Capitolo 15

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Izzie

Ho proprio un urgentissimo bisogno di caffè.
Ieri ho fatto le ore piccole e oggi il risveglio è stato così faticoso da farmi tardare e non avere il tempo di fare colazione. Le ultime settimane sono state monotone e pesanti. Ho provato a svagarmi, uscendo anche con Duncan e i suoi amici e ho addirittura tentato l'approccio con alcuni ragazzi, ma ho fallito miseramente. Non credo di essere ancora pronta a tanto.

«Che mi sono perso?» domanda Duncan, colpendomi con il gomito mentre si siede accanto a me. «Dormivi?» ride.

Lo guardo con un'occhiata fulminante, innervosita dai suoi modi maldestri. Siamo nella sala riunioni, pronti a sorbirci un noiosissimo discorso per la fine del primo semestre di tirocinio. Forse mi ero un attimino appisolata, ma il primario non è ancora arrivato, quindi sono giustificata.

«Ti sei perso il nulla cosmico» commento ironica, mettendomi comoda.

«Qualcuno ha passato un bel San Valentino» borbotta lui, sporgendosi verso di me. «E quel qualcuno non mi pare sia tu.»

«Perspicace» rispondo a tono.

«Ti avevo proposto di uscire con noi, ma hai preferito rimanere a casa.»

«Uscire con una coppia a San Valentino? No grazie, sono disperata, ma non così tanto. Mi è rimasto un briciolo di buon senso.»

«Saresti potuta andare in uno di quei pub per single, divertirti e invec-»

«E invece ho preferito piangermi addosso, ricordandomi di essere sola e pensando alla mia crush, a cena con il suo ragazzo, pronta a viversi una nottata ultra romantica e indovina, non con me!» confesso, buttando via tutti i miei pensieri.

«Wow, facciamo progressi. Sei sulla strada giusta per dimenticarla» dice sarcasticamente.

«Sì» tiro un sorriso, annuendo.

«Comunque, ti ho portato il caffè» mormora infine, passandomi il bicchiere di plastica. «Non è il caffè del bar della tua ragazza, ma-»

«Mi accontento» lo anticipo, sottraendo il bicchiere dalla sua mano e ignorando la sua provocazione.

«Oggi sei pericolosa» commenta lui.

«Sono solo a corto di caffeina» mi difendo, sorseggiando il caffè.

La conferenza ha inizio ed è più noiosa del solito. Odio trascorrere la mia giornata lavorativa in questo modo. Mi sembra di sottrarre tempo alle cose realmente importanti e produttive. Ma a quanto pare in questo ospedale, amano parlare e anche tanto.

Fingo di ascoltare, annuendo di tanto in tanto, ma pensando a tutt'altro. Sobbalzo quando il mio cellulare, riposto dentro la tasca posteriore del mio jeans, vibra, riscuotendomi dai miei pensieri. Tiro fuori il telefono con discrezione, tenendolo ben nascosto tra le mie gambe.

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