Lucy si era nuovamente lasciata andare allo sconforto più totale. A cosa stava pensando quando aveva deciso di tornare, di trovare qualcuno che l'avrebbe accolta a braccia aperte e consolata?
Aveva proprio sbagliato anche solo a pensare ad una cosa del genere.
La valigia non era ancora stata disfatta. Probabilmente perché stava meditando sul tornare o meno. Scappare dai problemi, in fondo, non significava necessariamente risolverli.
"Mamma, vorrei tanto che ci fossi tu", sospirò. "Tu sapresti cosa fare. Io invece non so niente".
Dire che si sentiva avvilita non sarebbe bastato. Quella era casa sua, tuttavia si sentiva così fuori luogo, contrariamente a quando si trovava alla Fairy Tail University.
Lì si era fatta una seconda famiglia.
Nel bene e nel male.
Sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera.
"Avanti", disse senza neanche pensarci. Ad entrare, però, non fu una delle domestiche come si era immaginata, bensì Jude in persona.
"Lucy", la chiamò.
"Ah, sei tu", borbottò. "Vai via. Non voglio parlare".
Suo padre però non sembrava intenzionato ad ascoltarla. Aveva un'espressione piuttosto strana.
"Lucy Heartphilia, sono del parere che tu dovresti, senza dubbio, tornare lì".
Lei allora, interessata, alzò lo sguardo.
"Tornare lì? Per quale motivo?"
"Suvvia, non sei mai stata un tipo che scappava dai problemi. Al contrario, sei sempre stata una che i problemi li affrontava a testa alta. Se questo tipo... questo Natsu, ha fatto qualcosa che non doveva, allora va da lui e digli le cose come stanno. Arrabbiati anche, ma non startene lì a rimuginare. Dopotutto... io stesso devo ammettere che le donne di questa famiglia sono sempre stati forti e decise".
Lucy aveva spalancato gli occhi. Non riusciva a credere a quelle parole. Per la prima volta, suo padre la stava incoraggiando a fare qualcosa, le stava dando un consiglio.
Jude si schiarì la voce.
"E poi... tu hai un percorso di studi da terminare. Non ti permetterò di mandare tutto all'aria per un ragazzo".
Tentò di camuffare quel suo gesto con quella frase, probabilmente per difendere il suo orgoglio. Lucy se ne accorse e la cosa lo fece non poco sorridere.
"Sai... mi sorprende dirlo, ma penso che tu abbia ragione!", esclamò, prendendo in mano la valigia. "Torno indietro".
"Bene".
Natsu era stato il primo ad avanzare contro Zeref e a colpirlo. Quest'ultimo lo aveva lasciato fare, ma poi aveva ricambiato il gesto con gli interessi, bloccandolo da dietro e impedendogli di muoversi. Ovviamente, il minore tentava in tutti i modi di ribellarsi, calciandolo mentre imprecava.
Mavis li osservò sconvolta.
"Insomma, qualcuno vuole fermarli oppure no?"
"Io non intendo immischiarmi, faranno male anche a me", borbottò Gray.
"E nemmeno io", aggiunse Happy.
"Bene, fantastico! Zeref, Natsu, insomma, volete smetterla o no di comportarvi da bambini?!".
Ma i due fratelli la ignorarono completamente.
"Quali sono le tue intenzioni?", domandò Natsu ansimando. "Vuoi tentare di portarmi via anche Lucy? E' questo che vuoi fare?".
Il corvino allora sorrise.
"Per quanto carina e sveglia sia, non rientra nei miei gusti. Vedo che, alla fine, il tuo senso di inferiorità non è passato tutto"
"Una parte di me, seppur molto piccola, sa di essere migliore di te. Io almeno mi prendo la responsabilità delle mie azioni!", dicendo ciò fece per lanciargli un pugno, ma Zeref lo fermò prontamente, guardandolo negli occhi.
"Ti avevo detto di farti gli affari tuoi"
"Questi sono affari miei! La famiglia è la cosa più importante. Quindi smettila di fingerti meno umano degli altri e impara un po' cos'è l'empatia!".
Si scostò, guardandolo con un disprezzo senza eguali. C'era stato un tempo in cui aveva molto ammirato suo fratello, quando erano stati bambini. Poi le cose erano cambiate, ed era passato dall'ammirarlo all'invidiarlo. Adesso si sentiva solo arrabbiato e nulla più.
"Dici di amare Mavis, ma non è vero", continuò. "Se l'amassi davvero non ti comporteresti così"
"Sta zitto..."
"Io sto dicendo la verità!"
"Ho detto sta zitto!".
Mavis si portò una mano sul viso. Temeva davvero che le cose potessero degenerare, ma cosa poteva fare lei?
Un aiuto inaspettato, però, giunse in suo soccorso. Lucy si era fatta accompagnare in auto e aveva fatto più in fretta che aveva potuto. Era rientrata nel cortile e aveva immediatamente visto quei due darsele di santa ragione.
Così, tutta impettita, si avvicinò.
Mavis la vide e allora i suoi occhi si illuminarono.
"Lucy!".
Nell'udire quel nome, Natsu, semi disteso a terra per come si trovava, sollevò lo sguardo. La sua ragazza – o ex ragazza – lo stava mal guardando.
"Sei tu...", sussurrò.
"Ma si può sapere cosa state combinando? Mi allontano due minuti e finite con il fare casino?"
"Sei qui!", immediatamente il rosato si alzò, dimenticandosi di tutto il resto. "Lucy, ascolta, mi dispiace, avrei dovuto ascoltarti prima, io non...".
Ma la ragazza lo frenò con un gesto della mano.
"Non c'è niente che devi spiegarmi. Ho sbagliato ad andare via, alla fine non si scappa dai problemi", affermò freddamente. "Inoltre dovreste vergognarvi, far agitare così una ragazza incinta"
"Oh, sono così felice che tu sia tornata!", esclamò Mavis.
Natsu però era rimasto sconvolto dalla tanta freddezza della sua ragazza. Non che non se lo aspettasse, ma faceva comunque uno strano effetto.
"Ma... ma..."
"Ritorno al mio dormitorio", proclamò infine. Il rosato se la vide passare davanti, senza trovare il coraggio di aggiungere mezza parola. Fu invece Zeref a commentare.
"Però, vedo che il cuore di qualcuno qui si è congelato".
Suo fratello però gli lanciò un'occhiataccia.
"Immagino che tu sia felice adesso, vero?"
"Tolto il fatto che non è colpa mia se sei un ingenuo, cosa ti fa credere che io goda nell'assistere alle tue disgrazie? Non sono senza cuore"
"Ah, ma davvero? Bene, perché non sembra! Odio tutto questo..."
"E allora prova a cambiarlo"
"Non accetto consigli da te, d'accordo?", fece guardandolo. "Mi occuperò da solo dei miei problemi... e anche dei tuoi, visto che a quanto pare tu non ne sei in grado".
Con quella frase, sapeva di aver zittito Zeref. Passò accanto a Gray e Happy. Quest'ultimo tentò di dirgli qualcosa, ma nervoso per com'era non ci sarebbe stato niente in grado di calmarlo.
Lucy era intanto ritornata al suo dormitorio. Charle, Wendy e Levy le erano immediatamente saltate addosso, e anche Cana l'aveva stritolata in un abbraccio.
"Sapevo che non potevi stare lontana da noi per molto!", esclamò l'azzurra. "Meno male che sei qui, non so proprio come avrei fatto senza di te!"
"Allora non siete davvero arrabbiate con me perché me ne sono andata così?"
"Mh, no", rispose Charle. "Ma non farlo più!"
"Non lo farò più, promesso", fece guardandosi intorno. "Però, voglio dire... Lisanna?".
Cana alzò gli occhi al cielo.
"Abbiamo un po' discusso, le abbiamo detto che secondo noi non si sta affatto comportando bene... e lei si è arrabbiata, ma non importa. Piuttosto, qualcuno ha visto Erza? Era così arrabbiata con Natsu per quello che ha combinato, sarà felicissima di vederti"
"Sarà sicuramente con Simon... sai, lei e i suoi piani strani", commentò Mavis.
"Va bene, ragazze. Allora svuoto nuovamente la mia valigia. Mi aiuti, Levy?"
"Naturalmente!".
Wendy sospirò, sentendosi decisamente meglio.
"Meno male, siamo di nuovo tutte insieme. Non lo pensi anche tu, Charle? Charle?".
L'albina sembrava piuttosto pensierosa. Come non avrebbe potuto?
Adesso che aveva la mente lucida, si rendeva conto di quello che aveva fatto. Non che fosse pentita, ma certe cose non erano viste come "strane"?
Inoltre, indubbiamente aveva un debole per Happy, ma anche con Lily aveva trovato un'intesa, peccato che quest'ultimo fosse gay.
Quindi non è che ci stesse capendo molto. Doveva assolutamente parlarne con la sua migliore amica.
"Amh... Wendy... c'è qualcosa che dovrei dirti... qualcosa che ho fatto..."
"Perché ho l'impressione che c'entri Happy?"
"Infatti c'entra lui, ma non solo", arrossì maledettamente. Era assurdo dire certe cose ad alta voce. "Io, lui e Lily... insomma... come posso dire... noi abbiamo..."
"Voi avete...?"
"Noi abbiamo... trovato una bella intesa... sessuale... intendo".
Vide Wendy cambiare espressione poco a poco.
"Cioè avete un rapporto a tre?!", urlò attirando l'attenzione delle altre due, che si voltarono a guardarla.
"Emh... sono stata via così poco e mi sono persa tutto ciò?", domandò a Lucy.
"Ah, accidenti!", Charle si portò una mano sul viso. "Ebbene sì, è così! Non so cosa mi è preso! Mi sono sentita indignata quando ho scoperto che Lily ci aveva guardati mentre io e Happy... sì, facevamo le nostre cose! Ma da un lato quel pensiero mi ha eccitata, quindi non ho resistito. Cosa ho fatto, è sbagliato?"
"Non credo sia sbagliato, ognuno è libero di esplorare la sua sessualità come vuole, alla fine", la tranquillizzò Wendy.
"Sì? Sì... è giusto. Ma non credo sia solo una questione di sesso. A me Happy piace. Mi piaceva anche Lily, ma per ovvi motivi io non posso piacere a lui. In che casini mi sono cacciata? Com'è che sono caduta vittima di questo gioco?"
"Non so, forse dovreste semplicemente parlarvi. Voi cosa ne dite, ragazze?"
"Parlare è sempre la soluzione migliore", confermò Levy.
Parlare. Parlare era solo una parola. Perché quando si ritrovava vicina a quei due, perdeva totalmente il controllo. Pensò addirittura di essere diventata ninfomane, ma poi si disse che non poteva essere questo.
Parlare. Sì, avrebbe parlato con loro e fatto chiarezza, tanto peggio di così non poteva andare.
Erza si sentiva davvero in imbarazzo per ciò che era successo. Era sempre così.
Si lasciava prendere dalle emozioni e agiva d'impulso.
Sta volta era stata lei a sbagliare, a sbagliare alla grande.
Si era rifugiata nel suo dormitorio, con il viso rosso per la vergogna.
"Mi dispiace davvero, Simon", si scusò con l'amico. "Ti ho cacciato in questo guaio soltanto per la mia voglia di vendetta. E non è giusto"
"A me la cosa non crea problemi", mentì. "Però penso che dovresti darci un taglio. Voglio dire, la gelosia è normale, bisogna solo controllare le proprie reazioni".
La rossa gli si sedette vicino.
"Hai perfettamente ragione. I ruoli si sono invertiti, adesso devo solo sperare che Gerard mi perdoni. Insomma... ti ho baciato. Sicuro che non ti abbia dato fastidio?".
Simon si irrigidì. Non gli aveva dato fastidio, anzi, non gliene aveva dato per niente. Al contrario, il suo cuore aveva sussultato più di una volta.
"S-Simon?", sussurrò la rossa, notando la sua reazione strana.
"Sai cosa c'è?", a quel punto era disposto a giocarsi il tutto e per tutto. "Che a me in fondo piace aiutarti con queste cose. E' divertente aiutarti a far ingelosire il tuo ragazzo, più che altro perché, in questo modo... posso starti vicina in modo diverso".
Il suo tono adesso era cambiato.
"C-cosa? Ma che stai dicendo, Simon?"
"Sto cercando dirti che non mi è affatto dispiaciuto il tuo bacio. Che, anzi, ne vorrei ancora, ma so che non è possibile, perché non sarebbe giusto. La verità è che tu mi piaci Erza, da sempre. Ma sfortunatamente, ho l'infame ruolo del migliore amico. Nessuno meglio di me sa cosa vuol dire essere realmente gelosi. Perché sto male ogni volta che ti vedo con qualcuno che non sono io... ma allo stesso tempo voglio il tuo bene. Ed è così complicato".
Erza aveva sentito il sangue raggelarsi. Non aveva capito male, Simon le si era proprio dichiarato e ciò l'aveva lasciata di sasso. Mai avrebbe pensato che il suo migliore amico da una vita fosse innamorato di lei.
Mai.
E lei cosa aveva fatto? Aveva infierito sui suoi sentimenti in quel modo, addirittura baciandolo.
"I-io... Simon... io... mi dispiace... perché... perché non me l'hai mai detto?"
"Perché sapevo cosa io rappresentassi per te. Ma va bene, non te ne faccio una colpa. Sono felice se tu sei felice. Ma capisci anche quanto è difficile la mia situazione".
Lo capiva, anzi, lo immaginava soltanto. Se solo avesse saputo, avrebbe evitato di dire o fare certe cose.
"S-scusa...", fu tutto ciò che riuscì a dire, gli occhi incollato al pavimento.
"Non devi scusarti, non hai fatto niente", sospirò. "Adesso devo tornare a lavoro. Te ne prego, va da Gerard e smettetela di litigare. Non avete motivo".
In quel momento, la rossa perse completamente la capacità di parlare.
Si era cacciata in un guaio più grosso di quel che credeva.
Laxus e Mira si erano ritrovati in biblioteca per studiare. O, almeno, questo stavano tentando di fare, peccato che il ragazzo stesse facendo tutto meno che concentrarsi sullo studio.
"Non ci posso credere. Stupidi Bixslow e Loki, avevo chiesto loro un favore solo, uno solo! Vatti a fidare degli amici...".
L'albina alzò gli occhi al cielo. Assai d rado perdeva la pazienza, ma in quel caso non poteva farne a meno. Si sentiva piuttosto inquieta e, inoltre, non aveva un bel presentimento.
"Umh", decise di prendere il discorso. "Se non ti conoscessi, penserei che sei geloso"
"Geloso? Di chi?"
"Ma di Freed! Da quando ha iniziato a frequentare quel ragazzo, ti comporti in modo strano. Non è che magari ti da fastidio non essere più al centro delle sue attenzioni?"
"Questo è davvero ridicolo! Non è assolutamente questo. Il problema è che finché andava dietro me potevo star tranquillo. Ma adesso come posso essere certo che quel tipo non lo farà soffrire?"
"Beh, non puoi saperlo e non puoi impedirlo. Forse dovresti lasciarlo vivere..."
"Ma è mio amico"
"Ma se lo hai odiato profondamente con tutto quello che ha combinato!".
Mira stava perdendo la calma. Non era da lei.
"Aspetta... tu sei gelosa...!"
"Diamine, certo che lo sono! Finché non stavamo insieme pensavi solo a me, ero il centro del tuo mondo. Ma adesso che siamo insieme... non so, sembra quasi che tu abbia perso interesse nei miei confronti..."
"Questo non è vero! Non è assolutamente vero, Mira...".
La ragazza però non sembrava molto convinta. Dopo tutta quella fatica per mettersi insieme, dopo essersi convinta che non avrebbe più sofferto, ecco che i dubbi tornavano ad attanagliarla.
"Forse... forse dovresti parlare con lui. Oltre a far chiarezza su ciò che senti", sussurrò frettolosa, alzandosi e prendendo i suoi libri.
"Ma... Mira..."
"Dico sul serio, Laxus. Al posto mio faresti lo stesso".
Lui si portò una mano sul viso. Seriamente aveva combinato quel guaio?
Ma cosa gli diceva la testa?
"Sono stanco, voglio dormire. Le lezioni di oggi mi hanno spossato del tutto", Sting si lamentò, mentre si trascinava dietro Rogue.
Yukino camminava loro accanto, seguita da Lector e Frosch. Non le creava alcun problema l'essere l'unica single in mezzo a due coppiette, anzi, si poteva tranquillamente dire che oramai fossero un gruppo ben consolidato.
"Sei sempre stato svogliato", lo rimproverò la ragazza. "Rogue è decisamente più bravo nello studio, dovrebbe darti una mano"
"Il problema è che ogni volta che vogliamo studiare, finiamo con il fare altro", affermò malizioso, facendo arrossire il suo fidanzato, sempre tanto riservato su quell'argomento.
Mentre comminavano, Rogue si scontrò contro una ragazza, la quale gli diede un colpo di spalla.
"Hey!", borbottò quest'ultima. "Guarda dove metti i piedi!"
"Io? Ma se sei tu che mi sei venuta addosso!".
Non appena lei lo ebbe guardato in viso, la sua espressione cambiò immediatamente. Rogue strabuzzò gli occhi. Quella tipa vestiva in modo piuttosto strano, succinti abiti neri, rossetto nero, trucco pesante... sembrava una bambola gotica.
"Oh, emh... hai ragione, sono stata io a venirti addosso", sussurrò avvicinandosi. "Ma che bei capelli. Che bel ciuffo. Usi il ferro, per caso?"
"Il... eh? No, sono naturali!"
"Quanto ti invidio!", così dal nulla gli afferrò il viso. "Cavoli, ora che ti guardo... mi rendo conto che tu sei come me... ma maschio!"
"N-no, io in realtà non credo".
Sting osservò la scena a bocca aperta.
"Ma... hey!"
"Eh? Scusate, a volte mi faccio prendere dall'entusiasmo. Sai che hai davvero un bel viso? Mi piacerebbe tantissimo ritrarti, passa dall'aula di disegno ogni tanto! Mi trovi sempre lì"
"Io veramente...", Rogue appariva confuso. Chi era quella ragazza? E cosa voleva da lei?
"Oh, si è fatto tardi! Mi raccomando, ti aspetto, ciao ciao!".
Quando si fu allontanata, fu Sting a parlare.
"Ma cosa è esattamente successo?"
"Non mi dite che non conoscete Minerva Orland!", fece Yukino.
"E chi dovrebbe essere?"
"Soltanto una delle artisti più promettenti di questa scuola", sospirò. "Credo che sia rimasta colpita dalla tua faccia, Rogue"
"La mia faccia?"
"La sua faccia?!", esclamò Sting. "Hey, nessuno lo può guardare in modo strano. Lui è mio"
"Oh- oh", l'albina sorrise divertita. "Non mi dire che sei geloso, Sting!"
"Io? E anche se fosse?! Ne ho tutti i diritti! Adesso andiamo Rogue, sono stanco!".
Il corvino si lasciò trascinare, senza trovare effettivamente la forza di commentare.
Ad un certo orario la biblioteca chiudeva. Era ormai sera, e Levy si era offerta volontaria per sistemare gli scaffali. Per lei non era un problema, adorava stare lì, in mezzo a tutti quei libri. E poi, visto l'orario, era più che certa che non avrebbe fatto incontri strani.
"Dunque, quella fila l'ho sistemata. Adesso devo sistemare queste due e poi sono libera", disse fra sé e sé. C'era silenzio e ciò le permetteva di concentrarsi meglio sui suoi pensieri.
Tanto impegnata era ad ascoltare l'eco di quest'ultimi, che non si accorse neanche, ad un certo punto, di non essere più sola.
Zancrow l'aveva seguita per un po'. Anzi, era più corretto dire che non facesse altro. L'adocchiò come un predatore affamato, avvicinandosi.
La afferrò da dietro, facendola sussultare. Per i primi istanti, Levy pensò si trattasse di Gajeel. Poi, però, si rese conto che non si trattava affatto di lui.
Quindi si staccò, sussultando violentemente.
"Zancrow! Cosa... come... che ci fai qui...?"
"Ti vengo dietro da un po', piccoletta..."
"Da-davvero?", domandò usando un libro come scudo. Quel tipo non le piaceva, la metteva in soggezione con i suoi modi di fare tanto sicuri.
"Già", sussurrò avvicinandosi e costringendola con la schiena contro gli scaffali. "Sai, ho avuto l'opportunità di conoscere il tuo ragazzo"
"Tu cosa?! Oh, no! Che cosa gli hai detto"
"L'ho soltanto avvertito. Dovrebbe stare attento, perché qualcuno potrebbe portarti via da lui... non vuoi che questo accada, vero?".
Vicino, sempre più vicino.
Levy sentiva il cuore battere a mille. Voleva staccarsi, allontanarsi, ma adesso Zancrow la stringeva con forza, impedendole di muoversi.
"Ti prego, lasciami andare"
"Perché? Non voglio farti del male. Devi capire che più scappi... più ti desidero".
Prepotente e senza aspettare oltre, lui si chinò su di lei e la baciò con irruenza. Levy spalancò gli occhi, sentendo il fiato mancarle.
A baciarla era qualcuno che non era Gajeel. Ciò non andava bene, non le piaceva. Voleva urlare, ma era impedita dal farlo. Strizzò gli occhi, poggiando le mani sul suo petto e staccandosi con forza.
"P-perché tu..."
"Oh, andiamo. Fai così solo per un bacio? Guarda che c'è molto peggio", affermò sorridendo.
Il cuore batteva ancora troppo forte. Levy temeva davvero che la situazione potesse degenerare, ma fortunatamente Zancrow non sembrava intenzionato ad anare oltre.
"Questo è un piccolo assaggio di quello che ti aspetta. Ovviamente, se mi vuoi, io ti aspetto".
Ma come osava parlarle in quel modo?
La ragazza si fece piccola piccola. Si sentiva decisamente violata in qualche modo. Nessuno l'aveva mai presa in quel modo.
Deglutì a vuoto, sentendo le lacrime pungerle gli occhi, oltre ad un grande senso di colpa.
"Ah, è una fortuna che i miei amici siano così impegnati", sospirò Happy accarezzando i capelli a Lily. "Così la camera è tuuuutta per me"
"Loro sanno quello che fai?", chiese l'altro.
"Certo che lo sanno. Magari mi invidiano anche, chissà. Finalmente non sono più un vergine sfigato! Mi sento così esaltato!"
"D'accordo, ma non farti prendere dall'entusiasmo..."
"Suvvia, Lily. Perché devi smorzare la mia felicità. C'è qualche problema?"
Di problemi ce n'erano eccome. Una relazione era già difficile di suo, una relazione come quella non poteva che essere peggio.
Charle arrivò poco dopo, con su un'espressione seria.
"Oh, ciao Charle!", la salutò Happy. "Siamo davvero felici di vederti"
"Emh, ciao ragazzi", salutò sorridendo nervosamente e avvicinandosi. "Dobbiamo parlare"
"Perché ho l'impressione che tu sia pentita?", domandò il corvino.
"Non è questo... è solo che... mi sento confusa. Voglio dire, è giusto fare quello che facciamo? Qual è il nostro legame?"
"Beh, voi mi piacete. E provo affetto nei vostri confronti", ammise Happy.
"Per me è lo stesso. Anche se sei una donna, abbiamo... un'intesa che non è male", aggiunse Lily.
"Lo stesso vale per me. Oh, no", si portò una mano sul viso. "Ma questo non va bene! Io non dovrei star bene con due ragazzi in contemporanea, dovrei scegliere!"
"Perché scegliere se puoi averci entrambi?", domandò Happy come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Cioè, tu intendi... avere una vera e propria relazione? Tutti e tre? Ma com'è possibile?".
Lui fece spallucce.
"Non lo so. Però lo voglio scoprire, se per voi non è un problema".
Lily alzò gli occhi al cielo.
"Io non ho problemi. Sono abbastanza aperto su queste cose".
Charle allora si grattò nervosamente la testa. Mai avrebbe pensato che nella sua vita si sarebbe ritrovata in una situazione tanto assurda.
Ognuno percorreva un percorso diverso... che quello fosse il suo?
"E va bene, proviamo! Ma che non diventi di dominio pubblico, almeno per ora!"
"Evviva!", esclamò Happy attirandola a sé. "Vi adoro!".
Lei alzò gli occhi al cielo. Sapeva già cosa sarebbe successo adesso e non le dispiaceva affatto.
Freed uscì dall'aula di disegno, un po' frastornato e con i vestiti sporchi di tempera.
"Emh, ciao ragazzi!", salutò. "Grazie per avermi mostrato le vostre abilità, avete davvero talento!"
"Ciao, ciao!", ricambiò Angel. "Cobra, porta più spesso il tuo amico, è simpatico!".
"Va bene! Mi raccomando, non stancatevi troppo!", rispose lui, richiudendo la porta. "A quanto pare stai simpatico ai miei amici"
"Loro stanno simpatici a me. Tranne Midnight, lui mi urta"
"Sì, urta anche a me", rispose avvicinandosi. "Sai, eccetto loro, tu sei il mio unico amico"
"Ah... ah, sì? Questo non lo avrei mai detto".
Cobra si stava facendo sempre più vicino, mentre lui si stava ritrovando sempre più a indietreggiare, senza però sapere effettivamente il perché.
"Hey", sussurrò attirandolo a sé. "Dimmi una cosa. Che faresti se adesso io provassi a baciarti?".
Lui si irrigidì. Un ragazzo voleva baciarlo?
Si sentì incredibilmente lusingato. Essere desiderati era piacevole.
"Scoprilo da te", lo stuzzicò, curioso di vedere cosa avrebbe fatto.
Cobra allora si lasciò andare. Gli afferrò il viso, avvicinandolo a sé e baciandolo con passione sulle labbra. Freed ricambiò immediatamente, ascoltando il battito del suo cuore che diventava sempre più veloce e irregolare.
Si strinse a lui, lasciandosi catturare la lingua e chiudendo gli occhi per godere di ogni sensazione.
Quando Cobra si staccò, lo guardò dritto negli occhi.
"Fatto... Credo che tu mi piaccia..."
"E credo che mi piaccia anche tu. Non lo credevo possibile"
"Perché no?"
"Perché per molto tempo sono andato dietro alla stessa persona, senza mai essere ricambiato. Sapere di piacere a qualcuno... è strano"
"Non puoi non piacere", gli sussurrò. "Sei carino... adorabile... dolce...".
Freed arrossì. Aveva la netta sensazione che le cose si stessero scaldando.
A quel punto si staccò, sorridendogli.
"Grazie. Adesso però devo andare. Mi accompagni?"
"Sì, certo. Non c'è problema".
Quando Lucy aveva incontrato Lisanna per il corridoio, sembrò che il tempo si fosse fermato. Le due rivali in amore si studiarono a lungo senza dire una parola.
Fu l'albina a fare il primo passo.
"Allora sei tornata. Non sei stata via a lungo"
"Non potevo rimanermene a casa a piangermi addosso", disse lei rigida. "Però una cosa l'hai ottenuta. Io e Natsu ci siamo lasciati".
In realtà non si erano ancora parlati, né chiariti. Ma non ci sarebbe stato niente da dire o da chiarire.
"Beh, potrebbe essere una buona notizia", sospirò. "Peccato che Natsu sia... completamente preso da te...".
Nel dire ciò indicò il ragazzo che, avendo adocchiato Lucy, le stava correndo incontro.
"LUCY!"
"Natsu!", borbottò lei. "Lasciami in pace, ho detto che non voglio parlare!"
"Ma tu devi ascoltarmi! Ti prego... Oh, ci sei anche tu, Lisanna. Ti prego, dille che sei stata tu!"
"So che è stata lei, ma questo non cambia niente!", esclamò la bionda. "Sono stanca del tuo menefreghismo. Non hai voluto credermi, mi sei andato contro, spiegami adesso perché dovrei ascoltarti? Anzi, perché non vi mettete insieme voi due?".
Lisanna fece spallucce.
"Io sono d'accordo".
Natsu alzò gli occhi al cielo.
"Perché è te che voglio"
"Parole! Io voglio i fatti! Adesso lasciami in pace, ho di meglio da fare!".
Le dispiaceva un po' trattarlo così, non era nella sua natura, ma non aveva altra scelta, arrabbiata per come si sentiva.
In quel momento il ragazzo si ricordò delle parole del fratello. Si sarebbe fatto ammazzare piuttosto che seguire un suo consiglio. Però, forse... aveva ragione.
Dopo che Simon se ne fu andato. Erza andò nell'aula di musica a cercare Gerard. Quest'ultima stava pulendo il suo basso, con fare piuttosto imbronciato.
La rossa si schiarì la voce, prima di entrare.
"Amh... ciao".
Lui sollevò lo sguardo.
"Cosa vuoi?"
"Soltanto parlare. Mi spiace per oggi. Mi sa che ci siamo fatti prendere troppo, tutte e due"
"Tu più di me!", esclamò lui. "Non pensavo potessi essere così immatura!"
"Ah, beh, tu non sei di certo da meno! Io ero arrabbiata con te!"
"Questa non è una scusa!"
"Lo so, ma non è colpa mia. Accidenti, capirti è più difficile di quanto sembra!"
"... Stavo per dire la stessa cosa. Non possiamo continuare così, finiremo con il lasciarci"
"Vedo che hai visto avanti...", la rossa alzò gli occhi al cielo.
"Vedi?! Stai continuando a fare l'immatura!".
Erza gli avrebbe volentieri mal risposto, ma ad interromperla ci pensò il suo telefono: a chiamarla era il suo migliore amico.
"Simon?"
"Perfetto!", borbottò Gerard. Lei allora lo ignorò, rispondendo.
"Pronto?".
Il ragazzo la osservò, notando come la sua espressione stesse lentamente mutando, fino a divenire quasi preoccupata, sconvolta.
"Erza...?", la chiamò. Lei lo guardò con gli occhi sgranati, facendo per poco cadere il cellulare.
"Simon ha... avuto un incidente".
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Welcome to Fairy Tail University
FanfictionArrivata alla "Fairy Tail University", Lucy non ha idea di quel che troverà: caos, risse all'ordine del giorno, amicizie, inimicizie e, soprattutto, l'amore. Natsu non è sicuramente il principe azzurro che tutte sognano, anzi, è più corretto dire ch...