-XI-

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Penso che la maggior parte della gente creda che quando si viene strangolati si svenga per la mancanza d'aria nei polmoni. E invece non è così, non sempre almeno. È più probabile svenire molto prima perché il sangue fatica ad arrivare alla testa e il cervello non può ossigenarsi a dovere. Ma è tutto un discorso di sangue non tanto di aria.
In questo momento la mia di testa sta per scoppiare; Russell guarda dritto nei miei occhi acquosi e pulsanti, il suo sguardo mi penetra a fondo tanto quanto il suo cazzo. Gli basta una sola mano per riuscire a stringere il mio collo per intero, forte come un boa che avvolge nelle spire un coniglio. Con l'altra mano mi accarezza la fronte, mi liscia i capelli sulla testa mentre mi infligge stoccate di puro piacere.

Scopami, gli ho detto, fottimi e basta.
Avevamo appena finito di bere il tè, ci stavamo spostando sul divano quando mi sono fermata in mezzo allo striminzito soggiorno e gli ho detto quello che gli ho detto. Non so perché. All'improvviso ho sentito l'impulso assoluto e totalizzante di essere presa e sbattuta per terra come una bestia.
Non è stata mera eccitazione sessuale, ma più un bisogno vitale come la sete e la fame. Il bisogno di provare quella sensazione che si può provare solo nel momento in cui il tuo corpo sta per spegnersi, credendo di star per morire. E invece della morte, l'orgasmo arriva con la potenza di un'iniezione di adrenalina sparata direttamente nel cuore.

Lui mi ha guardato in modo strano, nel modo in cui si può guardare un pazzo che ti ha appena detto di venire dallo spazio. Appena la mia mano fredda si è insinuata nei suoi pantaloni e ha stretto, facendolo sobbalzare, lui mi ha afferrato forte il polso continuando a guardarmi fisso. E i suoi occhi sono cambiati facendosi scuri e diabolici. Io mi sono liberata dalla presa e gli ho dato una spinta. Si è mosso di poco. Gliene ho data un'altra più forte ma sta volta lui ha opposto resistenza e non si è mosso di un millimetro.
Cosa fai?, mi ha chiesto beffardamente, cosa credi di fare?
Lo sapeva benissimo. Stavo dando il via al gioco.
Prima che potessi dire qualsiasi cosa si è avventato su di me e con una facilità estrema mi ha afferrata e scaraventata sul divano.
Quando ha iniziato a massaggiarsi tra le gambe, da sopra i pantaloni, non scherzo se dico che mi è venuta l'acquolina in bocca.
È questo che vuoi?
Ho annuito con gli occhi spalancati. Dunque si è avvicinato slacciandosi la cintura, lasciando a me il resto. Glielo stavo per prendere nella mano tremante No!, ha tuonato,
senza mani, non devi toccarlo.
Senza protestare, senza una parola, ho intrecciato le mani dietro la schiena e aperto la bocca con gli occhi all'insù per guardarlo in faccia mentre senza toccarselo a sua volta me lo ha appoggiato sulla lingua, non del tutto in erezione. Anche questo sa, che mi piace da impazzire quando lo sento indurirsi tra le mie labbra. E così è successo in meno di due minuti. Anch'io dopotutto conosco qualche suo punto debole, ad esempio so come rabbrividisce quando riesco a ingoiarlo tutto e a sfiorargli i testicoli con la lingua. E so quanto ami quando gli succhio la punta nel modo in cui si fa con il succo di un ghiacciolo.
Che brava che sei, ha detto afferrandosi il cazzo alla base e sbattendomelo su una guancia, su apri apri... Così, brava.
Quando mi ha riavviato i capelli, sistemandomeli per bene dietro le orecchie mentre respiravo col naso perché la mia bocca era piena di lui, un brivido di trepidazione e paura mi ha attraversato le ossa; la stessa sensazione di quando il vagone delle montagne russe arriva in cima e tu sai cosa sta per accadere, e non ne vedi l'ora e lo temi allo stesso tempo. Ha infilato le mani tra i miei capelli guardandomi dritto negli occhi, assicurandosi silenziosamente che fossi pronta. E lo ero.
Il primo colpo è sempre il peggiore quando, nonostante tutta la preparazione mentale, le tue tonsille non possono esserlo altrettanto.
Ho sentito lo stomaco contrarsi talmente forte da farmi quasi vomitare. Quasi. Russell è stato bravo, come sempre, a calibrare le spinte, facendomi tossire e sbavare senza ritegno ma senza vomitare.
Ho preso una boccata d'aria salvifica quando mi ha lasciato andare spingendomi all'indietro, mandandomi a sbattere sullo schienale del divano. La mia faccia era un disastro umido, un enorme chiazza scura macchiava la mia maglia. Ho ansimato e mi sono passata una mano sulla bocca.
Spogliati. Levati tutto.
Ho obbedito un po' intontita approfittandone per asciugarmi la faccia con la maglia. Per quanto possa sembrare un atto umiliante, doloroso, forse schifoso, ne ho adorato ogni singolo istante; ho adorato sentirmi alla sue mercé, ho adorato sentirlo mugugnare, gemere, imprecare, ho adorato sentirlo dire brava bambina quando il mio naso ha toccato il suo pube.

Si è poi liberato dai vestiti e mi ha tirato sul bordo del divano, affondando la faccia tra le mie gambe.
Mi ha portato al limite tante di quelle volte lasciandomi lì senza finire e bloccandomi le braccia perché non potessi finire da sola, che non capivo se mi venisse da piangere o da ridere. Forse stavo piangendo davvero mentre lo imploravo di lasciarmi venire in pace e per tutta risposta ottenevo solo schiaffetti sul clitoride. Adesso anche la sua faccia era un casino umido, dei miei umori mescolati alla sua saliva.
Quando finalmente si è spinto dentro di me, il sollievo che ho provato è stato indescrivibile; l'ho tirato per le spalle verso di me e l'ho stretto, baciato, ho sussurrato il suo nome mentre mi sentivo assalita dalla sua brama; e quando si è sollevato la sua mano destra è scivolata dal mio fianco al mio collo. Ha iniziato a stringere piano dapprima, gustandosi la mia espressione follemente soddisfatta. Gli ho accarezzato il braccio, gli ho sfiorato il petto come a rassicurarlo e per dargli il permesso di stringere. E lui ha stretto.
Forte.

La sensazione di pericolo arriva subito. In un istante colpisce il cervello che per tutta risposta ti inietta terrore puro nel sangue. È naturale, succede anche se consciamente desideri quello che sta accadendo. E quando il cervello capisce che non c'è niente da fare inizia a spegnersi lentamente, come una candela sotto una campana di vetro; la testa ti sembra scoppiare, gli occhi come se spingessero per uscire dalle orbite. A volte uno strano dolore dietro ai denti se il processo è particolarmente lento perché chi ti sta stringendo il collo vuole farti soffrire. O godere.
Sento che Russell mi accarezza la fronte e mi bacia la bocca inutilmente aperta. Ma non sento più il suo cazzo che si conficca nel mio corpo, non è più carne nella carne. I suoi affondi sono energia, fremiti di godimento che si incastrano l'uno sull'altro finché, un istante prima che io sprofondi nell'oscurità totale, lui non lascia la presa. E allora il sangue sembra schizzarmi in un attimo dritto al cervello portando con sé l'adrenalina e tutto quel piacere che si era accumulato da qualche parte. Mi sento gridare, respirare confusamente e gridare ancora perché l'orgasmo è una bomba senza interruzione, una detonazione continua che non finisce con l'esplosione ma che ricomincia ancora e ancora in un ciclo che sembra concludersi solo dopo un'eternità e solo per sfinimento fisico.
Russell quasi stritola con il suo corpo palpitante il mio ormai inerte, quando erutta dentro di me con tre quattro poderose spinte che gli strappano dalla gola rochi gemiti raschianti.
Rimane fermo in quella posizione; chino su di me petto contro petto, ansimante e accaldato, stranamente leggero. Io invece mi sento pesantissima, le mie ossa i miei muscoli sono macigni immobili sotto di lui. Con estrema fatica sollevo le braccia e gliele avvolgo attorno alla nuca e lo tiro ancora più vicino tanto da sentire il suo respiro affannato in un orecchio.
"Ti amo" mormoro con una voce roca e impastata, il risultato di una gola dolorante. La sua risposta è un caldo bacio sulla guancia.

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