BONUS (Anni '80): Season Finale

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Il tracciato di Adelaide non era molto lungo, ma era incredibilmente tortuoso. Completarlo significava percorrere innumerevoli volte quelle strade, arrivando quasi al limite delle due ore. Metteva a dura prova le monoposto, i motori, ma soprattutto le gomme, che potevano essere fondamentali al fine del risultato.
Era l'ultimo gran premio della stagione, quello che assegnava il titolo mondiale, al termine di una stagione molto combattuta e con più di un pretendente. Erano arrivati in tre in lotta per il campionato a quell'ultimo evento della stagione, due compagni di squadra e un terzo incomodo, per un finale di stagione sulla carta piuttosto scoppiettante, anche se era facile prevedere che in qualche remoto angolo del mondo fosse un evento destinato ad essere ignorato. Per esempio in Italia in pochi si sarebbero alzati alle cinque di mattina, sapendo che le Ferrari di Nico Hulkenberg e Brendon Hartley non potevano lottare nemmeno per un misero gradino più alto del podio.
"Forse nemmeno per quello più basso" ricordava di avere pensato Sebastian, accarezzandosi i folti baffi, prima di infilarsi il casco e di calarsi nell'abitacolo della Williams numero 5. "È incredibile come quella che un tempo era la scuderia più importante del mondo faccia a malapena da contorno, mentre le Williams, le McLaren e le Lotus possono competere per la vittoria."
Quanto tempo era passato da quelle riflessioni che adesso gli apparivano di poco conto? Perché gli tornavano in testa? Forse perché, se la gara fosse stata la lotteria che era sembrata fino a quel momento, almeno Hartley, l'unico ferrarista ancora in pista, avrebbe addirittura trovare il proprio spazio nel mondo?
Era passato troppo tempo, decise Sebastian. Dopo che il mondiale era terminato così bruscamente, non aveva che una cosa da fare, proprio quella che gli aveva suggerito uno dei suoi colleghi meno altolocati che, curiosamente, in quel momento si trovava ancora in pista.
Si erano incrociati per caso prima della gara, prima ancora del momento in cui Sebastian aveva formulato quel pensiero sulla Ferrari. Il pilota della Zakspeed - una scuderia molto interessante e pittoresca, anche se stava sul lato che non contava della griglia di partenza - che lo detestava cordialmente e gli aveva promesso che, se un giorno fosse diventato un opinionista televisivo, avrebbe passato il proprio tempo a criticarlo, l'aveva fissato a lungo, poi aveva osservato: "Secondo me faresti bene a liberarti di quei baffi."
Sebastian aveva spalancato gli occhi per lo stupore.
"I baffi?"
"Sì, la peluria varia porta sfortuna!"
"Questa non è 'peluria varia', sono due splendidi baffi eleganti!" aveva osservato Sebastian, "Due baffi da gentleman inglese che ogni giorno beve il tè alle cinque in compagnia della moglie."
Né lui né sua moglie erano inglesi, ma gli piaceva calarsi nella parte e bere tè fumante sognando di essere un giorno proclamato baronetto per meriti sportivi, cosa che a quel backmarker che guidava la Zakspeed non sarebbe mai accaduta. Jolyon Palmer sarebbe diventato davvero un opinionista televisivo, Sebastian ne era certo.
Pensando ancora a lui, incrociò Fernando che girava avanti e indietro per la pitlane nella sua tuta nera, imprecando contro il motore che l'aveva lasciato a piedi una mezz'ora prima.
"Ma un giorno le cose cambieranno!" dichiarò. "Un giorno guiderò la McLaren Honda e vincerò finalmente il mondiale! Anzi, vincerò quei tre mondiali che ho sempre sognato di vincere! Allora quel fallito di Jolyon Palmer si pentirà di essere stato sulla mia strada!"
Se Sebastian non fosse stato solito duellare aspramente con Fernando in pista, sarebbe andato immediatamente a stringergli la mano, complimentandosi con lui per quella sparata completamente a caso contro Jolyon. In quel momento, tuttavia, aveva una cosa importante da fare. Si sarebbe fatto una doccia per schiarirsi le idee, poi, se non si fosse ravveduto all'improvviso, avrebbe proceduto con un'azione plateale.
Mentre correva a destinazione, si scontrò contro uno dei piloti della McLaren, al quale caddero i preziosi oggetti che teneva in mano, un accendino e un pacchetto di sigarette.
Kimi si chinò a raccogliere tutto, borbottando qualcosa nella sua lingua da tagliaboschi. Poi si rialzò e, dall'alto del suo splendore, si mise a imprecare contro la poca tenuta delle gomme. Quella era una prova: Kimi portava da sempre un grosso paio di baffi alla Asterix, quindi era vero, la peluria facciale era causa di disgrazie e di forature, Palmer aveva ragione! Forse Kimi avrebbe fatto bene a darsi anche una spuntatina ai capelli, invece di starsene lì a fumare così come se niente fosse, ma non importava più, ormai era un vecchio pensionato e c'era ben poco che potesse fare.

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