BONUS (Random): Homeschooling

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L.J. entrò in soggiorno tenendo in mano due modellini di monoposto, una Mercedes e una Ferrari.
Lewis intuì subito dove volesse andare a parare, ma non poté trattenere un sorriso quando il bambino gli domandò, timidamente: "Papà Lew, giochiamo con le macchinine?"
Lewis allungò una gomitata al proprio consorte e lo accusò: "è colpa tua!"
Sebastian lo guardò con innocenza.
"Di cosa parli?"
"Hai insegnato a L.J. solo a giocare con le macchinine! Non gli hai inculcato in testa qualche sano concetto."
"Del tipo?"
"Del tipo che ogni tanto deve anche dedicarsi alla cultura, altrimenti quando inizierà le elementari sarà ignorante tanto quanto lo eravamo noi alla sua età!"
"Va beh" obiettò Sebastian, dopo una lunga riflessione. "La cultura non è così importante."
"Lo è eccome, invece" puntualizzò Lewis. "Ti immagini se dovesse finire in classe con la figlia di Rosberg? Non potrei sopportare l'idea che quella bambina avesse dei voti più alti dei suoi!"
"Questa" ammise Sebastian, "Mi sembra una preoccupazione rispettabile."
Lewis si sentì sollevato, un po' come il giorno in cui Sebastian aveva accettato di sposarlo e di adottare L.J.: il loro piccolo erede sarebbe diventato un fenomeno.
Lo invitarono a riporre le macchinine in un posto in un posto in cui Roscoe non potesse impossessarsene e a sedersi accanto a loro, per una prima lezione intensiva.
"Oggi iniziamo da matematica" disse Lewis. "Nello specifico ti insegneremo i numeri. Partiamo dal numero uno..."
"Veramente" obiettò Sebastian, "Ci sarebbe prima lo zero."
"Così gli confondi le idee."
L.J. guardò prima l'uno poi l'altro.
"Papà Sebby, davvero esiste il numero zero?"
"Certo che esiste" rispose Sebastian. "È il numero che portava un tipo brutto e cattivo negli anni '90."
"Che cosa stai dicendo?!" protestò Lewis. "Damon Hill non è un tipo brutto e cattivo."
"Ma litigava sempre con Michael Schumacher, quindi ciò lo rende tale."
"Sei un fanboy."
"E tu non conosci i principi della matematica. Il numero zero non ha alcun valore. Deve essere per questo che tutti sono convinti che Hill non abbia mai combinato un ca**o in carriera."
"Sebastian, non dire parolacce davanti a L.J.!" lo rimproverò Lewis. "Credo che sia meglio passare al numero uno, che è quello che porta il campione del mondo in carica."
"Sempre ammesso che non ritenga che il suo numero a due cifre sia più figo."
"Non è che sia più figo. È che non ho bisogno del numero uno per sentirmi migliore di te. So già di esserlo."
"Come sei modesto."
"Mi sto solo limitando ad affermare un dato di fatto."
"Cosa credi, di avere vinto qualcosa con la Ferrari? Solo questo ti rende importante agli occhi della società."
"Sì, hai ragione, Sebby, siamo due nullità, perché non abbiamo vinto mondiali con la Ferrari. L'unica differenza tra me e te è che io non l'ho mai guidata."
L.J. intervenne: "Papà Lew, perché continui a dire a papà Sebby che è uno scarso?"
Sebastian ridacchiò.
"Vedi, Lewis? Questo bambino non ha problemi di apprendimento. Propongo di sospendere la lezione di matematica per andare a portare dei croccantini a Roscoe."
"Non ci pensare nemmeno" replicò Lewis. "Quel cane diventerà grasso come Montoya, se continui a dargli da mangiare ogni volta in cui ti gira intorno."
"Chi se ne frega se ingrassa, quello che conta è che sia felice."
"Mi piace il tuo modo di pensare, ma siamo appena al numero due. Tradizionalmente era il numero del compagno di squadra del campione del mondo, ovvero uno zerbino. Ai giorni nostri è stato il numero di Vandoorne."
"Quindi" intervenne Sebastian, "era meglio una volta, in cui spettava al Barrichello della situazione, ovvero a un pilota decisamente più rispettabile di Vandoorne."
"Poi c'è il tre..."
L.J. esclamò: "Il numero dello zio Dan!"
Lewis lo guardò con approvazione: L.J. era un bambino intelligente.
"Esatto, proprio il suo numero. In passato, tuttavia, lo portava generalmente il pilota che era arrivato secondo nel mondiale l'anno precedente. Quindi sarebbe stato il numero perfetto per Sebastian, almeno prima dell'avvento di Charles, un tipo ignorante come una capra che perde sempre nelle challenge."
"Poi c'è il numero quattro, che con il vecchio sistema non ha mai vinto un mondiale. Con la nuova numerazione, invece, l'ha portato prima Chilton, un tipo che sembrava un bambino, e adesso ce l'ha Norris, uno che fa sembrare Chilton adulto."
"Norris è un bambino piccolo, più o meno come te" aggiunse Lewis. "Gli piace bere il latte e tutto ciò è scorretto, perché le mucche dovrebbero stare libere nelle praterie e non essere allevate e munte per dissentare quel trollone di Norris."
"Nella mia tenuta in Svizzera ho diverse mucche" replicò Sebastian, "E mi sembrano piuttosto contente di non stare libere nelle praterie e di essere munte. Quando vado a salutarle, mi salutano sempre facendomi delle linguacce."
"Io e te non la penseremo mai allo stesso modo sull'allevamento delle mucche, ma non fa niente. Passiamo al numero cinque, quello che classifica insindacabilmente i perdenti che non vinceranno mai un mondiale in Ferrari."
"Attento a quello che dici, perché potrei immedesimarmi in Verstappen Senior e picchiarti!"
"Orrorehhhhh! Domestic abuse! Perché non dai il buon esempio a L.J.? Cos'altro vuoi fare, prendermi a ruotate per le strade di Baku?"
"Ammetto che sarebbe un'idea bellissima, ma cercherò di trattenermi. A questo punto non ci resta che passare al numero sei... L.J., il numero sei è importantissimo, perché è quello che portava il migliore amico del tuo altro papà."
Lewis obiettò: "Veramente Nico non è affatto il mio migliore amico. Non lo sopporto."
Sebastian replicò: "Tutto ciò non è credibile. Vi ho visti proprio stamattina che facevate comunella sui balconi e che criticavate le camicie rosa stese da Eddie Jordan."
"Mi sembrava doveroso criticare le camicie rosa di Eddie Jordan" precisò Lewis, "e per fortuna anche Nico la pensava come me."
"Ancora con questi stereotipi che il rosa è da donna? Il popolo di Twitter chiederà la tua fucilazione."
"No, il rosa non è un colore da donna, è un colore da ragazzino ricco che si fa comprare una scuderia dal padre. Mi sembra inappropriato a qualunque altra categoria di persone."
"Bwoah."
"Perché parli in finlandese, Sebastian?"
"Perché dobbiamo passare al numero sette, che è quello di Raikkonen, un bevitore di sostanze alcoliche che ama stare in silenzio e imbambolato come una statua greca."
Lewis si rivolse a L.J.: "Questa statua greca è uno degli amici più cari del tuo altro papà."
"Veniamo a questo punto al numero otto" proseguì Sebastian.
"...Che è il numero di un pazzo assassino che commette azioni improponibili, come sbattere le uova dentro una terrina per cucinare torte e frittate" aggiunse Lewis. "Grosjean è un tipo veramente poco raccomandabile. Passiamo quindi oltre, perché vicino al numero otto c'è il numero nove, che è quello di Ericsson. È un amico di Grosjean e a volte lo va a trovare in cucina. Quando lo vede, Grosjean lascia cadere le uova per terra, facendo dei casini. Oppure va a sbattere in regime di safety car. Ericsson è anche un nemico degli animali, in quanto una volta ha investito a bordo della sua bicicletta un pollo gigante."
"Per fortuna quel pollo si è guardato bene dall'entrare in pista durante un gran premio" spiegò Sebastian. "Credo che sia arrivato il momento di interrompere la lezione di matematica e passare a una di scienze naturalistiche. Che cosa ne dici, Lewis? Perché non illustriamo a L.J. quali sono gli animali più importanti?"
"I gabbiani!" esclamò Lewis. "Grock, grock, grock!"
L.J. si mise a imitarlo, gracchiando a sua volta come un gabbiano canadese.
Sebastian ci tenne a rammentare a Lewis: "Ti ricordo che una volta hai tirato dritto come se niente fosse, fregandotene della coppia di gabbiani che amoreggiava sul circuito di Montreal!"
"Hai ragione, ho tirato dritto" ammise Lewis, "Perché gli unici gabbiani che amoreggiano di cui mi importa siamo io e te."
L.J. azzardò: "Quindi non hai altri amici gabbiani?"
"Certo, tutti i gabbiani in realtà sono miei amici" dichiarò Lewis, con fermezza. "Invece piloti come Verstappen hanno solo amici poco importanti come i varani."
"Mentre Rosberg invece è amico delle tortore, animali non eccezionali come i gabbiani, ma sicuramente molto rispettabili."
"Anche Nasr, inoltre, è amico delle tortore."
"Mentre Raikkonen è amico delle lepri."
"E tutti i brasiliani sono a tu per tu con i gufi."
"Mentre i piloti delle Supercar Australiane sono tutti amici dei canguri che fanno occasionalmente invasione di pista."
"Mentre un cane sbucato dal nulla una volta ha tentato di fare amicizia con Bruno Senna, ma gli è andata male."
"Anche in India una volta è entrato un cane in pista. Chissà se era un tifoso di Chandhok o di Karthikeyan."
L.J. osservò: "Chandhok ha detto che papà Sebby poteva tagliare tutte le chicane che voleva in Canada senza essere penalizzato."
"Quindi" ribatté Lewis, "Mi auguro di cuore che quel cane non fosse un suo sostenitore."
Sebastian andò a colpo sicuro: "Quel cane tifava sicuramente per la Ferrari, come tutti."
"Quindi sarà rimasto piuttosto sconvolto dal mondiale che hai vinto quell'anno. Non ti vergogni nemmeno un po', Sebastian, di avere traumatizzato un povero animale?"
"No, e sono certo che anche nostro figlio sia contento di sapere che in passato ho vinto anch'io dei mondiali. Sei contento, L.J.?"
"Non tanto" ammise L.J., un po' timidamente, "Perché lo zio Dan non l'ha mai vinto..."
Fece un sorriso innocente, ampio come quello di Daniel.
Lewis e Sebastian si scambiarono un'occhiata. Com'era possibile che quel bambino degenere non tifasse per nessuno dei suoi padri, ma solo per uno zio acquisito?
Per fortuna trovò il modo di soddisfare entrambi, quando si mise a gracchiare come un gabbiano in modo random: "Grock, grock, grock!"
Il bambino guardò entrambi con aria innocente, poi chiese: "Adesso possiamo andare a giocare con le macchinine?"
Di fronte a quella domanda, né Lewis né Sebastian ebbero il coraggio di dire di no: anche la lezione di scienze naturalistiche era ufficialmente terminata.

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