven--

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Non provò a rincorrerlo, sapeva che questa volta era dalla parte del torto.
La loro storia era stata sempre segnata da vicende che avevano Oliver come mandante ma questa volta le coltellate non le aveva inflitte lui.
Come il più lurido dei traditori Elio scoppiò in un putiferio di lacrime, sentiva di star seminando solo dolore sul suo cammino.
Non aveva idea di dove fosse l'altro ma era certo che con il suo buonsenso sarebbe sicuramente uscito di casa, insomma chi vorrebbe rimanere accanto ad un uomo  che ha fatto una cosa del genere.
Passarono ore, Elio continuava a guardare l'orologio e a poco a poco sentiva di voler sprofondare nella stessa agonia che cercava di vincere.
Entrò.
Serio, cupo, rabbioso.
Sbatté la mano sul tavolo e gli urló contro:"Ha solo sedici anni! Come hai potuto! L'hai sedotta e l'hai abbandonata: che uomo sei!"
"Mi dispiace, tu non puoi capire quanto ma non é molto diverso da quello che hai fatto a me Oliver!"
"Come ti permetti di mettere questa cosa in ballo adesso! Tu hai fatto del male a mia figlia e ne eri pienamente consapevole! Io l'ho abbandonata per venire da te! Le sto lasciando credere che lei non abbia più un padre! Per chi poi? Per la persona che probabilmente adesso la sta anche facendo soffrire?!"
"Tu eri stato così gelido con me, avere lei era la cosa più vicina che avevo per avere te! Se avessi saputo che tu avresti cambiato idea non l'avrei mai fatto anche se mi duole dirti che l'iniziativa non l'ho presa io.
Lei lo ha voluto, io l'ho solo accontentata."
"Ma ti senti Elio? Mi fai schifo"
"Oliver mi faccio schifo già da solo, per tutto questo tempo ho provato a far finta di niente perché per me non significava nulla ma so di averla ferita e proprio perché io posso capire il suo dolore, credimi farei qualsiasi cosa per rimediare"
"Rimediare? Come pensi che si possa rimediare ad una cosa del genere, eh? E se fosse incinta? Che dovremmo fare, Dio mio ma non cresci mai! Rimarrai sempre bloccato a sedici anni tu e la tua voglia di conquistare il mondo!"
"Forse non saprò come rimediare se dovesse essere incinta ma se non lo fosse potrei parlarle, a differenza tua io le capisco le persone! Se ha voluto fare quello che abbiamo fatto con me ci sarà un motivo, lei ha sempre avuto disperatamente bisogno di te e del tuo consenso ma tu eri troppo preso ad odiare sua madre per accorgertene."
"Ah così adesso quello che non capisce sono io!"
"Hai detto che io sono rimasto fermo ai miei sedici anni e qui ti sbagli, sono andato dolorosamente avanti tutti gli anni della mia vita ricordando qualcuno che non c'era più, ho vissuto gli anni migliori della mia vita tormentato dal tuo fantasma.
La mia voglia di conquistare il mondo te la sei portata via quella mattina alla stazione, Oliver, te la sei portata via insieme a tutto il resto.
Sono cresciuto con una parte mancante di me stesso, e ho fatto la cosa peggiore che potessi fare quindi se vorrai andartene di nuovo insieme a qualsiasi cosa resti della mia felicità...
Lo capiró" Prese fiato e poi tentò di coprirsi il viso quando le prime lacrime gli rigarono il viso.
"Non dirò mai a mia figlia che é stata l'incidente di percorso del mio ex, mi dispiace, non vedo come possiamo risolvere questa situazione Elio.
Devo andarmene"
Quest' ultimo inizió a scuotere la testa mentre singhiozzava, aveva distrutto la sua ultima possibilità di vivere quel grande amore che aveva sempre sentito imprigionato nel profondo del suo cuore.

Quando Oliver salí di sopra per fare i bagagli Elio sentí un'irrefrenabile bisogno di suonare, così si avvicinó al vecchio pianoforte del soggiorno.
Nota dopo nota si rese conto di conoscere già quello che stava suonando.
"L'hai cambiata ancora una volta, ora anche Bach ti sembra uno stupido?" Aveva detto con una punta di malinconia.
"É impossibile che tu ricordi tutti i modi in cui ho eseguito questa sinfonia, io ricordavo a mala pena la versione originale"
"Forse non sono così egoista come credi, perché é così no?! Il cattivo sono sempre stato io, dall'inizio" Disse giocherellando con una mela.
"Ogni storia ha una parte buona e una parte marcia, mi sembra chiaro che adesso il buono sei tu se così si può dire"
"Come potrai immaginare per me bene e male sono concetti  molto relativi.
Insinuandoti tra le mutande di mia figlia hai fatto il suo bene e contemporaneamente il mio male e paradossalmente parlandoti adesso faccio il mio male e il tuo bene"
"Credi che parlare con te per me adesso sia un bene?
Quando ti guardo vedo tua figlia, vedo noi tanti anni fa e vedo il dolore che sto seminando nella mia vita.
Guardarti é come guardare la versione catastrofica di me stesso, i tuoi occhi così chiari sono il mare della mia deriva Oliver, pensavo che lo avessi capito ormai"
"Quello che ho capito é che sei cambiato in questi anni, sei maturato da un lato ma tratti le passioni con la stessa grossolana maniera di un ragazzino accecato dalla carne, le relazioni non saranno mai il tuo forte se continui così"
"A me di relazioni interessava solo una, l'ho rovinata quindi credo che basti così"
"Risuonala"
"Cosa?"
"Suona Bach, ancora una volta.
Del resto se questa é la fine, abbiamo bisogno di una colonna sonora"
Le sue mani toccarono impetuosamente il pianoforte e si perse in una nube di sentimenti che sembravano uscirgli dal petto e raggiungere la polvere dei tasti e scuoterli fino a creare un sono armonico eppure angosciate, era un agonia che prendeva vita.
"E questa cos'era?"
"La versione di Bach che avrebbe fatto Liszt se fosse stato un ebreo, gay e solo"
"Ah, suvvia, non sei mica gay! Dove la metti la tua passione per la frutta? Direi che sei decisamente pansessuale" Disse avvicinandosi alla porta con la valigia.
L'atmosfera era strana, avevano voglia di parlarsi ancora ma sarebbe stato sconveniente farlo davanti al tassista e si limitarono ad aspettare di scendere dall'auto.
Così arrivati in stazione, per l'ennesima volta Elio lo guardò.
In quello sguardo aveva caricato speranza, malinconia, colpa e desiderio.
Era uno di quegli sguardi che aveva la forza necessaria di tenere le persone ancorate al terreno, mai vi fu un'espressione così decisa sul volto del giovane.
I lineamenti distesi ora apparivano vuoti e cupi, ad ogni passo che Oliver faceva verso i binari Elio sentiva di perdere un pezzo.
Fegato, milza, braccia e in fine il cuore.
Quello lo stava portando via lentamente, glielo sfilava via come zucchero filato.
"Il treno sarà qui a momenti, credo che sia il caso che tu vada" Aveva detto infilandosi la giacca e tornando serio.
"L'ho già fatto mille volte nella mia testa ma dirti addio é sempre difficile"
"Come potrebbe non esserlo, la vita è un gioco sporco, dannazione anche l'amore lo é.
Sul più bello sono i tuoi istinti a tradirti, Elio, credimi per quanto abbia detestato il pensiero di te e mia figlia insieme in una minima parte seppur solo idealmente lo capisco.
Capisco quale reazione chimica abbia spinto il tuo corpo a fare quello che ha fatto ma é come amante e sopratutto come padre che non posso perdonarti" Disse sfiorandogli il braccio.
"Chiamami col tuo nome"
"Cosa?"
"Elio"
"Oliver" Rispose l'americano guardandolo negli occhi.
"Ricorderai tutto anche questa volta?"
"E tu aspetterai anche questa volta?"
"Non ho mai smesso" Disse sorridendogli.
Il treno era arrivato.
Il secondo capitolo della sua vita con Oliver si era ufficialmente chiuso, ancora una volta in Italia e ancora una volta lo aveva perso.

Call me by your name: Sixteen years laterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora