Ecco le figlie delle due meretrici

106 13 5
                                    

"Il timore dell'uomo porta un laccio: ma chi ripone la sua fiducia nel Signore sarà salvo."

-Proverbi 29:25

Erano più di dieci minuti che la donna girava il thè.
Il suo sguardo era rivolto al cielo, pensieroso.
"A che pensi?" Le domandò John.
Anne posò il cucchiaio e guardò il marito.
"Pensavo a nostra figlia e a chi potrebbe averla messa incinta" spiegò la donna.
"Forse non era parte di quel movimento come lei. Magari era una persona normale. Nobile o non, ma almeno era normale" ipotizzò la barone alzandosi.
La sua voce era piena di speranza nonostante sapesse che erano solo utopie e non ipotesi.
John sorrise.
"Non ci credi nemmeno tu".
Si avvicinò a lei e la circondò tra le sue braccia.
"Chi sia suo padre non importa. La difenderemo dai pregiudizi e farò di tutto per trovarle un marito degno" promise l'uomo dalla sguardo d'acciaio.
Iris, nel frattempo, era chiusa nella sua stanza ed ignorava i problemi futuri.
Come ogni bambina di dieci anni, si godeva l'infanzia e la sua amicizia con Astrid.
"Iris" trillò la bambina bionda piena di allegria.
"Andiamo a giocare? Voglio andare in paese. Usciamo da questa villa" propose la contadinella.
La nipote del baroni la fissò e pensò per un po' a quella proposta.
Sapeva che non sarebbe mai potuta uscire senza il permesso dei suoi nonni e loro non volevano che andasse in paese.
Irid non era mai uscita dai confini di quella villa. Non aveva mai visto la gente del suo villaggio.
I suoi nonni dicevano che era meglio evitare quella gente. E non avevano tutti i torti.
Quelle poche persone che aveva incontrato anni prima, l'avevano insultata e basta. "Figlia della blasfemia" dicevano.
"Va bene, ma di nascosto".
Era curiosa e motivata ad andarci. Voleva conoscere la realtà e capire di più su quegli insulti.
Le due bambine, in gran silenzio e in punta di piedi, uscirono dalla stanza della rossa fino al portone d'ingresso.
Con grande fortuna riuscirono ad uscire senza essere viste e arrivarono nella piazza del paese.
Durante il tragitto, tutti i contadini posarono gli occhi sulla bambina rossa. Iris pensava che fosse per il suo vestito di seta e i gioielli. Ma quando vide il terrore nei loro occhi, capì che la guardavano per un altro motivo.
"Astrid, torniamo a casa" sussurrò con timore.
La bionda, che non si era accorta di niente, le afferrò il braccio e la trascinò con sé e il suo entusiasmo.
"Dai, siamo quasi in piazza. Non fermiamoci ora".
La baronessa deglutì. Aveva un brutto presentimento.
"Guardate..."
"È lei" "Sì, è proprio lei".
Queste furono le parole che dissero gli abitanti di Wormleighton.
Astrid si fermò e trascinò Iris dietro sé. Ora aveva capito anche lei.
Sette uomini si avvicinarono alle bambine. I loro sguardi erano feroci ed ostili.
"Ecco le figlie delle due meretrici. Sempre insieme come le madri" disse un anziano. Sputava acido.
Iris sgranò gli occhi. Era la prima volta che sentiva parlare di sua madre.
Astrid indietreggiò.
Un uomo rise e punto il fucile che aveva tra le mani sul viso di Iris. La bambina chiuse gli occhi finché non sentì uno sparo.
Il corpo della bambina cadde a terra. La paura era troppa per poter star in piedi. Tra le mani strinse la terra che si depositava tra le unghie.
Il corpo di quell'uomo barcollò finché non finì sul terreno, seguito dal fucile.
Astrid si voltò ancora spaventata. Dietro di loro c'era John Spencer, il nonno di Iris. Tra le mani teneva un fucile, era lui che aveva sparato. Tempismo perfetto.
"Provate a torcere un capello alle bambine e farete tutte la stessa fine" ringhiò l'uomo dallo sguardo argenteo.
Iris si alzò piano e andò vicino al nonno. Non lo guardò negli occhi, sapeva che era arrabbiato con lei e Astrid.
"Andiamo a casa" disse severo. E i tre si allontanarono sotto gli occhi e i commenti dei popolani.
Iris fissava il terreno, John davanti a sé e lo sguardo preoccupato di Astrif scrutava l'amica dalla chioma rossa.
Il barone Spencer non disse nulla per tutto il tragitto. Era troppo deluso dalla nipote e non era abituato a sgridarla. Preferiva tacere. Il silenzio era peggio delle grida, assordante per i sensi di colpa e non per le orecchie.
I pensieri di Iris si concentrarono, per la prima volta, sulla madre.
Non sapeva niente di lei. Non aveva mai sentito la necessità di avere dei genitori, le bastavano i suoi nonni ma quando qualcuno ti fa notare un tuo difetto, allora inizi a darle un peso e senti la necessità di colmarlo.
"Astrid" la chiamò John. La bambina deglutì.
"Tuo padre ti aspetta davanti la stalla, vai da lui" la informò.
Astrid annuì e si allontanò senza dire niente.
John e Iris salirono la scalinata principale e arrivarono davanti al portone. John si bloccò.
"Mi hai deluso Iris. Eravamo stati chiari sin dal principio: mai andare al villaggio" la rimproverò il nonno.
"Mi dispiace" disse la bambina.
"Ero solo curiosa" si giustificò.
John non disse altro, aprì il portone ed entrarono.
Anne era lì ad attenderli.
"Ringraziando il Signore state bene" disse correndo verso la nipote. Tirò un sospiro di sollievo.
"Perché eravate così preoccupati? Quelle persone sono davvero cattive? Perché mi odiano?" iniziò a chiedere la bambina. Voleva delle risposte.
I coniugi Spencer ignorarono quelle domande e si diressero verso la sala da pranzo, ma un'ultima frase li bloccò. Si sentirono mancare il fiato.
"Hanno parlato della mia mamma. L'hanno chiamata meretrice" urlò Iris.
I suoi nonni si girarono e la fissarono preoccupati.
"Perché non mi avete mai parlato di lei? Voglio sapere tutto, è un mio diritto" protestò.
John sospirò.
"Tua madre ha fatto le sue scelte. È lei che è sparita, non abbiamo sue notizie da anni. Che vorresti sapere?! Nemmeno noi sappiamo" disse John, mentendo in parte. Non avevano più sue notizie sì, ma conoscevano altri fatti che volevano nascondere alla bambina. Proteggere la nipotina era il loro scopo.

L'ultima stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora