15 - Liam

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Il sole mi batte violentemente sulla fronte e mi costringe ad aprire gli occhi. Sono nella dependance di Gin, sdraiato su un materassino gonfiabile con indosso gli stessi vestiti della festa di ieri. Lei sta ancora dormendo. Il vestito le si è leggermente sollevato sulle cosce, lasciando intravedere un tatuaggio che avevo notato ieri in piscina ma che non avevo capito cose fosse di preciso. È una scritta che fa il giro della gamba e mi avvicino per poterla leggere. È in italiano, purtroppo.

Ginevra apre gli occhi all'improvviso e mi sorprende mentre le osservo il tatuaggio. Segue il mio sguardo fino alla sua gamba, poi sorride, gli occhi ancora assonnati.

<<Che cosa significa?>> le chiedo, ormai mi ha beccato e sono troppo curioso.

<<La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce>> bisbiglia. È una frase molto bella, sembra una citazione ma non ho idea di chi sia, così le rivolgo uno sguardo interrogativo. Lei spalanca gli occhi e si tira su a sedere.

<<Fai sul serio, Liam? È Harry Potter!>> e ride di gusto.

Non l'ho letto, non è mica colpa mia.

<<Continua>> la prego indicando gli altri tatuaggi.

<<Il cattura sogni penso tu sappia che cosa significhi, mentre l'Angelo della Morte che ho fatto con Alex è un po' più significativo>> spiega.

<<Nel cristianesimo è l'Arcangelo Michele che accompagna le anime nella luce. Abbiamo deciso di farlo in memoria di tutte le persone che abbiamo perso.>>

Si ferma un attimo, con la testa appoggiata alle ginocchia mentre contempla il vuoto. Ho intuito che non hanno perso solo i loro genitori ma non voglio forzarla. Non voglio che si senta costretta a raccontarmi la sua storia ora che so che non è pronta.

<<E gli altri? Quelli che ho visto ieri...>>

<<Le rondini le ho fatte per la libertà e i fiori di ibisco sono uno dei simboli della Corea, dove ho vissuto per quasi due anni>> si ferma un attimo, poi prosegue.

<<La rosa dei venti sul costato è per i posti in cui sono stata e per ricordarmi che, in un modo o nell'altro, troverò sempre la strada di casa.>>

Si sofferma ad indicare una delle due scritte a mezzaluna sotto il seno, quella a destra.

<<Un detto coreano: Go-saeng ggeut-e nagi on-da. Significa: alla fine della sofferenza arriva la felicità.>>

Poi scorre con le dita fino alla scritta a sinistra.

<<Un proverbio russo. Moskva byla postroyena ne za odin den', ossia "Mosca non fu costruita in un giorno solo". Mi ricordano che dopo un momento brutto la felicità tornerà nella mia vita ma che, per ogni cosa, ci vuole tempo.>>

Qualunque cosa abbia passato dopo l'orfanotrofio, spero che un giorno trovi la forza per parlarmene. Deve essere così, devo darle modo di fidarsi abbastanza di me da spingersi ad aprirsi tanto.

<<Quello sulla coscia immagino sia più o meno lo stesso significato.>>

<<Sì, ma è più una dedica a Boris. È lui la luce che si è accesa nella mia oscurità>> ammette con un sorriso affettuoso quando nomina il suo padre adottivo.

Continua a fissare il vuoto, dondolandosi avanti e indietro. È Alex a interromperci, entrando nella dependance all'improvviso.

<<Ecco dov'eri! Stai bene?>> le domanda, preoccupato.

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