L'ex

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A gran fatica, Sting era riuscito a trascinare Rogue lontano da lì.
Quest'ultimo, infatti, a malapena si reggeva in piedi, ed era stato necessario sorreggerlo.
Non appena ebbero raggiunto il dormitorio, il biondo lo fece sedere sul bordo del letto.
"Ok... ok, ci siamo", annaspò. "Oh, ecco fatto. Che fatica. Ci sei?".
Rogue appariva visibilmente sconcertato, i suoi occhi erano vacui.
"Credo di stare per vomitare..."
"Eh?! Allora corri in bagno, non provare a vomitare qui!".
Il corvino strabuzzò gli occhi e, capendo che probabilmente non sarebbe riuscito a trattenersi, si alzò, correndo verso il bagno. Sting allora sospirò, alzando gli occhi al cielo.
Davvero non riusciva a capire il perché di quel suo comportamento: Rogue era sempre stato un tipo tranquillo e pacato, perché mai quella sera aveva deciso di darsi all'alcol?
Si alzò, decidendo di andare dietro all'amico.
"Hey...".
L'altro sollevò la testa dal water, pallido come un fantasma.
"Sto... bene adesso. Più o meno. Dio, devo farti una pena...", sussurrò.
"Ma quale pena?!", esclamò lui aiutandolo ad alzarsi. "Non provo pena, sono solo perplesso. Ma che ti è saltato in mente di fare, eh?".
Rogue si aggrappò a lui, distogliendo lo sguardo, imbarazzato. Ricordava abbastanza bene del bacio che gli aveva dato, si sentiva così stupido!
Non era così che sarebbe dovuta andare. Inoltre, che figuraccia che aveva appena fatto proprio davanti alla persona che più adorava al mondo.
"Io... ecco... lo sai, sto sempre sulle mie, difficilmente riesco a lasciarmi andare. Ho pensato che, bevendo un po', avrei lasciato da parte la timidezza. E infatti ha... funzionato. Sono uno stupido"
"Smettila di dirlo. Non è così", nel dire ciò lo aiutò a sedersi nuovamente sul bordo del letto. Era preoccupato per lui, era evidente che si sentisse a pezzi, non solo fisicamente. Forse non era il momento adatto per prendere quel preciso discorso, ma aveva un disperato bisogno di sapere.
"Quello... sì insomma", si schiarì la voce. "Quello che hai fatto e detto è una conseguenza del troppo alcol? O c'è un fondo di verità?".
Rogue sorrise, seppur in modo strano. In quelle labbra curvate si nascondeva, in realtà, molta amarezza.
"Tu che dici? E' un cliché, Sting. Il ragazzo carino e tranquillo con un grande segreto. Penso che tu ormai abbia capito di cosa sto parlando...".
In realtà ci era quasi arrivato, ma preferiva mandare via quel pensiero.
Insomma... non poteva essere quello, certo che no!
Altrimenti se ne sarebbe accorto molto tempo prima, lui e Rogue stavano sempre insieme.
"... Perché mi hai baciato?", domandò ad un tratto, senza troppi giri di parole.
Il corvino sbuffò, seccato. Aveva la testa che doleva, un imbarazzo perenne addosso e la nausea. Non era proprio dell'umore più adatto.
"Ah, beh. Tanto è oramai tutto andato a puttane", borbottò. "Ti chiedi perché? Il motivo è lo stesso che mi ha portato a beccarmi una sbornia. Lo stesso motivo che mi porta, ogni volta, a guardarti da lontano senza poter fare niente, mentre tu e Yukino siete felici, insieme. Perché tu mi piaci, Sting. E non nella maniera in cui un amico dovrebbe piacere ad un altro. Mi piaci davvero".
Sting era rimasto a bocca aperta. Era ovvio che non stesse scherzando, la sua espressione era troppo seria, e poi perché avrebbe dovuto farlo?
Deglutì a vuoto, sentendosi in difficoltà. Non aveva mai preso in considerazione l'idea di piacergli, Rogue era sempre stato abbastanza bravo a nasconderlo.
O forse lui era stato tanto sciocco da non accorgersi di nulla.
Ciò che lo mandava in crisi era quel bacio. Se ci pensava, il cuore iniziava a battergli forte, e ciò non sapeva spiegarselo. Era sempre stato attratto dalle ragazze, lui era innamorato di Yukino.
"Sting... per favore, dì qualcosa...".
Le parole del corvino servirono a riportarlo alla realtà. Dire qualcosa, era però molto difficile.
"Rogue... scusa, io non avevo idea... non avevo idea"
"Ah, perché ti stai scusando? Non sapevi neanche che fossi gay, non potevi arrivarci. Immagino che... sia inutile sperare che ricambi, vero?".
Nel momento in cui lo aveva guardato, però, Sting aveva capito che nei suoi occhi un minimo di speranza ci fosse. Non avrebbe voluto assolutamente cancellare quella speranza, ferirlo. Era il suo migliore amico, praticamente un fratello.
Ma ricambiare i suoi sentimenti? Non riusciva neanche a metabolizzare la cosa.
Tuttavia, la sua coscienza gli diceva di smetterla di fare l'idiota, poiché un bacio che lo aveva fatto fremere in quel modo, dovesse avere per forza un significato particolare.
Ma riuscì a zittire quella vocina, stringendo i pugni e facendo ciò che li riteneva giusto.
"Io... io sto con Yukino, lo sai. E poi..."
"Sei etero. Sì, so anche questo", rispose lentamente. "Vedi? Era proprio questo che non volevo dirtelo. Volevo evitare che tra noi si creasse imbarazzo, che il nostro rapporto cambiasse. Ma come al solito ho rovinato tutto"
"Questo non è vero!", disse subito lui. "Non hai rovinato niente!".
Cosa stava cercando di fare, adesso? Era ovvio che Rogue si fosse irrigidito nei suoi confronti, lo aveva appena rifiutato.
"Scusa, adesso vorrei mettermi a letto", rispose infatti quest'ultimo. "Tu... dovresti tornare alla festa. Non sia mai che tu e Yukino litighiate per colpa mia".
In seguito, Sting chiamò il suo nome, così piano che però l'altro non si accorse di nulla D'altro canto, Rogue era impegnato a scacciare le lacrime.
Avere la consapevolezza che mai sarebbe stato ricambiato, non gli aveva impedito di soffrire.

Happy si dondolava disperatamente in un angolo, non potendo fare a meno di pensare a quanto fosse stato stupido!
Lector e Frosch stavano tentando di consolarlo, seppur senza successo.
"Sono un'idiota. Un totale idiota, ma perché non penso mai prima di agire?", piagnucolò.
"Su, non dire così", disse Frosch, comprensivo. "A tutti capita di ricevere uno schiaffo, però sei stato intraprendente, sono sicuro che Charle non è rimasta indifferente"
"AH! Morirò solo e vergine, vecchio e in mezzo a mille... mila... GATTI!", a quel punto il suo pianto era divenuto disperato. Lector aveva alzato gli occhi al cielo. Non amava i piagnistei, inoltre, perché i suoi amici dovevano essere così sfigati in amore?

Charle si era poco prima allontanata con Lily. Doveva però ammettere che il bacio di Happy l'aveva abbastanza sorpresa. Insomma, lui aveva osato fare una cosa del genere senza neanche chiederle il permesso.
Stava però tentando di non pensarci, mentre teneva in mano un bicchiere semi pieno di uno strano liquido rosa chiaro, che non aveva però ancora sfiorato.
Lily, dal canto suo, si sentiva abbastanza in imbarazzo. Era stato messo in quel triangolo contro la sua volontà, lui non voleva creare problemi a nessuno!
"Amh... sicura di stare bene?", domandò infatti.
"Io? Sto benissimo, certo che sì!", esclamò lei sorridendo.
Il batterista fece però cadere lo sguardo su Happy. Quel povero ragazzino sfigato gli faceva tanta compassione e tenerezza.
"Posso chiederti come mai tu e quel tipo non andate d'accordo? Mi sembra un bravo ragazzo"
"Parli di Happy? Lui... lui è un bravo ragazzo. Ma è troppo insistente. Ha un debole per me, ma io... io no...".
Non riusciva a capire perché, mentre stesse parlando, le sue guance si fossero tinte di rosso. In verità, la sensazione delle sue labbra sulle proprie tornava all'improvviso, facendola fremere.
Si era trattato solo di un semplice bacio rubato, perché doveva farle tutto quest'effetto?
"Secondo me dovresti dargli una possibilità".
Charle però aveva scosso il capo.
"Non è il mio tipo. Diciamo che a me... piacciono più i tipi come te", ammise a quel punto, senza troppi problemi.
"Io?".
Lily non riusciva proprio a capacitarsene. Non aveva nulla di speciale, anzi, Happy gli sembrava più adatto per certe cose come l'amore.
"Sì, beh. Sei affascinante, un po' misterioso e, cosa più importante, non mi stalkeri dalla mattina alla sera. Insomma, ti fai desiderare".
La classica storia: il bravo ragazzo un po' sfortunato, innamorato della ragazza di turno, a sua volta interessata al bello e tenebroso... che in quel caso era lui.
Doveva ammetterlo, gli dispiaceva non poco vedere Happy così sofferente, non se lo meritava.
"... Beh, se lo dici tu...", si limitò a rispondere, mandando giù un lungo sorso di vodka liscia.

Sicuramente Laxus si sarebbe legato al dito per sempre il fatto di essere stato interrotto durante la sua conversazione con Mira per separare Lyon da Gray.
Ma quest'ultima non aveva alcuna colpa, si era semplicemente difeso, com'era giusto che fosse.
Adesso, mentre il rivale stava cercando di dare delle spiegazioni – piuttosto futili in effetti – al suo sorvegliante, Gray si massaggiava il viso. Il naso faceva male, ma probabilmente non era rotto. Uno zigomo sanguinava, quell'idiota picchiava proprio come una ragazzina, lo aveva graffiato per bene.
Con fare preoccupato, Juvia gli era andato subito incontro.
"Gray!".
Lui però le fece subito segno di fermarmi.
"Evitiamo, ti prego..."
"Ma Gray, sono solo preoccupata per te"
"Io sto bene, ma è meglio se evitiamo di parlare"
"No!", esclamò lei, agguerrita. "Non dopo che mi hai detto di piacerti. Non lo accetto! Che motivo abbiamo di stare lontani? Allora hai mentito, è per questo?"
"Basta!", la zittì, anche con fare più rude di quello che avrebbe voluto. "Non è per questo. Non ho mentito, ma..."
"Ma cosa?", sussurrò lei con voce spezzata.
Gli occhi di Gray adesso erano strani. Poteva vedere in essi una sofferenza che non aveva mai avuto occasione di conoscere, come la maggior parte della gente, tra l'altro.
"... Ho dimenticato come si fa ad amare...", si limitò a rispondere.
Forse poteva sembrare una scusa abbastanza banale, ma no, non poteva esserlo.
Conosceva Gray, sapeva che non si sarebbe mai inventato nulla di tanto sciocco.
Tuttavia, il non sapere cosa si nascondesse dietro quel suo modo di fare la faceva sentire davvero male. Non aveva idea di come comportarsi. Lo lasciò andare via senza aggiungere altro. Piuttosto si rivolse a Lyon, il quale stava ancora parlando con Laxus.
"Juvia?", chiamò lui. Lei gli lanciò un'occhiataccia.
"Grazie tante!", esclamò nervosa. "Adesso sarai contento, spero!".
Ovviamente, non era affatto contento. L'alcol gli aveva dato alla testa, ed ecco che la sua occasione di rivelarle per bene i suoi sentimenti era andata a farsi benedire.
"Mh", Laxus alzò gli occhi al cielo. "A quanto pare non sono l'unico che ha problemi con le donne".

Per Zeref si stava invece facendo tardi. Gli sarebbe piaciuto rimanere ancora un po', ma dopotutto non era più uno studente universitario. Mavis si era offerta di accompagnarlo fuori, ma in realtà quella era stata solo una scusa per rimanere ancora con lui.
"Allora... vai via, eh?", le domandò la ragazza.
"Fra un po' sì", rispose lui. Infilando una mano in tasca, aveva afferrato un pacchetto di sigarette. Ne aveva poi presa una, portandosela tra le labbra e accendendola. Mavis lo aveva guardato sorpresa. Ricordava quando si era preso quel brutto vizio e a quanto lo avesse – inutilmente – rimproverato.
"Ancora non mi abituo a vederti così", sussurrò.
Lui sorrise.
"Lo so. Non ti è mai andata giù la cosa"
"Sì, infatti", distolse lo sguardo, cambiando ad un tratto discorso. "Comunque, sai... io vi ho visti. Intendo, te e Natsu. Penso che dovreste appianare le vostre divergenze"
"Te l'ho già detto, non sono io. E' lui che ce l'ha con me"
"Beh, non che tu abbia un carattere facile..."
"Oh, lo so. E' per questo che ci siamo lasciati...".
La sua risatina spumò ben presto, divenendo silenzio. Era passato ormai un po' da quando la loro relazione era finita. Anche se forse, definirla "finita" era un azzardo. Mavis e Zeref non avevano smesso un attimo di di desiderarsi, si poteva capire da come si guardavano.
La ragazza si dondolò nervosamente.
"Però sai... io mi ricordo di quando andavate d'accordo. Ci divertivamo tanto, tutti e tre insieme. Come quando siamo andati in vacanza, quell'estate di quattro anni fa"
"Me lo ricordo. Bei tempi. E' un peccato che sia dovuta finire".
Non si erano lasciati perché non si amavano più. Probabilmente era stato a causa delle troppe incomprensioni, della natura diversa dei loro caratteri, dei loro desideri diversi per il futuro: Mavis infatti desiderava, dopo aver conseguito la laurea in ostetricia, sposarsi e farsi una famiglia sua. Ma Zeref era di tutt'altro pensiero.
E poi c'erano stati i vari litigi, disguidi e seccature varie. Alla fine, i due avevano convenuto che fosse meglio separarsi.
Anche se, in verità, a causa del grande affetto e trasporto che provavano l'uno verso l'altro, non si erano mai separati.
Era per questo che Zeref andava da lei tutte le volte,quando poteva. Era per questo che Mavis lo attendeva sempre.
Sempre. Era proprio la sua parola preferita.
Il ragazzo aveva avvertito il suo sguardo fisso su di sé, ed era stato allora che l'aveva guardata.
Lei, molto più bassa e minuta, si aggrappò a lui, in punta di piedi, e lo baciò.
Erano stati tanti i baci che si erano scambiati dopo la fine della loro relazione, e tutte le volte si dicevano che sarebbe stata l'ultima. Ma questo, ovviamente, non succedeva mai.
Zeref ricambiò il bacio, stringendola in modo da non farle perdere l'equilibrio. Affondò una mano tra i suoi morbidi capelli, e poi si staccò, solo per guardarla negli occhi, con un'espressione esasperata e severa.
"Mavis... non dovremmo. Altrimenti che senso ha avuto lasciarci?"
"E' quello che mi chiedo anche io", annaspò lei. "Che senso ha stare divisi se comunque ci desideriamo?"
"Sai quanto me che vorrei poterci riprovare. Ma il fatto è che siamo così diversi che non riusciamo a trovarci. Tu hai i tuoi progetti, ed io non voglio impedirti di costruirti una vita. Per questo dovresti trovarti una brava persona...".
Lei non riuscì a staccargli gli occhi di dosso. Era strano, sentiva che fosse proprio lui la persona giusta, eppure, allo stesso tempo, sapeva che non lo fosse.
Si sentì vuota quando Zeref si staccò da lei. Ogni volta che se ne andava, Mavis non vedeva l'ora che arrivasse il momento di rivedersi.
Ciò che però si domandava era... sarebbe sempre stato così?

Per Lucy, invece, l'esito di quella serata era uno e uno soltanto: disastroso.
Davvero la serata più disastrosa della sua vita. E pensare che era cominciato tutto così bene.
Una volta giunta nel dormitorio, si era messa comoda, tolta il trucco e si era infine lasciata andare allo sconforto. C'era rimasta così male, per un attimo aveva creduto davvero che fra lei e Natsu potesse esserci qualcosa. Se solo non si fosse fatta incantare da belle parole e da belle frasi, tutto questo non sarebbe successo.
In automatico cercò "Orgoglio e pregiudizio", sfogliando poi le pagine.
Quella frase che lui le aveva dedicato... allora non aveva alcun significato!
Fu forte l'impeto di strapparlo, ma non lo fece. Non voleva rovinare il libro, e poi... e poi non se la sentiva di cancellare quella sua traccia.
Le veniva da piangere, ma versare anche solo una lacrima per un tipo del genere... sarebbe stato stupido.
La porta della camera cigolò piano, e Levy fece il suo ingresso. Si era infatti preoccupata nel non vedere più l'amica, così era andata a cercarla.
"Lucy...?"
"Levy! Cosa ci fai qui? Pensavo fossi con Gajeel"
"Emh... ero, infatti", si fece avanti. "Cos'è successo?".
La bionda sospirò.
"Era tutta finzione, Levy. Vuoi sapere cos'ero io per Natsu? Una scommessa vinta. Assurdo, non è vero? Ho creduto di interessargli davvero e... la cosa più terribile è che io provo qualcosa per lui! Ecco, lo sapevo. Non avrei dovuto"
"Non dire così. Lui ha sbagliato, ma magari prova davvero qualcosa per te!"
"E come pensi che potrò fidarmi?", domandò con rabbia. "No, io proprio non riesco. A te, piuttosto, com'è andate con Gajeel?".
La turchina arrossì di colpo. Avrebbe voluto evitare di parlare di lei, considerato quanto la sua amica stesse male.
"Noi... lo abbiamo quasi fatto...", confessò.
"Con "fatto" intendi..."
"Sì, quello. Credo che lui sia proprio perfetto per me. Nonostante le apparenze, è sensibile, è dolce..."
"Sono contenta che almeno a te siano andate bene le cose...".
Mentre parlavano, un inatteso ospite venne loro a fare visita. Evergreen, infatti, era entrata senza troppi problemi, guardandosi intorno.
"... Terribile...", commentò.
"Emh... scusa, ma che ci fai tu qui?", domandò Levy.
"Ah, è troppo tardi per andare via, così Laxus mi ha detto che potevo rimanere a dormire qui! Io comunque sono Evergreen"
"Eh?", domandò Lucy. "Aspetta... ma io ti conosco! Tu fai la modella, non è vero?"
"Oh, sono felice che qualcuno mi abbia riconosciuto. Ebbene, è proprio così. Allora, dov'è che dormo?".
Le sue si guardarono, strabuzzando gli occhi.
Probabilmente, Charle non sarebbe stata d'accordo.

Natsu era ritornato al suo dormitorio con la testa che doleva, mentre Happy gli andava dietro, con fare strascicato. Una volta arrivato, aveva trovato un silenzioso Elfman, in compagnia di Gray. Quest'ultimo, steso sul letto con una borsa del ghiaccio vicino l'occhio destro, si sollevò appena.
"Ah, sei qui... accidenti, siete ridotti piuttosto male".
In effetti, Natsu era strano. Sembrava irrimediabilmente depresso, e questo non era da lui.
"Sono un cretino...", sussurrò.
"Andiamo", fece l'amico. "Non mi dire che alla fine ti sei affezionato a Lucy?".
Affezionato? Era più che affezionato! Aveva praticamente un debole per lei, e aveva mandato all'aria tutto.
"Non mi vorrà più vedere..."
"Non dirlo a me", piagnucolò Happy.
A quel punto fu Elfman a prendere la situazione in mano e ad incoraggiarli.
"Suvvia, ragazzi. Comportatevi da uomini! Se ci arrendiamo alla prima difficoltà, non otterremo mai niente!"
"Beh, sei positivo per uno che è appena stato rifiutato senza troppi problemi", commentò Gray.
"Ah... Per l'appunto! Non possiamo mollare proprio adesso, no? Forse Natsu... dovresti semplicemente riconquistarla!"
"Non si fiderà mai più di me..."
"E allora riconquista la sua fiducia! Se hai trovato qualcuna di così speciale, vale la pena lottare".
Natsu non rispose. Non si era mai posto quel tipo di problema, semplicemente perché era sempre stato convinto che non avrebbe incontrato nessuno di speciale.
E, adesso, tutte le sue convinzioni erano crollate.
Non esisteva che lei.

Il giorno dopo...

Fu un risveglio piuttosto traumatico per tutti. Tra la sbornia e i problemi di cuore, gli studenti erano piuttosto a pezzi, e si aggiravano per i corridoio, le aule e il cortile, neanche fossero stati degli zombie.
Neanche l'allegra Mirajane sembrava essere del suo solito e candido umore. Era sempre stata brava a sorridere e a fingere che fosse tutto a posto, ma ultimamente le veniva tutto difficile. Sua sorella Lisanna, accanto a lei, sembrava invece piuttosto nervosa.
"E' inutile che Natsu se la prenda con me. Io ho soltanto detto la verità, non ti pare?"
"Forse potresti avere esagerato...", azzardò la sorella.
"Vorrei vedere te al posto mio. Non hai di questi problemi, Laxus ti muore praticamente vero".
Laxus. Non aveva fatto altro che pensare a lui. Stava iniziando a sentirsi veramente in colpa. Soltanto perché si sentiva insicura e aveva paura di soffrire, non significava che lui dovesse starci male.
Dal canto suo, c'era Freed che si era messo in testa una cosa ben precisa: doveva assolutamente impedire che quei due si mettessero insieme, altrimenti avrebbe dato di matto.
Lui e Bixslow attendevano che Evergreen li raggiungesse, in modo da andare, ma la ragazza se la stava prendendo comoda.
"Ma insomma, dov'è finita?", domandò infatti Bixslow. Freed non rispose. Più tempo rimaneva lì, meglio era. Aveva adocchiato Mira e, nel vederla, non era riuscito a trattenersi.
"Ma guarda. Vado a fare due chiacchiere con la barbie"
"Cosa?! Ma che fai, vieni qui...!".
Ovviamente, inutili furono i tentativi dell'amico di fermarlo. Arrivò davanti a Mira, con un sorriso di circostanza.
"Hey, ciao! Come va? Oh, ti prego. Non indietreggiare. Mi dispiace di essere stato tanto duro con te, è che sai... Laxus è il mio migliore amico, e io mi preoccupo per lui".
Mira batté le palpebre ripetutamente. Non era di certo una che portava rancore.
"Ah... sì, posso capirlo. Va tutto bene, comunque. Avevo intuito..."
"Già. E visto che probabilmente prima o poi vi metterete insieme", in quel momento si sforzò di non dare di matto. "Dovremmo essere amici anche noi..."
"Freed, ma che...?", fece per dire Bixslow, adeguatamente zittito con un'occhiata.
"Per me non ci sono problemi, spero che possiamo andare d'accordo!", affermò carinamente.
Oh, sì.
Sarebbero andati molto d'accordo.

Anche i Manos erano finalmente usciti dalla loro tana... tutti tranne uno.
Juvia, infatti, si era categoricamente rifiutata di vedere Lyon. Non lo avrebbe perdonato facilmente per aver fatto del male Gray.
Il chitarrista, dal canto suo, si sentiva piuttosto triste. Invece che avvicinarsi a lei, non aveva fatto altro che allontanarla.
"E così Juvia è arrabbiata, eh?", domandò Gajeel. "Beh, spero che non lasci la band, altrimenti, caro il mio Lyon, farai meglio a imparare a cantare"
"Non preoccuparti", lo tranquillizzò Gerard. "Juvia non lo farà..."
Gajeel allora sorrise, dandogli una pacca su una spalla.
"Tu invece sei piuttosto di buon umore. Sei uno dei pochi a cui la serata è andata bene. Tu ed Erza... vi siete divertiti. Allora dimmi, siete andati oltre quello che abbiamo visto?"
"No", rispose subito. "E comunque sia non sono fatti tuoi".
Gerard era abbastanza riservato su quella che era la sua vita sessuale, e parlarne lo metteva sempre in imbarazzo.
"Ah, andiamo! Siamo uomini, sarà pure normale parlarne!"
Lily scosse il capo.
"Lo prendi tanto in giro, ma non mi pare tu sia arrivato ad una qualche conclusione con Levy, no?"
"E' diverso, idiota! La mia è stata una scelta. Levy... lei è troppo preziosa..."
"Capisco... ti sei innamorato..."
"SMETTILA DI RIPETERLO! E ANCHE SE FOSSE, CHE AVRESTI DA RIDIRE?!"
Lyon sospirò, non aggiungendo una parola.

Sting era piuttosto nervoso. Poggiato al muro a braccia conserte, non riusciva a pensare ad altro se non alla notte precedente.
Rogue non lo aveva ancora raggiunto, aveva ancora addosso i postumi della sbornia, e Frosch si trovava con lui.
Non si era mai sentito così esasperato, confuso e in colpa. Rifiutarlo era stata la cosa giusta, o almeno di ciò stava tentando di convincersi.
"Oh", sospirò. "Hey... Lector. Tu lo sapevi? Di Rogue, intendo..."
"Certo che lo sapevo. Io e Frosch volevamo che vi metteste insieme..."
"E nessuno mi ha detto niente! Cielo, se solo lo avessi saputo prima..."
"Se solo lo avessi saputo prima che cosa? Avresti lasciato Yukino? Ne subito fortemente!", affermò con aria di rimprovero.
"Hey Lector, ma perché te la stai prendendo con me? Dico solo che se l'avessi saputo prima, avrei evitato di parlare con lui di certe cose, di fare certe cose..."
"Non sarebbe cambiato nulla. Tu sei mio amico e sai che dico sempre ciò che penso. E penso che stai sbagliando. Io ho visto la tua espressione quando Rogue ti ha baciato. Mai avuta, neanche con Yukino"
"Stai cercando di dire che... in qualche modo, io sono attratto da lui?!"
Lector fece spallucce.
"Questo devi capirlo tu. Sai, quando Frosch mi si è dichiarato, devo essere sincero, non sapevo cosa pensare. Fino a quel momento, i ragazzi non mi erano mai interessati. Ho pensato che allontanandolo avrei fatto bene, ma è stato proprio nel momento in cui l'ho allontanato che ho capito che... che ciò che realmente volevo era lui".
Le sue parole non avevano fatto altro che confondere ulteriormente Sting.
"Ma tu non stavi con una ragazza...".
Yukino si avvicinò a loro in quel momento, stampando un bacio sulla guancia al suo fidanzato.
"Ciao, ragazzi. Sting, hai chiarito con Rogue?"
"Amh... sì. Tutto a posto. E' stata colpa dell'alcol".

Avrebbe preferito non dirle la verità. La situazione era già abbastanza difficile.
Lucy e le sue compagne di stanza uscirono tutte insieme dal dormitorio. Charle non perdeva un attimo di vista Evergreen. Quella tipa non le piaceva, insomma, chi si credeva di essere?!
"Ah, che bella dormita!", si stiracchiò. "E voi siete proprio simpatiche"
"Beh, sono contenta che tu abbia trovato il mio letto comodo", borbottò l'albina.
"Oh, sono contenta anche io!", esclamò l'altra, non riuscendo a percepire il suo sarcasmo.
La bionda non le stava neanche a sentire. Temeva solo il fatto di dover incontrare Natsu – cosa praticamente certa – e doverlo affrontare.
Non voleva dirgli nulla, non voleva sentire nulla. Aveva una paura matta di scoppiare in lacrime, e questo non lo voleva!
Levy l'aveva saldamente presa sottobraccio, ed insieme si erano dirette in cortile.
Quest'ultimo era la meta anche di Natsu e compagni, tutti e quattro con l'umore sotto le scarpe. Come nei peggiori film, i due gruppi si incontrarono a metà strada. Ragazzi e ragazze si immobilizzarono, senza osare fiatare
Lucy si era irrigidita, mentre il cuore iniziava a battere forte. Avrebbe voluto fare tante cose, tra cui urlargli contro, magari anche picchiarlo.
Lui la stava guardando senza troppi problemi.
Non voleva che la guardasse... non voleva.
Faceva tutto troppo male.
"LUCY! FINALMENTE TI HO TROVATA!".
La ragazza non avrebbe mai pensato, soprattutto in quel frangente, di sentire quella voce, appartenente ad una persona che sfortunatamente conosceva fin troppo bene. A quel punto, tutti gli occhi si puntarono sull'appena nuovo arrivato, che con molta sicurezza si stava avvicinando alla biondina.
Quest'ultima aveva spalancato gli occhi, balbettando.
"L-Loki?"
"Ciao, piccola", lui ammiccò "Sono proprio io. Sorpresa!Dì la verità, non te lo aspettavi, vero?"
"Infatti. Ma perché sei qui?", domandò nervosa.
"Mi sembra ovvio, per te! Qui è pieno di ragazze carine, ma è ovvio che nessuna è splendida come te".
Nel vedere quel tipo avvicinarsi a Lucy, Natsu non aveva potuto fare a meno di intromettersi, colto da una forte gelosia.
"Emh, salve!", esclamò, non troppo gentilmente. "Chi dovresti essere tu?"
"Natsu!", fece lei. "Che cosa vuoi?"
"Io chi sono? Se proprio lo vuoi sapere, testa rosata, sono l'ex fidanzato di Lucy. Anche se "ex" è un modo di dire. Noi siamo ancora molto uniti, vero zuccherino?", domandò lui, circondandole le spalle con un braccio.
Lei arrossì, sentendosi vagamente in imbarazzo.
"Loki, avanti. Smettila"
"Sì, infatti!", fece Natsu. "Smettila!"
L'altro allora lo squadrò.
"Devo presupporre che tu sia il suo nuovo ragazzo?".
Gli venne quasi istintivo rispondere di sì, ma riuscì fortunatamente a trattenere la sua lingua biforcuta, mentre Lucy gli lanciava un'occhiataccia.
"No, non lo so"
"Allora non vedo quale sia il problema. Io sono venuto qui per lei. Andiamo Lucy, abbiamo molto di cui parlare", affermò afferrandola per un polso.
Quello fu decisamente troppo per lui. Non aveva alcun diritto, non dopo quello che aveva fatto. Ma, testa calda per com'era, avrebbe finito con il fare qualcosa di avventato.
"TU! LASCIALA STARE SUBITO!"

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