Non c'è perdono per chi non vuole essere perdonato

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"Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato."

-Marco 11:24

Il cielo assunse sfumature rosate, tinto dall'aurora mattutina che lasciava il posto all'alba.
Nel piccolo villaggio di Wormleighton tutto dormiva ancora. Regnavano il silenzio e la tranquillità.
Il bestiame riposava nelle stalle, i galli cantavano già da un po' ma piano. Non volevano svegliare nessuno, quel giorno, ma non riuscivano a non liberarsi di quell'azione quotidiana.
Wormleighton Manor era illuminata dai flebili raggi del sole che si riflettevano negli occhi cristalli di una giovane ragazza. Era l'unica che, in quel villaggio, sbocciava la mattina presto insieme ai fuori del suo giardino.
Il corpo snello e pallido era ancora immaturo, il viso dolce aveva ancora i lineamenti dolci di una bambina curiosa e i lunghi capelli rosso tiziano erano sempre gli stessi, ondulati e lucenti. 
Iris aveva compiuto da poco quattordici anni, era ancora una ragazzina ma molto bella. Molti uomini volevano sposarla, farla loro e non importava più se era la figlia della meretrice o della blasfemia. Solo alle donne importava ancora, alle anziane che non la invidiavano o ammiravano come le giovani.
I suoi occhi azzurri erano immobili, contemplavano la meravigliosa Madre Natura, la sua unica amica. L'unica che le parlava ogni giorno, la cercava e le svelava i segreti suoi e delle sue creature.
"Come sei mattiniera" la salutò sua nonna.
Iris si voltò e le sorrise.
I suoi nonni, ormai, avevano cinquantadue anni. Erano invecchiati, il volto di Anne era contornato da lievi rughe mentre i lineamenti di John si ammorbidivano con il passare del tempo. Iris cresceva, e loro invecchiavano.
"Dov'è andato nonno?" Chiese dolcemente.
Anne sospirò. Ormai non aveva più senso nasconderle le cose.
"Sta parlando con Alexander. Insiste ancora con il matrimonio. Vuole accasarti con suo nipote" le raccontò.
"Non ho voglia di sposarmi. Non ancora, mi sento una bambina e poi..." si interruppe. Faticava a continuare il discorso.
"Ancora non mi sono venute le mestruazioni, nonostante l'età".
Anne abbassò lo sguardo. Lo sapeva ma era una tortura ogni volta. Sua nipote si sentiva strana per molte cose e anche quello contribuiva.
"Arriveranno. Ora andiamo a fare colazione" cambiò discorso la donna. Le due si recarono nella sala da pranzo. Ad attenderle c'era il maggiordomo, la cuoca ed una domestica. Lucinda detta Lucy, che era prima domestica e poi tata di Iris, era andata via anni fa, quando la bambina era troppo cresciuta per essere controllata ad ogni ora. Mentre Lucy Jackson, non soprannome ma vero nome, aveva smesso di darle lezioni quando si accorse che la bambina sapeva più di lei. I suoi nonni non avevano chiamato nessun'altro quando scoprirono delle doti speciali nella nipotina. Aveva una buona memoria, ricordava tutto ciò che leggeva o sentiva, e , cosa stranissima, Iris parlava molte lingue se non tutte. Omnilinguismo. Non si spiegavano come o forse sì, ma la realtà li spaventava. Meglio non parlarne.
Friedrich se ne era andato dopo la morte di Caroline, il bestiame era diminuito e a quelle poche pecore rimaste invendute, ci pensava John.
La baronessa non aveva più visto Astrid da oltre quattro anni, non sapeva più niente. Se era già sposata o meno. Sapeva solo che stava bene e le bastava quello.
Ad un tratto la porta si spalancò di colpo ed entrarono due uomi. Uno era John e l'altro doveva essere un prete a giudicare da com'era vestito.
"Nella stalla c'è un uomo. Ha strane crisi, si agita e sbava. Forse è posseduto. Non uscite da qui" li avvertì.
"Anne andiamo, forse ha informazioni su di lei" disse invitando la moglie a seguirlo.
Iris si scostò leggermente dalla parete di legno che la nascondeva. Con timore misto a curiosità, scrutava la stalla e tra le mille balle di fieno, vide  suo nonno e il prete che legavano un uomo su una vecchia testiera di un letto privo di materasso. Sua nonna Anne si fece il segno della croce ed iniziò a pregare. L'uomo urlò, sembrava inorridito da quelle parole. La sua voce era grave, crudele e il corpo giovane era segnato da lividi e ferite. I suoi occhi erano completamente neri, il riflesso del demone che lo abitava.
Iris indietreggiò. Poteva sentire il dolore e l'agonia di quel povero ragazzo privato di corpo e volontà.
"Smettila" urlò contro Anne. Quelle preghiere erano come pugnalate.
"Ouch" urlò e si contorse dal dolore quando il prete le gettò l'acqua santa addosso.
"Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, io ti ordino di lasciare questo corpo e tornare all'inferno" iniziò a dire il prete con la Bibbia in mano.
Il demone, nonostante il dolore, rideva davanti a quella patetica scena.
"Non est Deus" disse iniziando a ridere.
Era latino, Iris lo riconobbe.
"Dio non c'è" tradusse.
Il prete lo ignorò.
"Avanti Padre" lo incoraggiò.
"Abbandona quella casa ipocrita e servi me. Avrai tutte le donne che vorrai, il cibo, l'onore" provò a sedurlo con le sue parole. Il prete non si lascio abbindolare.
Il demone fece una smorfia divertita e spostò il suo sguardo su Anne.
"Donna, è inutile che preghi tutte le sere. Non c'è perdono per chi non vuole essere perdonato" le disse.
Anne smise di pregare.
"Chi ti dice che lei non sia pentita?!" Rispose a tono.
"Lei. Ama noi e non quel vostro D-Dio" disse con disprezzo l'ultima parola.
"Anne non lasciarti sopraffare. Sono abili con le parole" l'ammonì il prete tirando acqua santa sul corpo posseduto.
Il demone urlò.
"Quella meretrice di tua figlia è nostra. L'anima di Diana ci appartiene. Brucerà all'inferno ahahah" gridò tra il dolore. Sapeva che avrebbe attirato l'attenzione dei coniugi Spencer. John gli fu addosso per menarlo mentre Anne cercava di farlo smettere. Il prete smise di pregare. Era inutile, era troppe forte.
Iris sgranò gli occhi quando sentì il nome della madre. L'aveva definita 'meretrice' ancora una volta. Era arrabbiata. Voleva sapere tutto su sua madre ora più che mai.
"Bada a come parli Furcas" strillò Iris. Tutti si voltarono verso la ragazza. Il demone sembrava spaventato. Avvertiva qualcosa di strano in quella ragazzina che aveva urlato il suo nome.
"Tesoro che ci fai qui?" Urlò Anne disperata.
"Torna a casa" le ordinò suo nonno.
Ma Iris non li ascoltò.
Si avvicinò al demone e prese tra le mani il volto pieno di lividi del ragazzo.
"In nomine Domini nostri Jesu Christi, ut ego te condemnabo vade ad infernum" disse con convinzione.
Il demone urlò e tutto si mosse all'interno della stalla. Una luce avvolse Iris e il ragazzo mentre un'ombra sparì all'improvviso.

L'ultima stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora