Un gioco dannoso

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Lucy non aveva idea di come fosse finita lì in mezzo.
Aveva pensato che sarebbe stata un'idea carina quella di giocare a "obbligo & verità", così magari avrebbe anche avuto l'occasione di conoscere meglio chi aveva intorno. Anche perché un po' tutti avevano preso bene l'idea. Tutti o quasi.
"Ebbene?", domandò Laxus a gran voce. "Che cosa sta succedendo qui?"
"Obbligo e verità di gruppo!", esclamò Lisanna. "Volete giocare anche voi?".
Per Laxus non era per niente facile tentare di mantenere la sua severità dinnanzi a lei, dopotutto era sempre la sorella di Mira.
"Non... non mi sembra il caso. Noi...".
Prima che potesse finire di rispondere, però, Freed si aggrappò al suo braccio.
"Ma sì, dai! Partecipiamo anche noi! Sarà divertente!"
"Il tuo amico ha ragione", affermò carinamente Mira. "Che vuoi che sia?".
"Ma... ma...". Come poteva sperare di dirle no? Ogni volta che lei gli rivolgeva un sorriso, lui non poteva fare altro che sciogliersi come un perfetto idiota!
"Umh... se proprio insistete", alla fine cedette.
Tutti gli allievi avevano finito per sedersi in cerchio. Lucy, Natsu, Juvia e Gray stavano accanto (sebbene quest'ultimo non fosse proprio propenso a partecipare a certi giochi). Dopodiché seguivano i Manos, Erza e le sue amiche, Charle tra Lily e Happy, Sting, Yukino e un assai brillo Rogue, che aveva decisamente esagerato con l'alcol, quella sera.
Laxus alzò gli occhi al cielo, sentiva di essere tornato ai tempi del liceo, mentre invece Freed, Bixslow e Evergreen sembravano piuttosto a loro agio.
Quest'ultima si guardava intorno curiosa, ma non appena aveva visto lo sguardo di Elfman su di sé, si era voltata, non degnandolo più di uno sguardo.
La ragazza infatti era stata adocchiata da subito, e nonostante Elfman fosse grande e grosso, era piuttosto imbranato in certe faccende, quindi si stava limitando solo ad osservarla, per il momento.
"Chi comincia?!", esclamò Natsu impaziente. Si accorse solo poco dopo di come, insieme a loro, vi fosse anche Zeref, troppo impegnato a parlare con Mavis per potergli dare corda.
Fece una smorfia di disapprovazione, ma prima di potersi andare a pensieri malevoli, Lisanna parlò.
"Visto che ho proposto il gioco, parto io a fare la prima domanda!", esclamò l'albina guardandosi intorno. "Dunque... vediamo un po'... Erza!"
"Mh?", domandò la rossa sorpresa.
"Obbligo o verità?"
"Sono la prima! Amh... dunque... obbligo!".
L'amica sorrise in modo dispettoso. Quella sarebbe stata una buona occasione per riscaldare l'atmosfera.
"Bene. Visto che sei tanto ghiotta di cioccolato... prendine un po' dalla fontana e... gettala su Gerard e poi assaggiala dal suo corpo!"
A quel punto si levò un "oh", di stupore, ma i due diretti interessati non osarono parlare. Gerard di schiarì la voce, visibilmente imbarazzato.
"Non credo di aver capito"
"Ma... ma... ma non posso fare una cosa del genere!", esclamò Erza. In realtà, nel suo immaginario, fare una cosa del genere rappresentava qualcosa di decisamente eccitante, ma così davanti a tutti, che imbarazzo!
"Hai detto obbligo, quindi adesso devi farlo", concluse Lisanna.
"Hey, non esagerate!", borbottò Laxus. "Siamo sempre dentro un istituto universitario"
"Oh, andiamo", lo riprese Mira. "E' solo un gioco. Che male c'è se ci divertiamo?"
Una semplice frase e fu costretto a zittirsi. Niente, non c'era assolutamente niente di male, anzi, probabilmente lui sarebbe stato il primo a fare certe cose, ma non poteva di certo dirlo apertamente.
"Va bene, potrei chiudere un occhio, per stasera".
Capendo di non avere altra scelta, Erza si avviò tremante verso la fontana di cioccolata, riempiendone circa mezzo bicchiere. Poi tornò da Gerard, il quale la guardava con un'espressione che diceva chiaramente: "dobbiamo farlo per forza?".
"Amh... forse faresti meglio a toglierti la maglietta", suggerì la ragazza in imbarazzo.
"Oh, adesso sì che ragioniamo!", ridacchiò Lisanna.
"E va bene", il bassista decise di accontentarle. "Lo faccio".
Dicendo ciò si liberò della maglietta, lasciando intravedere il suo fisico asciutto e la pelle che Erza avrebbe volentieri assaggiato. Ma perché ci pensava? Stava per farlo, dopotutto!
Si avvicinò, e lentamente versò sul suo torace il cioccolato fondente sciolto. Subito si chinò, raccogliendone un po' con la lingua e risalendo sul suo collo. Gerard tentò di rimanere impassibile ma, vista la situazione era piuttosto impossibile, anche perché Erza... ci aveva preso piuttosto gusto. Le due cose che più adorava unite in un connubio perfetto!
Si sollevò fino ad avvicinarsi alle sue labbra, non osando muoversi ulteriormente. Semplicemente lo guardò negli occhi, intuendo che la stessa eccitazione che adesso la stava facendo divampare, doveva aver colpito anche Gerard.
Sembrava che si stessero divorando con lo sguardo, l'imbarazzo era già sparito.
Quello fu effettivamente il modo migliore di rompere il ghiaccio, poiché, dopo quell'avvenimento, nessuno sembrava più temere troppo.
"Beh, direi che adesso tocca a te scegliere la tua preda, Erza!", le disse Lisanna.
La rossa si schiarì la voce, tentando di recuperare un po' di compostezza.
"Umh... allora... Charle! Obbligo o verità?".
Molto tranquillamente, l'albina rispose:
"Verità".
"D'accordo. Qui dentro, con chi passeresti una notte e perché?"
Ovviamente, la domanda non poteva che essere di quel genere.
"Beh... sinceramente... passerei volentieri una notte con Lily. Perché mi piace. Ammetto che su di me ha un certo effetto".
Il batterista dei Manos arrossì come un pomodoro, mentre il suo migliore amico Gajeel gli dava una pacca su una spalla. Quella risposta non era potuta sfuggire neanche ad Happy che, grazie al alcol, aveva abbandonato un po' di timidezza.
"Ed io, allora?", domandò. "Anche io sono un tipo niente male! Se magari mi degnassi di uno sguardo ogni tanto, invece di fare la snob, sarebbe meglio...!"
"Cosa?! Io snob? Ma come... come osi...!", esclamò lei del tutto sconvolta da quel suo atteggiamento così strano.
Happy tentò di aggiungere altro, ma chinandosi in avanti finì con l'accasciarsi letteralmente su Charle.
"Aiuto! Toglietemi questo qui di dosso!" borbottò, spingendolo via. "Amh... Levy!"
"Sì, Charle?"
"Obbligo o verità?"
Levy sembrò pensarci seriamente su. Se avesse risposto "verità", forse avrebbe potuto salvarsi da qualcosa di troppo imbarazzante. O forse aveva solo paura di dover assecondare i suoi ormoni impazziti.
"... Obbligo", rispose infine, con un sussurro. Charle ridacchiò divertita.
"Ti obbligo a chiuderti in bagno con Gajeel per... dieci minuti...!".
Nel sentirsi chiamato in causa, il chitarrista tossì rumorosamente.
"Cosa...cosa... eh?! Andiamo, non siate ridicoli..!"
"Va bene!", rispose prontamente la turchina, lasciandolo sbigottito.
Non capiva. Gli aveva appena detto che... le andava bene.
"Perfetto. E mi raccomando, divertitevi", raccomandò l'amica con malizia.
Gajeel era rimasto totalmente senza parole. Non avrebbe mai pensato che Levy potesse essere così intraprendete e, vista la tensione sessuale che c'era, aveva una vaga idea di come sarebbe andata a finire...
Poiché i ragazzi non avevano alcuna intenzione di starsene dieci minuti senza fare niente, Lyon si fece avanti, deciso a prendere la situazione in mano. Aveva bisogno di vederci chiaro in quella storia, in quel triangolo che tanto lo stava mandando fuori di testa.
"Gray...", chiamò serio. L'ex amico/ora nemico, gli lanciò un occhiata in truce. "Obbligo o verità?".
Forse doveva immaginarsi che sarebbe successa una cosa del genere.
"Verità"
Senza troppi giri di parole, Lyon fece la sua domanda.
"Ti piace Juvia?".
Quest'ultima arrossì di colpo. Non poteva crederci, ma cosa gli saltava per la mente? Era la domanda più imbarazzante che potesse fargli!
Tuttavia, Gray sembrava abbastanza tranquillo.
"Anche se fosse? Ti creerebbe qualche problema?"
"Non è questa la risposta. Allora, ti piace? Sì o no?".
Gray allora guardò la ragazza, la quale aveva due occhi lucidi e fissi su di lui. Probabilmente sperava tanto di sentirsi dire un "sì", visto che non era mai stato troppo chiaro nei suoi confronti.
"Ah", sospirò. "Sì, mi piace molto".
Nell'udire quelle parole, la cantante dei Manos sorrise radiosa. Finalmente aveva la certezza di non essere incappata in un amore a senso unico!
Lyion, però, fremette nervoso.
"Lo sapevo!", urlò. "Tu vuoi portarmela via! Perché non ti fai da parte, eh Gray? Non la meriti!"
"Hey, rilassati. Io non porto niente a nessuno, e se Juvia non sta con te è perché ci sarà un motivo!"
"VOI DUE PIANTATELA!", urlò Laxus. "Non siamo qui per litigare! Gray, vai avanti!"
"Tsk", sbottò. "Rogue! Obbligo o verità?".
Il diretto interessato sollevò lo sguardo nella sua direzione, sorridendo come un ebete.
"Mmmh... verità", bofonchiò.
"Okay. Sei gay?"
Sting inarcò un sopracciglio. Perché proprio quella domanda? Ovviamente, si aspettava una negazione da parte dell'amico, peccato che quest'ultimo avesse preso a ridere e con molta facilità avesse affermato:
"Puoi dirlo forte".
A quel punto, per il biondo era stato caos totale. Stava dicendo la verità o forse l'alcol gli aveva dato un po' troppo alla testa?
Anche perché avrebbe dovuto essere a conoscenza di certe cose!
"S-Sting...!", esclamò poi il corvino. "Obbligo o verità?"
"Obbligo", rispose lui. Si fidava abbastanza di lui, non gli avrebbe fatto fare nulla di imbarazzante.
Rogue si avvicinò a lui.
"Baciami".
Baciarlo?
Lector si mise a ridere.
"Ah, questa non me la voglio proprio perdere!"
"Nemmeno io!", esclamò Frosch.
Yukino invece non si era espressa. Non aveva idea di che reazione avrebbe avuto nel vedere il suo ragazzo... baciare un uomo!
"Ma... ma Rogue! Baciarti?", domandò confuso.
"Dovevi pensarci prima di scegliere obbligo", rispose lui cantilendandolo.
Esasperato, Sting si voltò a guardare la fidanzata, la quale fece spallucce.
"Beh... un bacio piccolo che sarà mai?".
Non poteva crederci. Costretto a fare una cosa del genere davanti a tutti.
Sospirò. Giusto, si trattava solo di un piccolo e fugace bacio. Lentamente si avvicinò a Rogue. Nel suo immaginario, doveva trattarsi di una cosa veloce e indolore, peccato che il suo amico avesse ben altri piani.
Il corvino, infatti, gli afferrò il viso, attirandolo a sé e afferrando, senza alcun permesso, la sua lingua, trasformando quello che doveva essere un bacio casto e semplice, in qualcosa di molto più passionale. I loro compagni ridacchiarono, non troppo forte per evitare di distrarli, mentre Yukino li fissava a bocca aperta.
Cos'era quel bacio pieno di passione?!
Neanche Sting avrebbe saputo dirlo, sapeva solo di non riuscire a tirarsi indietro, Rogue lo aveva completamente in pugno, era totalmente attratto da lui, e questo non sarebbe dovuto succedere!
"Hey, basta!", esclamò Yukino a quel punto. "Staccatevi!".
La voce della ragazza, servì a Sting per ritornare alla realtà. Si staccò, seppur a malavoglia, sentendo la testa girare e il cuore battere all'impazzata.
Colui che aveva sempre visto come il suo migliore amico, gli aveva appena rubato un bacio. E che bacio.

Nel frattempo...

"Ah, non ci posso credere", borbottò Gajeel a braccia conserte. "Si sono coalizzati contro di noi? Più che un gruppo di universitari, mi sembrano tutti un gruppo di bambini delle medie! A te no, Levy?".
In realtà, la ragazza stava evitando di parlare di proposito. Si trovava da soli, al chiuso e l'unico altro rumore udibile era il battito accelerato del suo cuore.
"Dici che saranno già passati dieci minuti?", domandò ancora l'altro.
"Io spero tanto di no", ribatté lei, dondolandosi nervosamente.
"Mh. Non eri costretta a farlo, comunque..."
"Oh, Gajeel", sospirò lei. "Ma non lo capisci? Io speravo in una cosa del genere. Non lo so che cosa mi prende, ma è da quando ti ho visto suonare che... che sento un istinto impossibile da trattenere. Tu non sai quanto mi sto sforzando, adesso...".
Nel dire ciò si era avvicinata a lui. Gajeel poteva capire, anche solo guardandola, quanto Levy lo desiderasse. E anche lui la desiderava, era una cosa più che ovvia.
Si chinò su di lei, afferrandole il viso e studiandola per qualche attimo.
La ragazza ebbe l'impressione che l'aria potesse mancarle, e questa sensazione divenne ancora più intensa quando lui poggiò le labbra sulle sue, con forza, in modo un po' rude, facendole perdere la testa. Levy si aggrappò a lui, aprì leggermente la bocca e si lasciò catturare la lingua, mentre il suo corpo veniva attraversato da brividi continui. Si sollevò sulle punte, poiché la differenza di altezza era notevole, ma Gajeel la afferrò dai fianchi, sollevandola come se nulla fosse e approfondendo ulteriormente quel bacio che stava mandando al diavolo ogni suo tentativo di non marchiare quell'innocente ragazza per cui in realtà stravedeva.

Dopo il passionale bacio di Sting e Rogue, era toccato a Laxus, il quale aveva ben pensato di fare una domanda a Mira, poiché quest'ultima aveva optato per "verità".
Era un po' imbarazzante mettere in mezzo le loro questioni di cuore, soprattutto lì, davanti i loro compagni così immaturi, ma davanti a una domanda diretta, non ci sarebbe stato modo di scappare.
"Emh, emh", si schiarì la voce. "Mira... perché non vuoi stare con me?".
La ragazza aveva battuto le ciglia ripetutamente a quella domanda. Freed, invece, aveva preso a tremare nervoso.
"Non è questo", rispose tranquillamente lei. "E' solo che non credo che le relazioni facciano per me. Lo sai, no...?"
"Pff, certo!", esclamò a quel punto Freed, non riuscendo a trattenersi. "Tutte balle!"
"Hey!", esclamò l'amico. "Si può sapere che ti prende?"
"Che prende a te, vorrai dire! Perché stare dietro ad una tipa che non ti merita completamente quando potresti... sì, potresti avere di meglio!".
Era davvero difficile non lasciar trapelare i suoi veri sentimenti. Ma d'altro canto, si poteva essere così inetti da non vedere l'evidenza?
Mira arrossì.
"Io... mi dispiace, ho detto qualcosa di troppo?"
"No, no!", disse Laxus, già pentito della domanda. "Scusalo, è pazzo!".
Pazzo. Pazzo lui? Non era pazzo! Era soltanto innamorato e sempre e costantemente messo da parte.
"Su, su, Freed!", Bixslow tentò di tranquillizzarlo. "Va tutto bene, tutto bene!"
"Umh... Mira, vuoi fare una domanda?", domandò Lisanna alla sorella.
"Ecco... no, fallo tu al posto mio", sussurrò lei, terribilmente mortificata.
"E va bene!", esclamò la più piccola, facendo roteare i grandi occhi azzurri su Natsu. "Natsu, obbligo o verità!".
Quest'ultimo, di solito, avrebbe sicuramente scelto "obbligo" e avrebbe volentieri fatto qualcosa di stupido, ma per quella sera sarebbe stato meglio starsene tranquillo.
"Verità", rispose.
Lisanna allora sorrise.
"Com'è possibile che uno come te si sia interessato ad una sola ragazza? Deve esserci necessariamente qualcosa sotto!".
Lucy sgranò gli occhi. Non poteva crederci, questo non se lo sarebbe mai aspettata, anche se, probabilmente, avrebbe dovuto. Vide Natsu cambiare ad un tratto espressione, e davvero non seppe spiegarsi perché.
"Oh, andiamo", rispose lui con tono spavaldo. "Io non sono poi così male. Voglio dire, anche io ho un cuore...".
Ma poiché la situazione non era già abbastanza complicata, Zeref decise di metterci il suo.
"Io sarei effettivamente curioso di sapere com'è andata con voi. Ci vuole pazienza per sopportare il mio caro fratellino, dopotutto...".
Il rosato sorrise nervosamente. Perché diamine si stavano mettendo tutti contro di lui?
Abbassò lo sguardo. Avrebbe potuto tranquillamente mentire, ma sapere di avere gli occhi di Lucy fissi su di sé... lo metteva in grande difficoltà.
"Devo essere sincero... inizialmente era tutto un gioco per me", affermò, continuando a guardare verso il pavimento. "Anzi, c'è chi direbbe che lo è tutt'ora"
"In che senso?", domandò ancora l'albina.
Lucy aveva avvertito l'aria divenire più pesante, Stava iniziando ad avere una brutta sensazione. Natsu si morse il labbro. Aveva sperato che quella cosa non venisse mai allo scoperto, ma per come si era affezionato alla ragazza, sentiva come se, mentendole, le avrebbe fatto solo un torto ancora più grande.
"... Io e Gray avevamo fatto una scommessa. La scommessa era che sarei riuscito a conquistare Lucy prima della festa...".
In un primo momento, la diretta interessata credette che stesse scherzando. Quando poi però incrociò il suo sguardo serio, ebbe un colpo.
Cosa voleva dire? Lui aveva fatto tutte quelle cose carine soltanto... per una stupida scommessa?
"Allora non è vero che provi qualcosa...", Lisanna decise di mettere il coltello nella piaga.
"Certo che provo qualcosa! Io...", in realtà, non avrebbe saputo come reagire.
Era sempre stato tutto facile per lui, era sempre stato abituato a prendere le cose con leggerezza. Ma vedere l'espressione delusa di Lucy era stato un colpo troppo grande. La bionda si portò una mano vicino al cuore, un po' come se quest'ultimo le stesse dolendo.
"Io... scusate, non voglio più giocare...", affermò mestamente, sollevandosi e allontanandosi dal gruppo. Natsu la osservò allontanarsi, mentre solo la scia del suo profumo rimaneva lì con lui.
Juvia si guardò intorno, perplessa. Poteva avvertire una grande tensione fra i suoi compagni e, certamente, quest'ultima sarebbe presto esplosa.

Levy e Gajeel erano usciti dal bagno senza neanche guardarsi. Ognuno aveva preso una direzione diversa, e la ragazza pareva piuttosto scombussolata, aveva i capelli scombinati e le guance arrossate. Tra la confusione poté scorgere Erza, la quale stava poggiata ad una parete, mentre la musica le rimbombava nelle orecchie.
"Hey", la chiamò la rossa. "Ci eravamo quasi dimenticati di voi"
"Umh... cos'è successo?"
"Credimi, non vuoi davvero saperlo. Piuttosto, cosa avete combinato voi due, eh?".
Levy la guardò dritto negli occhi.

Qualche minuto prima...

La turchina poteva sentire ogni muscolo del proprio corpo irrigidirsi e il calore tra le gambe aumentare sempre di più. Gajeel l'aveva presa tra le braccia e l'aveva costretta con la schiena contro il muro, mentre violava le sue labbra, poi il suo collo, sui lasciava morsi e succhiotti scuri.
Era il delirio. Non avrebbe mai pensato di poter provare sensazioni così forti.
Sarebbe stata quella la sua prima volta?
"Ga-Gajeel", chiamò con voce spezzata dall'eccitazione.
Il chitarrista sollevò un attimo lo sguardo, osservando i suoi occhi lucidi.
"Cosa...?"
"Io... ecco... non so se stia effettivamente per succedere, ma... devi sapere che sono vergine".
Chissà perché, Gajeel lo aveva immaginato. E quella consapevolezza non gli sarebbe servita a molto, anzi, non avrebbe fatto altro che mettergli un freno.
Sì, un freno, perché non poteva fare una cosa del genere. Levy non era una ragazza qualsiasi, lei... era semplicemente lei, e non poteva privarla di una cosa così importante.
Con un grande sforzo – nessuno avrebbe potuto immaginare quanto – si staccò da lei, prendendo sei respiri profondi.
"Non è giusto che sprechi la tua prima volta con me. Io non posso permettermi di prendere qualcosa di così prezioso. E non voglio che tu sia una delle tante".
Nel sentire quelle parole, Levy non aveva avuto la forza di controbattere. Aveva immaginato che lui l'avrebbe presa così, senza troppe cerimonie, e invece se ne usciva con quel discorso che... le stava facendo letteralmente balzare il cuore dal petto. Infine, Gajeel le si avvicinò, posandole un bacio sulla fronte.
Lei trattenne il fiato a quel tocco, un tocco semplice, senza intenti malevoli, ma che la fece tremare fino in fondo all'anima.

"E così non avete fatto niente?"
"No", sospirò lei con fare sognante. "Vuole che conceda la mia prima volta alla persona che amo. Questo mi fa credere che sia lui la persona giusta. E la prossima volta sarà anche il momento giusto. Io lo so, me lo sento!"
"Oh, Levy, sei così carina...!"
"Ragazze, scusate..." , li interruppe qualcuno.
"GERARD!", urlò Erza. "Tu, io, ecco... emh. Ciao! Come va?".
Si sentiva una vera sciocca. Prima quel "ti amo" urlato ai quattro venti, poi il suo eccitante ma imbarazzante obbligo. Come diamine avrebbe fatto, adesso, a parlare con lui normalmente, come se nulla fosse?
"Bene... va piuttosto bene. Ti sei divertita stasera?"
"Stasera? Ah, ma certo! E' stato molto... molto divertente...", balbettò.
Gerard sorrise, avvicinandosi a lei e accarezzandole una guancia.
"Sai, ammetto che... non mi è dispiaciuto... provare a fare certe cose. Per la cronaca, in genere non le faccio, ma con te è stato... istruttivo".
"I-istruttivo? Bene, sono contenta che lo pensi...".
Quella maledetta voglia di saltargli addosso! Sulla lingua aveva ancora il suo sapore, una vera e propria droga di cui non poteva fare a meno!
La musica in sottofondo era adesso cambiata, segno che fosse arrivato il momento dei balli di coppia.
"Ma guarda", disse lui. "Mi concederesti un ballo?".
Lei dovette prima metabolizzare per bene la frase. E quando mai le ricapitava un'occasione del genere?
"C-certo! Molto volentieri!".
Con galanteria, Gerard la afferrò per mano, portandola al centro della pista.

Charle stava, intanto, cercando di sfuggire dalle grinfie di Happy. Aveva perso di vista Lily e si ritrovava inseguita da quello sciocco, ma cosa aveva mai fatto di male?
"CHAAAARLE!", piagnucolò Happy venendole dietro. "Mi dispiace, non penso che tu sia snob, è che sono invidioso, lo capisci?!"
"Happy, piantala!", esclamò lei. "Smettila di venirmi dietro, sei ubriaco!"
"N-no!", borbottò lui afferrandola per le spalle. "Mi dispiace, Charle. Mi fai dannare tanto e sei così bella che davvero, non ne posso fare a meno!".
La ragazza aveva letto chiaramente quali fossero i suoi intenti ma, in verità, non ebbe modo di scostarsi. Happy premette le labbra contro le sue e, a quel contatto, l'albina avvertì un forte retrogusto di vodka, probabilmente alla pesca.
Dopo pochi secondo di smarrimento si scostò, stampandogli uno schiaffo su una guancia.
"SEI UN'IDIOTA!", esclamò affranto e con le lacrime agli occhi. Happy rimase lì in piedi come un perfetto idiota, mentre il viso cominciava a bruciare.

Malgrado Mira fosse uno dei supervisori, aveva ben pensato di lasciare la festa con largo anticipo. Si sentiva terribilmente in imbarazzo per quello che era successo, e tutto ciò che voleva era tornarsene al suo dormitorio.
Camminava veloce, nella speranza di non incrociare ostacoli davanti a sé.
Quello che non sapeva era che l'ostacolo fosse proprio dietro di lei!
Laxus, infatti, l'aveva prontamente raggiunta, afferrandola per un polso.
"Mira!", la chiamò.
"Laxus! Oh mio Dio, ti prego, fammi andare via...!"
"No, aspetta!", la pregò. "Mi spiace, forse avrei dovuto evitare di metterti in mezzo".
Lei scosse il capo, tentando di non incrociare il suo sguardo.
"No... no. Il tuo amico ha ragione. Perché venirmi dietro? Probabilmente meriteresti altro, piuttosto che un'insicura ragazza come me..."
"Cosa? No! Io voglio te. E ti aspetterò per sempre, se è il caso!", affermò, non preoccupandosi di fare la figura dello smielato davanti a tutti.
"No, Laxus. Non dirlo...".
A debita distanza, Freed osservava la scena, mentre Bixslow tentava di trattenerlo.
"Io la uccido a quella! Fammi andare da loro!"
"Non vai da nessuna parte! Andiamo, comportati da persona matura!"
"Io non sono mai stato maturo. Non è giusto! Io amo Laxus da una vita, ma lui non ha occhi che per quella barbie! Tu non lo capisci!".
Evergreen, assolutamente tranquilla, alzò gli occhi al cielo. Quegli stupidi dei suoi amici facevano sempre un gran casino per nulla.
"Emh... scusa... tu sei Evergreen, non è vero?".
La diretta interessata spostò lo sguardo alla sua destra. Elfman stava tentando di approcciare una conversazione con lei, malgrado tremasse come una foglia.
"Proprio io. E tu sei..."
"Elfman! Mi chiamo Elfman! Tu non frequenti qui, vero? Perché mi pare di averti già vista"
"Pff, pensi davvero che una come me frequenterebbe mai un postaccio come questo? E' ovvio che no, sono solo infiltrata".
Malgrado si fosse ripromesso di ascoltarla, il mastodontico ragazzo stava riscontrando qualche difficoltà. Tutto, nel suo corpo, urlava praticamente "sesso".
Le sue curve, il suo abito attillato, le sue labbra carnose.
No, non poteva! Un vero uomo come lui non poteva permettersi di fare simili pensieri. Come avrebbe reagito se qualcuno avesse pensato le stesse cose sulle sue sorelle?
"Umh, mi piacerebbe molto fare la tua conoscenza!", esclamò ad un tratto.
Evregreen lo guardò sorpresa.
"Tesoro, non fraintendermi. Tu sei caruccio ma... diciamo che io cerco altro", affermò liquidandolo senza troppi problemi.
Altro? Come si poteva volere altro, se non qualcuno che rispettava e amava le donne proprio come lui? Elfman tentò di controbattere ma, prima che se ne rendesse conto, la sua Evergreen si era diretta dagli altri due, colpendoli sonoramente in testa.

Sting stava tentando in tutti i modi di ascoltare Yukino, ma non ci riusciva!
Come poteva anche solo pensare di darle retta, quando il suo migliore amico gli aveva poco prima rubato un bacio?
Un bacio che gli aveva fatto perdere la testa.
"Va bene che stavamo giocando, ma se non vi avessi fermato...", la ragazza sembrava piuttosto nervosa. "Non ci posso pensare! E meno male che non volevi"
"Ma... è così, infatti. E' solo che... non lo so cosa è successo".
Non lo sapeva davvero. Non avrebbe saputo spiegarlo. Il suo cuore aveva preso a battere così forte e la ragione era improvvisamente andata a farsi un giro.
In quel momento non gli era importato che Rogue fosse... un ragazzo esattamente come lui. Non aveva provato disgusto, ma neanche indifferenza. Era qualcosa di strano...
Rogue, nel frattempo, gli si stava avvicinando, ancora del tutto brillo. Senza troppi problemi gli si aggrappò al braccio, sorridendo.
"S-Sting", balbettò. "Dai, vieni con me. Non vuoi divertirti?"
"D-divertirmi? In che senso, scusa?".
Yukino arrossì di colpo.
"Mi sembra molto chiaro il senso! Non provare a dirgli di sì!"
"Fatti gli affari tuoi, tu!", il corvino le puntò il dito contro. "Tu non sei nessuno. Sting è il mio migliore amico e lui preferisce me senza alcun dubbio. Oh...".
Il suo tono era divenuto man mano un sussurro. Era chiaro che il suo fisico fosse arrivato al limite, dopotutto non era abituato all'alcol.
Si accasciò, e per il biondo fu naturale sorreggerlo.
"Rogue! Oh, accidenti. Mi sa che non sta bene. Forse dovrei riportarlo al dormitorio"
"Ma scusa, e mi lasci qui così?", domandò la fidanzata. Lui allora le lanciò un'occhiataccia, zittendola.
"Non lo vedi che sta male? Insomma, abbi un po' di cuore!".
E non gli importò di essere stato un po' troppo duro. In realtà era ancora molto scosso per il bacio di poco prima, e tutto ciò che voleva era stare da solo con lui, nella speranza di capirci qualcosa.

Juvia stava tentando di trattenere Lyon dal fare qualcosa di avventato, ma figurarsi se l'avrebbe ascoltata. Il chitarrista, infatti, sembrava piuttosto arrabbiato e, un po' a causa dell'alcol e un po' a causa della discussione della sera stessa, sentiva il bisogno irrefrenabile di dare una bella lezione a Gray.
"Lyon!Ti prego, Lyon. Non fare lo sciocco!", esclamò lei andandogli dietro.
"Pff, lascia fare", borbottò lui, senza fermarsi. Arrivò alle spalle di Gray, il quale avrebbe forse fatto bene a darsela a gambe qualche minuto prima.
"Hey, tu!", lo chiamò l'altro. Si voltò, squadrandolo.
"Che cosa vuoi?"
"Io... io ti sfido. Non avrai mai la ragazza che amo"
"Oh, no!", esclamò lei. "Gray, ti prego. Lascialo perdere".
Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo, seccato.
"Non ho alcuna intenzione di perdere tempo con te"
"Ah, sì? Cosa c'è? Hai paura? Eh?!", l'ex amico gli si era avvicinato, e senza troppi problemi lo aveva spintonato. Juvia temeva già il peggio.
Gray lo guardò dritto negli occhi.
Era davvero una seccatura ma, d'altro canto, detestava essere sfidato in questo modo.
"Io non ho fatto paura. Coglione!", esclamò lanciandogli un pugno sul viso.
Lyon indietreggiò, portandosi una mano sul viso e rendendosi conto di star perdendo sangue dal naso. Quella visuale non aveva fatto altro che aumentare il suo desiderio di fargli del male.
"Questa me la paghi!", urlò saltandogli addosso.
Con gli occhi sgranati, Juvia era in panico più totale. Quei due stupidi non dovevano picchiarsi, soprattutto non per lei! Ma come avrebbe fatto a fermarli?

Lucy non poteva credere che la sua serata perfetta si fosse rivelata una finzione totale!
Probabilmente, un'altra ragazza ci sarebbe passata su. Ma non lei, ci era rimasta troppo male... insomma, era questo ciò che era?
Una scommessa ben riuscita?
In quel momento si sentì stupida. Stupida, perché aveva creduto davvero di poter essere speciale per Natsu. Ma forse aveva sperato troppo.
Aveva appena ingerito l'ultimo bicchierino di vodka, quando vide Lisanna accanto a lei, osservarla. Per i primi istanti non parlò.
"Immagino che tu lo abbia fatto di proposito, non è vero?", domandò ad un tratto.
"Diciamo solo che l'ho fatto in modo che potessi guardare in faccia la realtà".
La bionda sorrise in modo amaro.
"Dubito che sia per questo. E' chiaro che siamo in un triangolo. Ma, almeno, avresti potuto evitare di umiliarmi"
"Ma io non ho fatto niente", affermò l'albina. "E' Natsu che combinato il guaio".
Effettivamente non aveva tutti i torti. Tutto era partito da lui.
Il colpevole della situazione, intanto, stava cercando proprio lei. Doveva assolutamente parlarle, non aveva idea di cosa le avrebbe detto, ma doveva comunque tentare!
Nel vederla parlare con Lisanna, si avvicinò senza troppi problemi.
"Lucy, ti ho trovata!"
"Natsu! Che cosa vuoi? Lasciami in pace!"
"No, non ti lascio!", urlò lui afferrandola per un braccio. "Te ne prego, devi ascoltarmi! Lo so sembra tutto terribile, ma non è come sembra...".
"Oh", Lisanna alzò gli occhi al cielo. "E' proprio come sembra".
A quel punto il ragazzo le lanciò un'occhiataccia. L'aveva sempre considerata una delle sue migliori amiche, come aveva potuto fargli questo?
"Fatti gli affari tuoi! Non avresti dovuto, perché cavolo devi essere così perfida?"
"Basta!", fece Lucy a quel punto, stufa, staccandosi dalla sua presa. "Non mi interessano le vostre divergenze. Sta di fatto che... io ero davvero felice al pensiero di poter essere speciale con te. Avevo pensato "wow, allora lo aveva davvero mal giudicato". Come pensi che potrò ancora fidarmi di te?".
La bionda aveva gli occhi lucidi, segno che si stesse sicuramente trattenendo dal piangere. E nel vedere ciò, Natsu era rimasto zittito.
Non aveva mai fatto piangere una ragazza.
"Lucy, io...".
Lei non gli permise di parlare. Se ne andò, questa volta del tutto, lasciandolo lì.
Non avrebbe mai pensato che vederla andare via, ferita, potesse fare così male.
Eppure faceva male. Tanto.
"A quanto pare ha cambiato idea più in fretta del previsto".
Natsu riconobbe la voce di Zeref alle sue spalle. Tuttavia non si mosse.

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