[22.09.2021 ~ capitolo revisionato ✔]
No, rettifico, il suino non era per niente comodo. Lo cavalcammo fino al tramonto, e non mi sentivo più né schiena né sedere.
Quando non ero troppo impegnata a reggermi o a cercare una posizione comoda, impegnai il tempo a togliere gli aghi di pino dai capelli di Talia. Con un filo di voce e lo sguardo stralunato mi raccontò che Percy l'aveva costretta a scendere dalla sommità dello strapiombo sull'Egida, e io finalmente capii perché aveva quel colorito malsano. Era un segreto che solo io conoscevo: Talia soffriva di vertigini. Ironico, per una Figlia del Cielo.
Per tutto il viaggio mi ero sentita lo sguardo di Percy addosso. E quando mi ero girata verso di lui per controllare, mi stava effettivamente fissando. Quando stavo per perdere la pazienza e dirgliene quattro, mi precedette: «Dobbiamo parlare» mi disse.
«Perché? E' successo qualcosa?» chiese Talia sospettosa.
«No. Fatti gli affari tuoi» le risposi piccata.
«E allora perché dovete-»
«Lia, fatti gli affari tuoi»
«E' quello che sto facendo. Sei mia sorella, se non ricordo male»
«E quindi?»
«E quindi» alzò gli occhi al cielo «se è successo qualcosa-»
«Ti ho detto di no»
«Ma-»
«Giuro che ti butto giù dal maiale!»
«Ehi, smettetela di litigare» intervenne Bianca «state distraendo Grover»
Talia sbuffò, imbronciandosi. Mi girai verso Percy. «Non è il momento» gli risposi «più avanti. Abbiamo altri problemi, adesso»
Percy si limitò ad annuire, e io tornai a prestare attenzione ai capelli di mia sorella.
Non ho idea di quanta strada percorremmo, ma le montagne svanirono in lontananza e furono rimpiazzate da chilometri di terra piatta e arida. Erba e sterpaglie si fecero sempre più rade, finché non ci ritrovammo a galoppare nel deserto. Quando calò la notte, il mostro si fermò davanti al letto di un ruscello e sbuffò. Prese a bere quell'acqua melmosa, poi strappò un cactus gigante da terra e lo masticò con le spine e tutto. «Non andrà oltre» disse Grover «dobbiamo allontanarci mentre sta mangiando»
Non ci fu bisogno di convincere nessuno. Scivolammo giù dalla groppa del cinghiale mentre era occupato a strappare altri cactus. Poi ce la svignammo, accovacciati il più possibile, considerato che avevamo il sedere indolenzito dalla cavalcata. Dopo il terzo cactus gigante e un altro sorso di acqua melmosa, il cinghiale grugnì e ruttò, quindi fece dietrofront e ripartì al galoppo verso oriente. «Preferisce le montagne» commentò Percy.
«Non posso dargli torto» fece Talia «guardate»
Davanti a noi c'era una strada a due corsie mezzo cancellata dalla sabbia. In fondo, un grappolo di edifici troppo piccolo per considerarsi una città: una casa con le porte e le finestre sprangate con delle assi, un ristorantino messicano che sembrava chiuso da prima che Zoe Nightshade venisse al mondo, e un ufficio postale intonacato di bianco, con un cartello storto appeso sopra la porta: Gila Claw, Arizona. Alle sue spalle c'era una fila di colline... ma poi notai che non erano colline normali. Il territorio era decisamente troppo piatto. Erano enormi cumuli di vecchie automobili, elettrodomestici sfasciati e altri rottami di metallo. Una discarica che sembrava estendersi all'infinito. Sentivo uno strano odore nell'aria... tipo qualcosa di metallico mischiato ad olio per motori. Mi era familiare, perché era un odore che sentivo nella fucina del campo.
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[3] 𝘽𝙧𝙤𝙠𝙚𝙣 » Percy Jackson
Fanfictie➳ Sequel di "Lost" Il Vello mi ha ridato Talia. Per me sta tornando tutto normale... e allora perché ho la sensazione di dover continuare a dormire con un occhio aperto? Be', forse sarà perché sono la semidea più sfigata della terra, ma ormai lo sap...