Capitolo 4 - Incontro

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Non riuscivo a concepire ciò che avevo appena ascoltato dal vecchio. La mia testa stava riorganizzando pensieri che potevano essere visti come se il mio attuale stato d'animo fosse stato tra il divertito e lo sconvolto.

—Oh beh, certo, adesso lei mi sta dicendo che io dovrei credere che esistano i vampiri, che in questo posto si sia combattuta una tremenda battaglia tra vescovi pervertiti e vampiri, e udite udite, i famosi Nosferatu, e che questo segno del cazzo che ho sul braccio in realtà è il frutto di una maledizione secolare di ben duecento e passa anni fa, lanciata da una vampira gravida di cui giustamente qui conoscono tutti nome, cognome e storia, e magari anche codice IBAN. Mi scusi molto signore, ma la sua storia, o giustificazione, o qualsiasi cosa sia questo racconto, beh, non mi va molto giù. Non sono uno che crede a queste cose e se non mi crede, chieda a Marco, questo bel giovane accanto a me e vedrà che le dirà ciò che ha appena detto a me, né parola di più e ne di meno. Ora, se mi vuole scusare, mi piacerebbe tornare alla mia abitazione attuale, sa, sono in vacanza con alcuni amici e la mia ragazza, e non vorrei sprecare molto tempo, li abbiamo già fatti stare troppo in pensiero, non vorrei prolungare oltre la loro attesa — dissi io in tono sarcastico ma anche visivamente serio. Il mio sguardo si posò in quel momento su Marco. Tremava dalla paura. Lui al contrario di me era molto superstizioso e credeva ciecamente in tutte quelle strane storielle sui vampiri, orchi, zombie, lupi mannari e chi più ne ha più ne metta. Guardare film horror era per lui un modo per mettersi in testa che tutto ciò in cui credeva, esisteva veramente e servivano quindi per confermare le sue tesi e far vedere agli altri che aveva pienamente ragione. Così dopo essermi soffermato sul suo sguardo fisso sul vecchio, ma al contempo perso nel vuoto dei mille pensieri che potevano offuscargli in mente in quell'istante, gli misi una mano sulla spalla, facendolo sussultare.
—Dai Marco andiamo, abbiamo fatto perdere fin troppo tempo al signore e a tutti gli altri qua— Dissi.
Lui mi scrutò con sguardo gelido e impaurito e lentamente annuì. Così mi alzai dal tavolo e feci per andarmene, quando mi trovai l'anziano davanti a me con sguardo impassibile mentre i suoi occhi non distoglievano l'attenzione dalle mie pupille.
—Cosa succede adesso? Un lupo mannaro sta per attaccarmi e sbranarmi? — dissi con voce sarcastica e cinica alzando la testa e osservando il soffitto in legno ampiamente decorato da strani motivi barocchi.
—Sapevo che non mi avresti creduto, alcuni di voi giovani d'oggi sono troppo testardi e non vanno oltre a ciò che vedono, ecco qual è il vostro problema. È la vostra cecità nei confronti di ciò che non vedete ma esiste, ed è anche potenzialmente dannoso per voi e per chi vi sta accanto. Se non ti dispiace adesso, desidererei che tu mi seguissi un attimo al piano di sopra. Puoi stare tranquillo, io non mordo nessuno, ma probabilmente tra qualche giorno, se non mi segui adesso, potresti farlo tu mio caro ragazzo —disse lui con fermezza e assoluta serietà.
—No sul serio, mi scusi ma non... — iniziai a dire, ma lui mi bloccò posandomi una mano sulla spalla.
—Figliolo, solo dieci minuti, non ti chiedo molto. Ci stai? Che ne dici? Forza seguimi — concluse come se ormai la mia sorte fosse già stata decisa dalle sue parole.
Annuii lentamente titubante ma al contempo anche incuriosito da ciò che voleva mostrarmi.

Chiesi a Marco con un cenno della tesa di seguirmi. Non mi fidavo di quel pazzo dopo quel racconto ai limiti del credibile. Se ci avessero adattato un film o un libro, avrebbero sicuramente vinto qualche premio.
Salimmo le scale che portavano al piano di sopra accompagnati dallo scricchiolio del legno che cedeva sotto ai nostri piedi. L'ambiente adesso, meno illuminato rispetto a circa mezz'ora prima, non ispirava affatto fiducia, così rallentai per tornare più vicino a Marco. In caso di pericolo, più eravamo vicini e migliori probabilità di fuga avremmo avuto.

Dopo alcuni secondi che parvero interminabili, ci trovammo al piano di sopra. L'uomo ci lasciò per un secondo anticipandoci ed entrando in una delle stanze vicino al bagno. Dopo poco udii una voce femminile, ma non capii cosa questa avesse detto e sempre dopo brevi attimi egli uscì dalla stanza nella quale era appena entrato e subito dietro di lui una vecchia signora fece la sua apparizione nell'irrequieto silenzio creatosi improvvisamente nella casa. Marco mi sussurrò prontamente all'orecchio che quella era la signora con cui aveva parlato la sera prima ed evidentemente e quasi certamente era anche la moglie del vecchio, per come l'aveva descritta approssimativamente poco prima.

Onde Bianche - Il Marchio dei DannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora