Capitolo 8 - Ritorno

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Stavamo percorrendo la strada percorsa la sera prima. Ancora il sole era leggermente alto in cielo, nonostante fossero più delle quattro pomeridiane. Teoricamente doveva essere buio inoltrato a quell'ora ma a quanto pareva non era affatto cosi. L'ambiente circostante era diviso in due mondi completamente differenti. In alto si trovava un cielo limpido e terso, illuminato da un sole abbagliante di un colore giallo oro tendente adesso ad arancione, quasi rosso. La strada invece, era coperta da una fitta coltre di nebbia dal colore azzurrognolo, ma che rifletteva i raggi solari, assumendo un colore leggermente giallo. La nebbia arrivava fino alle estremità più alte degli alberi, generalmente tutti pini, faggi, e castagni.

Vedendo i castagni mi ritornò in mente quell'autunno in cui andammo con Sara e Miriam a raccogliere castagne nell'enorme appezzamento di terreno del padre di Sara. Era stata una giornata splendida che finì meglio di qualsiasi altra cosa potessi sperare. Avevamo preparato per concludere la serata un enorme barbecue con tutte le nostre famiglie riunite. Erano venuti anche Samuel e la sua ragazza di cui non ricordavo mai il nome, nonostante fosse la sorella di Miriam.

Probabilmente se non ricordavo male, era Elisa. Non prestavo molta attenzione a lei. Non mi era mai andata affatto a genio. Quello che era certo era che io e lei non andavamo affatto d'accordo. Non riuscivo a capire come mio cugino avesse potuto scegliere proprio lei tra tante. Scelte sue, problemi suoi, dicevo io. A me non importava. Io avevo Miriam , ed era questo che a me importava. Solo di lei. Specialmente adesso che ero stato catapultato in quella situazione alquanto sgradevole. Per poter rimanere con lei avevo ceduto, nonostante qualche esitazione, alle richieste e tentazioni di Giselle. Adesso era fondamentale che le restassi accanto nonostante la mia nuova "natura". Le avrei spiegato che qualcosa in me era cambiato per sempre forse, o almeno cosi immaginavo, ed ero certo della cosa per un buon novantanove percento. Ma in quel attimo ricordai le parole che Giselle mi aveva rivolto riguardo alla natura di noi esseri "Diversi."

"A loro non piace che ci riveliamo per la nostra vera natura a quelli che non sono della nostra razza... se non al fine di ucciderli..." così aveva detto lei.

Loro. Chi erano quelli a cui Giselle si riferiva con l'appellativo "Loro". La vampira non era stato molto chiara sul quel pronome. Ma decisi che opporsi a ciò che diceva lei non era una buona idea, o almeno non subito e non prima di aver capito dentro a cosa ero finito. Per cui rimuginai a lungo sulle sue parole e decisi che avrei detto a Miriam che tutto era andato per il meglio e che i dottori mi avevano salvato il braccio nel miglior modo possibile. Lo avrei fasciato non appena tornato alla villa e fossi arrivato in camera mia, per poi giustamente chiudermi a chiave per evitare visite indesiderate.

Trascorsi con questa nube di pensieri, un buon tratto di strada, percorso a circa sessanta chilometri orari. Avevo paura che aumentando la velocità, avrei perso la stabilità della macchina a causa della nebbia che aveva reso la strada sdrucciolevole e umida. In quel momento il mio cellulare squillò dopo quasi un giorno di assenza totale dal mondo. Supposi fosse Miriam.

In realtà era Sara che stava chiamando. Non potevo rispondere, per cui svegliai Marco con un delicato cazzotto sul ginocchio. Sapevo che se avessi fatto forte, a causa della mia attuale natura, gli avrei fracassato una gamba. Cosi limitai la forza nella mia "pacca amichevole".

Appena si svegliò la prima cosa che fece fu sbraitare contro di me alcune frasi incomprensibili seguite da altre che avevano più senso, le quali avevano inoltre sfondo offensivo.

—Fabio... oh... Dio... ma cosa cazzo. Non sai cosa mi è successo. Cioè cazzo eravamo in quella stanza e ad un certo punto ho iniziato a sentire una strana sensazione di svenimento... poi credo di essermi sentito male e sono svenuto e, poi... ho fatto un sogno stranissimo, cioè Anastasie ti strappava un occhio e poi il braccio e poi c'erano due vampire che combattevano e, aspetta... Fabio! Oh cazzo! Perché sei pieno di sangue?! E che perché cazzo stai guidando? E dove sono Anastasie e il vecchio!? E... perché mi stai imbrattando tutto di sangue... e poi di chi è quel sangue ? oh cazzo ma è il tuo!? cosa è successo?! e poi... — iniziò lui a sbraitare. ma lo fermai.

Onde Bianche - Il Marchio dei DannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora