Capitolo 11 - Fase uno

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Le clessidre segna-punti erano rumorose ed impotenti vittime dei cambiamenti apportati dalla nuova preside: rubini, zaffiri e diamanti gialli si muovevano instancabilmente da sopra a sotto e da sotto a sopra, come in un'interminabile partita a tennis. Solo gli smeraldi erano rimasti al ritmo originario.

- Ve ne siete accorti, eh? – disse Fred mentre scendevamo la scala di marmo e ci univamo ad Harry, Hermione e Ron.

- Malfoy ci ha appena tolto un sacco di punti. – protestò il primo, furibondo.

- Sì, durante l'intervallo Montague ci ha provato anche con noi. – disse George.

- Come "provato"? – chiese il fratello minore.

- Non è riuscito a finire la frase... - spiegò Fred.

-...perché è finito accidentalmente nell'Armadio Svanitore. - conclusi io.

- Ma così finirete in un guaio terribile! – esclamò Hermione, sbigottita.

- No, se non ricompare... - sorrisi sorniona. – E potrebbe volerci un po'.

- E poi non ci importa più niente di finire nei guai. – ribatté Fred.

- Perché, vi è mai importato?

- Non ci hanno mai espulso, no? – fece notare George. – Abbiamo sempre saputo qual era il limite.

- Anche se ogni tanto l'abbiamo superato di un filino... – precisò Fred. –...non abbiamo mai provocato dei veri disastri.

- Adesso, invece? – chiese Ron, incerto se volerlo sapere o meno.

- Beh, adesso... - iniziò George, con tono vago.

- ... dato che Silente non c'è più... - continuò il gemello.

-...riteniamo che un po' di confusione...

- ...sia proprio quello che si merita la nostra cara preside! – concluse Fred.

Annuii vigorosamente in segno di approvazione. Sapevo che quello era l'inizio della fine e che se avessero proseguito su quel cammino, le nostre strade si sarebbero presto separate, ma, come avevo ormai ribadito più volte, avevano già fatto tanto per me e non c'era bisogno che rimandassero ulteriormente la loro vita a causa mia.

- Ma non dovete! – protestò Hermione. – Ne approfitterebbe per espellervi!

- Proprio non ci arrivi, eh? – le sorrisi. – A loro non interessa.

- Ce ne andremmo in questo istante se prima non volessimo dimostrare il nostro sostengo a Silente.

- A proposito di questo... - George controllò l'orologio e lo mostrò anche a noi. – È quasi l'ora della Fase Uno.

- Ragione per cui resterò qui. – dissi. – Così non potranno accusarmi di essere coinvolta.

Feci loro l'occhiolino e i due sparirono inghiottiti dalla folla.

Mi voltai verso il trio.

- E la cosa vale anche per voi.

- Ma essere coinvolti in cosa? – domandò Hermione, preoccupata.

- Lo vedrai.

*

Un boato. Poi un altro. E un altro ancora.

Al primo piano si era scatenato l'inferno: una cassa di fuochi d'artificio stava bruciando, innescandone il contenuto: draghi verdi e oro, girandole rosa shocking, ...

I miei preferiti erano le stelle argentate e i bengala che tracciavano parolacce nell'aria.

- Svelto Gazza, se non facciamo qualcosa infesteranno l'intera scuola! – sentimmo strillare istericamente la Umbridge. - E non usi gli Schiantesimi!

Il Magonò, che non sarebbe riuscito a Schiantare qualcosa neanche volendo, pensò bene di adoperare una scopa come arma, che, in poco tempo, prese fuoco.

Noi, intanto, nascosti in un passaggio celato da un arazzo, avevamo assistito alla scena soffocando a stento le risate. Già, "noi", perché alla fine avevo cambiato idea e mi ero unita a loro, non riuscendo a rinunciare ad uno spettacolo simile.

Harry ci raggiunse nel nostro rifugio.

- Notevole. – commentò piano. – Davvero notevole!

- Spero che provi a farli Evanescere. - bisbigliò George con le lacrime agli occhi. - Ad ogni tentativo si moltiplicherebbero per dieci.

L'esito della Fase Uno non avrebbe potuto essere migliore: la Umbridge aveva passato il suo primo giorno da preside correndo da un'aula all'altra per soccorrere gli insegnati, i quali non sembravano in grado di liberarsi dei fuochi d'artificio da soli.

Vittoriosi, i gemelli tornarono alla sala comune, dove, sono sicura, furono accolti da eroi. Il divertimento non cessò al momento di andare a dormire e, anzi, i botti perpetuarono nel silenzio della notte.

Dai dormitori dei Serpeverde non era possibile ammirare quello spettacolo, così mi recai sulla Torre di Astronomia.

- È stato un successone. – disse Fred arrivando alle mie spalle.

- Già. – gli sorrisi e tornai a guardare il cielo proprio mentre dei porcellini rosei dalle ali argentee ci passavano davanti. Trattenni l'istinto di allungare una mano per toccarli.

- Mi dispiace...

Mi girai a guardarlo.

- Non devi: è questo ciò che dovete fare. È il vostro destino e non sarei una buona amica se vi impedissi di realizzare i vostri sogni.

- Ma come farai...

- Me la caverò. – lo bloccai prendendogli una mano tra le mie. – Sono più forte di quello che sembro.

- Lo so. – mormorò. – Lo so.

- Sono fiera di voi.

- E io di te.

- Per cosa?

- Perché metti i nostri bisogni davanti ai tuoi. L'hai sempre fatto... - la sua voce si spezzò. – Non permettergli di cambiarti. – mi fece voltare verso di lui e mi mise le mani sulle spalle. - Mai.

- Temo che sia inevitabile, Fred. Tutti maturiamo, perfino tu... - gli accarezzai la guancia e gli sorrisi complice.

Era successo qualche giorno prima, dopo l'ennesima sessione punitiva della Umbridge. Li stavo cercando quando il lamento di un bambino aveva attirato la mia attenzione. Avevo sentito dei bisbigli e, girando l'angolo, li avevo trovati chini su un piccolo studente singhiozzante.

- La tua mano tornerà come nuova. – stava dicendo Fred nel tentativo di consolarlo.

- Sì, non è così male come sembra, vedi? – George gli aveva mostrato la sua mano sinistra. - Già stanno sparendo.

- Le nostre quasi non si vedono più e, dopo un po', il dolore se ne va. – aveva continuato Fred. La dolcezza nella sua voce era del tutto inedita e piacevole. Nell'udirla, il mio affetto per lui era cresciuto.

Quel magico momento era stato spezzato dallo snervante "hem hem" della Umbridge. I gemelli si erano alzati e si erano piazzati davanti al piccolo con fare protettivo.

- Come vi ho già detto, signori Weasley, i ragazzini cattivi meritano di essere puniti.

Si erano messi le mani in tasca, simultaneamente, e l'avevano guardata andare via con un sorrisetto eloquente stampato in volto.

- Sai, George? Penso che sia arrivato il momento di attuare la Fase Uno.

- Fred, stavo pensando esattamente la stessa cosa.

Non avevo capito a cosa si stessero riferendo e una parte di me aveva temuto il peggio. Comunque, dopo aver passato un'intera notte a tormentarmi, mi ero fatta coraggio e li avevo affrontati.

- Vogliamo vendicare Silente. – avevano detto semplicemente. Poi non si erano limitati a espormi la prima fase, ma tutto il piano.

- Sai cosa significa? – mi aveva chiesto Fred una volta che ebbero finito di spiegare.

Avevo annuito.

- Significa che d'ora in poi dovrò imparare a camminare con le mie gambe.

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