57: Han, Luke

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Richiesta di -blackhole con la coppia platonica che adoro di più in Star Wars. È venuta una cosa lunga e spero con sufficienti feels, sono abbastanza soddisfatta (-:

Gli aghi di pino scricchiolavano sotto i piedi di Han Solo mentre camminava nella foresta di Endor. Faceva freddo, c'era molta umidità, e lui avrebbe tanto voluto rimanere con gli altri ribelli alla festa che celebrava la caduta dell'Impero Galattico. Ma il suo amico Luke aveva deciso di sparire nel bosco facendo preoccupare sua sorella - Han si stava ancora abituando a questa nuova parentela - così il contrabbandiere era stato pregato di andare a controllare se il giovane Jedi stesse bene.

Sperava di finire in fretta e riportare il ragazzino in un luogo civilizzato, ma ormai stava camminando nel bosco da diversi minuti e non l'aveva ancora trovato.

Fu solo per caso che a un certo punto la torcia gli scivolò dalla mano, illuminando al livello del suolo una piccola figura accovacciata.
"Luke?" chiese Han, sperando che la sua scarpinata fosse finita.

La figura alzò la testa per poi rannicchiarsi di più, come per nascondersi. Decisamente era lui.

Han fece qualche passo nella sua direzione, e quando fu abbastanza vicino abbassò la potenza della torcia per non fargli male agli occhi. Notò che le sue spalle sobbalzavano, come se stesse singhiozzando.
"Insomma, ragazzino" disse "quando smetterai di farmi venire infarti con le tue misteriose sparizioni? Per fortuna questa volta sono sicuro che non ci siano belve bianche e pelose in giro". Sperava di aver fatto una specie di battuta, ma l'atmosfera rimase tetra.

"Scusami. Puoi andare, sto bene" mormorò Luke con voce rauca.

Ma Han non era così facile da ingannare, e capì subito che qualcosa non andava. "Sei sicuro?" chiese. "Non mi sembra il momento di starsene da soli in mezzo a una foresta. Perché non vieni a festeggiare con gli altri?".

Il ragazzo fece spallucce, e Han avrebbe giurato di averlo sentito sibilare, come se si fosse fatto male.

"Troppe cose per la testa, forse" replicò stancamente Luke.

Han sospirò e si sedette accanto a lui, facendo attenzione a non appoggiarsi a qualcosa di fangoso. "Vuoi raccontarmi?" chiese. Non era bravo in questo genere di cose, ma chiaramente il fratellino che non aveva mai avuto aveva bisogno di lui. Non poteva lasciarlo a singhiozzare nel sottobosco a notte fonda!

Ma Luke non diede segno di volergli parlare, anzi, rimase immobile dov'era respirando faticosamente. Alla luce pallida di una luna Han notò con preoccupazione che gli occhi del ragazzo erano fissati su qualcosa di molto lontano, probabilmente inesistente, e la sua fronte troppo pallida sudata come se avesse appena terminato una lunga corsa.
"Non credo che tu stia bene" sentenziò. "Hai la faccia di uno con la febbre". Cercò di mettergli una mano sulla fronte e fece appena in tempo a sentirne il forte calore, poi lui si ritrasse.

"Lasciami in pace" mormorò.

Han sbuffò, sul punto di perdere la pazienza. Perché quel ragazzino non capiva? Erano amici, e questo implicava che ciascuno aiutasse l'altro nel momento del bisogno. Luke era più che bisognoso di aiuto in questo momento, ma non voleva neanche spiegare perché.

"Ha a che fare con quello che è successo sulla Morte Nera?" chiese il contrabbandiere, cercando di mantenere la calma.

"Non puoi capire" sussurrò Luke. Adesso stava piangendo apertamente.

"Cos'è successo lassù?".

"Niente".

Han scoppiò. "Insomma, ma in che modo te lo devo dire? Non sei indistruttibile, capisci? Lasciati aiutare una buona volta! Cosa posso fare se tu non mi dici niente?".

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