Pillole di Star Wars

No. 7: Carrying

Altra razione di allegria! Questa volta ho pensato qualcosa di più triste rispetto all'ultima. Siamo alla fine di ROTJ.

Il caos era ovunque: nelle grida concitate degli Imperiali in fuga, nelle sirene degli allarmi, nei rombi delle navi in partenza, nelle persone che correvano avanti e indietro, scontrandosi. Rumori, immagini, la disgustosa puzza di bruciato che veniva da una fonte fin troppo vicina - lui stesso.

Le sensazioni si mescolavano con ancor più forza nella mente di Anakin, ormai completamente in balia degli eventi. Era talmente confuso che non sapeva nemmeno chi era: non si sentiva più Vader, eppure Anakin era il nome di una persona dimenticata. Ma chi era lui per stabilire di essere l'uno o l'altro? Le uniche certezze che aveva al momento erano queste: l'Imperatore era morto, lui stesso si sentiva abbastanza vicino al traguardo finale, e suo figlio era un eroe.

Già, suo figlio, che lo stava portando in giro per la Morte Nera senza la più pallida idea di dove stesse andando. Anakin trovava la sua determinazione ammirevole, ma non c'era, almeno secondo lui, molto da fare.

"Luke, dove stai andando?" domandò stancamente Anakin. "Non possiamo scappare. Rassegnati".

Non fece in tempo ad aggiungere altro che si ritrovò seduto a terra. Sopra di lui Luke ansimava pesantemente, come se non stesse aspettando che una breve sosta.

"Dobbiamo andarcene, in qualche modo, altrimenti questa cosa esploderà con noi dentro" mormorò il ragazzo mentre si puliva la fronte sudata con una manica. Arricciò il naso quando il tessuto bruciacchiato dai fulmini gli lasciò nelle narici quel puzzo fastidioso, ma non disse nulla.

Anakin scosse debolmente la testa. Non solo suo figlio era convinto che sarebbero sopravvissuti entrambi, ma era credeva che i suoi amici potessero effettivamente battere l'intera flotta imperiale.

"Non ce la faremo" disse l'ex Sith. La sua gola stava diventando sempre più secca, il suo petto sembrava troppo stretto perché i polmoni si riempissero completamente.
"Devi... lasciarmi qui".

Luke si lasciò sfuggire una risatina nervosa a denti stretti.
"No" decise. Si infilò ancora una volta sotto l'ascella del gigante nero, tirandogli il polso in modo da avere un suo braccio drappeggiato sulle spalle. Si alzò insieme al padre, battendo le palpebre più volte per cacciare l'improvviso giramento di testa che si era impadronito di lui.

Anakin non aveva più la forza di ribattere. Avrebbe volentieri ripetuto quello che aveva già detto, avrebbe spiegato a Luke come arrivare a un hangar, ma non aveva più le energie per farlo, non aveva più aria.

Stava morendo e lo sapeva perfettamente.

Cercava, almeno, di alleggerire il carico che stava mettendo su suo figlio, provando a spingersi in avanti con i piedi invece che essere un peso morto, ma presto i suoi dolori diventarono troppo intensi. Sentiva un bruciore nei polmoni per cui avrebbe volentieri gridato, se avesse potuto. Il respiratore non funzionava più correttamente.

"Guarda!".

La voce di Luke distrasse Anakin, che alzò la testa con enorme fatica: non si era reso conto che il suo capo era inclinato verso il basso, che i suoi occhi stavano guardando il pavimento scorrere lentamente sotto i suoi piedi.

Vide l'hangar principale, finalmente: salvezza! Proprio quando era convinto che sarebbe morto, Anakin vide una possibilità. Avrebbe continuato a vivere, sì... avrebbe conosciuto sua figlia. Si sarebbe fatto perdonare. Avrebbe trovato un modo di essere di nuovo quello che era una volta.

Nel suo improvviso slancio di ottimismo, Anakin non si era reso conto di quanto suo figlio avesse rapidamente perso le forze. E quando si ritrovò a terra, proprio sulla rampa d'accesso di una navetta, quando capì che Luke, per quanto l'amasse, non sarebbe riuscito a reggere altra fatica - l'ex Sith non era l'unico ad aver sofferto - capì.

Non poteva arrivare alla salvezza con le sue proprie forze, qualcuno doveva portarcelo. E ora non c'era più nessuno.

Era finita.

"Luke, aiutami. Toglimi la maschera".