La mattina seguente Amelie si alzò presto, come al solito. Scese a fare colazione: una tazza di tè con qualche biscotto, che Fernande aveva preparato la sera prima.
Gli altri dormivano ancora, per cui c'era quella tranquillità che Amelie tanto voleva prima di cominciare la giornata.
Poco dopo, però, sentì dei passi fuori dalla sala da pranzo e mentre alzava la testa per guardare, vide apparire alla porta una testina bionda. "Quella bambina mi rovinerà pure la colazione", pensò.
Diana entrò mentre Amelie continuava a fissarla dal suo posto, poi salì su una sedia e si sedette.
Si fissarono per un minuto buono finché Diana sorrise e chiese: «Cosa c'è da mangiare?».
Amelie, sbatté gli occhi. Cosa avevano sentito le sue orecchie? Non essendo però di umore litigioso, quella mattina, fece un gesto con la mano per indicare ciò che si trovava sulla tavola: una tazza di te e cinque biscotti su un piattino.
«Posso?» chiese la bambina indicando un biscotto, con occhi sognanti. In effetti non aveva mangiato molto la sera prima.
Amelie continuò a fissarla e Diana non trovando alternative prese il biscotto e cominciò a mangiarlo e con orrore della zia, facendo briciole dappertutto.
Amelie si impose di stare calma, non era in vera di fare un'altra scenata e continuò a mangiare i suoi quattro biscotti rimanenti.
Dopo alcuni interminabili minuti di assoluto silenzio, arrivò Fernande che alla vista della bambina esclamò: «Madame Lambert! Nemmeno una goccia di tè a questa povera piccola? Devo sempre pensare a tutto io in questa cucina!».
«É il tuo lavoro Fernande», rispose acida la padrona di casa.
La cuoca si mise le mani sui fianchi facendo no con la testa, poi, a grandi passi, andò in cucina e urlando per farsi sentire chiese a Diana se desiderasse un tè con dei biscotti. In risposta ricevette un si e un grugnito.
Fernande ritornò dalla cucina con un vassoio d'argento su cui si trovavano una tazza di tè fumante e attorno tre varianti di biscotti. Lo posò sul tavolo con un tonfo che fece sussultare Amelie, al che Fernande ridacchiò. Era fatta così. Le piaceva stuzzicare, soprattutto Amelie, un tempo veniva anche ricambiata ma ora non più.
«Allora, guarda qui» esordì la cuoca. «Tutti questi biscotti sono fatti con le mie mani d'oro. Questi sono al mirtillo e ciliegia, questi qui all'albicocca e questi invece alla fragola».
A queste ultime parole Amelie si voltò con gli occhi sgranati.
Fernande se ne accorse. «Suvvia madame Lambert, se Diana finisce i suoi biscotti preferiti questo pomeriggio ne farò degli altri. Magari con l'aiuto di qualcuno», disse la cuoca facendo l'occhiolino alla bambina che rise.
La cuoca tornò in cucina. Diana la seguì con lo sguardo che poi si spostò alla zia dove svanì il suo sorriso.
Nel frattempo arrivarono anche Anne e George che accolsero la nuova arrivata con grandi manifestazioni d'affetto. Poi si sedettero tutti quanti a tavola mentre Fernande andava avanti e indietro dalla cucina alla sala da pranzo per poi sedersi anche lei.
Constatando che ormai il momento di tranquillità era finito, Amelie si alzò da tavola prima che la sua pazienza arrivasse al limite e scoppiasse come la sera prima.
Uscì mentre gli altri continuavano a chiacchierare come se nulla fosse, non prima di fermarsi un momento alla porta a guardare dietro di sé.
Mille pensieri le invadevano la testa in quel momento. Poco dopo scrollò le spalle, e si diresse verso la biblioteca.
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La dolcezza delle nuvole
Fiction généraleMarsiglia, 1900. Amelie, un tempo allegra e solare, è ormai una donna acida e scorbutica, determinata a non aprire mai più il suo cuore a nessuno, essendo stata troppe volte delusa dalla vita. A causa di un incidente nel quale perde la vita la sorel...