77: Leia, Anakin

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Richiesta di RagazzaAngelica . AU di "La famiglia della Forza". Un po' di Leia Jedi che non scrivo quasi mai (-:

Quando, dopo sette giorni di inferno, tornò sana e salva a Naboo, Leia Skywalker era esausta e infuriata.

Nell'ultima settimana era stata su Dagobah, in uno speciale ritiro di allenamento con il maestro Yoda: si era pentita di aver accettato il suo invito appena aveva messo piede su quel pianeta orribile. Ma ormai il danno era stato fatto.
Per quella che era sembrata un'eternità si era esercitata nei modi più impensati: quel presuntuoso Jedi verde l'aveva perfino costretta a correre per la foresta portandolo sulle spalle. Il cibo era terrificante, il clima tanto umido da far mancare il respiro, ma non era stato questo a spaventare l'apprendista quindicenne.

Ad abbatterla era stata soprattutto la pressione psicologica. Dato che non si era mai sottoposta a un allenamento tanto duro, era ovvio che qualche volta fallisse, ma ogni piccolo errore le era costato una predica di almeno mezz'ora, qualche volta pure in rima, da parte dell'anziano folletto. Sulle prime Leia aveva riso tra sé e sé, ma, a lungo andare, tutti quei commenti spiacevoli e le critiche gratuite l'avevano fatta sentire veramente male.

Tanto male che, negli ultimi giorni, non era riuscita nemmeno a sollevare una pietra con la mente, cosa che riusciva a fare con fluidità almeno da quando aveva dodici anni.

Ora la ragazza se ne stava sdraiata a letto, ribollente di rabbia, privata perfino del sostegno costante di suo fratello (che era partito per Dagobah a sua volta nel momento stesso in cui lei era arrivata a casa).

Qualcuno che bussava sulla porta la tirò fuori a forza da quel pozzo di pensieri tristi.

"Avanti" borbottò la ragazza. Non ebbe bisogno di alzare la testa per vedere che era suo padre: il rumore dei suoi passi e la presenza inconfondibile nella Forza erano sufficienti.

"Buongiorno, signorina" salutò allegramente il cavaliere Jedi. "Non credi che sia ora di tornare tra i vivi? È l'una di pomeriggio e tua madre ha preparato le bistecche di nerf".

"Non voglio. Sono stanca" disse Leia.

"Solo quello?" domandò suo padre, che evidentemente si aspettava una risposta simile.

"Sì, che altro?" sbuffò la ragazza.

"Ti ricordo che ho il conteggio di midichlorian più alto della galassia" disse Anakin con un sorriso, agitando il dito indice. "Non puoi nascodermelo. Sei triste e anche discretamente arrabbiata".

"Mmh, complimenti" disse Leia con pesante sarcasmo, voltandosi dalla parte opposta. Si vergognava di quanto sembrasse una bambina in quel momento, ma il suo orgoglio era troppo forte: non poteva confessare apertamente che il proprio fallimento la irritava così tanto.

Ma Anakin non demordeva. "Su, racconta" disse. "Voglio sapere cosa dovrò dire al maestro Yoda quando lo sgriderò per aver fatto soffrire la mia bambina". Diede un buffetto sulla guancia a Leia, sperando di risollevarle un po' il morale.

La ragazza si sentì leggermente rincuorata e sorrise; anche se era dava la schiena a suo padre sapeva che lui poteva sentire quel sorriso.

E così fu; Anakin le prese delicatamente la spalla e la costrinse a guardarlo negli occhi.
"Usciamo per un po' di sparring?" propose.

Nonostante fosse sfinita dall'ultima settimana di addestramento, Leia si alzò per seguire suo padre, senza rispondere alla domanda né annuire: non era necessario.

Sull'ampio prato davanti a casa, padre e figlia si prepararono con le spade laser accese: blu quella di Anakin, ametista quella di Leia. A un segnale implicito mai concordato, si lanciarono l'uno sull'altra con brutale eleganza.

Anakin sapeva che Leia non aveva il suo stesso talento, né quello di Luke: aveva sempre speso più fatica e tempo anche su tecniche semplici, come la levitazione di piccoli oggetti. Ma sapeva benissimo come stuzzicarla, facendo uscire il suo pieno potenziale: bastava pungerla nell'orgoglio. Ora che aveva subito una pesante batosta su Dagobah, la ragazza avrebbe dato qualunque cosa e sprecato tutte le sue energie per riguadagnare credibilità e sistemare la propria immagine.

Leia non lo sapeva, ma suo padre le stava davvero facendo fare progressi soltanto per questo. Presa dallo scontro come non mai, colpiva e parava agilmente, precisa e coordinata, i suoi sensi acuti e pronti. Non si accorse nemmeno di aver saltato ben più di quanto era solita fare, non si rese conto di aver eseguito una perfetta piroetta scavalcando suo padre.

All'improvviso, nel bel mezzo del duello, Anakin indicò un sasso alla propria sinistra.
"La pietra" disse.

Senza distogliere lo sguardo dalle lame che si scontravano, Leia fece levitare il ciottolo a pochi centimetri dal suolo.

"Anche quella" ordinò Anakin, indicandone un'altra.
Leia eseguì.

Pian piano, diversi sassi si librarono sopra l'erba. Ma quando il maestro chiese all'apprendista di farli vorticare sopra di loro, l'incanto si ruppe, e caddero tutti a terra.

"Non ci riuscirò mai!" esclamò Leia, la spada nella sua mano all'improvviso più pesante, la fatica del corpo che iniziava a prendere il sopravvento. Qualche lacrima pungeva agli angoli dei suoi occhi castani.

Qualcosa si accese negli occhi di Anakin.
"Fidati della Forza!" tuonò, incapace di farsi sfuggire quella possibilità.

Leia non seppe come, ma suo padre le diede il giusto incitamento. Tutto ad un tratto, le pietre del giardino si sollevarono di diversi metri sopra la sua testa, roteando in armonia perfetta mentre lei continuava a combattere. Aumentarono sempre di più in velocità, finché non si confusero in un'unica spirale grigia.

Fu in quel momento che Leia fece volar via la spada laser dalla mano di Anakin.

Le pietre tornarono al loro posto; padre e figlia si guardarono, ansimanti.
Anakin attirò a sé la sua arma e la agganciò alla cintura, poi si avvicinò alla ragazza e mise le mani sulle sue spalle.

"Sei stata straordinaria" disse, il viso luminoso di orgoglio paterno. "Ti prometto che Yoda lo verrà a sapere".

Leia fece appena un passo in avanti e immerse il viso nel suo petto, ridendo e piangendo allo stesso tempo.

"Grazie" mormorò.

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