Lucy non riusciva ad alzare lo sguardo. C'era silenzio.
Non riusciva a credere, stava davvero andando via. Probabilmente, a mente fredda se ne sarebbe mentita, ma non in quel momento. No, in quel momento voleva solo andare lontano e dimenticare, dimenticare il male che Natsu le aveva fatto.
Quello stupido. Ingenuo. Idiota. Stupido. Stupido. Stupido.
"So che non ne vuoi parlare ma... magari ti farà bene".
Zeref guidava accanto a lei, guardandola ogni tanto con la coda dell'occhio. La ragazza strinse istintivamente le gambe. Certo, sicuramente le avrebbe fatto bene, sempre meglio che tenere per sé la sua rabbia.
"E' uno stupido", cominciò a dire. "E' tanto tempo che gli dico di stare lontano da Lisanna. Lei mi odia e sta facendo di tutto per farci allontanare. Lo ha baciato davanti a me. Non è neanche la prima volta, ma io mi sono stancata dell'idiozia di Natsu. Non ha voluto darmi retta, che soffra della mia assenza, adesso".
Vide le labbra di Zeref curvarsi in un sorriso strano.
"Che c'è da ridere?", domandò brusca.
"Non rido per te, ma per mio fratello. Una situazione semplice la fa diventare improvvisamente complicata".
"Mh", fece a braccia conserte. "Non mi pare che tu con Mavis sia tanto diverso".
A quelle parole, il sorrisetto del ragazzo scomparve subito.
"E' diverso..."
"Oh, non è diverso! Non vorrai lasciarla così, vero? E' incinta, ne sei responsabile anche tu... soprattutto tu!"
"Questo lo so, ma non mi è stata data possibilità di scegliere. Non sono pronto".
Lei si accasciò sul sedile.
"Sicuramente Natsu è molto più maturo di te da questo punto di vista"
"Ognuno ha le sua mancanze. Almeno, mio fratello si è adesso reso conto che essere me non è tutto questo granché. D'accordo, ero bravo a scuola, ho finito gli studi ma... nei rapporti umani sono un completo disastro. A volte la mia totale razionalità mi fa sembrare meno umano".
Lucy tornò a guardarlo. Come facevano quei due ad essere così diversi ma anche così simili? Se messi insieme, colmavano l'uno le mancanze dell'altro.
Dopo poco, Lucy arrivò a destinazione. Le sembrava di mancare da casa da una vita. La sua bella villa con tutti i confort, non per niente paragonabile ai dormitori dell'università. In quest'ultimi c'era più vita.
Era appena arrivata e già si pentiva della tua scelta.
"Ti ringrazio per il passaggio, Zeref. Adesso però vedi di tornare da Mavis, altrimenti mi sento troppo in colpa"
"E cosa dovrei dirle, una volta arrivato da lei?".
Lucy alzò gli occhi al cielo.
"Che farai uno sforzo. Posso immaginare che per te non sia facile, non erano questi i programmi che avevi in mente. Ma un figlio si fa in due, per cui... Abbi coraggio!"
"Eh... va bene, ci proverò".
Era la prima volta che lei e Zeref parlavano così a lungo. E doveva ammettere che, dietro quella perfetta facciata di sicurezza e razionalità, si nascondesse anche altro. Dopotutto, lui era un essere umano, esattamente come loro.
Lucy si trascinò il trolley per il vialetto. Una volta arrivata alla porta, una delle domestiche la accolse.
"Signorina Lucy, non sapevo tornaste stasera!"
"E' stata una cosa che ho deciso all'ultimo minuto. Immagino che mio padre non ci sia, vero?"
"E' a una cena di lavoro".
Alzò gli occhi al cielo. Figurarsi se il suo impegnatissimo padre fosse in casa. Ma forse era meglio così. Almeno ciò avrebbe ritardato il momento delle spiegazioni.
"Va bene, penso che adesso andrò in camera mia", affermò infine.
Era così tanto tempo che non dormiva da sola. Come avrebbe fatto senza Levy, Charle, Wendy e le altre?
Era andata via senza avvertire nessuno, ma adesso iniziava a sentirsi vagamente in colpa.
Piagnucolando, Natsu si portò una mano sul viso. Era già il terzo pugno che Erza gli lanciava e sembrava decisa ad andare avanti ancora per molto.
"Brutto deficiente!", esclamò. "Hai fatto andare via Lucy, ma ti rendi conto?"
"Io non ho fatto niente!"
"Se lo dici un'altra volta, giuro che ti ammazzo!"
"Su, Erza, cerca di stare calma", tentò di rabbonirla Levy. Erano presenti anche Wendy e Lisanna. Quest'ultima però, a braccia conserte, non sembrava affatto preoccupata.
"Sei un cretino!", la rossa continuò ad insultarlo. "Ma cosa ci vuole a capire quello che sente una ragazza, dobbiamo scriverci un libro? E tu", sta volta la attenzioni andarono proprio su Lisanna. "Dico, non ti vergogni neanche un po' per quello che hai fatto?"
"Perché dovrei vergognarmi?", domandò tranquilla.
"Perché è successo un disastro, ecco perché! Volere un ragazzo è una cosa, ma questo è essere perfide! Che ti prende, Lisanna? Prima non eri così!".
Fu a quel punto che l'albina perse la pazienza.
"Perché se tu picchi la gente per gelosia va bene, ma se lo faccio io non va bene? Perché qui ognuno può fare quello che vuole, ma appena faccio qualcosa io, ecco che improvvisamente diventa la cattiva della situazione? E' perché Lucy è vostra amica, non è vero? Altrimenti non vi importerebbe nulla!"
"Aspetta!", Levy tentò come sempre di mettere la buona. "Picchiare la gente non va bene, questo lo sa anche Erza. Così come non va bene mettersi in mezzo in questo modo fra una coppia, dovresti saperlo!".
Nel frattempo, Natsu stava cercando di approfittarsi di quell'attimo si distrazione per scappare via. Ma Erza se ne accorse, afferrandolo per il colletto della maglietta.
"Faresti bene a chiamarla e a dirle che ti dispiace, altrimenti giuro che ti uccido!", esclamò dandogli una spinta.
Natsu si massaggiò la testa dolorante. Erza gli aveva dato proprio una bella lezione, quei pugni se li era meritati tutti.
Si maledisse mentalmente per non aver dato retta alla sua... ex ragazza?
Non voleva perderla così! Doveva fare qualcosa, assolutamente!
"Accidenti, che situazione", sospirò Levy. "Dobbiamo farla tornare!"
"Tornerà", proclamò Erza. "Piuttosto, sbaglio o manca Charle?".
Le sue amiche fecero spallucce, non avendo la più pallida idea di dove l'amica si fosse cacciata.
La verità era che Charle se lo fosse spassata alla grande. Probabilmente, a mente fredda si sarebbe resa conto di quanto avventata fosse stata, ma adesso si sentiva piuttosto bene. Uscì dal dormitorio di Happy, lisciandosi i capelli.
"Ci vediamo dopo!", esclamò lanciando un'occhiata ai due ragazzi ancora stesi a letto. Lily aveva un'espressione piuttosto stralunata, contrariamente al suo amico che sorrideva come un ebete.
"Cosa... cosa è esattamente successo?", domandò il primo.
"Non lo so... ma qualsiasi cosa fosse mi è piaciuta. Lo abbiamo fatto? Cioè, tutti e tre?"
"L'ho chiesto prima io. Pensavo che Charle mi odiasse"
"Evidentemente non è così. Com'è stato?"
"Strano. Non ero mai andato con una ragazza. Non male, ma preferisco comunque i ragazzi, mi danno quel qualcosa in più..."
"So bene cosa intendi con "qualcosa in più", ridacchiò. "Ma adesso mi sorge una domanda. Cosa siamo noi tre?"
"In che senso?"
"Siamo tipo "scopa-amici"? O che altro? Volevo stare con Charle, voglio ancora stare con lei, però il sesso in tre è molto... meglio".
Lily fece spallucce.
"Io non ne ho idea. Dovresti chiedere a lei"
"Va bene, glielo chiederò. Però adesso...", lo attirò a sé, abbracciandolo. "Voglio dedicarmi a te"
"Cosa vuoi farmi?"
"Nulla di strano, voglio solo stringerti. Sei così carino".
Lily si ritrovò ad arrossire. Che situazione era quella? Happy era diventato fin troppo spregiudicato, adesso osava anche farlo sentire in imbarazzo.
Cobra e Freed erano appena stati scaricati da Bixslow e Loki. Quest'ultimi erano arrivati alla conclusione che non ci fosse assolutamente motivo di preoccuparsi.
Quel tipo era a posto, malgrado all'apparenza potesse non sembrare.
Ciò si era rivelato un bene, poiché in questo modo i due avevano avuto modo di approfondire la loro conoscenza. Era un bene soprattutto per Freed. In quel modo riusciva a non pensare al dolore, alla sofferenza. Stava bene, stava decisamente bene, come non si sentiva da mesi.
"Ma dove mi stai portando?", domandò nel vedere Cobra camminargli davanti.
"All'aula di disegno. Ti presento i miei amici"
"I tuoi amici?"
"La mia banda, gli Oracion Seis. Sono un po' sopra le righe, ma sono simpatici".
Con "sopra le righe", Freed non sapeva esattamente cosa aspettarsi. Non appena fu entrato, si rese conto però di una cosa. Quelli dovevano essere degli artisti. Molti di loro sembravano impegnati a disegnare. La prima ad alzare lo sguardo fu una ragazza.
"Erik, sei venuto alla fine. Ma chi è quel ragazzo?"
"E-Erik?", domandò Freed.
"E' il mio vero nome. Sebbene loro sappiano che devono chiamarmi con il mio soprannome, che senso ha altrimenti?", sbottò. "Comunque sia, lui è Freed, un mio compagno di corso. Trattalo bene e non fatelo scappare".
La ragazza di poco prima si avvicinò, osservando meglio il nuovo arrivato.
"Caruccio... chiamami Angel"
"Angel? Va bene, se insisti"
"Perfetto!", lo afferrò per un braccio. "E ci sono anche Brain, Klodoa, Racer, Hoteye e Midnight!"
"S-salve a tutti", salutò timidamente.
Sicuramente erano dei tipi fuori dal comune. L'ultimo, Midnight, lo squadrò da capo a piede.
"Ma che damerino simpatico", affermò. Freed lo mal guardò a sua volta.
"Io invece non riesco a capire di che sesso sei, diciamo che sei piuttosto ambiguo", gli rispose per le rime.
"Come osi, tu.."
"Va bene, non c'è bisogno di scaldarsi tanto!", li fermò subito Cobra. "E comunque, in quanto leader di questa banda, chi è con me va tratto bene, capito Midnight?"
"Uffa", sbuffò. "Volevo solo divertirmi un po'".
Fu istintivo per Freed aggrapparsi al suo braccio. Non seppe neanche lui il perché, ma stargli vicino gli dava un grande senso di protezione.
Cobra allora si voltò a guardarlo, sorridendo.
"Va tutto bene, ci ho pensato io".
Lui annuì piano, sentendo il suo cuore, stranamente, sussultare.
"Sei sicuro che abbiamo fatto bene ad andarcene? Laxus ci aveva dato un compito ben preciso"
"Non ti preoccupare, gli diremo che è tutto a posto e allora ci lascerà in pace, puoi fidarti di me!".
Chissà perché, ma Loki aveva la netta sensazione che non sarebbe andata esattamente come Bixswloe diceva. Ma se lui gli diceva di fidarsi, tanto valeva ascoltarlo.
E poi, erano stati tanto presi dalla loro missione da non avere neanche il tempo di parlare di quanto successo.
"Emh", decise di prendere il discorso. "Quindi adesso io sono il tuo ragazzo?"
Bixslow lo guardl sorpreso.
"Se vuoi..."
"Come sarebbe a dire "se voglio"? Tu non mi hai chiesto niente!"
"Pensavo che dopo quello che abbiamo fatto fosse ovvio".
Loki fece per parlare, ma si ritrovò zittito ad arrossire. Se solo ripensava alla fantastica notte che avevano passato insieme, un brivido gli percorreva la schiena. Non poteva credere che lui, con il passato da spezza cuori che aveva alle spalle, fosse finito per innamorarsi di un ragazzo e con il fare certe cose.
Tuttavia ciò non sembrava rappresentare un problema. Si sentiva incredibilmente felice, con il cuore leggero.
"Non è ovvio. Tu devi chiedermelo", mormorò. Bixslow lo guardò ancora, afferrandolo poi e attirandolo a sé.
"Vuoi essere il mio ragazzo?".
Glielo aveva chiesto davvero.
Mosse piano le labbra.
"Sì".
Bixslow allora si chinò per baciarlo e immediatamente il brivido di poco prima gli attraversò l'intero corpo. Non avrebbe mai pensato potesse essere così bello.
"Che cosa fate voi due qui?!".
Entrambi desiderarono strozzare Laxus in quel momento. Quest'ultimo li stava guardando, con Mira.
"Beh, mi pare abbastanza evidente quello che stiamo facendo", disse l'amico.
"Non mi riferisco a questo! Voi dovreste essere con Freed!"
"E' tutto a posto! Cobra è un bravo ragazzo, Freed non corre alcun pericolo".
Fu allora Mira a intervenire, poggiando una mano sulla spalla del suo fidanzato.
"Laxus, adesso non ti sembra di esagerare?". Lui si fermò a guardarla. Stava effettivamente esagerando? La sua none ra semplcie preoccupazione per un amico?
"Ah, e va bene. Senti, andiamo è meglio".
Mira lo seguì, non sentendosi, tuttavia, tranquilla. Quei suoi modi di fare erano strani. Laxus era stranamente inquieto e nervoso.
Che fosse gelosia nei confronti di Freed?
Ma non avrebbe avuto senso, lui stava con lei, amava lei, allora perché?
Doveva assolutamente mettere le cose in chiaro.
"E adesso che siamo senza cantatne come contate di andare avanti? Gerard, tu non dici niente?"
"Io ho detto già abbastanza, Gajeel. Non posso di certo costringere Juvia a rimanere contro la sua volontà. Dovresti prendertela con Lyon, la colpa a sua!".
Quest'ultimo, chino su se stesso, alzò piano lo sguardo, incrociando quello omicida del chitarrista.
"Stammi bene a sentire, idiota. Faresti meglio a imparare a cantare, altrimenti giuo che ti uccido! Non me ne frega un cazzo dei tuoi problemi, avresti fatto meglio a tenerli fuori di qui!"
"E' inutile, l'ho già rimproverato io per bene!"
"Bene, meglio così! E dov'è quello sciocco di Lily? Possibile che siamo solo in due a tenere alla band?".
Non aggiunse altro, uscendo dall'aula di musica prima di arrabbiarsi ulteriormente. Tendeva a stressarsi molto facilmente, tutto per colpa di quegli idioti.
"Oh-oh, noto che abbiamo un carattere molto simile".
Una voce viscida portò Gajeel a voltarsi di scatto. Riconobbe subito il ragazzo che aveva visto parlare con Levy, poggiato al muro e guardarlo con un ghigno.
Lo guardò, con un'espressione tutt'altro che gentile.
"Tu chi sei?"
"Ah, credo che ci siamo già incontrati. Sono Zancrow"
"Io sono Gajeel. Sei tipo un amico di Levy?"
"Non mi definirei proprio amico. La tua ragazza è sfuggente e molto carina. Istiga l'istinto del predatore".
Non gli piaceva affatto come quel tipo parlava della sua Levy.
"Hey tu, ma che cazzo...."
"Rilassati, non sono qui per cercare guai. Volevo solo conoscere da vicino il mio rivale"
"Il tuo cosa?"
"Il mio rivale. Se te lo stessi chiedendo, ho messo gli occhi su Levy. Poiché sono abituato a prendermi una cosa quando la voglio, sarà lo stesso questa volta"
"Io non credo proprio. Levy sta con me, togliti dalla testa qualsiasi idea. Se provi anche solo a importunarla o a sfiorarla con un dito, giuro che..."
"Violenza, violenza, ce n'è poi bisogno?", domandò Zancrow con tono mellifluo. "Magari sarà proprio lei a venire da me".
In quel momento Gajeel avvertì l'impellente bisogno di lanciargli un pugno, ma non ne sarebbe valsa la pena. Quello era uno stupido che si stava divertendo a dargli fastidio, probabilmente non diceva sul serio.
Dire sul serio avrebbe significato essere anche molto stupidi.
Farselo nemico non era mai una buona idea.
Dopo quella pesante ramanzina a Natsu, Erza si stava avviando per vedersi con Simon. Quest'ultimo lavorava vicino la Fairy Tail University, quindi, non appena staccava, poteva venire a trovarla.
Non aveva però messo in conto l'incontrare Gerard nel suo cammino.
La coppia si studiò un attimo. La prima a parlare fu proprio la rossa.
"Vai da qualche parte, Gerard?"
"Probabile", rispose lui serio. "E tu?"
"Oh, vado solo da Simon. Sai, lui mi sta aspettando...", sussurrò melliflua.
"Capisco. Io mi vedo con Kagura. Spero che non sia un problema".
La ragazza sentì lo stomaco andare in subbuglio. E così, il caro Gerard voleva giocare.
D'accordo, lei avrebbe giocato e avrebbe vinto.
"Assolutamente no. Divertitevi", sussurrò in un tono tutt'altro che gentile e lanciandogli un'occhiataccia che il ragazzo ricambiò.
Erza se lo lasciò alle spalle, raggiungendo Simon nel cortile.
Il suo migliore amico d'infanzia, non era certo che sarebbe riuscito a portare avanti quella farsa ancora per molto. Quella vicinanza con la ragazza lo metteva non poco in difficoltà. Aveva uno scopo ben preciso, ma i suoi sentimenti parlavano ben chiaro.
"Simon!".
Immediatamente riconobbe la sua voce, andandole incontro per abbracciarla.
Erza era sempre molto affettuosa con lui, agiva ingenuamente, senza sapere cosa l'amico provasse in realtà.
"Che facciamo oggi?"
"Oggi...", fece per rispondere, ma la sua attenzione fu catturata da altro.
Non troppo distante, Gerard era in compagnia di Kagura.
Allora voleva giocare in modo davvero pesante
"Che faccia tosta", borbottò. "Simon, abbracciami!"
"Ma io l'ho già fatto!"
"Rifallo!", esclamò trascinandoselo addosso e lanciando un'occhiata malefica al suo fidanzato.
Ovviamente, Gerard non era esente dal provare gelosia.
"Sta tirando troppo la corda. Cosa posso fare? Kagura, non ti spiace se ti tocco un po', vero?"
"Oh, ma così mi imbarazzi! Una signorina come me non dovrebbe accettare certe cose e..."
"Va bene, va bene, allora vieni qui!", esclamò attirandola a sé. "Fingi di baciarmi"
"Questo è cattivo, lo sai che mi piaci"
"Fallo e giuro che ai miei concerti sarai sempre in prima fila. E puoi... ah, puoi avere una mia maglietta"
"Usata?", sussurrò lei con gli occhi spalancati.
"Tutto quello che vuoi!", esclamò esasperato, avvicinandosi e facendo finta di poggiare le labbra dalle sue.
Da lontano, però, sembrava tutta un'altra cosa.
"No, non ci credo! Questa me la paga!"
"Io non credo sia il caso di..."
"Ah, sta zitto!".
Senza neanche trovare la lucidità per fingere, Erza afferrò l'amico, posandogli un bacio sulle labbra piuttosto passionale. E Simon non fu in grado di rifiutare.
Fu lì che Gerard sentì davvero di andare fuori di testa.
"VA BENE, ADESSO BASTA!", urlò. "Questo è troppo!"
"Cosa vuoi tu?!", fece Erza inviperita. "Mi hai costretto! Ti ho visto baciare Kagura!"
"Io stavo facendo finta...!"
"Tu...", Erza spalancò gli occhi. "Davvero?"
"Sì, davvero! Ma non mi pare che il vostro bacio fosse finto!"
"Hey, amico", lo chiamò Simon. "Io non voglio problemi"
"Non chiamarmi "amico", d'accordo? Tutto questo è ridicolo. Io sono ridicolo ad andarti dietro. Ma possibile che non capisci che la tua è solo stupida gelosia?"
"Mi pare che anche tu sia geloso. Solo che fin'ora non avevi trovato motivo per dimostrarlo"
"Io sto in una band. Dovevi immaginartelo quando hai deciso di stare con me!"
"Io non immaginavo niente quando mi sono messa con te!", alzò la voce. "D'accordo, forse i miei modi di fare sono esagerati, ma hai pensato che forse è... è perché ti amo?!".
Il suo primo ti amo.
Il suo primo "ti amo", non contando quello che aveva urlato una volta alla festa.
Il suo primo "ti amo" serio, dettato dal cuore. E lo aveva detto così. In preda alla rabbia. Erza sentì in seguito le lacrime pungergli gli occhi.
"Erza?", la chiamò Gerard.
"Non c'è niente da dire", afferrò Simon per un braccio. "Adesso non voglio parlare con te".
Solo nel vederla allontanare, Gerard si rese conto di quanto fosse stato effettivamente stupido e infantile. Che ne era della sua maturità?
Sospirando, Lucy afferrò il cellulare, dopo aver udito il suono di una notifica, probabilmente un messaggio. Più che un messaggio, era in realtà un video messaggio da parte di Levy. Subito lo aprì: sullo schermo, erano comparse le figure delle sue amiche che la stavano salutando.
"Ciao, Lucy!", a parlare per prima fu Levy. "Ci dispiace che tu sia andata via. Non siamo arrabbiate con te, Natsu ci hai detto cosa ha fatto. Ma devi assolutamente tornare, noi ti aspettiamo!"
"Già!", aveva aggiunto Erza. "Ho dato una bella lezione a quella testa rosata, non preoccuparti!"
"Noi siamo un gruppo!", aggiunse Mavis. "E, soprattutto io, ho bisogno di te".
La bionda sorrise commossa nell'udire quelle parole. Le sue amiche erano sempre così dolci con lei, e lei se n'era andata così.
Una parte di lei le diceva di tornare, ma dall'altro lato sapeva che non sarebbe mai riuscita a stare nello stesso posto in cui si trovava anche Natsu.
Quest'ultimo non agiva per cattiveria, lo sapeva bene, ma questo non cambiava di tanto la situazione.
Udì dei rumori provenire dal piano di sotto. La porta principale era stata aperta, questo voleva dire che suo padre doveva essere tornato.
Si alzò. In un modo o nell'altro si sarebbe comunque accorto di lei, quindi tanto voleva non prolungare ancora l'attesa.
Scese dalle scale, trovando vicino all'ingresso suo padre con la ventiquattro ore in mano. Jude parve sinceramente sorpreso di vedere la figlia lì.
"Lucy? Ma quando sei arrivata?"
"Non da molto. Ho convenuto che sarebbe stato meglio tornare per... una vacanza", non poteva di certo dirgli che era tornata perché aveva litigato con Natsu.
Sapeva quanto suo padre non simpatizzasse per lui, dicendoglielo gli avrebbe soltanto dato una soddisfazione.
"Qualcosa mi dice che non è per questo che sei qui", affermò. "Fammi indovinare, è per quella specie di tuo ragazzo che sei qui, non è vero?".
Lei strinse i pugni.
"Se proprio lo vuoi sapere, non.... Non è il più il mio ragazzo".
Le costava davvero tanto dirlo.
"Beh, non sono sorpreso. Io lo avevo detto che non sarebbe durata, quel tipo non fa proprio per te".
Lucy sentì la rabbia crescerle dentro. Era arrabbiata con Natsu, eppure non
voleva sentir parlare male di lui da nessuno, soprattutto da suo padre, neanche lo conosceva.
"Immagino tu sia contento, vero?"
"Contento? No. Ma mi solleva il pensiero che forse tu abbia finalmente capito"
"Beh, sai cosa?!", sbottò. "Non era esattamente questo che volevo sentirmi dire! Ma forse sono stata una stupida io ad aspettarmi quale parole di consolazione e comprensione!"
"Suvvia, non mi sembra il caso di farne un dramma. E' solo un ragazzo"
"... Mamma avrebbe capito", sussurrò con lo sguardo chinò.
Sua madre avrebbe capito tante cose. Ma lei non c'era più ormai e doveva accontentarsi.
Era scappata dall'università per tornare a casa, ma a che pro?
Non avrebbe fatto altro che stare peggio, chiusa lì.
"Forse non sarei dovuta tornare", commentò a bassa voce, facendo dietro front e imbucando la via per le scale.
A cosa stava pensando?
Se fosse rimasta lì avrebbe avuto Levy, Wendy, Erza, Mavis, tutte le sue amiche pronte ad aiutarla.
Era stata una sciocca, era stata guidata dall'impulsività.
Zeref ci aveva rimuginato a lungo, ma alla fine si era deciso. Era tornato da Mavis, ma cosa avrebbe dovuto esattamente dirle, non lo sapeva ancora.
La ragazza era tornata dalla lezione da un po'. Si accarezzava il ventre, sognando ad occhi aperti a come sarebbe stato emozionante diventare madre.
Sì, perché oramai la paura iniziale era scomparsa, lasciando posto solo ad una grande felicità. Il suo unico timore era quello di non poter crescere quel bambino con la persona che amava.
Zeref arrivò davanti alla sua porta. Rimuginò ancora, ma poi si disse che sarebbe stato inutile, adesso che era già arrivato.
Sospirò e bussò.
"Cana, sei tu? Mi hai portato quell'aranciata che ti avevo chiesto?".
Ma a far capolino non fu Cana, né nessuna delle sue compagne di stanza.
Fu Zeref.
"T-tu?", sussurrò lei sconvolta.
"Già... io. Ti... va di parlare?".
Mavis lo osservò a braccia conserte. Era piuttosto arrabbiata, lo avrebbe volentieri picchiato. Ma alla fine era felice che fosse lì.
"E va bene, parliamo"
"Non qui. Andiamo a fare un giro".
Alla ragazza non dispiacque come idea. Poiché avvertiva freddo, si coprì con quello che sembrava uno scialle piuttosto pesante.
I due andarono nel cortile, passeggiando nervosamente.
"Ho... incontrato Lucy", cominciò a dire Zeref. "Mi sembrava sconvolta e l'ho accompagnata a casa"
"Tu hai incontrato Lucy? Aspetta, tu eri già qui...?"
"Sì... ero venuto per te. Sono venuto per te. Il fatto è che... cosa si dice in questi casi?"
"Devi dirmelo tu, Zeref", affermò severa. "Ti rendi conto di quello che mi hai detto, vero?"
"Me ne rendo conto, mi spiace. Io ti amo, davvero, però... sai come la penso"
"Lo so, e sai come la penso io! Non voglio rinunciare a questo bambino!"
"... Neanche darlo in adozione?"
"Assolutamente no! Non hai un minimo di istinto paterno?"
"Ma come faccio a provare istinto paterno verso... qualcuno che neanche volevo, prova a capirmi!"
"Io? Sei tu che dovresti capire me, accidenti. Non desideravo altro. Sposarmi e mettere su famiglia. Le nostre ambizione sono sempre state diverse, questo è il motivo per cui ci siamo già lasciati una volta. Ma evidentemente dobbiamo stare insieme... in questo modo... Dici che mi ami, allora fai uno sforzo".
Zered distolse lo sguardo.
Codardo.
Davvero codardo fino all'ultimo.
Non molto lontano dai due, Natsu, Gray e Happy sembravano in vena di confessioni.
Con la differenza che, quest'ultimo, sembrava fin troppo felice.
"Le cose mi vanno alla grande. Io, Charle e Lily ci siamo divertiti un casino. Finalmente posso dire di avere una vita sessuale, io!"
"Beh, è incredibile come le cose si siano capovolte, vero Natsu? Aspetta, ma che fai?!".
Gray si era accorto di come l'amico si fosse infilato uno strano... bastoncino in bocca.
"Cosa?"
"Questa è una sigaretta, dà qua!", esclamò togliendola dalle labbra. "Non ti permetterò di affogare i tuoi problemi nel fumo"
"Rilassati, era spenta!"
"E' la stessa cosa. Io cosa dovrei dire? Non ne faccio una giusta! Juvia mi ha scaricato e sai cosa? Ha ragione, perché sono uno stupido. Natsu, abbiamo sbagliato tutto"
"Sì, me ne sono reso conto. Come posso chiedere a Lucy perdono per la mia stupidità? Come?".
Happy, ancora comodamente seduto a terra, sollevò lo sguardo.
"Ma quello non è tuo fratello?".
Il rosato seguì la sua indicazione. Quello era proprio Zeref. Si ricordò di quando lo aveva visto parlare con Lucy e del senso di gelosia che aveva provato.
Quindi gli si avvicinò.
"Che ci fai qui?", domandò freddamente.
"Natsu? Veramente sto parlando con Mavis"
"Non mi riferivo a questo. Ti ho visto parlare con Lucy, che cosa le hai detto?"
"Rilassati, io non ho detto niente, l'ho solo riaccompagnata a casa. E poi dovresti proprio scusarti"
"Oh, non sei proprio la persona migliore per dirmi una cosa del genere!", fece puntandogli il dito contro. "Tu, bastardo..."
"Amh", Mavis li guardò spaventata. "Su, ragazzi, calma...".
Zeref però le fece segno di indietreggiare.
"Vuoi saldare i conti una volta per tutte? E va bene, Natsu. Te lo concedo. Ma non pensare che sarò gentile solo perché sei mio fratello".
Natsu assottigliò lo sguardo.
"Non l'ho mai pensato".
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Welcome to Fairy Tail University
FanfictionArrivata alla "Fairy Tail University", Lucy non ha idea di quel che troverà: caos, risse all'ordine del giorno, amicizie, inimicizie e, soprattutto, l'amore. Natsu non è sicuramente il principe azzurro che tutte sognano, anzi, è più corretto dire ch...