Tom aveva ormai sei anni, era un bambino molto dolce ed educato. L'attività di Amelie e Maurice procedeva ancora bene dopo tutto quel tempo, a differenza della loro relazione. Negli ultimi mesi Amelie aveva notato una specie di distaccamento da parte di lui nei suoi confronti, era come se fosse impaziente, come se aspettasse qualcosa.
E un giorno quel qualcosa arrivò.
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Amelie stava rientrando a casa dopo quasi un pomeriggio passato in paese, non mancava molto a natale e così aveva deciso di andarci per comprare qualche regalo. Durante tutto il tempo aveva avuto, però, un pensiero fisso. Poco prima che partisse da casa, Maurice le aveva posto una strana domanda: «Quando torni?». Strana perché non gliel'aveva mai posta, solitamente le diceva soltanto: «Fai attenzione», «Non tornare tardi», ma mai una domanda così diretta e in tono così nervoso. Lei gli aveva risposto che sarebbe tornata intorno a 3 ore, in base al freddo che avrebbe fatto e in modo da essere a casa per cena. Superata con la carrozza la lunga fila di alberi che portava alla casa, notò subito un'altra carrozza davanti alla scalinata che conduceva alla porta d'ingresso. "Non aspettiamo nessuno" pensò. Doveva essere per forza un cliente, così scese dalla carrozza per andare ad accoglierlo.
Arrivata, notò una valigia nel retro della carrozza fin troppo famigliare: quella di Maurice. Non ebbe quasi il tempo di rendersene conto che sentì proprio la voce del marito in cima alle scale.
«Ci sei, tesoro?». Lo vide uscire con altre due valigie in mano: una rosa, che Amelie non aveva mai visto e una più piccola. Quella di Tom.
Quando Maurice vide la moglie impallidì. Sul volto di Amelie si dipinse invece un'espressione alquanto confusa. Che stava succedendo? Amelie non ebbe nemmeno il tempo di chiederglielo che alle spalle di Maurice arrivò un'altra persona che però non era Tom. Bensì Sophie.
«Si, tesoro», rispose lei. Vista Amelie si bloccò e impallidì a sua volta.
Rimasero per un buon minuto a fissarsi tutti e 3 poi Maurice tornò in sé, scese le scale di corsa, oltrepassò la moglie e caricò le restanti due valigie in carrozza.
«Forza, forza, andiamo».
Amelie riuscì finalmente a dire qualcosa. «Maurice, che stai facendo?».
«Mi dispiace, Amelie».
Lei si voltò e si trovò davanti Sophie che piangeva. «Mi dispiace...».
Amelie guardò l'amica con disprezzo. «Perché?».
«Ci siamo innamorati», le rispose semplicemente Sophie in tono di scuse.
«Sali, dobbiamo andare», ordinò Maurice.
Solo allora Amelie trovò una risposta a quella domanda che qualche ora le aveva posto il marito: se ne stavano andando.
«Dove? Andare dove?».
In quel momento uscì di casa Tom con il suo pupazzo preferito in mano.
«Oh Tom, eccoti qui. Sali forza», lo accolse Maurice.
«Tom, Tom...», cercò di bloccarlo sua madre ma Maurice le sbarrò la strada con un braccio.
«Mamma perché piangi? Tra qualche giorno vieni anche tu», le disse Tom tranquillo cercando di consolarla.
«Cosa?», domandò confusa Amelie al marito che rispose chiudendo gli occhi.
«Si, piccolo. La mamma ci raggiungerà. Intanto Sali».
Il bambino obbedì.
«Che cosa gli hai detto?».
«Mi dispiace, Amelie».
«No, no dove andate? Perché?», continuava ad agitarsi lei. Maurice a quel punto le prese le braccia, bloccandola.
«Hai ragione», disse. «Hai bisogno di una spiegazione. Avrei preferito andarmene mentre eri ancora via. Sarebbe stato più facile...».
«Dimmi perché!».
Lui sospirò. «La verità è che io ho sempre voluto visitare il mondo, fin da quando ero piccolo ma i miei avevano un lavoro che non glielo permetteva. Poi quando ti ho vista su quel palco, il vostro enorme successo...». Amelie cominciava a capire quello che intendeva. «Ho avuto la mia occasione. Così ho cercato di farti innamorare di me e beh ci sono riuscito. Poi al momento in cui avreste dovuto partire speravo mi avresti detto di venire con voi e così è stato». Lei lo guardava a bocca aperta. «Abbiamo cominciato a viaggiare. Ho imparato anche a ballare, ma quello era un piccolo prezzo da pagare, ne valeva la pena. Ho acconsentito a venire ad abitare qui, spero di non aver mostrato troppo la mia contrarietà ma insomma, ho pensato che con tutti i soldi che avevamo guadagnato potessimo cominciare a viaggiare in luoghi più lontani invece hai messo in piedi quest'hotel. Ma nemmeno questo sarebbe stato un problema e invece si perché ogni volta che proponevo qualcosa tu dovevi 'badare all'hotel'. E poi neanche farlo apposta mi si è presentata davanti un'altra occasione», disse con un sorriso.
«Occasione?».
«Si, Sophie».
«Ma lei dice che vi siete innamorati?».
«Lei, appunto», rispose alzando le spalle. Fece per voltarsi ma Amelie lo trattenne per un braccio.
«Tom? Non puoi portarmelo via», lo implorò.
«Si, che posso».
«No, no, lui deve stare con la sua mamma...», urlò Amelie.
«Davvero lo vuoi far scegliere tra me e te?», le domandò Maurice con una faccia preoccupata.
«Ti prego».
«No, sarebbe una delusione troppo grande, per te».
«No, no!», continuava a piangere Amelie.
Maurice la guardò e poi la abbracciò. «Amelie voglio dirti un'ultima cosa. La verità è che io non ti ho mai amata. Ti ho voluto bene, certo, ma mai amata come si dovrebbe. Sei stata una buona moglie e una brava madre ma ora lo sarà Sophie. E...». Fece una pausa. «Mi dispiace tanto», ripetè dolcemente.
Si sciolse dall'abbraccio, salì in carrozza che subito dopo partì.
Amelie cadde in ginocchio e pianse guardandoli andare via.
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La dolcezza delle nuvole
Ficción GeneralMarsiglia, 1900. Amelie, un tempo allegra e solare, è ormai una donna acida e scorbutica, determinata a non aprire mai più il suo cuore a nessuno, essendo stata troppe volte delusa dalla vita. A causa di un incidente nel quale perde la vita la sorel...