Prologo

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Mi adagiò sul letto con delicatezza posizionandosi in mezzo alle mie gambe.
Si coricò su di me e prese a baciarmi sul collo per poi raggiungere le mie labbra. Erano sottili, ma comunque perfette.
Prese con la mano destra la mia gamba per raggiungere la cintura dei pantaloni. Me li sfilacciò gettandoli a terra.
Mi guardò negli occhi e riprese a baciarmi.
Sentivo le sue mani giocare con il mio corpo e il suo tocco delicato provocava brividi che non mi davano alcun piacere.
Avevo paura di quello che poteva fare dopo. Mi aspettavo il peggio.
Tyler Hoechlin, si chiamava.
Continuò a giocherellare con il mio corpo, mentre le mie lacrime scendevano.
Ero stanca, continuavo a subire abusi ormai da due mesi, ma non solo da lui.
Prese a toccarmi il seno e a giocare con la spallina del mio reggiseno.
Questa la togliamo. - la fece scivolare lungo tutto il mio braccio e me la tolse. Fece lo stesso con l'altra.
Mi levò il reggiseno e prese a palparmi il seno sinistro lasciando un livido.
Aveva mani forti e in qualche modo riusciva a lasciarti qualcosa di suo.
Fece avvinghiare  le mie gambe attorno alle sue, mi prese le mani con cui iniziò ad  accarezzare la sua forte schiena. Quel contatto mi stava spaventando.
Le fece scivolare lentamente fino a raggiungere le estremità dei suoi  pantaloni per poi farle passare sotto e le adagiò lì.
Voleva che lo sentissi.
- Lo senti? -
Mi ribellai: - Non voglio toccare il tuo culo! -
Ma risposi  scorrettamente perché  mi diede uno schiaffo.
Così lo spinsi, ma quel gesto peggiorò le cose perché questa volta ricevetti un pugno sul naso.
- Sei una puledra incazzata , eh? -
Si rimise a posto, ma questa volta la situazione fu molto più violenta. Mi tolse le mutandine, mi legò al letto e mi imbavagliò la bocca.
Cercai di fermarlo in qualsiasi modo, ma ormai aveva la meglio. Iniziò a mordermi prima il collo, per poi arrivare sul seno sinistro, ma questo non lo fermò a godere, perché  man mano che andava giù sentiva che la mia paura aumentava.
Ecco cosa voleva! Quel punto! Proprio quello! Dove c'è la cosa per noi donne più preziosa. Quella cosa che l'uomo vuole a tutti i costi portarci via e per cui ho rischiato di morire.
Iniziai  a richiamare la sua attenzione. In tutti i modi, però non potendo usare le parole, cercavo di supplicarlo di non farlo. Alzò solamente il capo e con un ghigno ci si fiondò con la bocca.
E iniziò a leccare, a morderla, e di nuovo a leccarla.
Il mio disgusto stava crescendo a dismisura, non sapevo più cosa fare, come fermarlo. Stringeva con forza le mie caviglie e intanto continuava ad ispezionarla.
Mi venne in mente in quel momento i due mesi peggiori della mia vita, quelli che mi hanno segnato per sempre e che volevo dimenticarli con la vendetta peggiore che un uomo potesse mai subire.
Si rimise sopra di me gattonando.
- Credo che sia la fica più bella che abbia mai assaporato. -
Le lacrime stavano creando cascate enormi.
- Non piangere Marta. Non è successo nulla di grave. Solo che devi capire che adesso sei mia. -  bisbigliò quest'ultima frase vicino all'orecchio.
Ero stanca, il naso mi faceva male per il pugno che mi aveva dato, sentivo il sangue che continuava a scorrere insieme alle lacrime, mi girava la testa, le braccia, come le gambe, erano piene di lividi. Volevo solo che mi lasciasse stare.
Mi liberò e mi tolse il tovagliolo intorno alla bocca.
- Oggi dormirai qui con me. -
Scossi la testa e piansi ancora più forte.
- Preferisci dormire o che continui a violentarti? Puoi scegliere lo sai? O forse no perché durante la notte potrei fare qualsiasi cosa. Ecco cosa ho dimenticato. -
Mi mise a quattro zampe, ma lo fermai mettendomi con la schiena contro il muro.
Mi guardò sorpreso.
- No! - gridai: - Mi hai già fatto un preliminare che detesto. Ti supplico non fare altro. Non ce la faccio più. - mi nascosi la testa tra le mani e continuai a piangere, aspettando  un ceffone. Ma si alzò semplicemente e se ne andò.
Ormai ero diventata sua.

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