Jean-Éric Vergne #1

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Le luci della città si allontanano nell'oscurità della notte mentre le mani di Lisa sono strette sul volante della sua auto e lei percorre le curve che si diramano per la collina con una sicurezza che non si conosceva. La strada si arrampica sempre più in alto, qualche macchina ogni tanto sfreccia veloce alla sua sinistra, tornando verso la costa ligure. L'orologio della sua vecchia Nissan segna le due e mezza del mattino. In pochi lo sanno, ma è proprio da quest'ora in avanti che si vedono più stelle cadenti che nel resto della notte, e Lisa non vuole perdersi per nulla al mondo questo spettacolo. Tanto più ora che non ha nulla da perdere, dopo che anche l'ultima persona che le era rimasta le ha voltato le spalle per colpa di chi l'ha infangata senza motivo. In cima alla collina, accanto all'osservatorio, solo una macchina è rimasta parcheggiata, sicuramente appartiene a uno degli astronomi che lavorano lì, e che stasera guarderà le stesse stelle di Lisa con qualche strumento tecnologico in più. Lei invece, ha solo il suo cuscino rubato al divano e il suo thermos di tè bollente. Parcheggia dall'altra parte del piazzale rispetto all'osservatorio, recupera la felpa che si è portata dal sedile posteriore, il thermos, il cellulare e il cuscino. Chiude la macchina e si allontana diretta in fondo al sentiero, dove sa che troverà una piccola radura senza alberi da cui ammirare le stelle in pace. La luna non illumina il sentiero, quindi si deve arrangiare con la torcia del telefono. Cammina per dieci minuti, finché non esce dal bosco sul prato, che ha qualche panchina sparsa qua e là. Lisa sceglie quella al centro del prato, e dopo averci buttato sopra il cuscino, si infila la felpa, mette il telefono nella grande tasca sulla pancia e si siede sulla panchina, tenendo il thermos in mano e alzando subito lo sguardo alle stelle. In meno di un minuto ne conta già due, ma decide che esprimerà un solo desiderio che valga per tutte quelle che vedrà. Si lascia andare contro lo schienale, chiude per un momento gli occhi, sospirando, e quando li riapre, un'altra stella vola dritta verso il mare apparendo per un istante luminosa nel cielo. Le scappa un altro sospiro. Vorrebbe non pensare a niente, ma le riesce difficile, soprattutto con il lavoro che incombe. Si volta e ispeziona il prato per qualche secondo, poi svita il tappo del thermos e beve un sorso di tè, che la scalda subito. Si appoggia sulle gambe, coperte dai jeans non troppo spessi, che incrocia sulla panchina poco dopo. Si sistema passando una mano sulla felpa e tra i capelli, altre stelle sfrecciano nel cielo sopra di lei, mentre manda giù un altro sorso di quella calda bevanda ambrata che ancora non si spiega come abbia avuto la forza di preparare senza mettersi a spaccare tutto in cucina.

Il suo migliore amico le invade la mente senza preavviso. La promessa che le aveva fatto molti anni prima, quella per cui lui le avrebbe sempre creduto, le invade le orecchie. Bastardo pensa, dopo che ti ho detto così tanto di me, e tu che mi hai detto cosi tanto di te, nemmeno riesci più a riconoscere la verità. Lisa non riesce a essere furiosa, la natura attorno a lei le trasmette troppa tranquillità che sovrasta ampiamente la rabbia che ha dentro. Guarda l'ora sul cellulare, a cui ha ridotto la luminosità a zero, le tre e un quarto. I could lie if i say i like it like that, like it like that le parole di una canzone di Billie Eilish le tornano in mente, un brivido le percorre la schiena. D'un tratto, un rumore di ramo calpestato alle sue spalle la fa voltare, e al limitare del prato, una figura nera avanza verso di lei con la torcia del telefono a illuminare la strada. Il chiarore della luna, che nel frattempo si è intensificato, le rivela quello che purtroppo già sospettava. È Jean. Lui alza lo sguardo nel momento in cui spegne la torcia e si ferma subito dopo, a venti metri dalla panchina di Lisa.

"Cosa ci fai qui?" chiede lei, in tono di rimprovero, stringendo anche troppo il thermos. Jean rimane in silenzio per un istante, il tempo di realizzare che quella voce è di Lisa, ma non le può dire che l'ha seguita fin lì per parlare con lei.

"Volevo un posto isolato per vedere le stelle cadenti. Pensavo che in quella macchina parcheggiata in fondo al piazzale ci stesse una di quelle coppiette insopportabili." risponde, mentendo, perché sa alla perfezione che quella è la macchina di lei. Anche Lisa sa che Jean sta mentendo, ma gli regge il gioco.

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