Sono causa di una maledizione?

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"Affida al Signore la tua attività
e i tuoi progetti riusciranno."

-Proverbi 16:3

Iris giaceva a terra ansante e sudata. Il corpo del ragazzo era davanti a lei. Il petto si alzava e abbassava lentamente, gli occhi erano chiusi. Dormiva e sembrava tranquillo. L'esorcismo era riuscito.

"Incredibile..." commentò il prete.
"Non so se questo tuo potere sia un bene o un male" continuò.
Anne e John erano increduli. Non sapevano dare una spiegazione razionale.
"Cos'è successo? Com'è stato possibile?" Chiese Iris. Era circondata tra mille domande sulla sua azione e su sua madre.
"Non lo so" le rispose sua nonna.
A quelle parole, la ragazza digrignò i denti e si alzò di scatto.
"Voi mentite e non fate altro da quando sono nata" le urlò contro.
"Abbassa il tono ragazzina. Porta rispetto a tua nonna" la rimproverò John puntando il dito.
"Anch'io voglio rispetto. Mi avevate detto di non sapere nulla sulla mamma ed invece...".
Il prete abbassò lo sguardo.
"Ma è la verità bambina. Noi non sappiamo nulla da anni ormai" le disse la nonna.
"I demoni mentono" aggiunse il nonno.
Iris sembrava ancora più infastidita.
"E allora come lo spiegate questo?" Continuò ad urlare. I suoi nonni non risposero. Il prete annuì.
"Anne, John" li chiamò.
"È il momento di dire la verità".
Anne scosse la testa mentre John annuì. Avrebbe continuato a domandare, era meglio rivelare adesso.
"Iris..." disse il prete.
La ragazzina lo fissò curiosa.
"Tua madre, Diana, è una strega" le rivelò.
"Cosa?".
"Vedi dal medioevo è nata questo nuovo culto, la stregoneria che coincide con l'adozione del maligno" era difficile parlare del diavolo per un uomo di chiesa.
Ad Anne lacrimarono gli occhi, i rimorsi le trafiggevano il petto.
"Tua madre si unì ad una setta di streghe che seguono gli ordini di Belzebù, il Signore delle mosche".
Iris aveva già sentito quel nome.
"Ed ora dov'è?" Domandò disperata.
Suo nonno le appoggiò una mano sulla spalla.
"Non lo sappiamo. Scappò di casa quando aveva, più o meno, la tua età e non tornò più. Un giorno tornò e lasciò te davanti alla porta" le confessò il nonno. Il prete lasciò che fosse lui a continuare il racconto, chi poteva sapere meglio.
Iris abbassò lo sguardo. Era stata abbandonata, forse. Non voleva conoscere il motivo.
"Capisco tutto ora. I commenti e gli sguardi della gente".
"Tua madre ha disobbedito all'Altissimo, è una peccatrice" disse il prete.
Iris non lo ascoltò. Non le importava dei peccati materni, lei stessa non dava molta importanza alla religione. Sapeva che esisteva un Dio ma non lo sentiva suo.
"E mio padre?" Domandò. Le importava più sapere cose sulla sua vita che sul credo materno.
I coniugi Spencer scosserò la testa.
"Non lo sappiamo. Forse è un uomo con cui è stata per divertimento o un membro di quella setta. Fatto sta che sei una figlia illegittima" le rispose sua nonna. Iris abbassò nuovamente lo sguardo.
"I miei poteri: la mia empatia, il mio omnilinguismo e il potere di esorcizzare, sono causa di una maledizione?" Continuò a chiedere. Voleva infierire ulteriormente sul suo dolore. Non era masochista ma aiutava a distrarla dalla tristezza causata dell'abbandono. Meglio concentrarsi su sé che su gli altri, l'egoismo è necessario, ogni tanto.
"Forse..." si limitò John.
Iris non aggiunse altro, annuì debolmente e se ne andò.
Iris fissava il mondo dalla sua finestra, come sempre.
Si sentiva prigioniera della verità. Da quando aveva scoperto quello che per anni le avevano nascosto su sua madre, non uscì più dalla sua stanza.
Non riusciva a capire perché fosse stata affidata alle cure dei nonni materni. Le ipotesi erano solo due: o non volevano una figlia o volevano proteggerla. Ma proteggerla da cosa?
La ragazza non si dava pace, voleva sapere la verità ma al tempo stesso voleva evitarla.
Il suo sguardo era fisso sulla stalla. Erano passati quattro giorni dall'esorcismo e, fortunatamente, l'uomo non ricordava nulla dell'accaduto. Il prete aveva promesso di non dire niente e le aveva consigliato di avvicinarsi a Dio. Lei ci aveva provato a pregare, ma non sentiva Dio parte di sé. Sembrava che lui la ignorasse. Non le importava molto.
Non era il paradiso la meta del suo percorso ma la felicità terrena. Voleva soltanto amare ed essere amata. Ma i matrimoni combinati rendevano tutto ciò impossibile e poi nessuno avrebbe mai sposato una figlia illegittima.
La ragazza dai capelli ramati non voleva sposarsi. Non era il matrimonio che faceva l'amore, quella era solo una convenzione religiosa, politica ed economica.
"Non sarò mai merce di scambio" protestò.
"Nessuno ha mai pensato di venderti. Vali più di qualsiasi altra cosa" le rispose suo nonno.
Iris si voltò e incontrò lo sguardo d'acciaio di John.
"Da quanto siete lì?" Gli chiese.
Lui sorrise e si avvicinò alla nipote.
"Da poco" si mise a sedere vicino a lei.
"Come ti senti?" Si preoccupò.
Iris alzò le spalle per dare una risposta vaga.
"Normale".
John le accarezzò i lunghi capelli ramati.
"Vuoi sapere qualcos'altro?" Forse sapere l'infanzia della madre, qualcosa di bello, avrebbe aiutato a migliorare la situazione.
Iris scosse il capo.
"No, non voglio sapere altro. L'importante è che sta bene" disse.
John capì e se ne andò ma prima lasciò un bacio sulla fronte di Rebekah.
Quando la ragazza guardò fuori dalla finestra, notò che c'era una figura incappucciata. Era esile, apparteneva più ad una donna che un uomo.
Il capo era rivolto verso la finestra della stanza di Rebekah.
La figura rivelò parte del volto. Il mento magro e le labbra carnose che si incurvarono in un dolce sorriso.
Non era la prima volta che Rebekah vedeva quella figura, così decise di scendere in giardino, quella volta.
Corse le scale di fretta e quando arrivò nel punto, dove prima c'era la figura esile, ora non c'era niente, solo lei.
Iris alzò gli occhi verso la sua finestra e vide una ragazza nella sua stanza. Doveva avere la sua età o poco più. Sembrava avere i capelli scuri e gli occhi chiari. Guardava fuori ma non era lei che fissava. Iris si voltò per vedere se c'era qualcuno ma non c'era nessuno. Quando tornò a guardare la ragazza alla finestra, nemmeno lei c'era più.
"Era il ricordo di qualcuno" intuì.

L'ultima stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora