Capitolo 1 ✅

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Sai cosa voglio?

Una vita senza confini

tra ciò che penso e ciò che sogno.

"Ad est dei sogni"

Sapete quella sensazione di quando ti svegli certe mattine e sai che qualcosa andrà sicuramente male? Ecco, io provavo quella sensazione ogni sacrosanto giorno: appena svegliata, mentre facevo colazione, durante le lezioni, quando andavo a dormire; mi veniva a cercare in ogni momento, in qualsiasi circostanza, e mi trascinava con sé senza che io me ne accorgessi. Ma non quel giorno, mi ero ripromessa, quello era il giorno del mio nuovo inizio e nulla me l'avrebbe rovinato.... O almeno così pensavo.

<Cindy, ti conviene scendere a fare colazione prima che ti tiri giù dal letto con la forza>, ed ecco puntualmente Sandra, come ogni mattina.

<Si, sono quasi pronta >, mentii e mi alzai dal letto.

La sentii sbuffare sonoramente dal piano di sotto. Appena mi misi in piedi sentii un leggero giramento di testa, mi toccai le tempie e avvertii una fitta dolorosa colpirmi fin dentro le cervella.

Bell'inizio di college mi dicono dalla regia.

Sospirai ed osservai la valigia chiusa affianco a degli scatoloni sulla mia sedia in un leggero stato di intontimento. Il mio sguardo si spostò sul vestito che ieri Sandra mi aveva piegato minuziosamente pronto per quella mattina "speciale". Osservai i colori tenui della stoffa fine, un azzurrino così delicato da essere quasi impercettibile, mi sarebbe arrivato più o meno sotto le ginocchia e aveva la vita stretta da chiudere con una cintura del medesimo colore. Ero certa che quel giorno mi sarebbero mancati terribilmente i miei jeans e le mie magliette comode.

<Cindy, non costringermi a venirti a prendere!>, urlò Sandra dal piano inferiore.

Bofonchiai e mi sbrigai a infilarmi il vestito leggero che scendeva lungo la mia pelle nuda con facilità provocandomi leggeri brividi lungo tutta la pelle come mani fredde che mi accarezzavano.

Presi il bagaglio a mano, la valigia e gli scatoloni zeppi delle mie cose, scesi dalle scale in legno che portavano al salotto cercando di non inciampare nei miei stessi passi e capitolare giù dalle scale.

<Finalmente! Pensavo non saresti più sc->, Sandra fece irruzione nel salotto con il suo solito accento europeo che ormai avevo imparato ad apprezzare, aveva in mano una grande tazza di caffè dello stesso colore del suo vestitino con ancora la lampo aperta. Si bloccò in mezzo al salotto e sgranò i grandi occhioni neri,

<Cindy... Tu sei bellissima!>, mi venne incontro e mi girò a torno come uno squalo saltellando impazzita.

<Hey calma, mi fai girare la testa>, dissi io con la nausea.

Sandra arrestò il suo saltellare e mi prese le mani nelle sue; i capelli le caddero in voluminosi boccoli marroni sul viso impigliandosi tra le ciglia lunghe che le davano un'aria da cerbiatta e che riuscivano sempre a fare colpo su ogni uomo.

<Sapevo che questo vestito sarebbe stato perfetto per te, farai di certo un figurone!>

<Non era quello il mio intento in verità...>, sospirai andando dietro di lei e tirandole su la lampo, sorrisi debolmente colpita da un'altra fitta lancinante alle tempie.

<Tutto ok Cindy? Hai cambiato idea? Non vuoi più partire? >, chiese subito preoccupata Sandra prendendomi di nuovo le mani tra le sue.

<No, ho solo un po' mal di testa>, minimizzai io e lasciata la sua stretta amorevole mi allontanai in cucina.

Sandra non era mia madre, ma era come se lo fosse: ero cresciuta con lei e avevo imparato a considerarlo l'unico mio punto di riferimento.
Era la migliore amica di mia madre, Nadine. Aveva sempre voluto a me, mio fratello James, più grande di me di due anni e a mamma un bene infinito. Si erano incontrate grazie alla scuola che frequentava mio fratello da piccolo e quando la figlia di Sandra, Natalie, si prese una enorme cotta per James avevano iniziato a legare diventando in breve tempo inseparabili. Mio padre tradì mia madre quando avevo undici anni e se ne andò di casa; mi ricordo ancora le notti insonni passate a consolare mia madre con Sandra affianco mentre le asciugavamo le lacrime che bagnavano le mie piccole mani e il cuscino. Ma mia madre era una donna dalla forza e dalla tenacia così grandi che si rimise subito in carreggiata, trovò un lavoro che ci permise di pagare tutto e si impegnò per non dover chiedere favori a quel traditore di mio padre che intanto era andato a vivere con la sua amante dall'altra parte de paese. Per quanti problemi lui ci creasse e per quante volte trattasse male mia mamma lei non cedeva mai.

Avevo quindici anni quando mia madre morì di leucemia. Passai tempi così bui e vuoti che restavo in camera mia senza parlare, magiare e dormire per giorni interi. Dopo pochi mesi dalla morte di mia madre mio padre si presentò con la sua amante e suo figlio a casa e ci diede la notizia che saremmo vissuti tutti insieme lì "come una grande famiglia" . La cosa che però mi lasciò più sconvolta non fu la convivenza con degli sconosciuti e persone che odiavo profondamente, ma la reazione di mio fratello: era così felice che nostro padre fosse di nuovo con noi che fece finta che nulla fosse successo e che la mamma non fosse mai esistita. Non lo potevo accettare. Scappai di casa a quindici anni in una notte fredda e umida della pioggia del giorno prima. Ricordo ancora l'aria che entrava nei miei polmoni, il cuore a mille che pompava un dolce fiele che mi rendeva così irrequieta da strapparmi il respiro e le stelle, mie uniche testimoni mentre con una borsa piena della mia roba lasciavo quella casa in cui non sarei mai più tornata. Andai dalla mia vicina che era una conoscente di mia madre e le chiesi se potesse chiamare Sandra. Arrivai a casa sua e stetti lì finché l'avvocato non concesse la mia custodia a Sandra e finalmente potei stabilirsi con lei e Natalie per tutta la mia adolescenza senza mai più rivedere mio fratello e tanto meno mio padre.

<Natalie si scusa con te per non essere potuta venire a salutarti ma ha un esame importantissimo questo lunedì che non può proprio non passare, mi ha detto di dirti che vi vedrete sicuramente a Natale e che le mancherai>, disse Sandra servendomi i soliti pancakes bruciacchiati e la frutta.

<La ringrazierò appena arrivata all'appartamento>, promisi io punzecchiando il cibo con poco appetito.

<Ah, se tua madre potesse vederti, quanto sarebbe fiera della donna che sei diventata>, mi accarezzò la guancia e sorrise malinconica. Sandra lo diceva spesso: se tua madre potesse vederti... ,doveva mancare molto anche a lei.

<Già, lo spero>, dissi io e lei si affrettò a ritornare serena e raggiante come sempre.

<È meglio se ti sbrighi o perderemo il volo>, e se ne andò a fare chissà cosa.

Mi sarebbe mancata quella casa, vedere Sandra tutti i giorni, mi sarebbero mancati Snowball e le sue fusa che riempivano l'aria di dolcezza e calore, mi sarebbe mancato tutto questo.

Finii la colazione mi affrettai a raggiungere Sandra fuori dalla piccola villetta nel soleggiato New Jersey e caricare le valige e tutto il resto sul range rover, salii in tutta fretta nell'auto.

<Pronta per andare?>, chiese Sandra solare.

Guardai un'ultima volta il porticato bianco, le aiuole potate, i fiori colorati sul balcone da cui si vedeva la mia camera e le adorabili tende lilla che avevo scelto poco dopo essere arrivata.

Mi mancherà davvero tutto questo

<Si, sono pronta>.

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Ciao ragazzi,

ecco il primo capitolo di "In the spotlight", spero vi piaccia e spero che vi interessi continuare a leggerla. ❤️

vi adoro, la vostra Amneris

In The SpotlightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora