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Il vento soffiava forte per le strade di Goteborg, scuoteva gli alberi e portava con sé l'odore del mare

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Il vento soffiava forte per le strade di Goteborg, scuoteva gli alberi e portava con sé l'odore del mare. Kieran, già abituato al caldo dell'Italia, tirò su la zip del giubbotto di pelle.

Si sentiva ancora frastornato dalla sera precedente, non tanto per aver bevuto, quanto per il comportamento che aveva avuto nei confronti di Sveva. Cercava in tutti i modi di non pensare al corpo di lei stretto al suo, ma le immagini si affollavano nella testa, lasciandogli in tutto il corpo un flebile desiderio di lei. Possibile che fosse attratto da Sveva?

Eppure il sentimento che aveva provato sulla terrazza, quando l'aveva vista con Mark, era inequivocabile. Era scappato via, infuriato come non mai, per evitare di commettere qualche stronzata ed era stato costretto a inventarsi una scusa con Enrico per averli lasciati senza macchina, senza preavviso. Quando lo aveva sentito al telefono poco prima di partire gli aveva raccontato di aver rimorchiato una ragazza, quando invece aveva trascorso qualche ora a far ruggire il motore della macchina per le strade di Milano cercando di sbollire la rabbia. Poi gli era venuta l'idea: invitare tutti i compagni qualche giorno da lui, compresa Sveva. Doveva assolutamente farsi passare quella specie di attrazione e trascorrere del tempo con lei gli avrebbe fatto capire quanto fossero lontani e incompatibili. Più ci pensava e più gli appariva un'idea fantastica; il giorno dopo avrebbe fatto un giro di telefonate e organizzato tutto.

Affrettò il passo, mancavano ancora metri alla casa di Helena. Non le aveva detto del suo arrivo, voleva farle una sorpresa, e voleva farla anche a Bjorn e Petter, ai quali era destinata la busta piena di regali che stringeva in mano.

Sorrise, figurandosi nella mente il momento in cui i due piccolini avrebbero scartato i regali. Il sorriso si fece più largo quando nella scena apparve anche il viso di Helena che lo rimproverava di viziarli troppo.

Bussò alla porta. Helena viveva in un quartiere residenziale, in una villetta con un piccolo giardino davanti e il tetto spiovente. Comparve sulla soglia in tenuta sportiva, i capelli biondi raccolti in uno chignon. Gli occhi le si illuminarono e un sorriso radioso le colorò il viso perfettamente truccato. Aveva quarant'anni, ma ne dimostrava dieci in meno.

«Kieran! Quando sei arrivato?» si slanciò per abbracciarlo.

«Sono atterrato un'oretta fa, più o meno.»

Non fece in tempo a mettere piede in casa che Bjorn e Petter, due angioletti biondi come la madre di nove e sei anni, arrivarono dal salone e si fiondarono tra le braccia di Kieran.

«Kieran, sei venuto!»

«Kieran, che bello che sei qui!»

«Vieni a giocare con noi?»

«Stavamo giocando a Battaglia Navale.»

«Ehi, voi due. Lasciate stare Kieran, è stanco dal viaggio.»

La donna cercò di liberarlo, ma Kieran strinse i bambini e annuì. Non riusciva a smettere di sorridere. Era indescrivibile quanta gioia gli procuravano quei due angioletti. Si alzò, raccolse la busta da terra ed esclamò: «Guardate cosa vi ho portato!»

Così dannatamente belloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora