No. 14: Heat/Fire

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Il clima di Mustafar era duro e non perdonava. Un alone rossastro splendeva costantemente appena sopra l'orizzonte, mentre le rocce nell'entroterra erano sempre calde come se stessero cuocendo in un forno. Il calore insopportabile incollava i vestiti alla pelle, faceva bollire il sangue, schiacciava i polmoni.

Questo era ciò che Luke Skywalker sentiva, è non riusciva a immaginare come Darth Vader fosse ancora vivo con quell'armatura addosso.

Il grande Signore dei Sith camminava lentamente, con i piedi che si staccavano a malapena dal suolo a ogni passo. Non voleva avvertire suo figlio - era troppo orgoglioso - ma si sentiva svenire, respirare con quella maschera era troppo difficile.

I due uomini avevano camminato per ore, a questo punto, dato che la nave che li aveva portati fin lì (Vader come pilota, Luke come prigioniero) era stata danneggiata. Erano diretti al castello del Signore Oscuro, ma era troppo lontano... Non era nemmeno visibile da quella distanza!

Quando il veicolo si era schiantato, Luke aveva pensato che quella di scappare sarebbe stata una buona idea: era sicuramente molto più veloce di suo padre, avrebbe potuto correre via e cercare aiuto. Ma ora era certo che restare insieme fosse l'opzione migliore in quel luogo. Cosa sarebbe successo se uno di loro si fosse perso in quell'inferno?

Soprattutto Vader... nonostante l'uomo più anziano fosse un Sith, il ragazzo stava provando compassione per lui. Vader era esausto e dolorante, il giovane Jedi ne era sicuro. E poi, era pur sempre suo padre.

"Penso che dovremmo fermarci qui" disse Luke. "Non ce la faremo se rimani in quelle condizioni".

Vader rivolse lo sguardo a suo figlio, sentendo la rabbia bollire nelle sue viscere.

"Tu sei il mio prigioniero. Io devo decidere" disse minacciosamente. "Dobbiamo andare avanti. Devi essere internato e interrogato il prima possibile".

Luke si passò una mano tra i capelli sudati nella frustrazione più totale. Suo padre lo stava ripagando così dopo che aveva deciso di restare con lui? Ora l'idea fuggire suonava molto meglio di prima. Ma cosa poteva fare? Scappare in quell'ambiente mortale significava suicidarsi.

"Penso che moriremo se non riposiamo. Ed è molto tardi, non è il caso di provare a dormire?" intervenne.

"Non possiamo" disse Vader. "Dobbiamo raggiungere la nostra destinazione al più presto. Seguimi, prenderemo una strada più breve".

Luke voleva ribattere, ma cosa avrebbe ottenuto? Solo su Mustafar, non era nulla.

Con riluttanza si mise sui passi di suo padre, raggiungendolo in fretta. Vader era molto stanco, anche se non voleva ammetterlo.

La marcia continuò per quelle che sembrarono ore finché i due uomini non raggiunsero uno stretto promontorio, una scogliera solitaria di rocce che sporgevano proprio sopra la lava incandescente.

"Sei sicuro che sia la strada giusta?" gridò Luke cercando di sovrastare il rombo dei vulcani in eruzione.

"Non obiettare!" ruggì Vader.

Il giovane Jedi non aveva idea del motivo per cui suo padre era così furioso: probabilmente era per l'incidente. Di nuovo dovette seguirlo nel nuovo territorio inesplorato.

Ma questa esplorazione non proseguì.

Vader, più avanti rispetto a Luke, appoggiò il suo peso su una roccia instabile e cadde.

Il panico si impadronì della sua mente. Nella frazione di secondo che trascorse in aria, ricordò la sua prima volta su Mustafar. Obi-Wan, Padmé, il duello... la tragedia. Fuoco e fiamme, lava rovente.

Gridò, chiese aiuto. Non voleva questo. Non di nuovo. Sarebbe morto, morto, morto...

Per fortuna questa volta non era solo. Una mano afferrò la sua di riflesso, impedendogli di precipitare nel materiale bollente.

Vader alzò gli occhi e vide suo figlio, che si era un qualche modo appiattito sulle rocce aguzze per prendergli al volo il polso con entrambe le mani in uno sforzo immenso.
Incontrò i suoi occhi attraverso la maschera e sorrise.

In quel preciso momento, il nucleo di Mustafar decise che era il caso di rilasciare più energia. Una fiammata si sollevò dalla lava sottostante, attaccando l'orlo del mantello del Signore Oscuro.

"Tirami su!" gridò Vader, un terrore irrazionale che conquistava rapidamente il suo cervello.

"Non posso!" rispose Luke, in preda all'angoscia più totale. Non poteva nemmeno muoversi nella sua scomoda (e dolorosa) posizione... come poteva sollevare il peso di suo padre?

Poi, proprio quando le fiamme iniziarono a bruciare il tessuto nero intorno al corpo di Vader, il giovane Jedi ricordò le lezioni del maestro Yoda. Questa volta non avrebbe fallito, né provato: l'avrebbe fatto e basta.

Si concentrò, sentì il corpo di suo padre come una proiezione della sua mente. Era come spostare un arto.

Lentamente, Vader venne tirato verso l'alto da una forza invisibile e fu posato con gentilezza sulla nuda pietra. Quando Luke aprì gli occhi si alzò subito e calpestò il mantello di suo padre per impedire alle fiamme di allargarsi.

Pochi secondi e tutto fu finito. Vader si sollevò a sedere, sforzandosi di trovare uno schema respiratorio adatto. Attraverso la nebbia che nella sua mente andava scemando, sentì vagamente la mano di suo figlio sulla propria spalla e una forte preoccupazione nella Forza.

"Stai bene?" domandò Luke mentre l'adrenalina abbandonava il suo corpo per lasciarlo senza fiato.

"Grazie a te" rispose Vader.

Luke gli rivolse un timido sorriso prima che il suo istinto Ribelle prendesse di nuovo il sopravvento, imponendogli, dato che effettivamente era un prigioniero, di ignorare la compassione che provava per suo padre.

Vader si rimise in piedi e continuò a camminare come se nulla fosse successo, guardando al ragazzo accanto a lui con un misto di rabbia, ammirazione e affetto.

Stava per far interrogare suo figlio, ma non lo voleva! Eppure, come disprezzava quel ragazzo per aver risvegliato il suo cuore!

Odiava e amava Luke. Ci si potrebbe chiedere perché; lui ne aveva idea, ma si stava sentendo proprio così, profondamente. Ed era tormentato.




Lo so, questa storia fa schifo, ma sono molto stressata per la scuola, il che implica un forte calo di pressione nella mia vena poetica, e sto dormendo pochissimo perché mi mettono un sacco di verifiche per cui devo studiare fino a notte. Per cui perdonatemi se non sto producendo grandi cose, ma ho bisogno di scrivere.
Perdonate anche gli errori di battitura, se ci sono, non ho il tempo materiale per correggere. Spero che le prossime one shot verranno meglio - ho in programma molta roba triste/sanguinosa, spero di farcela a scrivere tutto.
Dopo essermi venduta così bene, spero che abbiate apprezzato (-:
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