Mancano meno di dieci giorni a Natale e sono al centro commerciale da due ore, senza aver preso nulla. Non so nemmeno dove lo passerò, ma sono sicuro di voler prendere un regalo a Ginevra, anche se non ho ancora idee. Vorrei qualcosa che sia simbolico e che ci rappresenti entrambi; probabilmente non l'hanno ancora inventato, penso. Alla fine mi arrendo ed esco nel parcheggio a prendere il pick-up. Mio padre mi sta aspettando per cena e mi siedo direttamente al tavolo di fronte a lui.
<<Che cosa fai a Natale?>> mi chiede mentre taglia una fetta di carne.
<<Non lo so ancora, non ci ho pensato>>, mento. In realtà vorrei stare con Ginevra, ovviamente, ma non so se lei sarebbe d'accordo a farmi passare quella giornata con la sua famiglia.
<<Potresti venire a Houston con me>> azzarda lui ma sto già scuotendo la testa prima ancora che finisca. Non torno in quel posto ormai da anni. Abbiamo dei parenti là, che non si sono più fatti sentire dopo che la mamma è morta dieci anni fa. Onestamente, mi hanno fatto un favore; non volevo averci niente a che fare.
Finita la cena, mio padre mi avvisa che uscirà di lì a poco e per un attimo mi chiedo dove potrebbe mai andare il martedì sera. Lavo i piatti in fretta, faccio la doccia e mezz'ora dopo sono di nuovo sul pick-up. Quando parcheggio nel vialetto, la Corvette non c'è il che vuol dire che Alex non è in casa. Apro il portoncino e sto per imboccare la scalinata quando sento dei rumori provenire dalla palestra. Svolto a sinistra e percorro il corridoio fino a raggiungere la porta semiaperta.
Ginevra sta eseguendo un circuito, alternando squat, trazioni e addominali. Resto sulla soglia ad osservarla, cosa che mi capita di fare abbastanza spesso. Ha i muscoli dell'addome leggermente scolpiti e la pelle non ha ancora perso la sua abbronzatura nonostante non prenda il sole da settimane. È così bella che mi toglie il fiato.
<<Hai finito di guardarmi?>> chiede mentre fa un'ultima serie di trazioni. Sorrido tra me ma non mi avvicino, altrimenti so già come finirebbe. Salta giù dalla sbarra e viene verso di me, mi scocca un bacio sulla guancia e sale di corsa le scale. La seguo, aspetto sul letto mentre si fa la doccia e allargo le braccia quando la vedo uscire. Ha i capelli bagnati raccolti in uno chignon sopra la testa e indossa solo un paio di slip. Si dirige a piedi nudi nella cabina armadio, prende un pigiama e torna da me sul letto. Mi sembra abbastanza tranquilla e rilassata, così decido che è il momento di provare a parlarle.
<<Cosa fai a Natale?>> chiedo, a voce più bassa di quanto vorrei. Lei non stacca gli occhi dalla televisione e si rigira una ciocca di capelli tra le dita.
<<Di solito Olga prepara un mega pranzo e passiamo la giornata in casa, tutti insieme.>>
Non riesco a capire che cosa pensa, così scelgo di rimanere zitto.
<<Tu cosa fai?>> mi chiede dopo un po' e sono sollevato per questa domanda, non avrei saputo come continuare il discorso altrimenti.
<<Mio padre va dai nostri parenti a Houston>> dico e lei si gira a guardarmi.
<<Non sapevo ne avessi... e tu non ci vai?>>
<<No, non li vedo da dieci anni>> ribatto, secco. Non mi piace pensare a loro, mi risvegliano ricordi dolorosi.
<<Oh... Quindi puoi venire qui... con noi?>> dice e mi sembra a disagio.
<<Se ti va...>> aggiunge poco dopo quando vede che non le rispondo.
<<Certo che mi va, piccola>>, mi sembra talmente ovvio, come potrebbe essere il contrario? La bacio sulla fronte e le ravvio i capelli all'indietro. Ora che so che a Natale sarò qui con lei, sono più rilassato e felice. L'idea di starle lontano non mi piace per niente, mi fa venire l'ansia. So che sembra un po' stupido e potrei essere facilmente considerato pazzo, però ogni volta che sono costretto a non vederla, mi manca.
Non abbiamo più di due o tre corsi in comune, e durante quelle ore continuo a controllare quanto manca alla fine perché voglio rivederla. Ho accettato di passare lì ogni notte, perché l'idea di dormire da solo nel mio letto mi faceva star male. Com'è possibile che dopo appena tre mesi io mi senta così? Può essere considerato vero amore, se è passato così poco tempo? Ho cominciato ad essere attratto da lei fin dalla prima volta in cui l'ho vista, come se i suoi occhi ambrati avessero all'interno una calamita che mi attraeva sempre più vicino. Starle lontano era illogico, innaturale.
<<A cosa pensi?>> mi chiede lei mentre mi osserva attentamente. Non so bene da quanto mi stia guardando ma devo avere un'espressione molto perplessa visto che i miei pensieri vagano in quel modo.
<<A niente...>> mento, cercando di fermare il turbinio che ho nella testa.
<<Dimmelo, Liam>> insiste e si posiziona a pochi centimetri dal mio viso.
<<A quello che provo per te. È così strano, Gin. Non mi ero mai sentito così, men che meno in così poco tempo. Mi ci sono sempre voluti mesi ad affezionarmi alle persone, mentre amo te così tanto che... non lo so, sono passati solo tre mesi e mi sembrano una vita, capisci? Mi sembra di amarti da sempre e non posso immaginare un futuro senza di te. Mi spaventa un po' l'intensità di queste emozioni, sembrano quasi irreali...>>
<<Ehi...>> mi interrompe lei posandomi una mano sulla guancia per impedirmi di andare ancora di più nel panico.
<<So che cosa provi, anche per me è lo stesso e nemmeno io riesco a darmi una spiegazione logica. Però posso usare le parole di qualcuno che ne sa più di me...>> mi conforta, sorridendomi appena.
Rimango a fissare quei due pozzi color ambra, mi ci immergo dentro e assaporo ogni sua parola.
<<Era di moda, anni fa, farsi beffe dell'amore a prima vista come di una ridicola fantasia. Ma le persone che pensano, e quelle che sentono profondamente, hanno sempre affermato la sua esistenza.>>
Cita queste parole con un sussurro basso, tiene gli occhi chiusi, come se si fosse immersa nella pagina di un libro e stesse leggendo la citazione direttamente da lì.
<<Chi è?>> bisbiglio.
<<Poe, ovviamente>> le si illuminano gli occhi e mi bacia sulle labbra.
<<Ti amo, Ginevra.>>
<<Ti amo, Liam.>>
Affondo la testa nei suoi capelli e la abbraccio finché riusciamo ad addormentarci entrambi.
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Naked Feelings
Любовные романыGinevra si è da poco iscritta alla UCLA insieme ad Alex, il suo gemello. Si sono trasferiti a Los Angeles, insieme al loro padre adottivo, per cercare di iniziare una nuova vita lontana dagli orrori che hanno caratterizzato gran parte della loro ado...