Capitolo 7 - Incendio

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Fu in quell'attimo che si udì una risata rauca provenire dal fondo della stanza. Quella voce mi era oramai inconfondibile. Era Giselle. Era ancora viva allora. Urlai cosi, con tutto il fiato che mi rimaneva

— Giselle! Ti prego aiutami! Uccidila!—

Anastasie si voltò lentamente verso il fondo della stanza. —Dura a morire eh? Cosa sei in realtà oltre che un meticcio?— chiese la vecchia. Vidi nella penombra il corpo di Giselle alzarsi lentamente e riaggiustarsi come un puzzle mentre produceva strani rumori simili a noci frantumate.

—Oh, ma per favore Fabio, quanto casino che fai. Credevi che questa troia mi avesse ammazzato? Sei proprio un'idiota a volte lo sai?— disse Giselle rivolgendosi a me. Il suo corpo era nuovamente integro, ma solo una cosa mancava. Gli occhi . La vecchia traforandogli la testa glieli aveva portati via con gli artigli . Ma Giselle sembrava quasi che riuscisse a vedermi e capendo il mio dubbio rise di nuovo.

— Tranquillo tesoro, dieci secondi e avrò nuovamente tutto — mi rassicurò lei. Sospirai, ma mentre facevo ciò, Anastasie mi puntò velocemente le unghie alla gola, ma Giselle fu più veloce. Afferrò da terra una delle due lame che aveva usato prima e con uno scatto fulmineo si avvicinò abbastanza alla vecchia e le recise il braccio alla stessa altezza dove aveva reciso anche l'altro. Venni irrorato da schizzi di sangue nero e pus verde. Rimasi sconvolto dall'accaduto. Nonostante i suoi occhi assenti, Giselle aveva avuto una precisione impeccabile e chirurgica. La vecchia vampira urlò dal dolore con le due voci che avevo udito poco prima. Quelle urla non erano normali grida di dolore . Erano demoniache, inumane, appartenenti ad un altro mondo. Ella si accasciò a terra, in una pozza di sangue nero che lentamente si coagulava in grumi neri e densi.

La mia salvatrice mi guardò per alcuni attimi e mentre mi guardava vidi i suoi occhi rigenerarsi. Erano i soliti occhi con la sclera nera e le iridi una viola e una rossa. Mi porse la sua mano scheletrica, che io afferrai con un certo ribrezzo.

—Forza amore, che aspetti? Tirati su!— mi incitò lei. Cosi feci. Mi issai su di lei e mi appoggia alla sua spalla, la quale ancora aveva un po' di carne attaccata. —So che quest'aspetto non ti aggrada, e non aggrada nemmeno me, ma finché non ho finito con questa vecchia troia di non posso permettermi di abbassare la guardia ed apparire umana come te.

— Informò lei — Perché ancora non abbiamo finito con lei? Guardala... non ha più speranze ormai Giselle, è inutile proseguire, andiamocene... morirà ridotta così dentro questa stanza...— dissi io osservando la vecchia che piangeva lacrime di sangue e ci guardava con sguardo compassionevole.

—Vostra Signoria, la prego abbiate pietà di me...— supplicò Anastasie rivolgendo le sue piccole iridi rosse verso di me. —Vostro... Signore? Anastasie... di cosa stai parlando? — chiesi io reggendomi a Giselle.

Non fu possibile avere una risposta. Giselle si mosse lentamente verso la nonna e le afferrò la testa tra le mani.

Iniziò a comprimerla lentamente.

Si udivano i rumori delle ossa che si fratturavano. La compressione era sempre più forte, e dopo alcuni attimi vidi uno schizzo di sangue proveniente da davanti Giselle, e subito dopo, una delle sue piccole risate ciniche.

—Giselle cosa cazzo fai?!— sbraitai. —Spiegamelo! Cazzo era tua nonna! E doveva anche rispondermi! Ho capito che non correva buon sangue tra di voi, ma arrivare a questo... —iniziai io. Ma mentre parlavo Giselle lasciò la presa e vidi il corpo di Anastasie, cadere sul fianco a terra. La testa era stata spappolata, era rimasta solamente la mandibola, mentre tutto il cranio era ridotto a un colabrodo di ossa e piccoli filamenti nervosi. Una leggera voce fioca però provenne dalla gola della vampira esanime. Vidi muovere solo la lingua, imbrattata di sangue e frammenti di osso, che lentamente compiva piccoli movimenti ad ogni parola, e subito dopo udii le ultime parole di Anastasie.

Onde Bianche - Il Marchio dei DannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora