No. 20/7: Field Medicine/Enemy to Caretaker

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C'era bisogno di un po' di whump puramente fisico, no? E magari ne metterò ancora (-:
Scusate eventuali errori ortografici, la maggioranza di questa roba è stata scritta in pullman.

Darth Vader si alzò lentamente dopo aver ripreso conoscenza e si guardò intorno. Il suo caccia si era schiantato in una foresta, abbattendo una dozzina di alberi che ora giacevano sull'erba mezzi bruciati. Il Signore dei Sith era stato scaraventato contro una pianta, ma la sua armatura aveva fatto il proprio dovere e l'aveva protetto quando aveva premuto il pulsante di espulsione del sedile. Il TIE Advanced, al contrario, era completamente distrutto: Vader era stato fortunato a essere sparato fuori in tempo.

Sgranchì le articolazioni indolenzite e guardò al cielo: la battaglia tra Imperiali e Ribelli ancora infuriava sopra il pianeta.

La vista, però, gli ricordò perché era finito lì.

Il suo caccia si era scontrato con quello di un nemico.

E il nemico altri non era che suo figlio.

Il terrore iniziò a scorrere nelle vene di Vader. Dimenticando tutto il resto, il Signore Oscuro usò la Forza per far levitare delle coperte, un kit di sopravvivenza e le forniture mediche che aveva lasciato sulla nave schiantata: aveva visto suo figlio avvicinarsi alla morte una volta, non avrebbe rischiato la seconda.

Non impiegò molto per identificare la presenza del ragazzo - era come una supernova, una luce che non si poteva ignorare - perciò ne seguì immediatamente la scia.

Fortunatamente la nave di Luke non era caduta molto lontano da quella di Vader. Il Sith notò grossi pezzi di durasteel per terra dopo venti minuti di marcia, e accelerò il passo.

Quando apparve di fronte ai suoi occhi, l'X-Wing lasciò Vader a bocca aperta. Il suo stato era ancora peggiore di quello del TIE: era completamente bruciato, mezzo seppellito nella terra, accartocciato come se fosse un foglio di carta. E in mezzo a quell'inferno c'era una piccola figura arancione.

Vader non riuscì a controllarsi e gridò il nome di suo figlio mentre apriva rapidamente il portello principale con la Forza per entrare nel relitto più velocemente. Si arrampicò fino alla cabina e finalmente riuscì a raggiungere Luke: non si aspettava di trovarlo in condizioni così tragiche.

Era privo di sensi, i suoi lineamenti delicati devastati da un enorme squarcio sul lato sinistro del viso. La mano meccanica era stata in parte sciolta dal calore e la pelle di quel braccio era ustionata - la manica della tuta doveva essersi incenerita. Sangue rosso macchiava l'uniforme arancione in più punti e una grossa scheggia di vetro sporgeva dall'addome del ragazzo. Stava respirando, ma a malapena: quando gli toccò il polso, Vader sentì che il battito stava rallentando sempre di più.

Maledisse la Forza per aver lasciato che l'incidente si verificasse. Perché suo figlio era sempre in pericolo? Non aveva fatto nulla di male e si meritava di molto meglio. E ora sarebbe morto, e Vader avrebbe perso le sue già minime possibilità di conoscere l'unica famiglia che gli restava... 

Ma cosa stava pensando?! Luke sarebbe sopravvissuto. Lui stesso l'avrebbe salvato.

Con uno sforzo insignificante Vader prese in faccio il pilota ribelle come se non pesasse nulla, stando attento a non fargli del male. Luke aggrottò le sopracciglia al movimento scomodo e gemette sommessamente, ma non si svegliò.

Il Signore dei Sith lasciò a passi lenti la nave distrutta e camminò con il figlio tra le braccia fino a raggiungere un albero particolarmente grande. Appoggiò il ragazzo al tronco affinché l'ombra lo proteggesse dai raggi spietati del sole; questa volta Luke aprì gli occhi, ma non notò nemmeno il padre perché li richiuse subito.

Ad ogni modo Vader non se ne accorse: era troppo preoccupato dalle condizioni del figlio. La ferita peggiore aveva un pessimo aspetto: il vetro era conficcato in profondità e il sangue fuoriusciva a un ritmo allarmante. Perfino i guanti del Signore Oscuro erano macchiati di rosso.

Questa volta, invece che imprecare, pregò la Forza per ottenere aiuto mentre apriva il kit medico.

~~~

La realtà era stata un densa nebbia nelle ultime ore. Luke non ricordava quasi nulla: solo un forte colpo, fiamme e molto dolore. E qualcuno che lo chiamava.

Si svegliò e risprofondò nel mare dell'incoscienza decine di volte prima di tornare effettivamente nel mondo dei vivi.
Aprì lentamente gli occhi raccogliendo tutte le sue poche forze, cercando di ignorare il dolore lancinante che iniziava a sentire in tutto il corpo.

Quello che vide gli fece gelare il sangue. Giaceva supino su una coperta comoda, un'altra lo copriva; vedeva un cielo scuro punteggiato di stelle. La sua testa era nel grembo di Darth Vader, e Darth Vader gli sorreggeva la testa come se Darth Vader che tiene Luke Skywalker in modo paterno fosse la cosa più normale della galassia.

Luke andò nel panico, i ricordi di Bespin troppo freschi per consentirgli di restare lucido. Voleva alzarsi e scappare, ma non riuscì nemmeno a sollevare la schiena dal suolo: non appena provò, un dolore tremendo gli trafisse l'addome con violenza. Ricadde dov'era, lasciandosi sfuggire un grido.

Il suono allarmò Vader, il quale, con sommo terrore di Luke, girò la sua testa mascherata.

"Non muoverti" ordinò la voce del Sith, che suonava stranamente dolce. "Sei ferito gravemente. È un miracolo che tu sia ancora vivo".

Luke aveva paura di Vader, ma non era stupido: sapeva quando era il caso di ascoltare. Obbedì e restò fermo, cercando di trovare un modo comodo di respirare nonostante lo shock e il dolore fisico.

"Cos'è successo?" chiese debolmente non appena poté. Era disgustato dal tono implorante che la sua voce aveva assunto, ma non poteva farci niente.

"Ti sei schiantato" spiegò Vader. "Era quasi troppo tardi quando ti ho trovato. Un pezzo del vetro anteriore ha mancato di un soffio il tuo stomaco; sei fortunato per questo e perché sono riuscito a cauterizzare la ferita".

Luke annuì, chiedendosi come avrebbe fatto senza suo padre. Sentiva quanto il vetro era andato in profondità, sapeva quanto si era avvicinato alla fine.

"Questa è una tregua, vero?" domandò timidamente.

"Non preoccuparti" disse Vader con il tono più gentile che riusciva a trovare. "Sei al sicuro. Sono qui, tu riposa e riprendi le forze".

Luke annuì ancora, troppo stanco per dire di più.

"Grazie" mormorò. "Mi hai salvato la vita".

Vader accarezzò la guancia del figlio con la sua mano guantata e Luke chiuse gli occhi. Nonostante tutto, suo padre lo faceva sentire al sicuro.

"Non ringraziarmi" disse il Sith. "Qualsiasi cosa per te".

A Luke fu sufficiente questo per sentirsi protetto mentre scivolava in un'incoscienza popolata da sogni tranquilli.

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