SINGAPORE (Stagione 2019): Kiss me hard before you go, Singapore sadness

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"I got my red dress on tonight
Dancing in the dark in the pale moonlight..."
- Lana Del Rey - Summertime Sadness

Si stava facendo tardi, ma Sebastian non aveva sonno. C'era qualcosa che lo disturbava, che lo faceva sentire fuori luogo. Ricordò le parole che gli aveva rivolto una sua zia che aveva incontrato dopo tanto tempo prima di partire per Singapore e comprese di avere una sola cosa da fare.
Prese il cellulare e scrisse un messaggio a uno dei suoi più cari colleghi:
"Ehi, ti disturbo?"
"No... piuttosto, come mai non sei ancora a letto a quest'ora?"
"Perché non sono un bambino piccolo come Max. Vorrei chiederti una cortesia."
"Dimmi tutto."
"Una mia zia mi ha detto di essere una grande tifosa Mercedes. Ti andrebbe di regalarle un cappellino autografato? Le farebbe molto piacere."
"Sei serio?"
"Certo che sì. Se vuoi, posso anche registrare un video quando glielo darò e fartelo vedere."
"No, mi faceva solo ridere il fatto che tua zia fosse una mia fan."
"Poteva andarmi peggio."
"Hai ragione, poteva essere una fan di quel predestinato del tuo compagno di squadra."
"Ecco, appunto."
"Se mi dici dove posso raggiungerti, ti porto subito un cappellino per tua zia."
"Grazie."
In attesa che arrivasse Lewis, Sebastian andò a controllare il proprio aspetto allo specchio. Aveva i capelli in ordine, però poteva fare di più. Si tolse la t-shirt che indossava e decise di sostituirla con una camicia a quadri.
Lewis si dimostrò veloce non solo in pista: stava già bussando alla porta.

***

"Entra pure, non è chiuso a chiave."
Lewis abbassò la maniglia ed entrò nella stanza di Sebastian.
Richiuse la porta alle proprie spalle, lanciando un'occhiata al collega.
"Wow. Io corro da te e tu mi accogli con la camicia sbottonata."
"Scusami. Sei stato così veloce..."
Lewis rise.
"Figurati, non c'è problema. Anzi, fa un gran caldo, qui dentro. Credo di avere bisogno di sbottonarmi anche la mia."
Iniziò a slacciarla, sfruttando l'occasione per mostrare al collega il proprio fisico scultoreo, con un effetto vedo-non vedo che doveva apparirgli meraviglioso.
Sebastian, tuttavia, non vi fece caso.
"Hai portato il cappellino?"
Lewis spalancò gli occhi.
"Quindi dicevi sul serio?"
"Mhm... sì."
"Oh, non l'avevo capito."
L'altro lo guardò storto.
"Allora perché sei venuto qui?"
"Pensavo che ti sentissi solo e che avessi bisogno di qualcuno che venisse a tenerti compagnia. Non so, qualcuno con cui giocare a briscola, oppure qualcuno che ti tenesse per mano rassicurandoti, perché tutto sommato puoi ancora battere il predestinato, anche se adesso è lui la stella della Ferrari."
"No, non era per questo."
"Va beh, però ti vedo un po' abbattuto, quindi sono venuto qui per una giusta causa."
"Ti assicuro che non sono abbattuto. Solo, è tardi e a quest'ora di solito dormo."
"Tutte scuse..."
Sebastian fece per protestare.
Lewis si avvicinò e cercò di metterlo a tacere.
"Davvero, Sebby, è normale sentirsi a questo modo. Io, se Valtteri andasse più forte di me, mi sentirei malissimo."
"Non sto male" ribadì Sebastian. "E ora, per cortesia, smettila di insinuarlo, se non vuoi che ti butti fuori a calci."
Lewis gli strizzò un occhio.
"Sono certo che non ne avresti il coraggio."
"Invece avrei..."
Lewis decise che Sebastian aveva già parlato troppo. Lo afferrò per il collo e lo sbatté contro la parete.
"Hai intenzione di stare zitto o devo metterti la lingua in bocca per farti tacere?"

***

Sebastian si rese conto di essersi lasciato trasportare dalle proprie gambe. Non aveva idea di dove stesse andando, ma aveva già aperto la porta e stava entrando.
Due eleganti bulldog lo accolsero abbaiando in tono festoso.
"Beati loro, a me all'improvviso gira tantissimo la testa e ho la vista annebbiata..."
Poi se ne rese conto con orrore: non era più nel suo corpo, era dentro quello di Lewis.
Lanciò un urlo.
Roscoe si avvicinò, preoccupato.
Sebastian richiuse la porta e vi si appoggiò contro, chiedendosi cosa fosse accaduto, che cosa avesse innescato quel terribile sortilegio.
L'idea di essere Lewis, in realtà, non era così terribile. Il problema era soltanto non sapere perché lo era e fino a quando lo sarebbe stato. Il giorno dopo doveva disputare il Gran Premio di Singapore, dopotutto, non poteva farlo nel corpo di Lewis... o forse sì.
Sarebbe stato bello potere vincere una gara senza che capitassero cose strane, una dopo l'altra, finalizzate a impedirglielo. Niente compagno di squadra ingombrante, niente tifosi che dicevano che Leclerc ce l'aveva più grosso e più duro, niente strategie campate in aria... niente vettura rossa e niente cavallino, questo sì, ma era una rinuncia che, nel breve periodo, poteva accettare. In più sapeva che avrebbe dovuto accettarla per forza, prima o poi, dato che prima o poi la Ferrari l'avrebbe sbattuto senza troppi complimenti in Alfa Romeo, sempre che non fosse riuscito a elemosinare un volante in Renault insieme a Daniel.
A proposito di Daniel, non capiva la gente che paragonava lui e Charles, mettendoli sullo stesso piano: tutta gente che non aveva mai trascorso il proprio tempo con un ragazzino intralciante come Charles, altrimenti non avrebbero mai osato paragonarlo a Daniel, indubbiamente il pilota più simpatico del paddock.
Non importava quale fosse stato il confronto in pista, non importava che l'australiano avesse vinto tre gran premi, si erano divertiti tantissimo insieme.
Avrebbe tanto voluto che Daniel fosse lì, in un simile momento. Però realizzava di non potergli spiegare la situazione, quindi doveva riflettere meglio sul da farsi.
Mentre pensava, prese una confezione di croccantini e ne versò un'enorme quantità nella ciotola di Roscoe e Coco. I due cani si misero a festeggiare saltellando. Probabilmente Lewis li teneva a dieta.

***

Il telefono di Sebastian, risalente all'incirca all'epoca della seconda guerra punica, si mise a squillare.
Lewis scattò a rispondere, vedendo che si trattava proprio del falso Lewis, ovvero di Sebastian.
"Ehi, dove sei scappato con il mio corpo?"
"È questo il modo di rispondere?" sbottò l'altro. "Mi spieghi che cos'è questo casino?"
"Perché dovrei saperlo proprio io?" obiettò Lewis. "Sei tu quello che ha tanti nemici che gli fanno il malocchio."
"Non scherzare, io sono pur sempre un ferrarista, quindi amato e rispettato, anche se non ai livelli di Sua Maestà Charles Leclerc, sommo imperatore di Monaco, Maranello, Monza e dei supermercati Leclerc."
"Va bene, non importa chi abbia fatto questo incantesimo, quello che conta è riuscire a risolverlo in tempi brevi."
"Come pensi di fare?"
"Come penso io? Perché non ti sforzi di pensare un po' anche tu?"
"Smettila di comportarti come se fosse colpa mia!"
"Non è colpa tua, ma sei quello che ci guadagna da questo scambio. Pensa, domani guiderai la mia macchina. Io, invece, sono condannato a stare nel corpo di un perdente."
"Fottiti, stronzo."
Lewis fece per replicare, ma non ne ebbe il tempo: Sebastian aveva già riattaccato.
Lewis scagliò il cellulare per terra.
Se ne pentì subito: i vecchi telefoni erano molto resistenti, Sebastian non se ne sarebbe nemmeno accorto, per vendicarsi dei suoi insulti avrebbe dovuto vandalizzare qualcos'altro. Magari poteva distruggere qualche camicia a quadri, sperando che si trattasse di qualcuna delle sue preferite.
Poi si calmò.
In fondo voleva bene a Sebastian, nonostante tutto.
Soltanto poco prima si erano baciati ed era stato uno dei baci più eccitanti che Lewis avesse mai dato nella sua vita.
Non osava pensare di amare Sebastian, ma quello che provava per lui era molto vicino all'amore. Avrebbe cercato di essere più rispettoso nei suoi confronti. In fondo Lewis poteva anche essere il pilota più vincente, ma era Sebastian quello che aveva la vettura più bella e sarebbe stato divertente guidarla per un giorno.

***

Era un incubo.
Era il peggiore incubo che Sebastian avesse mai osato immaginare.
Sperava di svegliarsi, che nulla di tutto ciò stesse accadendo realmente, ma ne dubitava profondamente.
Era andato a dormire nel corpo di un gangster rapper e si era alzato nel corpo di un gangster rapper.
Era andato in giro tutto il giorno con una coda composta da treccine e, quando non era in tuta, aveva indossato indumenti di dubbio gusto e, di sicuro, nessuna camicia a quadretti.
Poi si era messo al volante e aveva subito un undercut.
Era arrivato quarto come un Hulkenberg qualsiasi, al volante di una Mercedes, e come se non fosse abbastanza deprimente di per sé, aveva anche dovuto contemplare il retrotreno di Max Verstappen!
Avrebbe potuto passare sopra a qualsiasi cosa, ma non ad arrivare dietro a Verstappen anche in quella situazione...
Lewis, invece, che la sera precedente si era lamentato di dovere disputare un gran premio nei panni di un perdente, aveva vinto la gara e si era tenuto dietro il Sommo Imperatore Charles, unico idolo dei ferraristi.
Sebastian sapeva che quella vittoria non sarebbe entrata a far parte delle statistiche di Lewis, ma che sarebbe stata attribuita proprio a lui, ma era certo che il suo amato collega ne avrebbe aproffittato per sbeffeggiarlo ed etichettarlo come incapace di vincere una gara da solo.
Quando si fossero incontrati, gli avrebbe detto che cosa ne pensava di lui...
E poi, quando si incontrarono, il finto Sebastian lo afferrò per un braccio e gli ordinò: "Vieni con me."
Prima di potere ribattere, il finto Lewis si sentì letteralmente trascinare e lo assecondò, andando con lui in un angolo buio.
"Allora, ti sei divertito? È questo che vuoi dirmi? Lo so già."
"No, non lo sai affatto, perché dopo la fine della gara ho detto a quell'impiastro che deve smetterla di lamentarsi e che d'ora in avanti dovrà accontentarsi di guardarmi il culo."
"E lui?"
"Si è accorto che Max aveva sentito tutto e stava ridendo, quindi è andato a nascondersi dietro una pianta per l'imbarazzo."
"Non ci credo."
"Sei libero di non crederci. Comunque ho capito una cosa: ieri sera ci siamo dati la lingua in bocca e ci siamo scambiati i corpi, quindi può darsi che basti tornare a limonare per tornare come prima."
"Ne sei sicuro?"
"No, però vale la pena di provarci, non credi? Al massimo resterà un bel bacio."
In fondo era un'idea allettante.
Lewis chiuse gli occhi, preparandosi al bacio. Sebastian li chiuse a propria volta, poi affondò la propria lingua tra le labbra di Lewis.
Ebbe un capogiro terribile.
Quando ebbe la forza di alzare le palpebre e di staccarsi dalla bocca che stava baciando, Lewis apparve di fronte a lui, con la sua aria da gangster rapper e con le sue treccine.
"Ha funzionato" mormorò.
"Già" convenne Lewis. "C'è solo un lato negativo."
"Quale?"
"Se questo è l'effetto, non potremmo baciarci mai più."
Sebastian obiettò: "Non è stato poi così terribile..."
"No, ma preferisco vincere gare con il mio nome e con la mia macchina, invece che spacciandomi per te" puntualizzò Lewis. "Per il resto, è stato tutto perfetto."

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