<<No!>>
Mi sveglio di soprassalto con il cuore in gola, mi guardo intorno cercando di realizzare cosa sia successo. Per un attimo penso di averlo sognato, ma poi un altro urlo incomprensibile squarcia la notte.
Mi alzo di scatto, a piedi nudi, e apro il cassetto del comodino per estrarne la pistola. Controllo velocemente il caricatore e la armo. Socchiudo appena la porta, restando in punta di piedi e respirando il meno possibile. Tengo l'arma dritta davanti a me e controllo entrambi i lati del corridoio. Non c'è nessuno.
<<Lasciami andare! Basta!>> altre urla provengono dalla porta di fronte, la stanza di Alex. Lo sento rantolare e lamentarsi, come se non riuscisse a respirare bene. Vengo presa da un forte e terribile attacco di nausea per quei suoni e il mio cervello scatta in modalità combattimento.
Tiro un calcio alla porta e la spalanco, puntando la pistola all'interno pronta a colpire chiunque gli stia facendo del male. Dentro, però, non c'è nessuno a parte mio fratello. Si sta divincolando tra le lenzuola e continua a urlare, come se lo stessero per uccidere. Faccio scorrere di nuovo il carrello della Glock, inserisco le sicure e la infilo nel retro dei pantaloncini del pigiama. Corro da Alex e comincio a scuoterlo per le spalle, chiamandolo allarmata.
È bagnato fradicio, il sudore gli ha impregnato la maglietta e i capelli sono tutti appiccicati alla fronte.
<<Alex! Alex, ti prego, svegliati!>> lo supplico. Lui spalanca gli occhi e con un unico movimento fulmineo mi atterra sul materasso. Mi schiaccia con tutto il peso, una ginocchio mi preme sulla pancia e mi stringe le mani intorno alla gola.
<<Sono io! Ehi, Alex calmati, sono io!>> la mia voce non esce come vorrei, è soffocata dalla mancanza d'aria e ho paura che non riesca nemmeno a sentirmi. Poi, per fortuna, vedo i suoi occhi cambiare, dallo spavento all'orrore e dall'orrore alla consapevolezza. Mi lascia subito, arretrando velocemente in fondo al letto e farneticando delle scuse, spaventato. Poi si lascia cadere di peso di fianco a me, con il fiatone, come se avesse corso per diversi chilometri. Lo guardo preoccupata. Si passa ripetutamente le mani nei capelli, sul viso, si tappa le orecchie. Vedo tutta la sua vulnerabilità. Gli incubi ci accompagnano da tutta la vita e non possiamo fare niente per cancellarli. Non c'è tecnica di combattimento o arma che possano ucciderli e questo, purtroppo, ci distrugge.
<<Era solo un sogno Ally, va tutto bene>> dico per tranquillizzarlo.
Seguono diversi minuti di silenzio in cui ascolto i nostri respiri che pian piano si calmano.
<<Finirà mai?>> mi chiede in tono di supplica.
<<Che cosa?>> so già cosa intende, ma non ho una risposta a quella domanda.
<<L'orrore, il buio, tutto. Non ce la faccio più Gin, a volte è troppo.>>
Mi giro sul fianco in modo da poterlo guardare in faccia. Gli prendo la mano e la stringo, trattenendo le lacrime. È sempre lui a consolare me, è più forte e, quando cede, vorrei sprofondare. Non so che cosa dire, anche io mi faccio la stessa domanda ossessivamente. Mi chiedo se un giorno potremo mai essere felici, avere una vita normale, dimenticare tutto.
<<Non lo so Ally... Non possiamo dimenticare, credo. Dobbiamo solo imparare a conviverci e sperare che il tempo ci guarisca.>>
Alex sospira e per un attimo mi illudo di averlo riportato alla luce, qui con me. Ma mi sbagliavo, come sempre.
<<Il tempo può guarire, lenire quello che abbiamo dentro. Ma i segni sul corpo, Gin, li vedremo ogni giorno per il resto della vita. Non possiamo nasconderli come tutto il resto, celarli dietro una maschera>> il suo sussurro è appena percettibile.
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Naked Feelings
RomanceGinevra si è da poco iscritta alla UCLA insieme ad Alex, il suo gemello. Si sono trasferiti a Los Angeles, insieme al loro padre adottivo, per cercare di iniziare una nuova vita lontana dagli orrori che hanno caratterizzato gran parte della loro ado...