Voglio sapere ogni cosa

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"Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio."

-Salmo 42:12

Quel vuoto inesorabile nel bosco era così vicino a Iris e sembrava esser l'unica soluzione.
La ragazza chiuse gli occhi azzurri pieni di lacrime, pieni di ricordi.
In un piccolo frangente poté vedere il dolce viso di Astrid e quel suo sorriso che le aveva scaldato il cuore. Pensò a quel pancione e al bambino che sarebbe nato. Chissà se avrà i dolci occhi cristallini della madre. Poi il volto di Astrid si deformò e assunse lineamenti più duri e occhi più severi e grigi. Quello era suo nonno John che seppur le aveva strappato le ali e messa in gabbia, l'aveva amata più di chiunque altro.
E così apparve anche il bellissimo viso di Anne, sua nonna. Che le assomigliava nei colori ma non nei lineamenti. Era sempre stata dolce e come una madre. Sua madre... che aveva appena conosciuto e che sempre aveva aspettano così come suo padre. E poi Hexiel, il suo angelo e non un demone che l'aveva tolta dalla gabbia e donato le sue ali.
Ne valeva davvero la pena di rinunciare ad una vita per un destino che non aveva scelto lei? Se esisteva c'era un motivo. Era nata non per sua volontà ma per quella di Dio, era lui che l'aveva creata e perché doveva rinunciare a quella vita?
Dio decideva tutto e se non la voleva, poteva evitare la sua nascita.
Iris aprì gli occhi.
Aveva tentato il suicidio... credeva di riuscirci, ma accadde qualcosa di inaspettato, la vita si attaccò a lei come una malattia.
Lei voleva vivere e amare. Non voleva rinunciare alla sua vita e solo per un istante, chiese scusa all'Altissimo per essere stata così vicina ad uno dei peccati peggiori.
"Iris" la chiamò Hexiel disperato.
Rebekah si voltò e sorrise dolcemente poi, lo abbracciò.
"Amore mio" disse.
Hexiel la strinse forte e le baciò la fronte.
"Tutto bene?" Si preoccupò.
Iris annuì e afferrò la mano del demone. Con un cenno del capo, lo invitò a tornare a casa.
Non gli raccontò del suo gesto, di quel peccato che stava per commettere. Era stato un momento di debolezza e ora più che mai voleva voltare pagina e vivere la sua vita, a modo suo però.
Quando rientrarono in casa, la preoccupazione di Diana si tramutò in immensa gioia e corse ad abbracciare la figlia.
Belzebù, che era seduto su una poltrona, accennò un sorriso. Sua figlia stava bene, questo era ciò che contava e non voleva dimostrarlo con abbracci o altro. I sentimenti erano debolezze per tutti, anche per i demoni.
Quando Iris si staccò dalla madre, si mise a sedere vicino al padre ed espresse un suo desiderio.
"Voglio sapere ogni cosa". E Diana acconsentì.
Lei, Belzebù e Agares le narrarono l'inizio della loro storia.
Iniziò Diana a raccontarle della sua infanzia con due genitori amorevoli che, però, avevano la stessa mentalità di quell'epoca.
Quando Diana compì quattordici anni, le rivelarono che si sarebbe dovuta sposare con un uomo molto più grande di lei. Ma Diana non voleva. I suoi si amavano e anche lei voleva un amore sincero, così iniziò a ribellarsi e scappava spesso nel cuore della notte.
Una sera incontrò Belzebù e ne rimase colpita subito. Lui l'ascoltò e la convinse a vivere in libertà con lui.
"Chi segue Dio è oppresso da una morale che rende l'uomo infelice, mentre chi segue Satana può essere libero di fare quello che più desidera" le aveva detto lui. Era bravo con le parole e una sera Diana impazzì. Sul suo corpo apparvero strani segni, il simbolo di Belzebù e sotto il suo controllo, scappò in quella casa. I due, con il tempo, impararono ad amarsi e così nacque Iris che fu affidata ai nonni per essere protetta.
Iris aveva ascoltato tutto con molta attenzione ma, guardandosi attorno, una domanda le sorse spontanea.
"Questa villa è enorme ma voi siete solo in quattro. C'erano altre?" Chiese.
Diana annuì mentre Agares si incupì.
"Sì, Caroline, la madre di Astrid era mia amica e venne con me per scappare dalla povertà. Si innamorò di Agares ma poi se ne andò per sposare Friedrich perché la morale prevalse in lei. Si pentì di una scelta adolescenziale" raccontò la donna.
"E tu l'hai uccisa per vendetta" dedusse Iris guardando Agares. Si ricordò di quello che le disse Astrid.
Diana continuò il raccontò e disse che c'erano altre ma poi arse vive. Loro non si aiutavano a vicenda, chi veniva catturato non era all'altezza di essere una strega, una donna dissoluta.
Poi Belzebù iniziò ad approfondire la storia di Diana.
Le disse che sua madre era un tempio, una ragazzina fiduciosa verso il prossimo, piena di buoni propositi, genuina e ingenua, poi la vita la mutò, un pezzo alla volta, sgretolata, spaccata, trafitta, crocifissa, uccisa e abbandonata. Divenne una chiesa sconsacrata, la sua mente un altare profanato cosparso ormai solo di diffidenza, un acido così potente da sciogliere tutto il bene del paradiso, il suo cuore un rogo tanto ardente da incenerire l'inferno, la sua anima la strega inquisita, che agonizza ma non brucia, condannata a vivere un purgatorio di dolore eterno.
Belzebù diede tutta la colpa di quel radicale cambiamento alla Chiesa e a Dio.
Mise nella testa di Iris l'odio dei demoni. Come il demiurgo di Platone aveva plasmato il mondo dalle idee, Belzebù plasmò la mente di sua figlia dalle sue idee. Nichilismo; buttò giù tutte le certezze morali, etiche e religiose della figlia e le mostrò nuovi valori così come l'oltre uomo. Per Iris Dio era morto.

L'ultima stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora