— Davvero, ammirevole. Complimenti tesoro, ero certa che saresti stato davvero degno delle tue origini. Con te finalmente riusciremo a riprenderci la nostra esistenza e tutto ciò che ci appartiene —
Mi trovavo nello stesso ambiente bianco di poche ore prima, lo stesso in cui Giselle mi aveva offerto di accettare quello strano occhio così simile al suo in sostituzione di quello strappatomi da Anastasie. Questa volta però non ero seduto come in precedenza, ma bensì, mi trovavo su di un enorme letto a baldacchino, dalle coperte viola come i suoi occhi.
—Oddio... cosa mi è successo — chiesi frastornato, cercando di sollevarmi poggiando le mani sul materasso e facendo forza verso il basso così da poter restare almeno seduto.
—Giselle, che cazzo, di nuovo tu... ok... nulla. Scusami, questa volta dovrei ringraziarti ma... Aspetta, tu non... cioè quello non ti aveva uccisa? E poi che fine ha fatto quel tizio? E perché adesso siamo di nuovo qua dentro? — Questa fu la mia raffica di domande che posi a Giselle non appena fui nuovamente cosciente e soprattutto, seduto.
— Ehi tesoro mio calmo. Sembri una caffettiera in ebollizione. Adesso se hai un po' di pazienza ti spiego tutto — prese a dire lei comparendo dal nulla nella stessa avvolta da una nube di polveri nere e subito dopo si avvicinò a me, trovando poi un uno spazio nel letto sul quale sedersi dal lato opposto rispetto a dove mi trovavo io.
— Attualmente sono ancora viva, se così vogliamo dire, ed anche tu a quanto sembra, altrimenti questo luogo non esisterebbe, ma una cosa alla volta. Non vorrei confonderti le idee. È l'ultima cosa che vorrei fare — sorrise lei, sistemandosi accavallando una gamba sopra l'altra e così facendo, il lungo abito da sera si scostò lentamente fino a rivelare la pelle candida delle sue gambe incredibilmente esili.
— Vedi Fabio, quando ieri sera mi sono chinata su di te in ospedale, dopo averti ridotto in fin di vita dissanguandoti, proprio in quel momento ti ho passato la Maledizione dei Dannati che venne creata da mia madre. Pare che solo io riesca a trasmetterla, poiché escludendo Anastasie, sono l'ultima rimasta della mia famiglia. Pensavo inizialmente che tu fossi un semplice umano con una natura Dannata latente dentro di te, magari il risultato di qualche strano ed assurdo incrocio di razze in qualche tua generazione precedente. Non sarebbe affatto strano. Quindi ho provato semplicemente a risvegliarla così che una volta di nuovo tra noi, superata la morte umana, tu potessi ascoltare ciò che avevo da dirti e magari ti saresti unito a me. Un nuovo alleato per farla breve. Ma... mi sono resa conto troppo tardi che il tuo sangue non fosse umano, ma al contempo non era nemmeno quello di un comune Dannato, e non mi sto riferendo al sapore di quest'ultimo se è ciò che stai pensando — mormorò lei incidendo ogni singola parola nell'ultima parte della frase quasi come se volesse evidenziare la mia ignoranza in materia. Dopo quindi avermi lanciato uno sguardo stracolmo di malizia che evitai prontamente fissandomi attorno, Giselle con leggera indifferenza sospirò e riprese a parlare con sarcasmo.
— Il tuo fa alquanto schifo mio caro, se ci tieni a saperlo. E uno de peggiori che io abbia mai bevuto, ho rischiato quasi di vomitare, sarò franca con te — proseguì facendo una faccia inorridita dal ricordo di ciò che mi aveva appena rivelato.
— Mi spiace, se l'avessi saputo lo avrei reso ancor più schifoso, solo per te — risi io lanciandole uno sguardo di sfida che questa volta evitò lei prontamente quasi come se sé lo aspettasse.
— Sei simpatico a volte sai? Ma tornando a noi, quello che intendo dire è che le potenzialità del tuo sangue vanno ben oltre le mie... o quelle di qualsiasi altro Dannato che abbia incontrato fino ad ora, ma così ti sto dicendo tutto e nulla al contempo. Per farti capire meglio credo di doverti narrare un bel po' di cose. È il momento che tu sappia cosa davvero sei. In parole povere con te sono riuscita a trovare ciò che molti stavano cercando ormai da tempo, secoli oserei dire. La tua stessa esistenza è una fiamma di speranza per tutti, umani compresi. Tu Fabio, sei un Nelapsi, ed è per me un onore averti trovato per una pura casualità della sorte — disse Giselle chinandosi davanti a me e facendo una delle sue solite risate.
—Nelapsi? Cosa è una marca di biscotti? — chiesi divertito da quel nome.
—Sei davvero stupido quindi, nemmeno se ti uccidessi di nuovo altre dieci volte cambierai mai. Ebbene mio caro tesoro, tu sei un Nelapsi. So che non sai cosa sia questo strano essere. Agli occhi di un umano potrebbe sembrare una cosa come un'altra ma ai nostri, quelli di noi Dannati, è senza ombra di dubbio la razza di vampiri più temuta ed incredibile in assoluto. Si potrebbe quasi dire che voi siete gli imperatori caduti delle creature notturne. Questo però se non fosse per il fatto che esistono purtroppo dei veri imperatori tutt'ora presenti. Ma non è ciò che ci interessa adesso. Credevamo che i Nelapsi fossero stati uccisi una volta per tutte a nostro malgrado durante l'Ultimo Sterminio di massa avvenuto poco dopo l'uccisione dei miei bisnonni, ovvero i Tussaud che dominavano questa zona quando ancora si chiamava Selva del Promontorio e non Borgo Davanzati in onore di quella bestia di vescovo bastardo. Ma tralasciando questi vecchi ricordi, per fortuna pare che di Nelapsi ne sia rimasto ancora uno, ovvero tu tesoro — rise lei afferrandomi di colpo una mano per poi fissarmi negli occhi con uno sguardo incredibilmente intenso. Tentai quindi di scostare la mano dalla sua presa ma lei divenne seria in volto e riprese a parlare.
— Non sperare di andartene via proprio adesso. Devo farti capire perché tu sia così importante per tutti noi. Quindi mettiti pure comodo, qua dentro abbiamo tutto il tempo del mondo — riprese a dire ancora, lasciandomi con delicatezza la mano per poi farmi un cenno con la testa di avvicinarmi a lei e sistemarmi sopra al letto come meglio potevo. Per una volta decisi di eseguire senza ribattere e avvicinandomi a Giselle, cercai di incrociare le gambe come meglio potevo. La vidi incredibilmente sorridere con sincerità per la prima volta. Da quanto l'avevo incontrata, seppur a malapena un giorno prima, era come se ormai la conoscessi da tempo, come se l'avessi sempre conosciuta.
— I Nelapsi — iniziò la vampira — erano nati all'alba dei tempi poco dopo la creazione dei Drakul, i Dannati originali, creati da Dio stesso millenni dopo la ribellione del suo Prediletto e la creazione della razza umana. I Drakul nacquero dai cadaveri di tutti quegli Angeli caduti nella battaglia contro Lucifero durante la sua ribellione. Vennero creati per eliminare i mortali più impuri su questo mondo da quel momento in poi. Ma questi non essendo più perfetti come un tempo ed avendo assaporato già la Morte Eterna, serbando ancora rancore per la loro tramutazione in creature orrende e demoniache, sfuggirono al Suo controllo ribellandosi, compiendo stragi e genocidi tra i comuni mortali, anche tra quelli innocenti e casti. Per la loro malvagità quindi venne tolta loro l'anima che avevano mantenuto fino a quel momento e furono costretti a vagare su questa terra per il resto dell'eternità, costretti a non poter più gioire della luce solare che tanto avevano amato nelle loro esistenze precedenti ed alla quale dedicavano canti e feste nel loro regno. Ma nonostante questa loro severa ed infernale punizione, anziché pentirsi per ciò che avevano compiuto, continuarono ogni notte da quel momento a saccheggiare villaggi, stuprare donne, bambini e bambine, trucidare uomini e vecchi. Per questo Dio chiese al suo angelo caduto Lucifero, di mandare i suoi servi, i Demoni, ad eliminare tali creature malvagie. E così fu per alcuni decenni, ma alcuni di questi Demoni si invaghirono dei Dannati e dalla loro unione generarono una nuova razza, i Nelapsi, la prima razza nata da un incrocio di due razze Dannate, una razza di soggetti quasi più forti ed estremamente malvagi rispetto ai Drakul stessi, ma in confronto a loro, questi avevano mantenuto un intelletto decisamente superiore seguito da una razionalità fuori dal comune ereditata dalla saggezza dei Demoni, un tempo Angeli seguaci di Lucifero, i quali lo seguirono fino alla sua caduta tramutandosi per la loro decisione in orridi Demoni. Dai Drakul avevano ereditato la vita eterna e la rigenerazione delle ferite, ma la loro parte demoniaca aumentava esponenzialmente la velocità di guarigione e dava loro anche la capacità di poter vivere alla luce del giorno. Paradossalmente però la notte dovevano necessariamente dormire per evitare la distruzione totale del loro corpo causata dalla fatica di mantenere un corpo così vigoroso durante la battaglia. Nonostante questa loro debolezza che si presentava solo di notte qualora questi avessero combattuto in precedenza, avevano una grande resistenza e forza fuori da comune, persino superiore ai Drakul stessi. Potevano uccidere persone e Drakul semplicemente fissando le loro pupille, facendo provare loro le pene dell'inferno che li aspettavano. Qualora però non riuscissero a sterminare i loro nemici rapidamente in questo modo, potevano semplicemente far ricorso alla loro potenza. Queste loro caratteristiche li rendevano estremamente pericolosi persino per i Drakul stessi che dopo svariate occasionali battaglie, decisero di riorganizzarsi in vista di quella che sarebbe dovuta essere una vera e propria epurazione della razza Nelapsi. Essi infatti erano nettamente inferiori proprio a causa dei fattori che influenzavano la loro nascita, ovvero l'unione tra un Demone ed un Drakul. Questa immensa carneficina, chiamata Secondo Grande Sterminio, avvenne principalmente tra Drakul e Nelapsi e si concluse in una situazione di parità, poiché un solo Nelapsi possedendo la forza di cinque Drakul, riusciva a tenere testa senza fatica a battaglioni interi di Drakul male armati e disorganizzati nei combattimenti. Gli anni passarono ed i Nelapsi continuarono ad opporsi alle ferocie che i Drakul perseguivano a creare nel mondo umano, come se i Nelapsi stessi si fossero decisi a divenire i protettori delle razze più deboli di Dannati e dell'umanità. Svariati secoli dopo quegli avvenimenti, ci fu una terza ed ultima battaglia, questa volta combattuta su più fronti da svariate razze. Si dice che durante il terzo Grande Sterminio, lo stesso Lucifero prese parte alla guerra schierandosi incredibilmente con i Drakul, ma anch'egli venne ammaliato da una di loro, in combutta con la fazione nemica, e generò un Nelapsi, il più forte e temuto Nelapsi che la storia dei Dannati e dell'umanità, per quanto possa esserne a conoscenza, ricordi. Dopo questo spregevole Lucifero colto dalla vergogna di essersi accoppiato con ciò che aveva giurato di sterminare sotto volere di Dio, si ritirò nuovamente negli Inferi. Sfortunatamente non si conosce il nome di quel Nelapsi, dalle varie cronache e manoscritti dell'epoca, si sa egli aveva due cuori, uno demoniaco, l'altro umano. Si dice in battaglia perse quello demoniaco a causa di uno scontro con l'allora Signore dei Drakul, Vabesaza. Perdendo il suo cuore che gli donava l'immortalità, il Nelapsi fu costretto a aumentare la sua forza a dismisura per contrastare i nemici che oramai lo avevano accerchiato, fino a quando Vabesaza lo colpì nuovamente, questa volta uccidendolo. Nemmeno il suo sguardò fu abbastanza veloce per uccidere il Signore dei Drakul. Dopo la sua morte, senza più un punto di riferimento, tutti i Nelapsi vennero uccisi, o meglio quasi tutti. Essendo una piccola minoranza di poche unità, questi si nascosero, e procrearono figli sempre più deboli, talvolta con malformazioni a causa dell'impossibilità di generare un Nelapsi puro tramite l'accoppiamento di due simili. Ciò avvenne fino ad una nuova guerra, non rilevante, dove rimasero in vita solo due Nelapsi, mentre gli altri, vennero interamente massacrati dai Drakul sempre più forti e crudeli. Ma non fu quella la fine. I Drakul sedotti dagli umani che uccidevano per diletto o bisogno, procrearono con loro generando ulteriori e nuove razze accoppiandosi con loro, sempre più diverse, sempre più deboli, così venne persa dopo alcuni secoli la linea di sangue pura e casta dei veri Dannati, in maniera tale che i pochi Nelapsi che erano rimasti poterono farsi avanti ancora una volta nel tentativo di chiudere definitivamente le vecchie questioni con i loro storici nemici, oramai ridotti a poco più che esseri oziosi e schifosi, indegni del loro nome. Molti Drakul vennero uccisi, ma ciò che gli umani non sapevano era che in quei secoli gli stessi Drakul avevano stipulato accordi con gli umani. In tal modo quei Dannati e gli umani si allearono per la prima volta per fronteggiare la razza che per secoli li aveva protetti. Certamente i Nelapsi rimasti erano forti ma non essendo completamente puri, i loro poteri erano infinitamente più deboli rispetto ai loro progenitori che avevano combattuto vari Stermini. Difatti la loro superiorità fisica non bastò, gli umani sapevano come poterli uccidere ed erano molto numerosi. Aiutati dai valorosi guerrieri Drakul che si distinguevano da tutti, uccisero tutti i Nelapsi esistenti, ma dopo di loro, colmi di rancore verso i loro simili che si erano dati all'incrocio spudorato con gli umani, passarono alla strage di tutte le razze Dannate meticce, la mia compresa, i Nosferatu, la prima razza che si originò dall'unione tra i Dannati ed i prediletti di Dio, gli umani. Le nostre speranze erano ormai da tempo immemore, riposte tutte nel ritorno dei Nelapsi, che ci avrebbero protetti e guidati contro i Drakul, poiché anche loro erano come noi meticci, nati dall'unione dei Drakul e dai demoni di Lucifero. Ma accadde qualcosa di imprevisto. I Drakul vennero attaccati dagli stessi uomini che li avevano aiutati, i quali capirono di avere abbastanza potere ed essere in numero sufficiente per potercela fare. I Dannati si dovettero nascondere. Non tutti ci riuscirono, molti soccombettero durante le svariate rappresaglie. Al giorno d'oggi coloro si sono salvati sono i più malvagi e terribili di tutte le famiglie Drakul. Essi vengono considerati da ogni razza i sovrani perduti dei Dannati, al pari dei Nelapsi, al pari dello stesso figlio di Lucifero oramai caduto da millenni. Il loro nome lo hai già sentito Fabio, loro sono gli Onde Bianche, coloro che manovrano le fila dell'intero mondo dei Dannati da un luogo che nessuno conosce. Inviano spesso i loro emissari con ordini ben precisi, hanno occhi e orecchie ovunque ed anche quell'uomo è un loro emissario. Sono stati informati dell'esistenza di un altro Nelapsi, ovvero tu amore mio. Lui era stato mandato per ucciderti una volta per tutte, e permettere il loro ritorno definitivo in quanto tutt'ora si stavano nascondendo. Sapevano che ne esisteva ancora uno, o che se ne fosse nato uno la loro esistenza sarebbe stata nuovamente in pericolo. Non erano mai usciti sino ad oggi e continueranno a non farlo finché ci sarai tu. Gli Onde Bianche rimasti si considerano nobili ed altezzosi, al di sopra di tutto e tutti. Ci impongono regole, come quelle che ti ho accennato poche ore fa. Non si sporcano le mani in combattimento, per di più con razze meticce come noi, o meglio come te. Sanno bene che sei superiore, ma ti considerano lo stesso un meticcio e non diranno mai il contrario, anche se ridotti in fin di vita da uno di noi. Tu Fabio, sei la nostra speranza, il nostro Signore, il nostro salvatore e ti aiuterò nella tua missione, quella di salvarci, a costo di chiedere l'aiuto a chiunque sia necessario. È vero, ancora ignori alcune cose e non sei ancora nemmeno un vero e proprio Nelapsi, ma ciò che stai facendo in questo momento ti sta rendendo degno della tua razza. Ma non basta devi diventare un vero e proprio Nelapsi, so che hai grandi possibilità, per cui avanti, adesso finiscilo. Dio ti ha dato il potere di scegliere se far vivere o morire quell'essere indegno che ti trovi davanti. Hai il suo stesso potere, finiscilo Fabio, finiscilo amore, finiscilo. Mio Dio —
Con quelle parole Giselle mi aveva sconvolto. Mi alzai di colpo dal letto e girando attorno al letto corsi verso di lei, adesso appoggiata col le mani sul cuscino dietro alla sua schiena, ancora con le gambe accavallate. Quando non mi trovai a pochi millimetri dal suo volto quindi presi fiato e le afferrai le spalle fissandola nei suoi enigmatici occhi viola.
—Giselle, so che non stai mentendo, tutto questo... devo rendermi conto in fretta che tutto questo purtroppo è la realtà evidentemente. Riguardo a quello che è successo in passato, si ti credo, ma dubito che io sia quel Nelapsi che voi tanto attendete e sperate. Io non sono nessuno, sono solo uno a cui una meticcia vampira ha dato un morso ed è diventato come lei. Tutto qua — Dissi con convinzione.
—A-ah, no amore ti sbagli, ed ho le prove. Un Nelapsi se non e consapevole di essere tale, può svolgere una normale vita da umano, ma quando viene risvegliata la sua natura da un altro Dannato, inizia ad assumere le sue vere sembianze solo quando comincia a subire danni fisici. Il primo dettaglio sono i capelli. Essi per ogni danno rimarginato, diventano bianchi, sempre più bianchi, fino a che non saranno completamente candidi come la neve, esattamente come quella che adesso sta imbiancando la tua bella Milano amore mio— spiegò lei.
—Milano? Come fai a... ? E cosa centra adesso? — domandai perplesso staccandomi da lei ed incrociando le braccia .
—Nulla, non adesso. Ora concentrati su ciò che stai facendo. Apri gli occhi Dio, e uccidi quell'essere — Disse lei con malizia, dopodiché si alzò dal letto passandomi molto vicino con la bocca vicino all'orecchio mormorando alcune parole e ne andò svanendo in mezzo a quella stanza che adesso si stava spegnendo lentamente, e che stava lentamente diventando sempre più buia.
—Fallo, è ciò per cui sei nato — mi aveva sussurrato pochi attimi prima.
—Non posso uccidere Giselle!— urlai al vuoto, sperando che mi sentisse.
— Si che puoi, tu sei Dio... ahaha... — rise lei da qualche angolo di quel luogo, appartenente alla mia testa.
—Io non sono Dio... ti sbagli— dissi, e dopo questa frase tornai nel mondo reale, nel momento esatto in cui stavo premendo il grilletto per uccidere quell'uomo. Esitai, ma poi spinto dall'istinto, pensai alle parole di Giselle e mi resi conto del potere assurdamente metaforico che avevo in quel momento. Vita o morte, spettava a me decidere cosa fare di quell'essere. Poi infine, la mia mente si focalizzò su di un solo pensiero. Accettai le parole di Giselle e le ripetei a quell'uomo mentre moriva dinnanzi ai miei occhi.
—Io... Sono... il tuo... Dio! — dissi.
—Bravo Amore mio, così si fa! I tuoi capelli stanno diventando come quelli di un vero Nelapsi. Ora, cibati di lui— disse lei nella mia mente. Io fissai impietrito il cadavere. Il mio istinto mi diceva di ascoltare le se parole. Mi chinai su di lui quasi come se fossi privo della mia volontà ed iniziai a strappargli corposi pezzi di carne dal corpo. Avevano un sapore mai sentito prima, sembrava come sapore di muffa e cibo avariato, ma mi piaceva, Avevo sempre più voglia di mangiarlo, ma ad un certo punto mi bloccai. Sentii qualcosa dentro di me che mi diceva di non farlo, evidentemente era la mia indole umana mi impediva di cibarmi di qualcosa vagamente somigliante ad un mio simile. In quel momento Giselle comparve dal nulla uscendo dalle oscure ombre della stanza, fissandomi con sguardo compiaciuto.
—Basta Giselle, ti prego, non posso... — la implorai —finiscilo tu, non ce la fo, non posso mangiarlo— la supplicai di nuovo
—Sei davvero uno stupido Nelapsi... E va bene ci penserò io. In compenso i tuoi capelli stanno diventando completamente bianchi. È un eccellente segno, ci siamo quasi. Ok, adesso ti devo spiegare velocemente una cosa decisamente importante. Lui era un Dannato temporale. Ce ne sono pochi, non sono molto forti, ma possono gestire il tempo bloccandolo e facendo ciò che vogliono. Tu uccidendolo, hai modificato per sempre il corso degli eventi dato che adesso sarò io a far riprendere lo scorrimento naturale — prese a dire avvicinandosi a me
—Ieri sera, avevo previsto il tuo futuro bevendo il tuo sangue in buona parte ancora umano, è una delle mie capacità. Questo pero avviene solo con gli umani che decido di tramutare in Dannati. Uccidendo questo servo degli Onde Bianche prima che il tempo riprendesse a scorrere però hai cambiato per sempre gli eventi assolutamente positivi che avevo previsto. Non so cosa accadrà adesso, ma prima facciamo riprendere normalmente il tutto, prima lo scopriremo — finì di spiegare lei afferrandomi per una spalla e spingendomi indietro si posizionò di fronte al cadavere.
—Veloce, togliti, se bevo il suo sangue adesso assumo per breve tempo i suoi poteri. La parte bella di essere Nosferatu è proprio avere queste abilità, vero?— disse lei, chinandosi sul corpo ed azzannando il collo del cadavere. Dopo alcuni attimi che la fissavo immobile lei si allontanò dal cadavere e sollevandosi nuovamente in piedi mi guardò sorridendo schioccando le dita.
— Ecco fatto, controlla— disse.
Io sfilai il telefono di tasca e vidi che l'ora era ripresa a scorrere —Incredibile— pensai.
—Bene Fabio, adesso devo fare un salto da un tuo amico, a chiedere il suo aiuto... sperando che possa capire, come ti ho detto, più siamo e meglio è, ci vediamo presto amore mio — Con queste parole Giselle si congedò da me, sparendo nell'ombra delle scale a chiocciola che collegavano quella zona della villa, con il piano inferiore.
—E va bene Giselle. E io che ci fo adesso con questo cadavere?— sospirai. In quel momento udii dei passi.
— Oh cazzo no, non è possibile, non adesso! — esclamai. Se qualcuno mi avesse visto in quello stato e soprattutto, avesse visto il cadavere, sarebbe successo un finimondo, al quale sarebbe stato difficile trovare una spiegazione plausibile da dare agli altri, tranne a Marco ovvio, anche se avrebbe faticato a comprendere che ero qualcosa di molto simile ad un Dio. Soppesai l'idea e compresi che non mi avrebbero assolutamente creduto. Così sollevai velocemente i pochi resti del cadavere di quel vampiro e muovendomi velocemente nell'ombra della stanza, mi posizionai davanti all'enorme finestrone circolare della torre attico che dava sul mare. Poggiai il cadavere a terra ed aprii la persiana che sigillava la finestra. Una volta aperto, emettendo scricchiolii terribili, ebbi finalmente la visuale sul mare che circondava quasi interamente il promontorio. La brezza marina ed il vento mi accarezzarono i capelli, scompigliandomeli leggermente. Mi passai rapidamente una mano tra di essi, scompigliandoli forse ancora di più. Fuori adesso la notte era limpida e scorgevo alla perfezione sotto di me il dirupo che separava la villa dalle onde dal colore grigio che s'infrangevano violente sugli scogli a causa delle forti raffiche di vento e delle forti correnti marine. Fissai il paesaggio dinamico, che ai miei occhi sembrava mozzafiato.
—Che mare meraviglioso... — sussurrai — Onde marine, bianche, candide come la neve stessa... ma nonostante questo, sono perfettamente identiche a loro vero? Caute in attesa di un grande evento, proprio come le onde del mare che restano immobili finché una corrente non le smuove — proseguii io nel mio monologo con il cadavere ai miei piedi — Siamo giunti qua, amico mio, vai ricongiungerti con le tue tanto adorate Onde... Bianche!—dissi con voce sadica a quel punto, spingendo i resti del vampiro con un potente calcio giù dalla finestra ed osservandolo mentre cadeva in acqua con un tonfo sordo. Sghignazzai a quella vista e mi portai una mano al volto, scoppiando in un enorme risata che parve estremamente soddisfatta e malvagia. Dopo quel breve attimo di follia, tornai in me e studiai la situazione.
—Dunque... Se mi vedono con i capelli bianchi e con quest'occhio sono fottuto. Ok. Calma... vediamo se..— dissi tra me e tentai di concentrarmi al massimo. La mia attenzione era focalizzata sul far sparire l'occhio da Dannato e farlo tornare normale. Quanto ai capelli potevo camuffarli con la cenere che si trovava nel camino accanto all'enorme finestra. Di colpo percepii qualcosa nel mio cranio cambiare. Sentii un rumore, simile ad un fruscio provenire proprio dall'occhio, cosi estrassi il telefono e mettendolo in modalità fotocamera, fissai il mio volto. Era normale, c'ero riuscito. Passai ad osservarmi i capelli. Bianchi, quasi tutti, candidi come nuvole. Non potevo esitare ancora molto, sarebbe arrivato presto qualcuno, così rimisi il telefono in tasca e corsi verso il camino, e chinandomi prelevai una copiosa manciata di cenere cospargendomela sui capelli e sperando che fossero abbastanza neri come lo erano sempre stati fino a quel momento. Fu però proprio in quell'istante che entrò nella stanza dalle scale, la persona che più speravo di rivedere, la persona per la quale avevo ceduto a Giselle, rinunciando alla mia vita normale.—Miriam... — dissi quasi commosso. Una lacrima mi scese lungo il volto, ma non era una lacrima normale, ma bensì, era una lacrima di sangue. Capendolo, la asciugai subito, favorito anche dall'oscurità cosicché Miriam non poté vederla bene. Non appena mi vide mi corse incontro saltandomi al collo e iniziando a baciarmi come mai aveva fatto prima. Ma i suoi baci non erano ricambiati da me. Avevo paura che se fossi stato preso dal momento avrei finito col farle del male, così mi limitai a sorriderle gelidamente e ad abbracciarla. Lei mi fissò dopo quell'infinito abbraccio, poi si rivolse a me con un velo di curiosità e tristezza.
—Amore... stai bene? Oddio ero preoccupatissima, ma vedo che stai bene... ma c'è qualcosa che non va credo... Ne vuoi parlare?—
—No, tranquilla— sorrisi falsamente — e se anche ci fosse qualcosa in questo momento non potresti capire, o forse si... chissà, magari... beh, andiamo dagli altri, dai che saranno in pensiero... — dissi leggermente affaticato. Avevo capito che nascondere l'occhio e resistere al far del male a chi mi stava accanto, a meno che non si trattasse sfortunatamente di Giselle, era un'ardua impresa. Ma dovevo farcela, se non per me, per tutti quelli che mi stavano a cuore.
STAI LEGGENDO
Onde Bianche - Il Marchio dei Dannati
Fantasy"Vedi Fabio, seicento anni sono davvero tanti, ma spesso, per trovare ciò che più si desidera, non basta un'eternità. Noi Dannati l'abbiamo a nostra disposizione, ma siamo così ciechi di fronte all'evidenza, da tralasciare ciò che conta davvero. Sp...