Mi chiamo Astrid

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"Un amico vuol bene sempre, è nato per essere un fratello nella sventura."
-Proverbi 17:17

La piccola Iris si sedette pensierosa su una sedia in vimini.
"A cosa pensate baronessina?" Domandò preoccupata Lucinda, mentre appoggiava una tazza di latte fumante davanti gli occhi chiari della bambina.
Iris non rispose. Pensava e basta. Pensava a tutto. Anche a quel soprannome 'baronessina'. Non le piaceva, non era adatto a lei. Sentiva di essere di più che una semplice baronessa e i suoi nonni lo sapevano. Le nascondevano qualcosa.
"I nonni non mi dicono mai niente, se ci sono problemi, io non posso saperli" spiegò.
Lucinda la guardò con dolcezza e si mise vicino a lei.
"Questo perché siete ancora piccola per capire certe cose... che ne sapete voi delle pecore di vostro nonno o degli affari di corte?! Niente. Presto, però, anche voi sarete consapevole di tutto questo" la rassicurò Lucinda accarezzandole i capelli. Iris sorrise.
"Non mi riferivo a questo genere di cose, ma va bene" rispose la bambina iniziando a bere.
Lucinda la fissò, era troppo intelligente, e parlava molto bene per la sua età.
"Lucinda, io voglio degli amici" protestò.
La bambinaia si voltò verso la bambina.
"Amici?"
La bambina annuì.
"I pochi bambini che sono qui non vogliono giocare con me, mi definiscono strana e blasfema" raccontò.
Lucinda rimase sorpresa. Sicuramente ripetevano a pappagallo tutto quello che sentivano dai genitori. Ma perché definire blasfema una bambina così piccola?
"Avete tre anni baronessina, avete molto tempo per farvi degli amici" rispose la ragazza.
Iris mise il broncio. Lei li voleva adesso.
Dopo aver finito il latte, lasciò la cucina ed uscì in giardino.
Iniziò a correre tra i fiori piantati secondo il volere e gusto di sua nonna. Immaginava di essere una fata. L'immaginazione era l'unica amica che aveva. I suoi nonni non avevano animali ad eccezione delle pecore. Lei avrebbe voluto un cane con cui giocare ogni volta che desiderava. Da quello che diceva il vecchio del paese, un pastore senza il gregge: "i cani sono gli unici amici che ti rimarranno sempre fedeli".
Ed aveva ragione. Nonostante fosse molto ammirata, sua nonna non aveva più amiche. La cuoca le aveva raccontato che una volta veniva invitata a molti balli e teneva ricevimenti nella sua casa. Ma ora non accadeva più. Iris ne ignorava il motivo. La vecchia Amélie non aveva aggiunto altro e se lo avesse fatto, Iris non avrebbe saputo nient'altro comunque. Non capiva molto il suo accento francese.
I suoi pensieri furono interrotti dalla risata di una bambina. Iris
guardò davanti a sé e vide una bambina della sua età che giocava con le pecore. Era molto aggraziata, poteva sembrare una nobile ma era solo una pastorella.
I suoi biondi capelli volteggiavano nell'aria e gli occhi azzurri si immedesimavano con il cielo.
"Ehy tu, come ti chiami?" Urlò la nobile spaventando la bambina.
La piccola contadina non rispose.
"L'agnello ti ha mangiato la lingua?"
"Generalmente è il gatto a farlo. Comunque mi chiamo Astrid" rispose timida.
"Astrid? Bel nome, io sono Iris"
La bambina fece un lieve inchino.
"Ti va di giocare?"
Astrid, da prima un po' sorpresa, accettò.
Le due bambine correvano allegre per il giardino degli Spencer. Sognavano di volare libere come aquile, maestose e regali ma temute da molti. La piccola Astrid mostrava un carattere simile a quello di Iris, timida all'apparenza ma sempre allegra.
Era la figlia del pastore della famiglia, un giovane ragazzo che faceva l'impossibile per sua figlia.
"Come mai non ti ho mai vista prima di ora?" Domandò la piccola Iris mentre inseguiva Astrid.
"Papà non mi ha mai permesso di venire con lui prima, diceva che ero troppo piccola" spiegò la bambina cadendo. Iris inciampò su di lei.
"Ahia. Tutto bene Iris?" Domandò Astrid dolorante. La bambina annuì.
"In cosa sei inciampata?" Chiese la bambina dai capelli rossi alzandosi e pulendosi il vestito azzurro.
"Io...avevo visto qualcosa nel bosco?"
"Qualcosa?" Ripeté Iris.
Astrid annuì.
"Un'ombra...credo. Forse di qualche animale" ipotizzò.
"Impossibile" la contraddì Iris.
"Il nonno mi ha sempre detto che qui ci sono solo pecore e mucche, e tutte rimangono sempre nella loro stalla".
"Magari uno è scappato" provò a dare una spiegazione la contadinella.
Iris, incuriosita, entrò nel bosco. Astrid non la seguì. Aveva paura. Le intimava di fermarsi, andar via, tornare a giocare. Ma la baronessa era decisa di sfamare la sua curiosità.
Si avvicinò ai grandi alberi che separavano il suo paese dal resto della Gran Bretagna. Le foglie verdi e rigogliose non lanciavano entrare la luce. Sembrava notte ma era pieno giorno.
Iris si guardò intorno e si meravigliò per la magnificenza di madre natura.
Sorrise entusiasta.
"È un bel posto non è vero?!" Domandò una voce grottesca alle sue spalle. Iris si voltò di scatto.
Davanti a sé, vide un
alto e dal fisico possente. Il suo volto era coperto dal cappuccio di un mantello nero.
"Chi sei tu?" Domandò alzando la voce. Voleva sembrare coraggiosa ma aveva paura.
L'uomo rise.
"Non ha importanza, per il momento" rispose l'uomo.
Iris deglutì e fece un passo indietro. Quell'uomo le faceva paura.
Senza aggiungere altro, estrasse la mano da sotto il mantello e consegnò una catenina d'oro alla bambina.
"Questa è giusto che l'abbia tu" disse. Iris la fissò. Il piccolo ciondolo aveva inciso una I.
"Grazie ma a chi appartiene?" Domandò.
Ma non ricevette risposta.
Alzò lo sguardo e notò che l'uomo era sparito. Ma chi poteva essere? La bimba fece spallucce e indossò la collana.
Come se nulla fosse successo, uscì dalla foresta e tornò dove aveva lasciato l'amica.
Astrid era ancora lì ad aspettarla.
"Cosa c'era?" Domandò Astrid quando la vide tornare.
"Era un agnellino, avevi ragione tu. Era scappato e ha fatto lo stesso quando ho provato ad avvicinarmi" mentì. La bambina dai capelli biondi sembrò dispiacersi.
"Torniamo a giocare?" Domandò Iris cercando di cambiare discorso.
Astrid annuì e le due iniziarono a correre sotto gli occhi vigili di quell'uomo misterioso.
Le fissava da dietro gli alberi, sorrideva divertito.
"Ci rivedremo presto".

L'ultima stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora