16.

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Buonanotte?!

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Buonanotte?!

Sveva mosse qualche passo verso Kieran, per metà già dentro al bar.

«Dove credi di andare?»

Infilò le dita nei capelli per smuoverli e sistemarli. Quel bacio...dio, era stato fantastico. Urgente ma allo stesso tempo delicato, l'aveva avvolta come un'ondata d'acqua calda che cadendo su di lei aveva sciolto tutte le riserve. E ne voleva ancora, sebbene si fosse fermata perché stava letteralmente perdendo il controllo.

Kieran si bloccò e fece un passo indietro. Richiuse la porta e respirò profondamente mentre la accarezzava tutta con gli occhi lasciandole una scia di fuoco sottopelle. Lo sguardo era quello di un predatore pronto ad attaccare la sua preda.

«Mi stai facendo perdere la testa, Sveva...»

Capiva bene di cosa stesse parlando ma lei non aveva apprezzato molto il suo modo di fare quando era arrivata al bar.

«Poco fa mi hai a malapena salutata e adesso questo» si umettò le labbra, sentendo ancora il sapore di Kieran in bocca. «Che ti prende?»

Kieran spostò lo sguardo di lato, sorridendo per qualcosa che solo lui poteva capire. Sorrise anche lei, di riflesso, perché il suo viso era così bello quando lo faceva e si sentì piena di un'emozione forte che stringeva nello stomaco.

«Niente, è solo che...»

Sembrava essere in imbarazzo. «Solo che?» lo incalzò. Incrociò le braccia al petto. Non se la sarebbe cavata tanto facilmente, ci era rimasta malissimo.

Lui avanzò di un passo, l'arpionò per le braccia e le sue labbra morbide e calde furono di nuovo su di lei. Le mani grandi e forti le accarezzarono la schiena, lente e sensuali, fino ai glutei, schiacciandola contro la sua erezione. Non voleva reagire così, ma il suo corpo la pensava diversamente. Il suo corpo desiderava essere riempito da Kieran. Calore e piacere si sprigionarono dal ventre verso tutto il corpo. Gli mordicchio il labbro.

«Kieran...»

«Andiamo a casa mia.»

Sveva fece scorrere le dita sul suo volto cesellato alla perfezione. Sì, le urlava il suo corpo; no, le diceva la testa. Voleva sapere che cosa gli passasse per la testa, tutto il resto poteva aspettare.

«A casa tua, se preferisci. Basta che andiamo via di qua.»

«Prima rispondi.»

Kieran sospirò e la lasciò andare. «Possiamo parlare dentro, per favore? Qui non riesco a controllarmi.»

Sveva annuì ed entrarono, Kieran si teneva dietro di lei, distanziato di qualche passo. Trovò un divano libero e si sedette; lui prese posto dal lato opposto, il corpo teso nello sforzo di restare immobile nel suo cantuccio. Accavallò le gambe e scostò i capelli da un lato, lasciando scoperto il collo. Kieran osservava rapito ogni suo movimento e questo la eccitava, sentiva di avere il completo controllo della situazione.

«Stasera hai deciso di mandarmi al manicomio.»

«Magari dopo.»

Lo scintillio negli occhi del calciatore le fece capire che aveva apprezzato molto quella risposta.

«Allora, che ti è preso prima?»

Kieran si guardò intorno, arrabattando una risposta che, era chiaro, lo metteva a disagio. «C'è stato un fraintendimento. Ho creduto che tu fossi incinta.»

Sveva strabuzzò gli occhi. «Io? Da dove è venuta fuori questa credenza?»

Sapeva che Valentina aveva già dato la notizia a Enrico, perché voleva affrontare la situazione con il suo supporto, ma, se anche suo fratello glielo avesse già detto, come aveva fatto a fraintendere? In quel momento il volto di Kieran divenne serio.

«Stamattina, nel tuo ufficio, ho guardato le analisi. Credevo fossero tue.»

«Hai guardato le analisi? Kieran, sei impazzito? Sono documenti privati e riservati!» sbottò lei, sentendo la rabbia montarle dentro. Come si era permesso di leggere delle analisi che non erano sue?

«La ragazza aveva detto che erano tue, e quando ho visto Test di gravidanza mi sono incuriosito e ho letto il risultato.»

«Anche se fossero state mie, sarebbero state riservate lo stesso.»

Lui allargò le braccia. «Lo so. Non sono riuscito a fermarmi.»

Sveva prese un respiro profondo cercando di calmarsi. «Kieran, hai fatto una cosa gravissima.»

«Ok, lo so, ho sbagliato. Adesso però non cominciare con questo atteggiamento da perfettina, bacchettona che non fa mai errori. Ero venuto per chiederti di uscire a cena con me, stasera. Anzi, volevo invitarti a casa mia.»

L'irritazione di Sveva crebbe a dismisura quando udì le parole "perfettina" e "bacchettona", ma calò bruscamente quando la sua mente registrò la frase "invitarti a casa mia" e le implicazioni che comportava. Tutta l'eccitazione che si era spenta dopo la sua confessione eruttò con prepotenza. Inarcò un sopracciglio, le spalle che cominciavano a rilassarsi di nuovo.

«E poi? Quindi non hai ricevuto nessuna telefonata, hai visto le analisi e sei scappato.»

A ricordarsi bene, Kieran aveva il volto cinereo quando l'aveva salutata e una gran fretta di andarsene. Non ci aveva badato solo perché era stata felicissima della sua visita.

Kieran annuì. «Ero infuriato.»

«Per quale motivo?»

«Non so se lo hai capito, ma mi piaci.»

«Se fossi stata incinta non ti sarei piaciuta più...»

«No, non è quello. Non saresti stata libera, saresti stata con un altro uomo. Ma» la sua mano scivolò sul divano fino a raggiungere quella di lei. Sfiorò le lunghe dita morbide con i polpastrelli «è stato solo un fraintendimento e adesso ti sto invitando a casa mia per un drink.»

Sveva guardò le loro mani, poi lui, mordicchiandosi il labbro. Si sporse nella sua direzione. «Un drink potresti offrirmelo anche qui. Ma adesso si sta facendo tardi e domani mattina devo andare al lavoro.» Portò il viso a pochissimi centimetri da quello di lui. «Buonanotte, Kieran.»

«Aspetta, te la sei presa perché ho visto le analisi? È una stupidaggine, dai.»

Kieran la tallonava mentre lei percorreva la sala diretta verso Valentina ed Enrico. Si voltò.

«Non è una stupidaggine, ma per questa volta faccio finta che non sia successo niente.»

Lui avvolse le dita attorno al polso di Sveva. I suoi occhi stupendi la catturarono e l'odore intenso muschiato le riempì le narici, a ricordarle che poco prima quelle mani l'avevano accarezzata nei posti più nascosti, quegli occhi l'avevano mangiata e quel profumo le aveva fatto perdere la ragione. Ebbe la tentazione di gettarsi tra le sue braccia.

«Lo bevi un drink con me, qui, adesso?» con lo sguardo la supplicava di restare.

Sorrise e fece schioccare la lingua tra i denti, mentre scuoteva il capo. Il gioco cominciava a piacerle parecchio. Fece per andarsene ma Kieran la trattenne, applicando una leggera pressione con la mano.

«Almeno mi permetti di passare a prenderti per la festa di Valentina domani sera?»

«Permesso accordato.» si alzò sulle punte e poggiò la bocca sulla guancia di Kieran, a un soffio dalle sue labbra. Un solo piccolo movimento verso sinistra e si sarebbero incontrate di nuovo. Vi impresse un bacio con un movimento lento e sensuale. «A domani.»

Così dannatamente belloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora