BONUS (AU age regression): L'importanza delle macchinine rosse

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Lewis si ostinava a non arrivare e Sebastian era stanco di aspettarlo. Per quella ragione decise di uscire in cortile anche senza di lui, con le sue macchinine, pronto a simulare un gran premio.
Avrebbe voluto mettere una Ferrari in prima fila, ma il suo fratello adottivo gli aveva inculcato il senso del realismo, pertanto decise di mettere in prima fila due Mercedes, seppure a malincuore. Cercò di rincuorarsi, era sempre meglio che metterci la Redbull di Max Verstappen, il pilota più importante al mondo, che né lui né Lewis avevano mai sopportato. Per fortuna nemmeno i loro genitori adottivi tifavano per lui, il che era un passo avanti visto il diffondersi sempre più della Orange Nation.
Tutto solo, con aria sognante, Sebastian si improvvisò telecronista.
«Si accendono le luci rosse e scattanohhhh le vetturehhhh!»
Mosse le prime macchinine, una dopo l'altra, poi alzò gli occhi per guardarsi intorno. Lewis era andato di nascosto dall'altra parte dell'isolato per andare a trovare la sua fidanzatina, una bambina che sembrava una principessa e rispondeva al nome di Britney, e non era ancora tornato.
Pazienza, si stava perdendo una gara bellissima e, al suo arrivo, l'avrebbe trovata già iniziata: Sebastian avrebbe deciso da solo come farla procedere e i risultati.
Decise di dare un tocco di classe all'evento e, presa la Williams numero 88, gli fece recuperare diverse posizioni, facendolo risalire ai margini della top-ten.
«Vediamo Kubica in rimonta, mentre Russell è ultimo!»
Dopo quell'importante svolta, si concentrò su quello che succedeva più avanti. Mise a fianco a fianco una Ferrari e una Redbull, immaginandosi un duello epico.
Per il senso del realismo che gli aveva inculcato Lewis, fece cozzare la Ferrari contro la Redbull e le fece fare un testacoda.
Proprio in quel momento, alle sue spalle, sentì delle risate.
Erano i figli dei suoi vicini, i fratelli Webbonso. Sebastian non aveva mai molto a che fare con loro, perché Mark e Fernando erano molto più grandi di lui.
I due si misero a prenderlo in giro:
«Hai visto, Ferni, non è neanche capace di controllare una Ferrari?»
«Ah ah ah, se ci fossi stato io, al posto suo, non sarei mai andato addosso a una Redull!»
«Concordo, non mi saresti mai venuto addosso.»
«Davvero ti piace così tanto la Redbull?»
«Certo, e piacerebbe anche a te se ti scarrozzassi dopo che sei rimasto a piedi.»
«Sarebbe bello. Vero, bimbo?»
Sebastian non rispose.
Non gli era mai capitato di incontrare i Webbonso quando era da solo, c'era sempre stato Lewis insieme a lui... perché non tornava? Avrebbe saputo di certo cosa fare!
Invece non c'era niente da fare, Lewis era lontano e Mark e Fernando adesso erano di fronte a lui e gli stavano facendo una serie di pernacchie.
Poi Mark si chinò sulle macchinine. Ne prese una verde e gli buttò addosso una Redbull, facendola cappottare.
Fernando, nel frattempo, aveva preso in mano una Ferrari urlando: «You have to leave the space, all the time you have to leave the space!»
Quei due dovevano essere completamente matti, erano i bambini più fuori di testa di tutto il vicinato. Gli altri erano tutti tranquilli: c'era Kimi che se ne stava sempre in silenzio e ogni tanto mangiava dei gelati affacciato alla finestra, oppure Daniel, un bambino più piccolo, che sorrideva sempre senza un motivo ben preciso.
Sebastian cercò di recuperare il controllo della situazione.
«Restituitemi le mie macchinine!»
Fernando si infilò una Ferrari in tasca, replicando: «Tutte le macchinine rosse sono miehhhhh!»
Poi rise in modo sguaiato, facendo spaventare Sebastian.
«Non è vero, quella è mia e di Lewis» dichiarò. «Ce l'ha comprata nostra madre!»
«Non è la vostra vera madre, vi ha presi in un orfanotrofio perché i vostri veri genitori vi hanno abbandonati. Hai capito? Sia tu sia Lewis siete stati abbandonati dai vostri rispettivi genitori, perché non vi volevano! Se foste rimasti là dove eravate, non avreste posseduto delle macchinine!»
Si avvicinò un altro bambino che abitava poco lontano. Si chiamava Felipe e aveva più o meno la stessa età di Fernando.
Si rivolse a quest'ultimo, rimproverandolo per il suo comportamento sconsiderato.
«Dai, Fernando, smettila, non devi tormentare i bambini piccoli!»
Parole sagge, Felipe doveva essere stato educato bene dai suoi fratelli maggiori Michael e Rubens, che si erano sempre dimostrati piuttosto responsabili.
Fernando rispose con una pernacchia.
Felipe non si lasciò impressionare.
«Restituiscigli la macchinina che gli hai rubato.»
«Io non gli ho rubato niente» replicò Fernando. «È lui che non sa badare alle proprie cose!»
A quel punto tornò a rivolgersi a Sebastian e gli fece una pernacchia micidiale.
Per fortuna in quel momento arrivò il suo salvatore: di ritorno dall'appuntamento con Britney, Lewis si introdusse nel cortile e si mise a ruggire come una marmotta assassina del Quebec, lanciandosi all'inseguimento dei fratelli Webbonso. Mark si allontanò fischiettando, mentre Lewis si concentrava su Fernando e, ruggendo, l'aveva raggiunto e gli stava svuotando le tasche, recuperando la Ferrari.
Sebastian iniziò a piangere per la commozione.
Dopo avere scacciato tutti, Lewis si avvicinò a lui e lo abbracciò teneramente, dandogli un bacio sui capelli.
«Avresti dovuto aspettarmi» gli disse, con dolcezza. «Lo sai che Mark e Fernando sono bambini kattivihhhh, non devi fidarti di loro.»
«Hanno detto che non dovremmo avere delle macchinine» gli confidò Sebastian, «Perché i nostri veri genitori ci hanno abbandonato.»
«I nostri genitori sono quelli che ci hanno adottato» disse Lewis. «Ci hanno scelti perché, quando ci hanno visti, gli siamo sembrati meravigliosi come due piccoli angeli e hanno deciso che ci desideravano come figli. Non sei contento? Io sì. Ero solo, mentre adesso ho una mamma, un papà e anche un fratellino adorabile!»
Lo lasciò andare e affiancò una Mercedes e una Ferrari, simulando un duello piuttosto intenso.
«Lewis Vettelton passa sotto la bandiera a scacchi» decretò infine, «E va a vincere davanti a suo fratello Sebastian!»
A quel punto Sebastian fu travolto da un grosso dubbio.
«Lewis, perché vinci sempre tu? Ogni tanto dovresti lasciare vincere anche me!»
«Sei troppo piccolo» stabilì Lewis. «Quando sarai più grande, forse, ti lascerò vincere, qualche volta.»

Le Cronache dei VetteltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora