I ramoscelli del platano erano carichi di foglioline verdi, tenere e gioiose, e oscillavano languidi all'insinuarsi del vento. Sveva, seduta in auto, li fissò per un po'. Dentro di lei si agitava un vento ben più forte.
La mattina era stata proficua; con il professor Turriani aveva cominciato a lavorare sul piano di studi ed era stata nella clinica dove avrebbe lavorato per tutto il semestre milanese, dove aveva conosciuto i suoi nuovi colleghi.
Non era andata altrettanto bene nel pomeriggio, quando aveva sentito le sue amiche e colleghe newyorkesi e inevitabilmente erano finite a parlare di Logan. Lo avevano visto in ospedale con la sua nuova fiamma nel reparto di ginecologia, e, fatte alcune domande in giro, erano venute a sapere che la coppia molto probabilmente aspettava un bambino.
Quella notizia l'aveva devastata. Prima che Logan la lasciasse dicendole che si era innamorato di un'altra le aveva chiesto di sposarlo. Credeva che sarebbero stati insieme per sempre, che avrebbero avuto dei figli e sarebbero invecchiati in una casa in campagna, come avevano sognato più e più volte. Sveva non si era accorta di niente, solo nelle ultime settimane era diventato distratto e scostante ma lei credeva che fosse a causa dello stress per i preparativi e le decine di cose da fare in vista del matrimonio. Così, quando una mattina Logan le aveva detto che non l'amava più le era crollato il mondo addosso.
Si era colpevolizzata, aveva passato giorni davanti allo specchio a chiedersi dove avesse sbagliato, cosa avesse l'altra donna che lei non era stata in grado di dare a Logan. Poi aveva deciso di reagire, non era colpa di nessuno se i sentimenti di Logan per lei erano svaniti. Ma al lavoro lui era sempre presente, sempre felice, e lei sempre più triste, con il cuore a pezzi e una casa vuota che era diventata la sua gabbia. Per questo aveva accolto di buon grado la proposta del professor Turriani, per riuscire a respirare di nuovo.
Erano trascorsi solo sei mesi... e già aspettavano un bambino. Il dolore che con un lavoro meticoloso era riuscita a contenere aveva rotto gli argini e l'aveva riempita tutta. Asciugò con delicatezza una lacrima scappata via e scese dall'auto che le aveva prestato Enrico, una delle tante che possedeva. Aveva promesso al fratello che ci sarebbe stata a questa festa e poi sentiva proprio il bisogno di tenere la mente occupata da altro.
L'appartamento del fratello era situato al centro di Milano, al terzo piano di un palazzo antico. Enrico ci viveva da solo e aveva chiesto a Sveva di stare da lui ma lei aveva preferito tornare nell'appartamento di famiglia, vuoto perché i genitori ormai vivevano stabilmente in un casolare nella val d'Orcia.
Grande, luminoso e dotato di ogni genere di comfort, l'appartamento di Enrico rispecchiava la sua personalità, sempre attenta alle ultime tendenze in fatto di moda e tecnologia.
Ad aprirle la porta fu Kieran. Sveva non si aspettava di trovarlo lì. La guardò con quei grandi occhi neri fieri e decisi, accennò un saluto e si spostò per lasciarla entrare.
Il salone era in stile minimal, un mobile basso con il ripiano in vetro su cui poggiava un televisore gigantesco che occupava tutta la parete, un divano altrettanto grande di fronte e a terra un soffice tappeto e un tavolino. Alle pareti c'erano foto di Enrico con i vari trofei vinti e qualcuna della famiglia. Sveva si guardò intorno. Non c'era traccia del fratello e in casa era tutto silenzioso. Chiese dove fosse Enrico.
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Così dannatamente bello
RomanceDISPONIBILE IN EBOOK E CARTACEO SU AMAZON 🌹 A pochi mesi dalla rottura con il fidanzato, Sveva torna in Italia per lavoro dopo aver vissuto a lungo a New York. Si aspetta di trovare un po' di tranquillità e riposo dalla vita frenetica newyorkese ma...