—Il tuo ragazzo è un idiota Miriam— dissi io sospirando — È riuscito a tranciarsi quell'arteria con un disco, con un disco ti rendi conto?! Sul serio dovrebbero dargli un premio per la miglior fortuna dell'anno— Continuai irritata.
Miriam mi guardò indispettita e sibilò sottovoce.
— Scema! Poteva succedere a chiunque, è stato solo un incidente, un comune incidente che poteva accadere a chiunque Sara!— ribatté lei
—Ok, mantieni la calma tu. Purtroppo sappiamo che Fabio è alquanto... incapace a volte, ecco tutto— Le risposi io in tono rassegnato.
—Ma...ma...— proferì lei balbettando.
—Su Miriam dai, andiamo giù, non credo che i ragazzi torneranno molto preso alla villa— dissi ed iniziai a scendere le scale a chiocciola seguita dalla ragazza che mi seguì immediatamente come un ombra.
Percorremmo tutto il corridoio del secondo piano, quando giungemmo davanti alle scale e Miriam mi si pose di fronte bloccandomi la strada e facendo una faccia che pareva una sorta di smorfia di dolore ma che in realtà ero assolutamente sicura che stesse cercando di imitare un criceto affetto da malformazioni. Chinandosi quindi in avanti con le mani conserte dietro alla schiena, fece un sorriso enorme e rise fra se.
— Sara ma... abbiamo i popcorn per il film vero?—
— Si Miriam si...— sospirai io alzando gli occhi al soffitto ma tornai subito in silenzio facendo segno con il dito sulle labbra a Miriam di non parlare. Sentimmo la voce di Marco che sbraitava e poco dopo il rombo assurdo della macchina che partiva alla solita folle, ma questa volta necessaria, velocità.
—Credo che il tuo ragazzo abbia sporcato la tappezzeria al mio, sai com'è fatto lui con queste cose, ne è molto geloso, forse più geloso di quelle che di me... — sospirai delusa e distolsi lo sguardo da un'altra parte. Miriam però di colpo mi prese per una mano.
— Dai Sara andiamo ti aspetto giù di sotto, veloce lumaca! — e così si voltò di scatto agitando la folta e riccia chioma nera mentre scendeva di corsa le scale. Miriam era davvero piccola di statura e ciò la rendeva adorabile e innocente di fronte a tutti i ragazzi, ragazzi che durante tutti quegli anni sperarono vivamente di portarle via tutta quell'apparente innocenza. Poteva sembrare anche una bambola date le sue fattezze, ma io la conoscevo fin troppo bene. Dietro a quell'innocenza si nascondeva una Miriam alternativa che solo Fabio conosceva, ed ovviamente anche io, dato che ero la sua unica e sola confidente più stretta.
Non bisognava mai farsi ammaliare dall'aspetto di Miriam, poiché sotto le vesti di un angelo si nasconde spesso un piccolo e perverso demonio e lei incarnava alla perfezione tutto ciò.
Mi voltai per un attimo a fissare il corridoio dietro di me quando ipotizzai che tutto quel trambusto poteva aver svegliato mia sorella. Cosi diedi un'occhiata veloce al piano di sotto e poi decisi di cambiare itinerario ed andare in camera di mia sorella. Mentre camminavo per quei corridoi, pensai a quanti soldi potessero aver speso i genitori di Fabio per quella casa. Lui ci aveva assicurato che fosse costata poco. Poco però era un puro eufemismo se vivi in una famiglia benestante e consideri qualche milione come "poco". Mi chiesi come sarebbe stato vivere lì, in quella villa. Immaginai che sarebbe stato almeno per me una cosa bellissima. Avrei potuto trovare un sacco di ispirazione per i miei racconti, e soprattutto molta tranquillità per leggere. Anche per Anna sarebbe stata una cosa davvero incredibile. Sarebbe potuta essere davvero una piccola principessa nel suo castello. Sicuramente in quei giorni si sarebbe sentita così, ma dall'alloggiare in quella villa enorme al viverci ogni giorno, la sensazione probabilmente sarebbe stata certamente un'altra.
Pensavo a tutto questo quando giunsi davanti alla porta riccamente decorata con motivi intagliati nel legno e scarsamente illuminata dalle luci del corridoio. Poggiai la mano sulla maniglia e lentamente spinsi verso il basso. Dopo aver aperto la porta di qualche centimetro, sbirciai all'interno e osservai la stanza. Era buio, ma si intravedeva una luce proveniente da un lato. Pensai che Anna però stesse ancora dormendo, così cercai di fare meno rumore possibile mentre aprivo la porta. Cosi fù. Mi ritrovai all'interno. La scarsa luce proveniente dall' abatjour riusciva a mostrare a malapena gli interni della stanza. Quella flebile luce rifletteva sui tendaggi del baldacchino dal color viola scuro attorno al letto enorme, che a loro volta riflettevano quel color violaceo sull'enorme lampadario dallo stile ottocentesco. Mi avvicinai al letto di Anna in punta di piedi e scostai lentamente le tende. Anna era lì seduta sul letto che accarezzava i capelli a quella bambola di pezza.
—Anna?— La chiamai. Lei si voltò quasi subito verso di me.
—Sorellona, Giselle mi ha detto che Fabio si è fatto tanto male con un disco di quelli vecchi e neri, e che ha perso tanto sangue— sussurrò lei con voce quasi ipnotizzata voltandosi di nuovo a fissare la bambola di pezza adagiata su di un lato sopra le coperte. Guardai Anna. Ero quasi paralizzata dal suo comportamento innaturale. Come faceva a sapere cosa si era fatto il ragazzo di Miriam se non era mai uscita dalla stanza e non era venuta di sopra a vedere l'accaduto. Probabilmente ci aveva sentite mentre parlavo con Miriam poco prima. Ma anche in quel caso era impossibile dato che avevamo parlato molto sottovoce e le pareti delle stanze era abbastanza spesse da isolare da qualsiasi suono. Inoltre fuori il rumore della pioggia aveva certamente contribuito a rendere tutto più silenzioso all'interno, dato che questa battendo lentamente sulle persiane delle finestre, rendeva ancora più difficile udire qualsiasi parola trovandosi dentro una di quelle stanze. Guardai mia sorella nuovamente. Notai il suo sguardo. Era come perso nel vuoto. Quella piccola bambina in quel momento non era mia sorella. Era come se all'improvviso le fosse sparita tutta la vitalità. Così le baciai la testa e richiusi la tenda viola attorno all'enorme letto. Mi avvicinai alla porta quando sentii di nuovo la dolce voce di mia sorella.
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Onde Bianche - Il Marchio dei Dannati
Fantasy"Vedi Fabio, seicento anni sono davvero tanti, ma spesso, per trovare ciò che più si desidera, non basta un'eternità. Noi Dannati l'abbiamo a nostra disposizione, ma siamo così ciechi di fronte all'evidenza, da tralasciare ciò che conta davvero. Sp...