Risolvere i propri problemi

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Cinque ore dall'inizio della rivolta.
Gli studenti della FTU non mollavano. Ed Eileen non era da meno. Anzi, adesso si era armata anche di palla demolitrice. Avrebbe voluto buttare giù l'edificio con dentro i ragazzi, ma come avrebbe potuto?
Ciò lo avrebbe portato non pochi problemi?
Natsu, dal canto suo, non si muoveva di lì.
"Se la butta giù, la butterà giù con dentro tutti noi", aveva proclamato a braccia conserte. E Lucy era anche stata d'accordo con lui. Stavano tutti lottando per lo stesso obiettivo dopotutto.
"Natsu, sei sicuro che non vuoi un po' d'acqua? Sei qui fermo da ore", disse apprensiva.
"Sto bene"
"Andiamo, fare l'eroe va bene, ma così rischi di sentirti male! Io vado a prenderti qualcosa!".
Parole al vento le sue. Natsu era così preso dal guidare quella rivolta da non avere orecchie per sentire nessuno. Lucy andò quindi dentro, fermandosi al primo distributore automatico. Fece per cercare qualche moneta, quando un'ombra accanto al macchinario la fece sussultare: Lisanna se ne stava lì, tutta appallottolata su se stessa e con il cappuccio della felpa tirato sulla testa.
"Ciao, Lucy", salutò facendola rabbrividire.
"L-Lisanna", chiamò lei freddamente. "Cosa... cosa c'è?"
"Ah, niente di importante. Immagino tu sia contenta del fatto che non posso più andare in giro normalmente, visto che c'è un buco tra i miei capelli".
La bionda alzò gli occhi al cielo.
"Non è sicuramente colpa mia. Dopotutto te lo sei meritata. Adesso scusa, ma c'è qualcosa di più importante a cui devo pensare...".
Fece per andarsene, poiché non voleva problema, ma Lisanna le sbarrò la strada.
"Sai, io non lo trovo affatto giusto. Questa è una rivolta, Natsu ne è praticamente a capo, e tu cosa dovresti essere? La sua coraggiosa compagna?".
Aveva preso a parlare in modo strano, inoltre i suoi occhi erano sbarrati.
Una folle, ecco cosa sembrava!
Non le piaceva affatto.
"L-Lisanna, senti, non mi va di scherzare"
"Infatti io non sto scherzando affatto", rispose lei. E poi la colpì. La colpì alla testa, con una tale forza che in seguito Lucy si chiese se non si fosse seriamente drogata, le aveva persino fatto perdere i sensi! Questione di poco, ovviamente.
Tuttavia, quando si risvegliò, si trovava da tutt'altra parte.
Buio, scope, strofinacci, odore forte di detersivi... quello doveva essere lo sgabuzzino delle scope!
Si massaggiò la testa dolorante, facendo una smorfia.
"Quella è pazza! Lisanna! Lisanna, lo so che sei lì fuori, fammi uscire subito di qui!".
L'albina ridacchiò malignamente, tenendo ben stretta le chiavi tra le dita.
"Mi spiace, ma non riesco a sentirti!"
"Non puoi lasciarmi qui!"
"Posso eccome invece! Ciao, ciao, buona giornata!".
"Hey!", batté con violenza la mano sulla porta. Forse non era il caso di agitarsi: qualcuno sarebbe passata di lì e allora avrebbe chiesto aiuto. Ma non si sentiva affatto tranquilla, Lisanna le sembrava mentalmente instabile.
Sospirò, accasciandosi contro la parete, aspettando pazientemente che qualcuno venisse a salvarla.


Una rivolta. Ma com'era loro saltato in mente?
Le notizie correvano veloci e, non appena Zeref lo aveva saputo, si era fiondato in università. Il suo sesto senso gli suggeriva un solo nome: quello di Natsu.
Chi poteva essere a capo di quella follia, se non proprio lui?
Infatti, proprio quest'ultimo stava di fronte l'entrata, assolutamente impassibile.
"Natsu!", lo chiamò il fratello.
"Zeref? Ma che ci fai qui?"
"Ma dico, sei pazzo? Che cavolo stai combinando?"
"Hey, rilassati, è per una buona causa. Qui non chiude niente. E anche a te dovrebbe importare, ci sei stato anche tu"
"Oh, Natsu! Sei sempre il solito esagerato! Lascia perdere, devo entrare!"
"Che cosa vuoi fare?"
"Devo entrare e basta!", esclamò passandogli accanto. Il suo pensiero e la sua preoccupazione erano rivolti a Mavis. Quest'ultimo si trovava nell'atrio, seduta su una coperta sul pavimento, insieme alle sue amiche.
Non ebbe idea di cosa avvertì, sentì solo il bisogno di prenderla e portarla via da lì.
"Mavis!".
La ragazza si voltò piano, non riuscendo a credere che lui... fosse lì! Ma come osava presentarsi, dopo tutto quello che aveva combinato?
"Zeref. Che cosa vuoi?"
"Vieni con me!", la afferrò per un polso. "Ti porto via di qui".
Furiosa, Mavis si scostò.
"Mi porti via di qui? Ma come ti permetti? Io non vado da nessuna parte, qui stiamo combattendo!"
"Ma tu non puoi combattere!"
"Perché no?"
"Perché...", si zittì un attimo. "... Perché sei incinta".
Lei alzò gli occhi al cielo.
"Ebbene? Non mi sembra che te ne sia mai importato molto e poi non faccio niente di pericoloso! Adesso vattene!".
In realtà neanche Zeref stesso non riusciva a capirsi. Era vero che non gli fosse mai importato nulla, ma in quel caso era diverso, si sentiva davvero preoccupato e non solo Mavis.
Che fosse quello il famoso "istinto" di cui aveva sentito parlare?
Allora sospirò.
"E va bene. Allora, visto che non vuoi venire rimango qui. Anche se non sono affatto d'accordo con questa cosa".
Mavis lo squadrò. Se voleva rimanere, non poteva di certo cacciarlo. Non aveva idea di cosa fosse venuto a fare. Nella sua mente si era ormai convinta che sarebbe stata da sola, mentre invece adesso lui le faceva capire chissà cosa.

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